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La proposta del duca
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E-book252 pagine4 ore

La proposta del duca

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Info su questo ebook

Liberated Ladies 5
Londra, 1816
In una sala da ballo possono sbocciare amori, attrazioni e scandali. O sodalizi inaspettati, come quello tra Miss Melissa Taverner e Lord Henry Cary, diplomatico di ritorno da Vienna. Insieme, salvano una giovane dalla rovina e trovano la reciproca compagnia così soddisfacente da desiderare di proseguire la conoscenza. Melissa ha appena conquistato l'indipendenza economica e non ha alcun interesse nel matrimonio, mentre Henry non intende avanzarle alcuna proposta per non rovinare la loro nuova amicizia. Ma quando i pettegolezzi si concentrano su di loro, lui ha un'unica soluzione da proporle: un'unione di convenienza che, nel segreto del suo cuore, spera possa diventare molto di più.
LinguaItaliano
Data di uscita20 ago 2021
ISBN9788830532724
La proposta del duca
Autore

Louise Allen

Tra le autrici più lette e amate dal pubblico italiano.

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    Anteprima del libro

    La proposta del duca - Louise Allen

    1

    Londra, 10 aprile, 1816

    Appoggiato alla balaustra della terrazza che affacciava sul giardino di Lady Pernell, Lord Henry Cary rifletteva sulle stranezze delle nobildonne londinesi. Non contenta di ospitare uno dei primissimi balli della Stagione, Lady Pernell aveva deciso di spalancare le portefinestre del salone, che affacciavano sul giardino, nonostante la pesante coltre di neve che ancora ammantava le colline intorno a Highgate.

    Di ritorno da Vienna, Lord Cary non soffriva particolarmente il freddo, ma del resto non era neppure vestito come le giovani donne avvolte in impalpabili creazioni di mussola e seta. Erano in poche ad avere il coraggio di affrontare il freddo tagliente della sera, che neppure bracieri e lanterne avevano il potere di mitigare, ma alcuni ospiti erano usciti e percorrevano i vialetti illuminati del giardino innevato, quattro o cinque piedi sotto di lui.

    «Qui si gela. Rientrate anche voi, vecchio mio?» Reggie Pomfret gettò il cigarillo ancora acceso tra i cespugli sottostanti.

    «Tra un istante. Ci vediamo dentro.»

    Fu allora che scorse il suo obiettivo. Percorreva il vialetto sottostante, procedendo verso di lui. Graf Klaus von Arten era immerso in una fitta conversazione con Pierre Laverne, uno degli addetti all'ambasciata francese. Interessante, davvero molto interessante, rifletté Henry.

    Magari Graf Klaus era proprio chi professava di essere, un amabile nobile della Turingia che era stato visto circolare spesso, al Congresso di Vienna, e che partecipava volentieri a tutti gli eventi mondani pur senza averne motivo.

    Già a Vienna aveva attratto il vago interesse dei superiori di Henry, ma la sua comparsa in Inghilterra aveva aguzzato l'attenzione di molti. Il Congresso si era concluso, a seguito del collasso dell'impero napoleonico erano stati sottoscritti i trattati finali che dividevano tra i vincitori i territori francesi, le colonie e i possedimenti d'oltremare, ed ecco che l'amabile conte appariva all'improvviso in intima discussione con un giovane diplomatico francese. Forse non aveva alcun significato, ma niente impediva che fosse il primo fremito di opposizione alla nuova alleanza che teneva insieme l'Europa, dopo anni di sanguinosi conflitti.

    Il francese si fermò, si inchinò all'improvviso e si dileguò tra i cespugli che occupavano la parte centrale del giardino, mentre von Arten tornava da solo verso la sala da ballo. Henry lo vide indugiare un istante, esitare, poi inclinare la testa in un rapido cenno di saluto nei confronti di un giovane biondo che passeggiava al braccio di una fanciulla.

    «Ho freddo.» La giovane donna parlava con voce stridula. Sembrava profondamente a disagio, oltre che infreddolita.

    «C'è un delizioso padiglione estivo, tra i cespugli» le fece notare l'uomo. «Potremmo conversare comodamente là dentro.»

    «Io, però, non dovrei restare sola con voi. Sarà meglio tornare indietro.» Nella voce di lei risuonò una nota di panico, mentre tentava di divincolarsi dalla stretta dell'uomo. «Ahi! Mi fate male!»

