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Armadale
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E-book1.036 pagine16 ore

Armadale

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Info su questo ebook

Traduzione di Daniela Paladini
Edizione integrale

L’incontro in gioventù di due lontani cugini che condividono lo stesso nome – entrambi si chiamano Allan Armadale – si conclude con l’uccisione dell’uno da parte dell’altro. In punto di morte, l’assassino confessa in una lettera la sua colpa, insieme a un importantissimo monito per il figlio, Allan. Dopo molti anni, abbandonata la casa dove è cresciuto, Allan inizierà a condurre una vita errante col nome di Ozias Midwinter. Conoscerà e diverrà amico del suo lontano cugino – il quarto Allan Armadale della vicenda – senza che costui conosca la sua vera identità. Ma questa relazione sembra far avverare il funesto presagio che era stato consegnato dal padre morente nella lettera. A intorbidare la situazione interverrà la vera protagonista del romanzo, Lydia Gwilt, bellissima e seducente, ma allo stesso tempo malvagia e macchinatrice, una donna indotta da un passato di sofferenze ad agire senza scrupoli, pronta a tutto pur di raggiungere i suoi scopi. Pubblicato per la prima volta nel 1866, Armadale può essere sicuramente annoverato tra i capolavori di Wilkie Collins.
Wilkie Collins
(1824-1889), figlio di un pittore paesaggista, studiò Legge senza mai praticare la professione, attingendo alle conoscenze del crimine così maturate per le sue opere. La fortuna arrivò dopo l’incontro con Dickens, che pubblicò gli scritti di Collins sulle sue riviste, inaugurando un rapporto di lavoro e di amicizia che durò dieci anni. Fu un autore molto prolifico, scrisse venticinque romanzi, più di cinquanta racconti e numerose opere teatrali.
LinguaItaliano
Data di uscita28 lug 2016
ISBN9788854198258
Armadale
Autore

Wilkie Collins

Wilkie Collins, hijo del paisajista William Collins, nació en Londres en 1824. Fue aprendiz en una compañía de comercio de té, estudió Derecho, hizo sus pinitos como pintor y actor, y antes de conocer a Charles Dickens en 1851, había publicado ya una biografía de su padre, Memoirs of the Life of William Collins, Esq., R. A. (1848), una novela histórica, Antonina (1850), y un libro de viajes, Rambles Beyond Railways (1851). Pero el encuentro con Dickens fue decisivo para la trayectoria literaria de ambos. Basil (ALBA CLÁSICA núm. VI; ALBA MÍNUS núm.) inició en 1852 una serie de novelas «sensacionales», llenas de misterio y violencia pero siempre dentro de un entorno de clase media, que, con su técnica brillante y su compleja estructura, sentaron las bases del moderno relato detectivesco y obtuvieron en seguida una gran repercusión: La dama de blanco (1860), Armadale (1862) o La Piedra Lunar (1868) fueron tan aplaudidas como imitadas. Sin nombre (1862; ALBA CLÁSICA núm. XVII; ALBA CLÁSICA MAIOR núm. XI) y Marido y mujer (1870; ALBA CLÁSICA MAIOR núm. XVI; ALBA MÍNUS núm.), también de este período, están escritas sin embargo con otras pautas, y sus heroínas son mujeres dramáticamente condicionadas por una arbitraria, aunque real, situación legal. En la década de 1870, Collins ensayó temas y formas nuevos: La pobre señorita Finch (1871-1872; ALBA CLÁSICA núm. XXVI; ALBA MÍNUS núm 5.) es un buen ejemplo de esta época. El novelista murió en Londres en 1889, después de una larga carrera de éxitos.

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    Anteprima del libro

    Armadale - Wilkie Collins

    566

    Titolo originale: Armadale

    Traduzione di Daniela Paladini

    Prima edizione ebook: agosto 2016

    © 2016 Newton Compton editori s.r.l. Roma, Casella postale 6214

    ISBN 978-88-541-9825-8

    Realizzazione a cura di The Bookmakers Studio editoriale, Roma

    www.newtoncompton.com

    Wilkie Collins

    Armadale

    Traduzione di Daniela Paladini

    Edizione integrale

    Newton Compton editori

    Nota biobibliografica

    Cronologia della vita e delle opere

    1824. William Collins, conosciuto come Wilkie, nasce l’8 gennaio a Londra. È il primogenito di William Collins, famoso paesaggista e ritrattista dell’epoca.

    1836-38. Segue la famiglia prima in Francia, poi in Italia.

    1841. Interrompe gli studi e decide di entrare nel mondo del commercio del tè, accorgendosi presto di non essere portato per gli affari. Durante quest’esperienza intraprende i primi esperimenti di scrittura.

    1843. Pubblica il racconto The Last Stage Coachman sull’«Illuminated Magazine».

    1846. Inizia a studiare legge al Lincoln’s Inn.

    1847. Muore il padre.

    1848. Pubblica The Memoirs of the Life of William Collins, Esq., R.A., monumentale biografia dedicata al genitore morto l’anno prima, riscuotendo un buon successo di critica.

    1850. Pubblica il romanzo storico Antonina. Ovvero la caduta di Roma e inizia a collaborare con diverse riviste.

    1851. Ottiene l’abilitazione all’avvocatura, ma è la scrittura ad assorbire tutte le sue energie. Conosce Charles Dickens, cui sarà legato da un profondo rapporto di lavoro e d’amicizia. Inizia a collaborare con l’amico pubblicando racconti sulle riviste «Household Words» e «All the Year Round».

    1852. Con la pubblicazione di Basil dà inizio al sensation novel.

    1854. Pubblica il romanzo Hide and Seek. Comincia a soffrire di gotta reumatica, che lo affliggerà per tutto il resto della vita. A causa della malattia subirà un drastico calo della vista, tanto da dover ricorrere a numerose segretarie, cui dettare i suoi scritti. Per far fronte ai terribili dolori che lo tormentano assume quantità sempre più elevate di laudano, fino a diventare un oppiomane.

    1855. Spronato dall’amico Dickens, alla scrittura di articoli, racconti e romanzi inizia ad affiancare quella di opere teatrali, spesso tratte da suoi precedenti testi narrativi.

