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Il codice segreto del Graal
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E-book396 pagine5 ore

Il codice segreto del Graal

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Misteri e cospirazioni in uno sconvolgente resoconto che dalla morte di Cristo giunge fino ai giorni nostri

Esistono davvero ai nostri giorni i discendenti diretti di una dinastia fondata da Gesù Cristo duemila anni fa?
La risposta va cercata a Rennes-le-Château, un piccolo villaggio nel sud della Francia, legato a doppio filo alla storia del Santo Graal. Il fascino che esercita questo piccolo villaggio è legato alla misteriosa vicenda di un tesoro sepolto e alle ricerche che, a partire da esso, si sono ampliate in un’approfondita indagine storica, una sorta di moderna ricerca del Graal, con tutti gli elementi tipici del giallo: documenti scritti in codici di difficile interpretazione, intrighi politici, società segrete e una cospirazione durata secoli che coinvolge i Templari, i Catari e l’Inquisizione. Ma il segreto più sconvolgente, capace di far tremare le fondamenta della Chiesa, è quello del matrimonio di Gesù e della nascita di una dinastia la cui discendenza giungerebbe fino a noi. Questa è la prima indagine rigorosa, basata su prove e documenti, che ricostruisce la storia di questa dinastia, i cui membri, nel corso dei secoli, hanno cospirato per alterare il corso della cultura d’Europa.

L’indagine sulla storia segreta dei discendenti di Gesù

La prima indagine basata su prove e documenti che ricostruisce la storia della dinastia fondata da Gesù Cristo duemila anni fa, i cui membri, nel corso dei secoli, hanno cospirato per alterare il corso della cultura d’Europa, coinvolgendo i templari, i catari, le società segrete e l’Inquisizione

In questo libro:

• Rennes-le-Château, tra storia e mito
• il primo incontro con la tradizione del Rex deus
• il matrimonio di Gesù e la sua dinastia
• il Concilio di Nicea
• l’era dei templari
• gli insegnamenti del Rex deus e la loro trasmissione
Tim Wallace-Murphy
È nato in Irlanda e ha studiato medicina allo University College di Dublino. Oltre a Il codice segreto del Graal, la Newton Compton ha pubblicato anche Il codice segreto dei templari.Marilyn Hopkins
È nata a Totnes, in Inghilterra. Per anni si è occupata di studi relativi alle varie forme del Cristianesimo e alle religioni esoteriche, e ha partecipato a numerosi seminari, incontri e conferenze su questi argomenti. 
Graham Simmans
Si dedica attivamente a ricerche storiche e archeologiche nell’area di Rennes-le-Château, dove risiede.
LinguaItaliano
Data di uscita7 giu 2016
ISBN9788854194229
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    Anteprima del libro

    Il codice segreto del Graal - Tim Wallace

    403

    Titolo originale: Rex Deus

    Copyright © 2000 by Element Books Limited

    Text © 2000 Tim Wallace-Murphy, Marilyn Hopkins and Graham Simmans

    First published in UK in 2000 by Element Books Limited

    Shaftesbury, Dorset SP7 8BP

    Traduzione di Francesca Mazzanti

    Prima edizione ebook: giugno 2016

    2001, 2016 Newton Compton editori s.r.l.

    Roma, Casella postale 6214

    ISBN 978-88-541-9422-9

    www.newtoncompton.com

    Edizione elettronica realizzata da Gag srl

    Marilyn Hopkins – Graham Simmans

    Tim Wallace-Murphy

    Il codice segreto

    del Graal

    Misteri e cospirazioni in uno sconvolgente resoconto

    che dalla morte di Cristo giunge fino ai giorni nostri

    Newton Compton editori

    RINGRAZIAMENTI

    Gli autori desiderano ricordare che la realizzazione di questo libro è stata resa possibile grazie all’aiuto e all’incoraggiamento di molte persone. Tutti coloro che hanno in qualche modo contribuito a questo lavoro, lo hanno fatto liberamente e con gioia, certi che avremmo usato le loro conoscenze e le loro informazioni secondo coscienza, ma nessuna delle opinioni qui esposte può in alcun modo essere attribuita ad altri che agli autori.