    «Non siate sciocca.» La voce del giovane era carezzevole e suadente, ma a Henry non sfuggì la forza con cui tentava di trascinare la giovane verso i cespugli. Senza un attimo di esitazione, appoggiò le mani sulla balaustra e la superò con un salto, atterrando deciso sul vialetto ghiaioso.

    «Cosa dia...?»

    Mentre il giovane biondo arretrava di un passo, un'altra donna, alta e bruna, emerse da uno dei vialetti che si dipanavano tra i cespugli.

    «Oh, eccovi qui, Belinda cara!» esclamò, allegra. «Temevo di avervi persa. Starete morendo di freddo, povera cara, e a breve riprenderanno le danze.» Mentre prendeva a braccetto la giovane, non mancò di scoccare un'occhiata interrogativa in direzione di Henry.

    «Miss Forrest è con me» asserì a quel punto il giovane biondo con un sorriso adirato.

    «Santo cielo, sarebbe davvero sciocco da parte sua, non credete?» obiettò la donna alta. «Un solo passo tra i cespugli sarebbe così deleterio per la reputazione della cara Belinda. Non siete d'accordo anche voi, Mr. Harlby?» Quindi tentò di allontanarsi in compagnia di Miss Forrest, ma Harlby si oppose.

    Fu allora che Henry gli si avvicinò, gli cinse le braccia con fare amichevole e gli sorrise con aria un po' brilla. «Andiamo, vecchio mio, torniamo a ballare, che ne dite?» Quindi lo pizzicò all'improvviso tra il collo e la spalla.

    Harlby sussultò per il dolore, mentre mollava la presa sul braccio di Miss Forrest. «Razza di bastar...»

    La donna alta ne approfittò per allontanarsi in fretta con Miss Forrest. «È una splendida orchestra, non credete?»

    Henry, dal canto suo, non accennò a mollare la presa su Harlby. «Soffrite di crampi, vecchio mio? Niente che un buon brandy non possa curare.» Era pronto a parare le sue rappresaglie, ma l'altro lo seguì docile come un agnellino fino a pochi passi dalle portefinestre della sala da ballo. Soltanto allora si divincolò dalla sua presa.

    «Non mi dimenticherò di voi, diavolo di un impiccione!» lo minacciò, prima di scomparire all'interno della sala da ballo.

    Henry lo seguì. «Nemmeno io mi dimenticherò di voi, amico» mormorò, cercando con lo sguardo Miss Forrest e la sua salvatrice. Le vide dall'altra parte della sala, dove la donna bruna parlava animatamente con il Duca di Aylsham, altrimenti noto anche come il duca perfetto. Il duca sorrise, si inchinò a Miss Forrest, quindi l'accompagnò sulla pista da ballo.

    La sua salvatrice, d'altro canto, si avvicinò a un gruppetto che includeva due uomini a lui sconosciuti e un terzo che invece conosceva molto bene: il Marchese di Cranford, noto anche come il Marchese Corsaro, o anche l'Aristocratico dell'East End.

    I tre uomini guardarono sorridendo la coppia di ballerini, quindi ripresero a chiacchierare.

    Bella mossa, pensò Henry ammirato, guardando la donna alta che conversava con il trio maschile. Aveva affidato Miss Forrest alla protezione di tre uomini potenti. Harlby ci avrebbe pensato due volte prima di tornare a importunarla.

    Chissà chi era quella donna?, si chiese. Forse la moglie di uno dei due sconosciuti? O magari la moglie di Cranford? Aveva sentito dire che il marchese era da poco convolato a nuove nozze.

    Spinto dalla curiosità, cominciò a muoversi lungo il perimetro della sala nel tentativo di intercettarla.

    Ecco, quella sciocchina di Miss Forrest era al sicuro. Harlby non avrebbe potuto farle del male e, se solo si fosse azzardato a diffondere voci maligne sul suo conto, nessuno gli avrebbe dato ascolto, dato che la giovane Belinda era sotto gli occhi di tutti, intenta a ballare con un duca. Melissa si congratulò con se stessa e si allontanò per cercare le amiche.

    «Madame, posso complimentarmi con voi per la tattica che avete adoperato? Mi auguro che la vostra giovane amica non sia troppo turbata.»

    Era l'uomo dagli occhi azzurri che aveva superato con un balzo la balaustra per accorrere in aiuto di Belinda Forrest. Melissa gli sorrise affabile, provando un'immediata simpatia nei suoi confronti. «Rassicuratevi, sta bene. Will è in grado di placare i nervi di chiunque. In quanto a me, devo ringraziarvi per il vostro aiuto.» La sua reazione era stata degna di nota: atletica, istantanea ed efficace.