    1856. Viene pubblicata After Dark, prima raccolta di racconti. In primavera conosce colei che gli ispirerà la donna in bianco, Caroline Graves, una vedova del Gloucestershire, già madre di una bambina (Carrie).

    1857. È dato alle stampe il romanzo The Dead Secret.

    1858. Inizia la convivenza con Caroline, cui sarà legato per oltre trent’anni, pur non sposandola mai.

    1859. Da novembre, sulla rivista di Dickens «All the Year Round», inizia la pubblicazione a puntate della Donna in bianco. Il romanzo viene accolto trionfalmente, tanto da influenzare la moda e i gusti del tempo. In questo stesso anno esce un’altra raccolta di racconti, The Queen of Hearts.

    1860. Ad agosto termina la pubblicazione della Donna in bianco.

    1862. Esce il romanzo Senza nome.

    1863. Viene pubblicata My Miscellanies, raccolta di ventiquattro tra saggi e racconti.

    1864. Il quarantenne Wilkie conosce la cameriera diciannovenne Martha Rudd, altra donna fondamentale della sua vita. Pur continuando a vivere con Caroline, l’uomo inizia una relazione con la giovane, che non sposerà, ma dalla quale avrà tre figli (Marian, Harriet e Charley). I due, per dare una parvenza di rispettabilità alla loro relazione, si faranno chiamare Mr e Mrs William Dawson, cognome che passerà ai figli.

    1866. Esce il romanzo Armadale.

    1868. Su «All the Year Round» inizia la pubblicazione a puntate della Pietra di Luna, primo grande romanzo poliziesco inglese. Caroline si ribella alla relazione che Wilkie ha con Martha, e decide di sposarsi con Joseph Clow. Alla cerimonia parteciperà lo stesso Wilkie.

    1870. Il 9 giugno muore Dickens. Dopo il successo raggiunto nel decennio precedente, comincia la parabola discendente della produzione di Wilkie. Viene pubblicato il romanzo Uomo e donna.

    1871. Ad aprile Caroline decide di tornare a vivere con Wilkie, fino alla morte del compagno.

    1875-76. Pubblica La legge e la signora e I due destini.

    1879-81. Escono i romanzi Foglie cadute, Jezebel’s Daughter, La veste nera.

    1889. Le condizioni di salute di Wilkie sono sempre più precarie. A gennaio viene sbalzato via dalla carrozza su cui viaggia, in seguito a un incidente. A giugno viene colpito da un ictus e il 23 settembre muore, a Londra. Viene sepolto al Kensal Green Cemetery. Accanto a lui verrà seppellita Caroline, morta nel 1895.

    Bibliografia

    Gli asterischi indicano testi usciti a puntate su rivista prima di essere editi in volume.

    Romanzi

    Antonina, or the Fall of Rome, 3 voll., Richard Bentley, London 1850.

    Mr Wray’s Cash-Box (o the Mask and the Mystery), Richard Bentley, London 1852.

    Basil: A Story of Modern Life, 3 voll., Richard Bentley, London 1852.

    Hide and Seek, 3 voll., Richard Bentley, London 1854.

    The Dead Secret*, 2 voll., Bradbury & Evans, London 1857.

    The Woman in White*, 3 voll., Sampson Low, London 1860.

    No Name*, 3 voll., Sampson Low, London 1862.

    Armadale*, 2 voll., Smith, Elder, London 1866.

    The Moonstone. A Romance*, 3 voll., Tinsley Brothers, London 1868.

    Man and Wife*, 3 voll., F. S. Ellis, London 1870.

    Poor Miss Finch. A Novel*, 3 voll., Richard Bentley, London 1872.

    The New Magdalen*, 2 voll., Richard Bentley, London 1873.

    The Law & the Lady*, 3 voll., Chatto & Windus, London 1875.

    The Two Destinies*, 2 voll., Chatto & Windus, London 1876.

    A Rogue’s Life*, Richard Bentley, London 1879.

    The Fallen Leaves*, 3 voll., Chatto & Windus, London 1879.

    Jezebel’s Daughter*, 3 voll., Chatto and Windus, London 1880.

    The Black Robe*, 3 voll., Chatto & Windus, London 1881.

    Heart and Science: A Story of the Present Time*, 3 voll., Chatto & Windus, London 1883.

    I Say No*, 3 voll., Chatto & Windus, London 1884.

    The Evil Genius: A Domestic Story*, 3 voll., Chatto & Windus, London 1886.

    The Guilty River, J. W. Arrowsmith, Bristol 1886.

    The Legacy of Cain*, 3 voll., Chatto & Windus, London 1889.

    Blind Love*, 3 voll., Chatto & Windus, London 1890 (romanzo postumo completato da Walter Besant).

    Antologie di racconti

    After Dark*, 2 voll., Smith, Elder, London 1856.

    The Queen of Hearts*, 3 voll., Hurst & Blackett, London 1859.

    Miss or Mrs? and other stories in outline*, Richard Bentley, London 1873.

    The Frozen Deep*, 2 voll., Richard Bentley, London 1874.

    Little Novels*, 3 voll., Chatto & Windus, London 1887.

    Altri scritti

    The Memoirs of the Life of William Collins, Esq., R.A., 2 voll., Longman, Brown, Green, and Longmans, London 1848.

    My Miscellanies*, 2 voll., Sampson Low, London 1863.

    The Lazy Tour of Two Idle Apprentices*, Chapman & Hall, London 1890 (postumo).

    Traduzioni italiane

    Romanzi

    Antonina. Ovvero la caduta di Roma, trad. di M. Bisanti, Castelvecchi, Roma 2012; lit, Roma 2012.

    Basil, trad. di A. Tubertini, Fazi Editore, Roma 2002.

    La donna vestita di bianco, trad. di E. Bairati e V. Ferretti, s.a.i.e, Torino 1957; Ed. Paoline, Catania 1968.

    La ragazza vestita di bianco, trad. di F. De Poli, Fratelli Fabbri Editori, Milano 1968.

    La signora in bianco, introd. di Julian Symons, trad. di F. Dei, Mondadori, Milano 1979.

    La donna in bianco, introd. di I. Fei, trad. di G. Gaipa, Garzanti, Milano 1980; trad. di S. Tummolini, Fazi Editore, Roma 1996, 2009, 2015; trad. di F. Dei, Newton Compton, Roma 2016.