    Ringraziamo quindi Stuart Beattie del Rosslyn Chapel Trust; Laurence Bloom di Londra; Robert Brydon di Edimburgo; Nicole Dawe di Spreyton; la baronessa Edne di Pauli di Londra; Michael Halsey di Auchterarder; Biorn Ivemark di Gramazie; Guy Jordan di Bargemon; George Kiess del Centro Studi e Ricerche Templari di Campagne-sur-Aude; Frederic Lionel di Parigi; Robert Lomas di Bradford; Michael Monkton di Buckingham; James Mackay Munro di Pencuick; Andrew Pattison di Edimburgo; Stella Pates di Ottery Saint Mary; Alan Pearson di Rennes-les-Bains; e David Pykitt di Burton-upon-Trent che, come sempre, ha condiviso generosamente il frutto delle sue ricerche.

    Il gruppo di lavoro della casa editrice Element Books condotto da Michael Mann si è guadagnato tutto il nostro rispetto e il nostro apprezzamento per il sostegno che ci ha offerto, dall’inizio alla fine. In particolare, vogliamo ringraziare John Baldock, consulente editoriale, Florence Hamilton, curatrice, Matthew Cory e tutti quelli che hanno partecipato al lavoro comune.

    Infine vogliamo rendere omaggio ai nostri fratelli spirituali Pat Sibille e Niven Sinclair, senza il cui sostegno e incoraggiamento il nostro lavoro non si sarebbe mai realizzato.

    Introduzione

    Il villaggio di Rennes-le-Château, il cui nome evoca storie di misteri, intrighi e tesori sepolti, è rimasto praticamente sconosciuto fino al 1972, quando un documentario televisivo presentato da Henry Lincoln¹ fece conoscere al pubblico inglese questo paesino collocato in cima a una collina nel sud est della Francia. Nel corso di questo e di altri due programmi andati in onda negli anni successivi, questo straordinario narratore raccontò una serie di misteri tra loro correlati².

    Successivamente Lincoln pubblicò un libro, Il Santo Graal ³, scritto con Michael Baigent e Richard Leigh, e dire che suscitò clamore è dire poco. Definito da più parti come «un brillante esempio di libro-inchiesta»⁴, come un’opera «che manderà su tutte le furie molte autorità ecclesiastiche»⁵ e anche, più semplicemente, blasfemo, divenne un bestseller e venne tradotto nella maggior parte delle lingue europee. Conteneva una rivelazione considerata da molti come la più scioccante degli ultimi duemila anni.

    Il punto di partenza del lavoro di Lincoln fu la strana storia di Bérenger Saunière, un brillante parroco esiliato a Rennes-le-Château verso la fine del XIX secolo a causa di oscuri reati⁶. Vissuto dapprima in estrema povertà, divenne improvvisamente ricco, tanto da poter spendere addirittura milioni di franchi. Il libro parte dalla vicenda di un tesoro sepolto per ampliarsi in una approfondita indagine storica, una sorta di moderna ricerca del Graal, corredata di tutti gli elementi tipici del giallo: documenti scritti in codici di difficile interpretazione, intrighi politici, storie di società segrete, ipotesi di una cospirazione che si allarga ad interi secoli, col coinvolgimento dei Templari, dei catari, dell’Inquisizione. E un segreto capace di far tremare le fondamenta della Chiesa cristiana: il matrimonio di Gesù e la nascita di una dinastia la cui discendenza giungerebbe fino a noi.

    Il risultato di tutto ciò è che oggi Rennes-le-Château riceve più di ventimila visitatori all’anno provenienti da tutto il mondo. Fino al 1988, due bibliografi inglesi hanno contato ben più di 473 tra libri, saggi e articoli dedicati a questo sperduto paesino francese⁷. Il Santo Graal fu seguito da L’eredità messianica ⁸, degli stessi autori, e da una pletora di altre opere, più o meno strettamente basate sul lavoro di Baigent, Leigh e Lincoln. Il fascino che Rennes-le-Château suscita in tutto il mondo è testimoniato e sostenuto dalla nascita di diverse associazioni il cui scopo è promuovere ulteriori studi sui suoi misteri, ed esistono più di 565 siti Internet che fanno in un modo o nell’altro riferimento all’enigma che Henry Lincoln per primo portò alla luce.

    Queste storie di tesori nascosti, discendenze sacre, cospirazioni storiche, persecuzioni e genocidi, non sono prive tuttavia di falsificazioni, fantasie e invenzioni del tutto romanzesche. Ad asserirlo clamorosamente fu una prestigiosa trasmissione televisiva della BBC ⁹, in cui veniva confutato un altro famoso e vendutissimo libro, Alla ricerca del sepolcro ¹⁰, i cui autori affermavano che Gesù sarebbe stato sepolto in una zona montuosa nei pressi di Rennes-le-Château.