    Melissa lo osservò con malcelato interesse. Alto, biondo, con ciglia e sopracciglia più scure, piuttosto snello, ma con spalle larghe che promettevano forza, e due occhi azzurri che in quel momento brillavano divertiti. Davvero molto decorativo, e Melissa era in grado di apprezzare gli uomini decorativi.

    «Melissa Taverner» si presentò, tendendogli la mano. «Miss Taverner. Non vi sembra terribilmente antiquato dover aspettare che qualcuno ci presenti?»

    «Sono d'accordo. In fin dei conti, abbiamo appena portato a termine una manovra militare. Lord Henry Cary al vostro servizio, Miss Taverner.»

    «Dovete essere il figlio del Duca di... di... Walton, dico bene?»

    «Il quarto figlio» puntualizzò lui, rattristato.

    «Fatemi indovinare. Niente esercito, niente Marina... andando per esclusione, non ci resta che la Chiesa.» Non aveva l'aria del religioso, però non indossava la divisa, e non erano previste altre occupazioni, per un figlio cadetto.

    «Santo cielo, no!» Il sorriso di lui fu disarmante. «Scatenerei il caos teologico, se mi lasciassero libero di predicare da un pulpito. No, sono nel corpo diplomatico. Gradite un rinfresco?»

    «Vi ringrazio, ma devo raggiungere le mie amiche per raccontare loro del successo della nostra tattica contro quel viscido verme di Harlby.»

    «Posso farvi visita? Vi confesso che mi farebbe piacere assicurarmi che Harlby non vi infastidisca.»

    «Si capisce!» esclamò Melissa cercando qualcosa nella reticella. «Ecco il mio nuovo biglietto da visita» aggiunse. Quindi, di impulso, lo prese a braccetto e riprese a camminare. «Venite a conoscere le mie amiche. Vi saranno tutte molto grate.»

    Le altre erano ancora sedute dove le aveva lasciate, tutte radunate intorno a un tavolino in una piccola alcova.

    «Eccoci qua» annunciò quando le ebbero raggiunte. «Vi presento il mio complice nella manovra contro quel verme di Charles. Lord Henry Cary, quarto figlio del Duca di Walton. Lord Henry, permettetemi di presentarvi la Duchessa di Aylsham, la Marchesa di Cranford, Lady Kendall e Lady Burnham. Ecco, sedetevi qui.» Gli indicò una sedia tra Verity, la duchessa, e Lucy, che doveva ancora abituarsi a essere la Contessa di Burnham.

    «Vostra Grazia... signore...» Henry prese posto.

    «Lord Henry è un diplomatico» seguitò Melissa accomodandosi a sua volta. «Molto in gamba.»

    «Melissa, ti prego!» la rimproverò Verity, scoccando un sorriso di scuse a Lord Henry.

    «Ma lo è» insistette candida Melissa. «Non ha battuto ciglio di fronte a voi quattro, e si è comportato da eroe. Avreste dovuto vedere come si è lanciato dal terrazzo per avvicinarsi a Harlby e afferrarlo in una morsa dolorosa, quando quel furfante ha tentato di reagire.»

    Lord Henry si strinse nelle spalle. «Quel tipo aveva già superato ogni limite, ma a quanto pare siete tutte consapevoli del suo caratteraccio.»

    «Già» confermò Lucy senza guardare Prue. «Prima seduceva giovani donne per mero divertimento, adesso sembra che abbia deciso di trovarne una ricca con l'intento di comprometterla.»

    «Senza dubbio nella speranza di costringerla a sposarlo. Spiacevole.»

    «Molto spiacevole, ma sono certa che adesso lascerà in pace Belinda» concluse Verity. «Siete tornato a Londra da poco, Lord Henry?»

    «Sì, Vostra Grazia. Sono stato a Vienna, al Congresso, e mi sono trattenuto anche dopo per curare i piccoli dettagli conclusivi. È bello essere di nuovo in Inghilterra, e per di più in tempo per partecipare alla Stagione.» Henry si alzò. «Onorato di aver fatto la vostra conoscenza, signore. Ho appena visto mio fratello e vorrei salutarlo, dato che non l'ho ancora incontrato dal mio ritorno a Londra. Con permesso.» Detto ciò, con un inchino prese congedo dalle cinque dame e si diresse verso il biondo gentiluomo che aveva appena lasciato la pista da ballo.