    Senza nome, trad. di L. Scarlini, Fazi Editore, Roma 1999, 2010, 2015; trad. di A. Altavilla, Newton Compton, Roma 2016.

    Armadale, trad. di A. Tubertini, Fazi Editore, Roma 2001; trad. D. Paladini, Newton Compton, Roma 2016.

    Il diamante della Luna, Sonzogno, 1928; Nerbini, 1948.

    Il diamante indiano, trad. di A. Pitta, Mondadori, Milano 1933, 1937.

    La pietra della Luna, 4 voll., Treves, Milano 1870-1871; introd. di A. Brilli, trad. di O. Previstali, 2 voll., Rizzoli, Milano 1954, 2001, 2010; riduz. di A. Curcio, ill. di A. D’Agostini, Radar, Padova 1964.

    La Pietra di Luna, introd. di T. S. Eliot, trad. di E. Capriolo, Mondadori, Milano 1971; trad. di M. Cassini, ill. di L. Francesconi, Mursia, Milano 1972, 1989; introd. di A. Marcheselli, prefaz. di R. Barbolini, trad. di P. Lahier e M. L. Rissler Stoneman, Garzanti, Milano 1972, 2002, 2011; introd. di J. J. M. Stewart, trad. di E. Capriolo, Mondadori, Milano 1984; trad. di C. Montonati, Demetra, Bussolengo 1996; a cura di F. Quasimodo Palumbo, Palermo 2000; introd. di M. Mancuso, trad. di M. Rinaldi, Fazi Editore, Roma 2000; introd. di A. Marcheselli, prefaz. di R. Barbolini, trad. di P. Jahier e M. L. Rissler-Stoneman, «La Stampa», Torino 2003; trad. di E. Costa, Faligi, Aosta 2013; trad. di A. Altavilla, Newton Compton, Roma 2016.

    La maledizione del diamante indiano, trad. di V. Viviani, Editrice Nord, Milano 2001.

    Uomo e donna, trad. di A. Tubertini, Fazi Editore, Roma 2004.

    La legge e la signora, trad. di L. Scarlini, postfaz. di A. Calanchi, Fazi Editore, 2000, 2007.

    I due destini, Sonzogno, Milano 1884.

    Foglie cadute, trad. di C. Vannuccini, Fazi Editore, Roma 2005.

    La veste nera, trad. di A. Lombardi Bom, Fazi Editore, Roma 2003.

    Il fiume della colpa, trad. di P. Parnisari, Fazi Editore, Roma 2002.

    L’albergo stregato, trad di O. Fatica, Editori Riuniti, Roma 1985; trad. di U. Ledda, Newton Compton, Roma 2016.

    Racconti e altri scritti

    Molti racconti di Collins sono usciti negli anni in raccolte antologiche e nella collana Giallo Mondadori.

    Tre storie in giallo, trad. di I. Loffredo con una nota di A. Brilli, Sellerio, Palermo 1985.

    Il truffatore truffato, a cura di F. Basso, Sellerio, Palermo 1991.

    Testimone d’accusa, a cura di F. Basso, Sellerio, Palermo 1996.

    La follia dei Monkton, a cura e trad. di F. Basso, Sellerio, Palermo 2001, 2007.

    Il pigro viaggio di due apprendisti oziosi, introd. di M. La Ferla, trad. e note di M. Premolidi, Sellerio, Palermo 2003.

    Saggi critici

    F. Rota, Wilkie Collins, Padova 1953.

    S. Benvenuti e G. Rizzoni, Il romanzo giallo. Storia, autori e personaggi, Mondadori, Milano, 1979.

    F. Fossati e R. Di Vanni, Guida al giallo, Gammalibri, Milano 1979/1980.

    R. Barbolini, Il detective sublime, Edizioni Theoria, Roma-Napoli 1988.

    G. Fink, Togliere le virgolette, in «Paragone Letteratura», n. 502-504, 1993; A. Calanchi, Visite guidate, ivi; M. Ascari, Più di una penna, più di un testimone, ivi.

    A. Calanchi, A solitary prisoner in his own room: lo studio di Mr Frederick Fairlie, Esq., in Quattro studi in rosso. I confini del privato maschile nella narrativa vittoriana, Il Ponte Vecchio, Cesena 1997.

    C. Di Vaio, Wilkie Collins e il Gioco delle Coppie, Aracne editrice, Roma 2008.

    Armadale

    A John Forster

    Con gratitudine per il servizio che ha reso

    alla causa della letteratura con la sua Vita di Goldsmith

    e nell’affettuoso ricordo di un’amicizia legata

    ad alcuni degli anni più felici della mia vita.

    L’insieme dei lettori – sulla cui benevola accoglienza l’esperienza mi dà ragione di contare – apprezzerà, oso sperare, i possibili meriti di questa storia senza alcuna richiesta preliminare da parte mia. Vedrà, credo, che non è stata progettata in fretta, o realizzata con indolenza. La giudicherà di conseguenza, e io non chiedo di più.

    Ho ragione di immaginare che una parte dei lettori sarà qua e là infastidita, forse persino offesa, nell’accorgersi che Armadale oltrepassa, in più di una direzione, gli angusti limiti in cui, quando è possibile, sono propensi a confinare lo sviluppo della narrativa moderna. Nulla di ciò che potrei dire a queste persone, qui, mi sarebbe tanto d’aiuto quanto mi sarà d’aiuto il Tempo, ammesso che la mia opera perduri... Non temo che il mio progetto rimanga incompreso per sempre, purché la realizzazione gli abbia in qualche modo reso giustizia. Valutato secondo la fatua morale del giorno d’oggi, questo può risultare un libro davvero audace. Giudicato secondo la morale cristiana, che va al di là del tempo, è soltanto un libro abbastanza audace da dire la verità.

    Londra, aprile 1866

    Prologo

    i. I viaggiatori

    Era l’apertura della stagione del 1832, alle terme di Wildbad.