    Per quanto bizzarro possa apparire, anche eliminando la patina di invenzione e le incertezze derivanti dal carattere scarsamente scientifico di alcune ricerche, resta comunque il fatto che esistono una serie di misteri. Evitando le insidie degli aspetti più fantasiosi, si giunge ad un nucleo storicamente fondato di quella che è forse la più inverosimile delle affermazioni, cioè l’esistenza di un gruppo di famiglie che hanno agito di concerto, più volte nel corso dei secoli, al fine di alterare il corso della storia d’Europa. Queste famiglie, tutte legate tra di loro, sostengono di discendere dai 24 Gran Sacerdoti del Tempio di Gerusalemme. Ed è proprio la storia che racconteremo in questo libro, il vero mistero di Rennes-le-Château.

    PARTE PRIMA

    RENNES-LE-CHÂTEAU

    TRA STORIA E MITO

    1

    LA TUMULTUOSA STORIA

    DI UN PAESE IN CIMA

    A UNA COLLINA

    I ventimila turisti che ogni anno visitano Rennes-le-Château¹ vi arrivano in auto, in bicicletta, a piedi, a cavallo e talvolta in calesse, sempre per la medesima strada, all’andata e al ritorno, la strada stretta e tortuosa che dalla cittadina di Couiza si arrampica lungo il lato nord della montagna per i primi chilometri, per poi svoltare ad ovest nell’ultimo tratto, il più ripido e scosceso. I viaggiatori che risalgono la collina sono incantati dallo spettacolo dell’ondulata campagna circostante, abbondantemente punteggiata dalle testimonianze della sua storia tormentata. Ben evidenti in un’area collinosa a nord di Coustacoussa, sorgono le interessanti rovine di un castello del XII secolo². Poco lontano, nei pressi del piccolo paese di Cassagnes, vi sono i resti, ugualmente solenni, di un castello del XVI secolo e di una chiesa romanica del XII. Di fronte, a est della strada, vi sono le rovine del Castello di Blanchefort. Dopo l’ultimo chilometro di curve appare il paese: il breve tratto che dalle prime case conduce al parcheggio non asfaltato, che occupa buona parte del centro abitato, ci fa capire che questo villaggio è troppo piccolo perché la sua semplice esistenza, ancorché in una splendida posizione geografica, giustifichi il suo successo internazionale. Al centro del parcheggio sorge uno strano serbatoio idrico e a destra, di fronte al precipizio che delimita l’area, una curiosa forma architettonica, una struttura rettangolare con una torre circolare smerlata, che domina il precipizio da un angolo. A sud est vi è un rilievo sormontato dalle rovine medievali della fortezza di Bézu, e sullo sfondo le purpuree pendici dei Pirenei. All’orizzonte si delinea la catena montuosa che separa la Francia dalla Spagna, coi suoi picchi frastagliati innevati anche a maggio.

    DAI CELTI AI CATARI

    I resti di epoca megalitica che si trovano nelle campagne attorno a Rennes-le-Château indicano che i primi insediamenti risalgono a 4500 anni fa³, e nei pressi del paese vi è un cimitero neolitico di più di 3000 anni.

    Il luogo in cui sorge il villaggio era considerato sacro dagli antichi Celti, che lo indicavano col nome della loro tribù locale, Rhedae⁴. Come molti luoghi situati nei pressi di confini naturali, come i Pirenei, fu teatro di combattimenti e occupato da diverse ondate di invasori. Presumibilmente anche i Greci, che colonizzarono il porto di Agde subito dopo aver fondato Marsiglia nel 639 a.C.⁵, si stabilirono in questa zona, che nel periodo dell’occupazione romana crebbe d’importanza. I Romani aprirono miniere d’oro a Bugarach e dettero vita alle località termali di Campagne-surAude e Rennes-les-Bains⁶; Rennes-le-Château si trova più o meno al centro di queste tre località.