    «Sì, quello è il Visconte Morfield, l'erede» osservò Verity. «Sono tutti belli, in famiglia. Ti sei trovata un bel pastorello, Melissa.»

    «Santo cielo, non è il mio pastorello! È solo un gentiluomo galante che mi ha aiutata a tener a bada quel verme di Charles. Avreste dovuto sentire come piagnucolava, quando Lord Henry gli ha messo un braccio intorno alle spalle. Chissà che mossa segreta gli avrà fatto? Ti avrebbe fatto bene al cuore, Prue.»

    Prudence, la nuova Marchesa di Cranford, era stata sedotta da Harlby e aveva scongiurato il disonore sposando il marchese che, rimasto vedovo, aveva bisogno di una madre per il figlioletto. Le nozze organizzate in tutta fretta, però, si erano tramutate come per incanto in una magica storia d'amore, anche se Prue non aveva mai rivelato al marito l'identità dell'uomo che l'aveva sedotta. Nessuno voleva che il formidabile marchese rischiasse l'esilio per aver fatto a pezzi con le sue stesse mani quel miserabile di Harlby.

    «Speravo che avesse lasciato Londra per sempre» mormorò Prue con un sospiro.

    «Si sarà reso conto che non hai fatto il suo nome a Ross, se ha deciso di tornare in città» commentò Jane, Contessa di Kendall. «Per fortuna però si tiene alla larga da te.»

    «Dev'essere a corto di fondi, se ha deciso di trovare una povera vittima da costringere alle nozze.» Verity lo guardò imbronciata. «Mi preoccupa che la sua scelta sia caduta su Belinda Forrest. È una giovane molto ricca, e ci toccherà tenere gli occhi sempre bene aperti, se vogliamo tenerlo a bada. Bastano solo pochi minuti per rovinare per sempre la reputazione di una giovane come lei.»

    Prue si accigliò. «Tanto più che lui stesso farà il possibile per farsi scoprire. Dobbiamo incastrarlo in una situazione che ci permetta di inchiodare lui, senza rivelare l'identità della dama.»

    «È una faccenda complicata. Io ho parlato con tutte le madri di mia conoscenza» seguitò Verity, «ma ci sono in giro decine di fanciulle sprovvedute che per lui rappresentano una meravigliosa opportunità.»

    Quella prospettiva le fece accigliare tutte, finché Melissa richiamò l'attenzione di un cameriere e gli chiese di servire loro una bottiglia di champagne con cinque bicchieri per rallegrare l'atmosfera.

    «Raccontaci della tua nuova casa» la esortò Prue a quel punto. «Saremmo dovute venire a trovarti ieri, ma Verity è stata trattenuta, e ci teniamo tanto a passare tutte insieme.»

    «Come sta Thomas?» I lattanti non erano un argomento di particolare interesse, per Melissa, ma il piccolo erede al ducato, sebbene avesse soltanto sei mesi, era già un personaggio degno di nota.

    «Non si è ancora ripreso del tutto, ma sta già molto meglio di ieri. La balia sostiene che tornerà come nuovo non appena il dentino sarà spuntato del tutto.»

    «Venite a trovarmi domani, allora» le invitò Melissa. «Sapete già che la casa è in Half Moon Street e che mi è stata lasciata in eredità dalla prozia Melly. Be', non mi ci è voluto molto a convincere mio padre a lasciarmela occupare. Sulle prime non voleva permettermi di tornare a Londra, ma gli ho garantito che sarei stata al sicuro, se avessi avuto la compagnia di una chaperon. E alla fine, pur di non litigare, il poveretto ha capitolato.»

    «Come avrebbe potuto trattenerti, del resto, visto che hai ventiquattro anni e sei economicamente indipendente?»

    «Già» confermò Melissa. «Tra l'altro era suo dovere occuparsi di mia cugina Almeria, che ha perso molto denaro in un investimento sbagliato, così ha suggerito di scegliere lei come chaperon. Immaginate un po', è convinto sia stata una sua idea.»

    «Qualcosa mi dice che tua cugina Almeria sia molto pigra, oppure sorda come una campana» scherzò Prue.

    «Diciamo piuttosto che è troppo presa dai propri interessi scientifici» replicò Melissa, lo sguardo fisso verso la pista da ballo, dove l'affascinante Lord Henry aveva invitato Miss Forrest a ballare. Era un bravo ballerino, leggero sui piedi e per di più capace di chiacchierare al tempo stesso.

    «Melissa!»