    Le ombre della sera cominciavano ad addensarsi sulla tranquilla cittadina tedesca, e la diligenza doveva arrivare da un momento all’altro. In attesa dei primi ospiti dell’anno, davanti alla porta della locanda centrale erano riuniti i tre notabili di Wildbad, in compagnia delle loro mogli: il sindaco, in rappresentanza degli abitanti; il dottore, in rappresentanza delle acque; il locandiere, in rappresentanza della propria attività. Oltre a questa cerchia esclusiva, raggruppati a loro agio nella piccola, linda piazza di fronte alla locanda, si vedevano i cittadini comuni, mescolati qua e là con i contadini nel loro tipico costume tedesco, che aspettavano placidi la diligenza: gli uomini con la corta giacca nera, calzoni attillati alla zuava e tricorni di castoro; le donne con i loro lunghi capelli chiari raccolti in una spessa treccia sulla schiena, e il girovita delle corte gonne di lana tirato su, per modestia, all’altezza delle scapole. Intorno al bordo esterno di tale assembramento, distaccamenti volanti di paffuti bambini dai capelli quasi bianchi sfrecciavano senza posa; mentre, inspiegabilmente separati dal resto degli abitanti, i musicisti delle terme stavano radunati in un angolo sperduto, aspettando l’apparizione dei primi ospiti per intonare il primo brano della stagione in forma di serenata. La luce di una sera di maggio accendeva ancora le cime delle grandi colline boscose che dall’alto sorvegliavano la città a destra e a sinistra; e la fresca brezza che spira prima del tramonto giungeva intensamente odorosa della fragranza balsamica degli abeti della Foresta Nera.

    «Signor locandiere», disse la moglie del sindaco (rivolgendosi al locandiere con il suo titolo), «avete in arrivo qualche ospite straniero per questo primo giorno della stagione?»

    «Signora sindachessa», rispose il locandiere (restituendo il complimento), «ne ho due. Mi hanno scritto – uno per mano del suo servitore, l’altro apparentemente da sé – per prenotare le loro camere; e vengono tutti e due dall’Inghilterra, come ho intuito dai loro nomi. Se mi chiedete di pronunciare quei nomi, la mia lingua tentenna; se mi domandate di compitarli, eccoli qui, lettera per lettera, primo e secondo in ordine di arrivo. Il primo, un nobile straniero (dal titolo di Mister), che si presenta in otto lettere: A, r, m, a, d, a, l, e, e arriva ammalato con la sua carrozza. Il secondo, un nobile straniero (anche lui dal titolo Mister), che si presenta in quattro lettere: N, e, a, l, e arriva ammalato con la diligenza. Sua eccellenza di otto lettere mi fa scrivere (dal suo servitore) in francese; sua eccellenza di quattro lettere mi scrive in tedesco. Le camere di entrambi sono pronte. Di più non so».

    «Forse», suggerì la moglie del sindaco, «il signor dottore ha saputo qualcosa da uno o da entrambi gli illustri stranieri?»

    «Da uno solo, signora sindachessa; ma, per essere precisi, non da lui direttamente. Ho ricevuto un rapporto medico di sua eccellenza di otto lettere, e il suo sembra un caso difficile. Che il Signore lo aiuti!».

    «La diligenza!», gridò un bambino ai margini della folla.

    I musicisti imbracciarono gli strumenti, e il silenzio calò su tutta la comunità. Dai lontani tornanti della gola della foresta, giunse il fievole trillo dei campanelli dei cavalli nella quiete della sera. Quale carrozza stava arrivando: la carrozza privata con Mr Armadale, o la carrozza pubblica con Mr Neal?

    «Suonate, amici miei!», gridò il sindaco ai musicisti. «Pubblica o privata, i primi malati della stagione sono qui. Facciamoci trovare sorridenti».

    La banda suonò un vivace ballabile, e i bambini nella piazza presero a danzare allegramente su quella musica. Nello stesso momento i più anziani, che si trovavano vicino alla porta della locanda, si fecero da parte e svelarono la prima ombra di tristezza che calò sull’allegria e la bellezza della scena. Attraverso il varco che si creò, procedeva una piccola processione di robuste ragazze di campagna, e ognuna trascinava dietro di sé una sedia a rotelle vuota; tutte in attesa (e nell’attesa sferruzzavano) degli sventurati paralitici che allora, deboli com’erano, arrivavano a centinaia – e che adesso, deboli come sono, arrivano a migliaia – alle acque di Wildbad per trovare sollievo.

    Mentre la banda suonava, mentre i bambini danzavano, mentre il brusio dei tanti che parlavano si faceva più intenso, mentre le giovani, robuste infermiere degli storpi in arrivo sferruzzavano imperscrutabili, un’insaziabile curiosità di una donna nei confronti di altre donne si impossessò della moglie del sindaco. Prese in disparte la locandiera, e lì per lì le sussurrò una domanda.

    «Ancora una parola, signora», disse la moglie del sindaco, «a proposito dei due stranieri inglesi. Le loro lettere parlano chiaro? Ci sono delle signore con loro?»

    «Con quello in diligenza, no», rispose la locandiera. «Ma con quello nella carrozza privata, sì. Arriva con un bambino, con una bambinaia, e...», concluse la locandiera tenendo abilmente per ultima la questione di maggior interesse, «arriva con una moglie».

    La sindachessa si illuminò, la moglie del dottore (che assisteva alla conversazione) si illuminò, la locandiera annuì in modo significativo. Nella mente di tutte e tre lo stesso pensiero prese vita nello stesso istante: «Vedremo l’ultima moda!».

    Nel giro di un minuto ci fu un movimento improvviso nella folla e un coro di voci annunciò che i viaggiatori erano vicini.

    A quel punto il veicolo era visibile, e ogni ulteriore dubbio fu messo a tacere. Era la diligenza quella che si stava avvicinando lungo la strada che conduceva alla piazza, la diligenza (di un giallo abbagliante per via della recente verniciatura) che depositò i primi ospiti della stagione alla porta della locanda. Dei dieci viaggiatori scaricati dallo scompartimento centrale e da quello posteriore della carrozza – tutti provenienti da diverse parti della Germania – tre furono sollevati e sistemati sulle sedie a rotelle per essere portati ai loro alloggi in città. Lo scompartimento anteriore conteneva solo due passeggeri: Mr Neal e il servitore che lo accompagnava. Sorretto a braccia, lo straniero (la cui malattia sembrava limitarsi alla zoppia di un piede) riuscì a scendere gli scalini della carrozza piuttosto facilmente. Mentre si adoperava per stare in piedi da solo con l’aiuto del bastone – guardando impaziente verso i musicisti che suonavano per lui il valzer di Der Freischütz¹ – il suo aspetto smorzò un poco l’entusiasmo del piccolo circolo di amici riuniti per dargli il benvenuto. Era un uomo di mezza età, magro, alto, serio, con gli occhi freddi e grigi e un lungo labbro superiore, sopracciglia sporgenti e zigomi alti; un uomo che appariva per quel che era: in tutto e per tutto uno scozzese.