    All’epoca della caduta dell’impero romano, Rhedae doveva essere una città di circa trentamila abitanti. Essa acquisì ulteriore importanza durante il regno del merovingio Dagoberto II (morto nel 679 d.C.), che aveva sposato una principessa visigota⁷, e divenne il centro politico dell’impero visigoto, fondato nel 418 d.C. ed esteso a cavallo dei Pirenei ad occupare un’ampia fascia dell’attuale Spagna⁸. I Visigoti erano un popolo bellicoso di origine germanica le cui tribù si erano spinte dall’Europa centrale verso ovest, devastando ogni cosa lungo il loro cammino. Assediarono e occuparono Roma nel 410, spogliandola di molti tesori, e rovesciarono l’impero romano per creare il proprio, che includeva anche Rhedae⁹.

    Dopo il crollo dell’impero visigoto, il centro divenne capoluogo di un’importante contea, la contea di Razès¹⁰. All’inizio del XIII secolo questa era già divenuta parte della Linguadoca, a sua volta inclusa nella più ampia provincia della Provenza.

    Sotto l’influsso dell’ispirazione religiosa dei catari, in quest’area si sviluppò una cultura del tutto originale rispetto al resto d’Europa. La Linguadoca era all’epoca tanto prospera che molti ritengono che se la Chiesa di Roma non avesse indetto una brutale crociata contro l’eresia catara, il Rinascimento avrebbe avuto inizio due secoli prima, ed in questa regione piuttosto che in Italia settentrionale¹¹.

    I TEMPLARI E LA CROCIATA CONTRO GLI ALBIGESI

    Nella maggior parte dei lettori la parola crociata evoca ricordi di scuola, e in particolare la serie di guerre combattute per liberare la Terra Santa dagli infedeli. L’idea di crociata contro dei fratelli cristiani europei appare strana, eppure all’inizio dell’estate del 1209, sotto la guida del papa, un esercito di cavalieri discese dal nord contro il pacifico popolo della Linguadoca per estirpare l’eresia catara¹². Questi cavalieri godevano dei medesimi diritti ecclesiastici e privilegi accordati ai crociati inviati in Terra Santa, come l’assoluzione dei peccati commessi, e il diritto di espropriare tutte le proprietà appartenute a quanti venivano accusati di eresia ¹³.

    La crociata contro i catari, o albigesi, durò più di sessant’anni e fu un genocidio che non ha pari se non nell’Olocausto avvenuto durante la seconda guerra mondiale¹⁴. Durante la crociata, che ebbe termine con la caduta di Montségur nel 1244, la città di Rennes-le-Château fu perduta e riconquistata più volte.

    Nessuno dei due ordini crociati, i Templari e gli Ospedalieri, combatté nella crociata, un fatto questo che ha stupito non poco gli storici¹⁵. La spiegazione più plausibile è che né l’uno né l’altro avrebbe potuto mordere la mano che lo nutriva, dato che entrambi avevano in molti casi ottenuto in dono proprietà terriere dai catari o da nobili simpatizzanti¹⁶. I Templari avevano notevoli possedimenti sparsi in tutta la Linguadoca, nel Rossiglione e nella parte orientale della Provenza, che costituivano la parte più cospicua di tutte le terre che l’ordine aveva in Europa¹⁷. Dalla capitaneria di Campagne-sur-Aude, a circa dieci chilometri da Rennes-le-Château, alla costa presso Baccares, è tutto un susseguirsi di terreni, capitanerie, castelli, fattorie fortificate appartenute ai Templari¹⁸. La via meridionale per San Giacomo di Compostela, meta di pellegrinaggi durante tutto il Medioevo, attraversava queste terre col suo flusso di pellegrini provenienti dalle coste del Mediterraneo, dall’Italia e da altre regioni ancora più a est¹⁹. Qui, come altrove in Europa, i Templari controllavano le strade per proteggere i pellegrini. Questo ruolo, e quello di banchieri a favore di pellegrini e di ecclesiastici di passaggio ebbe una tale rilevanza che è considerato il primo esempio di quella che oggi potrebbe definirsi un’organizzazione multinazionale. L’ordine, grazie ai proventi derivanti dalle attività agricole, estrattive, bancarie e più in generale da tutto ciò che era legato agli spostamenti dei pellegrini, divenne immensamente ricco e il suo raggio d’azione giunse ad estendersi su tutta l’Europa cristiana fino alla Terra Santa²⁰.