    «Cosa? Oh, scusa, controllavo che Miss Forrest stesse bene.»

    «Ti abbiamo chiesto se possiamo venire a trovarti domani prima di pranzo. Ti porteremo dei gelati e altre prelibatezze di Gunter's

    «Ottima idea. E mi serviranno anche i vostri consigli su come arredare la casa. La prozia era una donna stupenda, ma i suoi gusti in fatto di arredamento erano piuttosto antiquati.»

    Il giorno seguente, i gelati e i pasticcini di Gunter's fornirono la degna conclusione a un pranzo luculliano, consumato in mezzo a una montagna di tessuti, cataloghi di mobili e una valanga di bigliettini di appunti.

    Lucy si spaparanzò sul divano, leccandosi le dita in modo tutt'altro che signorile. «Hai avuto centinaia di idee, ma puoi permettertele?»

    «Temo proprio di no» confessò Melissa guardandosi intorno soddisfatta, «ma procederò per gradi. Prima di tutto, una rinfrescata alle pareti farà miracoli, poi potrò riutilizzare buona parte dei tessuti e vendere all'asta i mobili peggiori, acquistandone di nuovi, con il ricavato.»

    «Io dovrei davvero tornare a casa. Guardate l'ora, sono quasi le tre.» Verity cominciò a raccogliere le proprie cose mentre anche le altre si ricomponevano, seppur a malincuore.

    In quel momento sentirono bussare alla porta, e in capo a pochi istanti Gertrude, la formidabile domestica di Melissa, le raggiunse in salotto. «Lord Henry Cary, Miss Taverner» annunciò.

    Melissa si raddrizzò con la rapidità di una scheggia. «Oh, santo cielo! Fallo accomodare, Gertrude, e servi del tè, per piacere.» Alle amiche rivolse un'occhiata di esagerata curiosità. «Lord Henry, buon pomeriggio» lo salutò quando lui entrò nella stanza.

    «Buon pomeriggio a voi, Miss Taverner. Sono passato nella speranza che poteste ricevermi.»

    «Accomodatevi, prego. Prendete un tè insieme a noi.» Purtroppo avevano mangiato tutti i pasticcini e non aveva altro da offrirgli. «Conoscete già le mie amiche.»

    «Vostra Grazia, signore.» Henry prese posto accanto a lei e accavallò con eleganza le lunghe gambe. «Volevo informarmi se ci fossero state... ripercussioni, dopo l'incidente di ieri sera.»

    «No, nessuna, ma a essere sincera, non me ne aspettavo» rispose Melissa. «A quanto pare Harlby cerca di farsi strada, non di suscitare scandali. Con tutta probabilità lo abbiamo allontanato per sempre da Miss Forrest. Ah, ecco il tè. Grazie, Gertrude. Lascia pure qui il vassoio.»

    «Non per me, cara. Devo proprio andare.» Verity si alzò, e Henry la imitò. «Vogliate perdonarmi, Lord Cary, ma ho già lasciato solo troppo a lungo mio figlio.»

    «Faccio due passi con te.» Anche Jane si alzò, mentre Lucy li guardò arrossendo.

    «Sarà bene che vada anch'io. Max dovrebbe rincasare a breve.»

    «Sposi novelli» mormorò Prue a Lord Henry quando tutti e tre tornarono a sedersi. «Sapete, contavo di fare un salto da Wilding and Kent per acquistare della lana ricamata. Lo avevo quasi dimenticato.» Anche lei balzò in piedi. «Vi prego di scusarmi, Lord Henry. Melissa, vuoi che riferisca a Miss Staines che hai visite?»

    Melissa si lasciò sfuggire un sospiro. Le amiche stavano trovando delle scuse per lasciarla sola con Lord Henry e, sapendo che la cugina Almeria era uno chaperon tutt'altro che efficace, ritenevano di doverla convocare solo per le apparenze. «Se vuoi essere così gentile» rispose dunque a denti stretti.

    «Arrivederci, Lord Henry» si accomiatò Prue. «Grazie per lo splendido pranzo, Melissa cara.»

    Lord Henry rimase in piedi mentre Prue usciva. «Dovrei andare anch'io.»

    Già, avrebbe dovuto. Era sconveniente che una giovane donna restasse sola con un uomo, eppure Melissa si riscoprì a sorridere. «Non ce n'è bisogno. La mia compagna ci raggiungerà tra un attimo.»

    2

    Chissà perché, Melissa era certa che la compagnia di quello sconosciuto si sarebbe rivelata più divertente del primo

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