    «Dov’è il proprietario di questo albergo?», chiese parlando in tedesco con fluente prontezza d’espressione, e con modi distaccati. «Andate a chiamare il dottore», continuò dopo che il locandiere si fu presentato, «voglio vederlo immediatamente».

    «Sono già qui, signore», disse il dottore uscendo dal circolo degli amici, «e sono a vostra completa disposizione».

    «Grazie», disse Mr Neal, guardandolo come guardiamo un cane che torna al nostro fischio. «Sarò lieto di vedervi domattina alle dieci a proposito del mio caso. Per ora devo soltanto disturbarvi con un messaggio che mi sono incaricato di comunicare. Abbiamo superato una carrozza che viaggiava su questa strada con dentro un gentiluomo – un inglese, credo – che sembrava seriamente malato. Una signora che era con lui mi ha pregato di incontrarvi subito al mio arrivo, e di assicurare la vostra assistenza professionale per far scendere il paziente dalla carrozza. Il loro corriere ha avuto un incidente ed è rimasto indietro, e loro sono obbligati a viaggiare molto lentamente. Se sarete qui tra un’ora, farete in tempo a riceverli. Questo è il messaggio.

    «Chi è questo gentiluomo che pare ansioso di parlare con me? Il sindaco? Se desiderate vedere il mio passaporto, signore, il mio servitore ve lo mostrerà. No? Desiderate darmi il benvenuto e offrirmi i vostri servizi? Ne sono immensamente lusingato. Se avete il potere di accorciare l’esibizione della vostra banda cittadina, mi fareste la cortesia di esercitarlo? Ho i nervi tesi, e detesto la musica. Dov’è il locandiere? No, voglio vedere le mie stanze. Non voglio il vostro braccio, posso salire con l’aiuto del bastone. Signor sindaco e signor dottore, non abbiamo alcun motivo di trattenerci più a lungo. Vi auguro una buona notte».

    Il sindaco e il dottore seguirono con lo sguardo lo scozzese mentre saliva zoppicando le scale, e scossero entrambi la testa disapprovando in silenzio. Come di consueto, le signore si spinsero oltre ed espressero apertamente la loro opinione con parole schiette. Il caso preso in esame (a loro avviso) era lo scandaloso caso di un uomo che le aveva oltrepassate senza neanche accorgersi di loro. La moglie del sindaco poté ascrivere una tale offesa soltanto all’innata ferocia di un selvaggio. La moglie del dottore si fece un’opinione ancora più dura, e giudicò l’offesa come il risultato dell’istintiva brutalità di un maiale.

    L’ora di attesa per la carrozza passava lentamente, e la notte strisciante coprì di soppiatto i declivi delle colline. Una a una spuntarono le stelle, e alle finestre della locanda brillarono le prime luci. Non appena calò l’oscurità, gli ultimi sfaccendati lasciarono la piazza; non appena calò l’oscurità, il profondo silenzio della foresta circostante si riversò nella vallata, e all’improvviso e stranamente mise a tacere l’isolata cittadina.

    L’ora di attesa finì, e la figura del dottore, che camminava ansiosa avanti e indietro, era ormai l’unica figura vivente rimasta nella piazza. Cinque, dieci, venti minuti furono scanditi dall’orologio del dottore, prima che un suono giungesse attraverso il silenzio della notte per avvertirlo dell’approssimarsi della carrozza. Pian piano apparve nella piazza, con i cavalli al passo, e si accostò, come si sarebbe potuto accostare un carro funebre, alla porta della locanda.

    «Il dottore è qui?», chiese in francese una voce di donna dall’oscurità della carrozza.

    «Sono qui, signora», rispose il dottore, prendendo una lanterna dalle mani del locandiere e aprendo la porta della carrozza.

    La prima faccia su cui si posò la luce fu la faccia della signora che aveva appena parlato, una bella, giovane donna scura, con gli ardenti occhi neri colmi di lacrime. La seconda faccia che fu illuminata fu la faccia di una vecchia negra rugosa, seduta di fronte alla signora sul sedile posteriore. La terza fu la faccia di un bimbetto che dormiva in braccio alla negra. La signora, con un secco gesto di impazienza, indicò alla bambinaia di lasciare per prima la carrozza insieme al bambino. «Per favore, toglieteli di mezzo», disse alla locandiera, «portateli nella loro stanza, per favore». Solo quando la sua richiesta fu esaudita, scese anche lei. Quindi la luce rischiarò per la prima volta il lato opposto della carrozza, e mostrò il quarto viaggiatore.

    Giaceva senza forze su un materasso appoggiato a una lettiga; i capelli, lunghi e scompigliati, sotto uno zucchetto nero; gli occhi spalancati che roteavano ansiosi senza pace; il resto del volto svuotato di tutte le espressioni del suo intimo carattere, sembrava morto. Guardandolo in quel momento, nulla avrebbe lasciato immaginare cosa poteva essere stato un tempo. Il vuoto plumbeo della sua faccia andava incontro a ogni domanda sulla sua età, il suo rango, il suo carattere e il suo aspetto, in un impenetrabile silenzio – domande a cui un tempo quella faccia avrebbe potuto rispondere. Nulla parlava di lui ormai, se non il trauma che lo aveva colpito con la morte-in-vita della paralisi. L’occhio clinico del medico interrogò i suoi arti inferiori, e morte-in-vita rispose: «Sono qui». L’occhio clinico del medico, risalendo attentamente lungo le mani e le braccia, interrogò più su e ancora più su fino ai muscoli della bocca, e morte-in-vita rispose: «Sto arrivando».

    Di fronte a una disgrazia così spietata e spaventosa, non c’era niente da dire. Una muta compassione era il solo aiuto che si potesse offrire alla donna in lacrime davanti allo sportello della carrozza.