    Dopo la crociata contro gli Albigesi, Rennes-le-Château e tutta l’area abitata dai catari furono oggetto delle indagini dell’Inquisizione. Negli anni successivi al 1360 un’epidemia di peste, o Morte Nera, decimò la popolazione locale. Oltre a ciò la cittadina, nonostante l’ottima posizione geografica, fu praticamente distrutta dai banditi catalani²¹. Il risultato politico di maggior rilievo della crociata fu che le attuali province della Linguadoca e del Rossiglione, fino ad allora potenti contee indipendenti, passarono al diretto controllo del re di Francia, che le amministrò attraverso i suoi feudatari²². L’edificio principale di Rennes-le-Château, il castello di Hautpoul, residenza della famiglia omonima che vi avrebbe abitato per secoli, riflette questo mutamento. Dall’epoca della crociata fino alla metà del XX secolo, Rennes-le-Château perse via via d’importanza fino a diventare un insignificante paesino agricolo in cima a un colle, che vive grazie alle coltivazioni delle campagne circostanti. Il suo rifiorire in epoca moderna è determinato da alcuni strani eventi, a partire dall’arrivo, il primo giugno 1885, del nuovo parroco, un certo Bérenger Saunière²³.

    IL PARROCO SAUNIÈRE

    Bérenger Saunière conosceva bene Rennes-le-Château, poiché era nato e cresciuto nel vicino villaggio di Montazels²⁴. Giovane brillante, attivo, colto e di bell’aspetto, sembrava destinato ad una promettente carriera ecclesiastica, ma, per ragioni non ancora chiarite, perse la fiducia dei suoi superiori. Il suo incarico presso la povera, insignificante parrocchia di Rennes-le-Château sembrerebbe dunque essere una sorta di punizione o di esilio²⁵. I registri parrocchiali mostrano che dal 1885 al 1891 lo stipendio di Saunière si aggirava attorno alle sei sterline all’anno, non molto per un sacerdote che pareva destinato ad alti incarichi. Dedito alla caccia e alla pesca, conduceva una vita piacevole e attiva, grazie alla sua piccola entrata e ai donativi dei suoi parrocchiani²⁶. In questo periodo assunse Marie Dernarnaud, una contadina di diciotto anni, che sarebbe stata la sua governante, compagna e confidente²⁷. Trascorreva le serate in modo proficuo, leggendo voracemente e perfezionando il suo latino. Imparò inoltre il greco e studiò l’ebraico per comprendere meglio le Scritture²⁸. Il suo amico più intimo, cui faceva visita sovente, era il parroco del vicino villaggio di Rennes-les-Bains, l’abate Henri Boudet. Grazie a questi, egli acquisì un’approfondita conoscenza della complessa e turbolenta storia di questa regione della Francia²⁹.

    L’antica e decaduta chiesa di Rennes-le-Château, come molte altre in questa zona, era stata eretta sui resti di una costruzione molto più antica. Si ritiene che la sua struttura originaria, risalente al VI secolo, fosse opera dei Visigoti³⁰.

    Al tempo in cui Saunière vi si istallò come parroco, la chiesa, dedicata a Maria Maddalena nel 1059, era in uno stato di totale decadimento, al punto che dai buchi del tetto di copertura pioveva sulla testa del parroco e dei suoi fedeli³¹. Egli la volle risistemare e, con l’incoraggiamento dell’amico Boudet, prese in prestito una modesta somma dai fondi del paese e, nel 1891, dette inizio a un piccolo restauro. Durante i lavori fece rimuovere la pietra che costituiva l’altare, sostenuta da due antiche colonne visigote. Una di queste era cava e conteneva quattro pergamene, arrotolate ed inserite in tubi di legno sigillati. Si dice che due di questi documenti contenessero delle genealogie, una avente come data d’inizio il 1644 e l’altra risalente a quattrocento anni prima. Le altre due erano opera di un predecessore di Saunière, l’abate Antoine Bigou, curato del villaggio attorno al 1780³².

    Saunière riferì del ritrovamento al suo diretto superiore, il vescovo di Carcassonne, monsignor Felix-Arsene Billard, che lo inviò subito a Parigi a sue spese, perché mostrasse i documenti agli studiosi ecclesiastici³³. Fra questi vi era l’abate Bieil, il direttore generale del seminario di Saint Sulpice, una chiesa da tempo legata agli studi del pensiero esoterico. Furono anche mostrati al nipote di Bieil, Emil Hoffet³⁴, che si era guadagnato una notevole fama come studioso. Hoffet si stava preparando a prendere i voti e aveva acquisito una considerevole esperienza in linguistica, paleografia e, soprattutto, crittografia. A dispetto della sua posizione religiosa, era molto addentro alle tematiche legate all’esoterismo e teneva regolari contatti con i gruppi o i singoli che si occupavano dell’occulto, interesse in forte ripresa allora a Parigi³⁵. Questo illustre circolo includeva scrittori del calibro di Stephane Mallarmé e Maurice Maeterlink, il compositore Claude Debussy e la famosa diva dell’opera Emma Calvé³⁶. È impossibile valutare con esattezza gli effetti dei diversi incontri che Saunière ebbe con i suoi superiori durante il suo soggiorno parigino; tuttavia sembrerebbe che questo semplice prete di campagna venisse caldamente accolto nell’elegante circolo degli appassionati di esoterismo che si riuniva attorno a Emil Hoffet, e alcuni ipotizzano che Saunière fosse divenuto l’amante di Emma Calvé. Si dice poi che egli avesse visitato il Louvre ed avesse acquistato le riproduzioni di tre dipinti: il ritratto di un papa del Medioevo, un’opera di Teniers dal significato esoterico, e il noto I pastori d’Arcadia di Poussin³⁷.

    IL RESTAURO VA AVANTI

    Al suo ritorno a Rennes-le-Château, Saunière proseguì nel restauro della chiesa e dell’area circostante. Nel cimitero annesso alla chiesa si trovava la tomba di Maria, marchesa di Hautpoul, ultima rappresentante dei feudatari della zona. La lapide e la lastra tombale erano stati disegnati dall’abate Antoine Bigou³⁸, ritenuto anche l’autore di due delle misteriose pergamene. Oltre che parroco del villaggio, egli era stato anche cappellano presso la famiglia Hautpoul. Il comportamento di Saunière è, a questo punto, a dir poco bizzarro: per regioni inesplicabili, cancella le iscrizioni della tomba³⁹.

    Saunière cominciò a investire considerevoli somme nel restauro. I registri rivelano anche che nel 1894 egli spese in francobolli più di quanto gli consentisse il suo stipendio, e che tra il 1896 e la sua morte, avvenuta agli inizi del 1917, spese più di duecentomila franchi oro, pari a circa cinquecentomila sterline dell’epoca, l’equivalente di alcuni miliardi di lire⁴⁰. Non fu solo la chiesa a beneficiare di tale generosità: Saunière fece costruire una moderna strada che conduceva fino al paese e sostenne i costi, piuttosto considerevoli, necessari a far giungere l’acqua corrente nelle case dei suoi parrocchiani. A proprio uso personale fece erigere la torre Magdala, lo strano edificio che sovrasta la valle dal lato più scosceso della vetta su cui sorge il paese, e commissionò la costruzione di una nuova, elegante abitazione, Villa Betania⁴¹. La chiesa venne non solo restaurata, ma arricchita di decorazioni a dir poco eccentriche. Sul portico egli fece apporre un’iscrizione che suona come un avvertimento: TERRIBILIS EST LOCUS ISTE, spesso tradotta in Questo è un luogo terribile⁴². All’interno della chiesa, accanto alla porta, sostiene l’acquasantiera una statua del demone Asmodeo, noto nella leggenda come custode di segreti, guardiano di tesori nascosti e artefice del Tempio di Salomone.

    Come in numerose chiese cattoliche, vi sono pannelli che descrivono le stazioni della Via Crucis, di buona fattura e dai dettagli piuttosto originali rispetto a quanto ci si aspetterebbe in una chiesa di campagna. La quattordicesima Stazione, in cui è raffigurato il momento in cui il corpo di Gesù viene condotto al sepolcro, è particolarmente degna di nota, poiché la scena si svolge sullo sfondo di un cielo notturno rischiarato dalla luna piena. È come se Saunière avesse voluto suggerire che Gesù venne sepolto dopo il tramonto, quindi molte ore più tardi rispetto a quanto riportato nei Vangeli, o che il suo corpo fu tolto dalla tomba con la complicità del buio notturno⁴³. Non è forse quest’ultimo un astuto riferimento all’antica tradizione esoterica che vuole Gesù sopravvissuto alla crocifissione? In tal caso, potrebbe trattarsi della rappresentazione pittorica di quanto affermato, nel Vangelo perduto di Pietro, dai soldati a guardia del sepolcro: «raccontarono ciò che avevano visto, di nuovo dichiararono di aver visto tre uomini uscire dalla tomba, due che sostenevano il terzo [...]»⁴⁴. Questo confermerebbe la leggenda secondo cui Gesù non morì sulla croce, ma fu curato da alcuni membri della setta degli esseni.