    Mentre lo trasportavano sul suo giaciglio attraverso l’atrio dell’albergo, i suoi occhi erranti incontrarono la faccia della moglie. Si fermarono su di lei per un momento, e in quel momento l’uomo parlò.

    «Il bambino?», disse in inglese scandendo con lentezza, faticosamente.

    «Il bambino è al sicuro di sopra», rispose lei in un sussurro.

    «Il mio scrittoio?»

    «È in mano mia. Guarda! Non lo affiderei a nessuno; me ne prendo cura personalmente per te».

    Chiuse gli occhi per la prima volta dopo quella risposta, e non disse altro. Fu portato su per le scale con cura e destrezza; da un lato lo accompagnava la moglie e dall’altro (in un presago silenzio) il dottore. Il locandiere e i servitori che li seguivano videro la porta della camera aprirsi e richiudersi dietro di lui; udirono la signora scoppiare a piangere in modo convulso non appena rimase sola con il dottore e il malato; videro il dottore uscire, mezz’ora più tardi, col viso rubicondo un filo più pallido del solito; lo pressarono con impazienza per ottenere notizie, e ricevettero una sola risposta a tutte le domande: «Aspettate finché non lo avrò rivisto domani. Per stanotte non chiedetemi niente». Tutti conoscevano bene i modi del dottore, ed ebbero un brutto presentimento quando lui li lasciò in gran fretta rispondendo in quel modo.

    Fu così che i primi due ospiti inglesi dell’anno arrivarono alle terme di Wildbad, nella stagione del 1832.

    ii. Il lato concreto del carattere scozzese

    Il mattino seguente alle dieci, Mr Neal – mentre aspettava la visita medica che lui stesso aveva fissato a quell’ora – guardò l’orologio e si rese conto, con stupore, che stava aspettando invano. Erano quasi le undici quando finalmente la porta si aprì e il dottore entrò nella camera.

    «Avevo fissato alle dieci la vostra visita», disse Mr Neal. «Nel mio paese, un uomo che fa il medico è un uomo puntuale».

    «Nel mio paese», rispose il dottore senza il minimo disappunto, «un uomo che fa il medico è esattamente come gli altri uomini: in balia degli imprevisti. Vi prego di scusarmi, signore, per essere arrivato così tardi all’appuntamento; sono stato trattenuto da un caso molto penoso: il caso di Mr Armadale, l’uomo sulla carrozza che ieri superaste lungo la strada».

    Mr Neal guardò il medico con sorpresa e irritazione. Nello sguardo del dottore c’era un’ansia latente, nei suoi modi, una latente preoccupazione e non aveva idea a cosa fossero dovute. Per un attimo, le due facce si fronteggiarono in silenzio, mostrando un marcato contrasto di peculiarità nazionali: lo scozzese, longilineo e snello, severo e proporzionato; il tedesco, grassoccio e colorito, molle e informe. Una faccia sembrava non essere mai stata giovane, l’altra come se non dovesse mai invecchiare.

    «Posso permettermi di ricordarvi», disse Mr Neal, «che il caso attualmente sotto esame è il mio caso, e non quello di Mr Armadale?»

    «Certamente», rispose il dottore, ancora esitante tra il caso che era venuto a esaminare e il caso che aveva appena lasciato. «Sembra che voi soffriate di zoppia, fatemi controllare il vostro piede».

    La malattia di Mr Neal, per quanto lui la considerasse seria, da un punto di vista medico non era nulla di straordinario. Soffriva di dolori reumatici all’articolazione della caviglia. Furono fatte le domande e date le risposte necessarie, e furono prescritti i bagni necessari. Il consulto si concluse in dieci minuti e il paziente attese in un eloquente silenzio che il medico si congedasse.

    «Non posso negare», disse il dottore, alzandosi un po’ esitante, «che mi sto comportando in modo invadente con voi. Ma sono costretto a invocare la vostra indulgenza se ribatto sull’argomento di Mr Armadale».

    «Posso chiedervi cosa vi costringe?»

    «Il mio dovere di cristiano», rispose il dottore, «nei confronti di un moribondo».

    Mr Neal trasalì. Ciò che andava a toccare il suo senso del dovere religioso toccava il senso più reattivo della sua natura. «Siete riuscito a far valere le vostre ragioni», disse serio. «Il mio tempo è vostro».

    «Non abuserò della vostra cortesia», replicò il dottore riprendendo la sedia. «Sarò più conciso possibile. In breve, il caso è questo: Mr Armadale ha trascorso la maggior parte della sua vita nelle Indie Occidentali; una vita, per sua stessa ammissione, corrotta e senza regole. Poco dopo il suo matrimonio – sono ormai già tre anni – cominciarono a mostrarsi i primi sintomi di una incipiente forma di paralisi, e i suoi medici gli ordinarono di trasferirsi per provare il clima europeo. Da quando ha lasciato le Indie Occidentali ha vissuto soprattutto in Italia, senza alcun beneficio per la sua salute. Dall’Italia, prima che l’ultimo attacco lo colpisse, si è trasferito in Svizzera, e dalla Svizzera è stato mandato in questo posto. Questo è tutto ciò che saputo dalla relazione del suo medico; il resto posso dirvelo in base alla mia esperienza personale. Mr Armadale è stato mandato troppo tardi a Wildbad: è, praticamente, un uomo morto. La paralisi sta risalendo rapidamente, e ha già attaccato la parte inferiore della spina dorsale. È ancora in grado di muovere un po’ le mani, ma non può tenere nulla tra le dita. È ancora in grado di articolare le parole, ma domani o dopodomani potrebbe svegliarsi muto. Se gli do una settimana di vita, gli do quella che onestamente ritengo essere la sua durata massima di sopravvivenza. In risposta alla sua richiesta gli ho detto, con tutta la cura e il tatto possibili, quello che ho appena detto a voi. L’effetto è stato davvero angoscioso; non credo di poter descrivere la violenza del turbamento del paziente. Mi sono preso la libertà di domandargli se avesse degli affari in sospeso. Niente del genere. Il testamento è nelle mani del suo esecutore a Londra, e lascia alla moglie e al figlio di che mantenersi senza problemi. La mia domanda successiva ha avuto un esito migliore, ha colpito nel segno: Avete in mente qualcosa da fare prima di morire, che ancora non è stata fatta?. Ha tirato un grosso sospiro di sollievo, che disse – come nessuna parola avrebbe potuto dire – sì. Posso aiutarvi? "Sì. Ho qualcosa da scrivere e devo farlo io stesso; potete farmi tenere una penna in mano?. Se mi avesse chiesto se sono in grado di fare un miracolo sarebbe stato lo stesso. Non ho potuto che dire di no. Se vi detto le parole, ha proseguito, siete capace di scrivere quello che vi dico di scrivere?. Ancora una volta non ho potuto che dire di no: capisco un po’ l’inglese, ma non riesco a parlarlo né a scriverlo. Mr Armadale capisce il francese quando lo si parla (come lo parlo io) lentamente, ma non sa esprimersi in quella lingua; e di tedesco è completamente digiuno. In una situazione così difficile, ho detto quello che chiunque altro avrebbe detto al mio posto: Perché chiedere a me? Di là c’è Mrs Armadale a vostra disposizione. Prima che mi potessi alzare dalla sedia per andare a chiamarla, lui mi ha fermato, non con le parole, ma con uno sguardo di disprezzo che mi ha bloccato al mio posto con la potenza dello stupore. Di certo, ho detto, vostra moglie è la persona più adatta a scrivere per voi secondo il vostro volere. L’ultima persona al mondo!, ha risposto. Come? Domandate a me, uno straniero ed estraneo, di scrivere sotto dettatura cose che nascondete a vostra moglie?. Immaginate il mio stupore quando, senza un attimo di esitazione, mi ha risposto: Sì!. Sono rimasto spiazzato, senza parole. Se voi non potete scrivere in inglese, ha detto, trovate qualcuno che possa farlo. Io ho provato a protestare. Lui è scoppiato in un terrificante lamento, una muta supplica, come la supplica di un cane. Calma, calma!!, ho detto, troverò qualcuno. Oggi!, è sbottato, prima che la parola mi abbandoni come le mani. Oggi, entro un’ora. Ha chiuso gli occhi e si è calmato all’istante Mentre vi aspetto, ha detto, fatemi vedere il mio piccolo". Nel parlare della moglie non aveva manifestato alcuna tenerezza, ma quando ha chiesto del figlio ho visto le lacrime solcargli le guance. La mia professione, signore, non mi ha indurito come voi potreste pensare, e quando sono uscito per chiamare il bambino, mi si è stretto il cuore come se non fossi mai stato un dottore. Pensate forse che la mia sia una forma di debolezza?».

    Il dottore guardò supplichevole Mr Neal, ma guardare una roccia della Foresta Nera sarebbe stata lo stessa cosa. Mr Neal rifiutava fermamente di essere trascinato da qualsiasi dottore della cristianità fuori dal terreno dei dati di fatto.

    «Andate avanti», disse. «Mi sembra che non mi abbiate detto tutto quello che avete da dirmi, giusto?».

    «Non vi è chiaro adesso qual era il mio obiettivo nel venire qui?», ribatté l’altro.

    «Tutto sommato il vostro obiettivo mi è abbastanza chiaro. Mi invitate a immischiarmi alla cieca in una situazione che al momento è, se non altro, sospetta. Mi rifiuto di darvi qualsiasi risposta finché non ne saprò di più. Avete ritenuto necessario informare la moglie di quest’uomo di ciò che è successo tra voi e chiederle una spiegazione?»

    «Naturalmente!», disse il dottore, indignato per l’opinione sulla sua umanità che la domanda sembrava implicare. «Se ho mai visto una donna affezionata al marito, e dispiaciuta per il marito, questa è l’infelice Mrs Armadale. Non appena siamo rimasti soli, mi sono seduto accanto a lei e le ho preso la mano. Perché no? Sono un uomo vecchio e brutto, posso concedermi queste libertà!».

    «Scusate», intervenne l’imperscrutabile scozzese. «Mi permetto di farvi presente che state perdendo il filo del racconto».

    «Niente di più probabile», rispose il dottore, riacquistando il buonumore. «È una consuetudine della mia nazione quella di perdere regolarmente il filo, ed è indubbiamente consuetudine della vostra, signore, ritrovarlo regolarmente. Che esempio abbiamo qui dell’ordine dell’universo e della perpetua compatibilità tra le cose!».

    «Sareste così gentile da limitarvi, una volta per tutte, ai fatti?», insistette Mr Neal corrucciato e impaziente. «Posso chiedere, per mia informazione, se Mrs Armadale ha potuto dirvi cosa suo marito desidera che io scriva e perché si rifiuta di farla scrivere al suo posto?»