    Pur occupandosi del restauro e della decorazione della chiesa, il parroco non trascurò il proprio personale benessere. Nei terreni attorno a Villa Betania fece piantare un aranceto⁴⁵ e allestì un giardino zoologico. Nella torre Magdala creò una biblioteca magnifica, sorprendente per un uomo del suo livello intellettuale⁴⁶. Continuò a spendere con prodigalità e sviluppò un gusto raffinato per porcellane rare, tessuti preziosi e marmi antichi, che collezionava assiduamente. Ma non essendo un uomo egoista, seguitò anche ad occuparsi delle necessità dei suoi parrocchiani: non solo finanziò la costruzione della strada e la rete idrica per il paese, ma prese l’abitudine di organizzare per loro succulenti banchetti⁴⁷. Il suo stile di vita cominciò a rassomigliare a quello di un potente signore medievale piuttosto che di un umile parroco di una piccola, povera comunità francese: la sua ospitalità superava grandemente i confini della parrocchia, visto che riceveva numerosi e importanti ospiti provenienti dalla capitale e dall’estero, fra cui anche Emma Calvé. Cosa ancor più sorprendente, fra questi era incluso il ministro francese della Cultura e si dice addirittura che avesse ricevuto l’arciduca Giovanni d’Asburgo, un cugino dell’imperatore austriaco Francesco Giuseppe, che avrebbe viaggiato in incognito col nome di Monsieur Guillaume⁴⁸.

    La vita dispendiosa e ostentata di Saunière non passava certo inosservata, e tuttavia il vescovo di Carcassonne, che all’epoca delle sue scoperte lo aveva inviato a Parigi, sembrava chiudere non uno, ma entrambi gli occhi sulla faccenda. Ma quando questi morì, il suo successore, Paul-Felix Beaurain de Beusejour, chiese al parroco spiegazione del suo comportamento⁴⁹. Saunière non volle svelare la fonte delle sue ricchezze e non accettò l’ordine del vescovo di trasferimento ad un’altra parrocchia, per cui questi lo accusò di simonia, cioè di vendita illegale di messe e di indulgenze. Un tribunale locale, convocato per giudicare il caso il 5 novembre 1910, sospese il sacerdote⁵⁰. Al villaggio venne assegnato un altro pastore, che però i parrocchiani boicottarono. Il sindaco di Rennes-le-Château, che parteggiava per Saunière, informò il vescovo che la chiesa veniva disertata e che le cerimonie religiose erano state sostituite da cerimonie civili. Il nuovo parroco predicava di fronte a sedie vuote mentre i fedeli assistevano alle messe celebrate da Saunière a Villa Betania. Fra l’altro quest’ultimo si era appellato direttamente al Vaticano contro la sentenza, cercando anche di riottenere il suo posto di parroco a Rennes-le-Château, e aveva incaricato i suoi avvocati di citare il vescovo per diffamazione. Nel 1915 il Vaticano annullò tutte le sanzioni imposte dal vescovo di Carcassonne e Bérenger Saunière fece ritorno nel suo presbiterio a testa alta e con un sorriso ironico e misterioso dipinto sul volto.

    LA MORTE DI SAUNIÈRE

    La malattia e la morte di Saunière avvennero in circostanze piuttosto strane. Morì il 17 gennaio 1917, la stessa data incisa sulla lapide della marchesa Maria di Hautpoul⁵¹. E tuttavia i suoi parrocchiani dichiararono che appena cinque giorni prima, il 12, egli pareva godere di una salute invidiabile per la sua età. Ma la morte accomuna il ricco e il povero. Il cerimoniale in uso in Francia agli inizi del XX secolo era uguale per tutti. Quando Saunière era ormai in fin di vita, il parroco di un paese vicino, chiamato in fretta perché ne ascoltasse la confessione e gli somministrasse i sacramenti di rito, si precipitò al capezzale del moribondo. Nel Santo Graal si racconta che, secondo testimoni oculari, il parroco sia uscito dalla stanza dopo brevissimo tempo e che abbia rifiutato di dargli l’estrema unzione, forse a causa di quanto udito in confessione⁵². Saunière morì dunque senza assoluzione il 22 gennaio 1917. Il rituale seguito alla sua morte fu del tutto inconsueto rispetto alle comuni usanze religiose, e completamente estraneo agli usi locali. La mattina del 23 gennaio il suo corpo, vestito di un abito ornato di numerose nappine di colore scarlatto e accomodato su una poltrona, fu posto sul terrazzo a fianco della torre Magdala. Molte persone, la cui identità è tuttora ignota, passavano accanto al morto, una ad una, e alcune staccavano una nappina dalla sua veste, forse per serbarne un ricordo. Gli stessi abitanti di Rennes-le-Château sono tutt’oggi incerti sul significato di questa strana cerimonia⁵³.

    Saunière aveva speso tanto denaro che alla sua morte tutti si chiedevano a quanto ammontassero i suoi beni e a chi li avesse lasciati. L’apertura del testamento suscitò clamore, perché risultò che il sacerdote era rimasto senza un soldo. Si capì in seguito che aveva trasferito tutto il suo denaro a Marie Dernarnaud, che era stata sua compagna per diciotto anni⁵⁴.

    MARIE DERNARNAUD

    Marie Dernarnaud visse piuttosto agiatamente a Villa Betania fino al 1946, quando le sue sorti subirono un improvviso capovolgimento. Dopo la guerra, il governo francese aveva emesso una nuova moneta, e tutti coloro che si trovarono a dover cambiare cospicue somme di vecchi franchi, furono sottoposti ad approfondite indagini sull’origine delle loro ricchezze; tale misura era stata presa per combattere l’evasione fiscale e colpire quanti avessero ottenuto guadagni illeciti nel periodo bellico. Marie decise di non fornire alcuna spiegazione: fu vista bruciare nel giardino della villa diversi mucchi di vecchie banconote⁵⁵. Visse comunque per alcuni anni coi proventi della vendita di Villa Betania. La proprietà fu acquistata da un certo Noel Corbu che, con la sua famiglia, si occupò di lei fino alla sua morte. La donna gli promise più volte di rivelargli un segreto che lo avrebbe reso ricchissimo e potente, ma sfortunatamente per lui, un colpo improvviso, il 29 gennaio 1953, le tolse l’uso della parola, cosicché portò il suo segreto nella tomba.

    Quelle sue affermazioni scatenarono una affannosa caccia al tesoro, una serie di scavi che devastarono la zona attorno al paese. Secondo la legge francese, infatti, chi trova un tesoro ne diventa automaticamente il proprietario. A ciò si aggiunga che nelle regioni in cui è diffusa la coltivazione dei vigneti è molto facile reperire esplosivi, utilizzati per eliminare le radici profonde dal terreno. Accadde così che nelle vicinanze della villa, ad esempio, un’esplosione distruggesse una tomba decorata, ritenuta quella riprodotta da Poussin nel dipinto I pastori d’Arcadia. La collina su cui sorge Rennes-le-Château è in realtà un vero e proprio reticolo di gallerie, alcune naturali e altre opera dell’uomo, sia antiche che più recenti. Un grande cartello arrugginito all’ingresso del paese ammonisce che gli scavi non autorizzati sono puniti in base a una legge locale del 1966. E un altro avviso, posto all’esterno dell’ufficio del sindaco, datato 1998, ricorda agli abitanti che la legge del ’66 è tuttora in vigore e che verrà applicata rigorosamente: rigore che, come per tutte le leggi francesi, sembra utilizzato piuttosto nell’infrangerla.

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    LA STORIA SI SVELA

    Durante il suo viaggio in Francia, nel 1969, Henry Lincoln acquistò una copia del libro Le trésor maudit di Gérard de Sède. Il tesoro maledetto del titolo era quello scoperto dal parroco Bérenger Saunière, che a quanto si diceva nel libro era stato in grado di decifrare alcuni documenti ritrovati nella sua parrocchia. Lincoln fu incuriosito da una strana omissione del racconto. Mentre due dei documenti ritrovati erano riprodotti nel testo, i messaggi in codice riferiti al tesoro non vi comparivano. Rimase inoltre colpito dalla scoperta di un altro messaggio cifrato all’interno di uno dei documenti pubblicati nel libro, di cui de Sède non faceva alcuna menzione¹. Se lui era stato in grado di decifrare il codice, lo scrittore francese non avrebbe potuto fare altrettanto? Perché questa curiosa omissione? L’ipotesi di un messaggio cifrato non

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