    «Ecco il filo del discorso, e grazie per averlo ritrovato!», esclamò il dottore. «Ascolterete dalle sue stesse parole ciò che Mrs Armadale aveva da dirmi. Il motivo per cui ora mi esclude dal suo segreto, ha detto, è, ne sono certissima, lo stesso motivo per cui mi ha sempre escluso dal suo cuore. Io sono la donna che è diventata sua moglie, ma non sono la donna che ama. Sapevo, quando mi ha sposato, che un altro uomo gli aveva portato via la donna che amava. Credevo che gliel’avrei fatta dimenticare. L’ho sperato quando ci sposammo; e l’ho sperato ancora quando gli ho dato un figlio. È necessario che vi parli della fine delle mie speranze? L’avete constatata voi stesso. (Abbiate pazienza, signore, vi supplico! Non ho perso di nuovo il filo, lo sto seguendo centimetro per centimetro). Questo è tutto quello che sapete?, le ho chiesto. Tutto quello che sapevo, ha risposto, fino a poco tempo fa. Fu quando ci trovavamo in Svizzera, quando la sua malattia volgeva quasi al peggio, che gli giunsero per caso notizie di quell’altra donna – ombra e veleno della mia vita – notizie che lo informavano che anche lei, come me, aveva dato a suo marito un figlio. Nel momento in cui fece quella scoperta – una scoperta irrilevante, se mai ce n’è stata una – un terrore micidiale si impossessò di lui: non per me o per se stesso; aveva paura per suo figlio. Il giorno stesso (senza farne parola con me) mandò a chiamare il dottore. Io fui indegna, sciagurata, fate voi... insomma, origliai alla porta. Lo sentii dire: Ho qualcosa da raccontare a mio figlio, quando sarà cresciuto abbastanza per capirmi. Avrò tempo a sufficienza?. Il dottore non poté dirgli nulla di certo. Quella notte (di nuovo senza farne parola con me), si chiuse a chiave nella sua stanza. Qualsiasi altra donna, se trattata in quel modo, come si sarebbe comportata al mio posto? Come me, avrebbe origliato ancora. Lo sentii parlare tra sé: Non vivrò abbastanza per dirlo: lo devo scrivere prima di morire. Sentii la sua penna grattare, grattare e grattare ancora sulla carta; lo sentii gemere e singhiozzare mentre scriveva; lo implorai per l’amor di Dio di farmi entrare. La penna crudele continuò a grattare, grattare, grattare; la penna crudele fu la sola risposta che mi diede. Aspettai sulla porta per ore; non so nemmeno per quanto. A un tratto la penna si fermò, e non udii altro. Sussurrai piano dal buco della serratura; dissi che ero infreddolita e stanca di aspettare; dissi: Oh, amore mio, fammi entrare!. Nemmeno la penna crudele mi rispose questa volta: ebbi in risposta solo il silenzio. Con tutta la forza delle mie misere mani, picchiai alla porta. I servitori salirono e la sfondarono. Troppo tardi: il danno era fatto. Su quella lettera fatale, l’aveva colto un attacco… Su quella lettera fatale lo trovammo paralizzato così come lo vedete adesso. Le parole che vuole che voi scriviate sono le parole che avrebbe scritto lui stesso se il colpo apoplettico lo avesse risparmiato fino alla mattina. Da allora a oggi, è rimasto uno spazio vuoto nella lettera; ed è quello spazio vuoto che vi ha appena chiesto di riempire. Mrs Armadale mi ha parlato con queste parole; in queste parole potete trovare la totalità e la sostanza di tutte le informazioni che sono in grado di darvi. Per cortesia, signore, ditemi: sono riuscito, infine, a tenere il filo del discorso? Sono riuscito a mostrarvi l’urgenza che dal capezzale del suo conterraneo mi porta qui?»

    «Finora», disse Mr Neal, «mi avete semplicemente mostrato la vostra agitazione. Questa è una faccenda troppo seria per essere trattata come la state trattando voi adesso. Mi avete coinvolto nell’affare, e io insisto per vedere con chiarezza la mia posizione. Non alzate le mani; le vostre mani non hanno a che fare con questa faccenda. Se devo finire di scrivere questa lettera misteriosa, chiedervi di cosa tratta è solo un atto di comprensibile prudenza da parte mia. Mrs Armadale sembra avervi fornito un gran numero di dettagli familiari per ricambiare, presumo, la vostra cortese attenzione nel prenderle la mano. Posso chiedervi cosa è stata in grado di dirvi sulla lettera del marito, fin dove è arrivato a scriverla?»

    «Mrs Armadale non è stata in grado di dirmi nulla», rispose il dottore, con un atteggiamento improvvisamente formale, che dimostrava che infine la sua pazienza si stava esaurendo. «Prima che avesse ripreso il controllo per poter pensare alla lettera, suo marito l’aveva richiesta e aveva fatto in modo che fosse chiusa a chiave nel suo scrittoio. Lei sa che da allora il marito, di volta in volta, ha tentato di finirla e che, di volta in volta, la penna gli è caduta dalle mani. Sa che, quando è venuta meno ogni altra speranza di miglioramento, i suoi medici lo hanno incoraggiato a sperare nelle famose acque di questo posto. E in ultimo, sa anche che questa speranza si è vanificata, dato che sa cosa ho detto stamattina al marito».

    L’espressione di disappunto che negli ultimi minuti era comparsa sul viso di Mr Neal divenne più profonda e cupa. Guardava il dottore come se lo avesse offeso personalmente.

    «Più penso all’incarico che mi state chiedendo di assumere», disse, «meno mi piace. Potreste prendervi la responsabilità di dire con certezza che Mr Armadale è in pieno possesso delle sue facoltà mentali?»

    «Sì, per quanto possa esprimerlo a parole».

    «La moglie approva che siate qui a richiedere il mio aiuto?»

    «Proprio sua moglie mi manda da voi – unico inglese a Wildbad – perché scriviate per il vostro conterraneo morente ciò che non può scrivere da solo, e che qui nessun altro può scrivere, a parte voi».

    Di fronte a questa risposta Mr Neal si sentì messo all’angolo. Tuttavia lo scozzese, in quell’angolo, cercò di resistere.

    «Aspettate un attimo!», esclamò. «Avete picchiato duro. Assicuriamoci che l’abbiate fatto anche con correttezza. Assicuriamoci che non ci sia nessun altro, a parte me, che possa prendersi questa responsabilità. Tanto per cominciare, a Wildbad c’è un sindaco, un uomo che possiede una carica ufficiale tale da giustificarne l’intervento».

    «Un uomo di valore», disse il dottore. «Con un unico difetto: conosce solo la sua lingua».

    «C’è l’ambasciata inglese a Stoccarda», insistette Mr Neal.

    «E ci sono miglia e miglia di foresta tra qui e Stoccarda», replicò il dottore. «Se mandassimo a chiamare qualcuno adesso, non riceveremmo aiuto dall’ambasciata prima di domani, e potrebbe accadere, considerata l’attuale difficoltà di pronuncia del moribondo, che domani lo ritroviamo privo dell’uso della parola. Io non so se i suoi ultimi desideri siano desideri innocui per il figlio o per altri; tuttavia so che devono essere soddisfatti all’istante o mai più, e che voi siete il solo uomo in grado di aiutarlo».

    Questa dichiarazione esplicita interruppe la discussione. E lasciò a Mr Neal due possibilità: dire sì, e commettere un’imprudenza, o dire no, e commettere un’azione disumana. Per qualche minuto restarono in silenzio. Lo scozzese continuava a riflettere, e il dottore continuava a guardarlo.

    Spettava a Mr Neal la responsabilità di pronunciare le successive parole, e a tempo debito Mr Neal se l’assunse. Si alzò dalla sedia con la cupa sensazione di aver subito un torto che gli abbassava le grosse sopracciglia e gli accentuava le rughe agli angoli della bocca.

    «La mia posizione mi forza», disse. «Non posso fare altro che accettare».

    Il carattere impulsivo del dottore si ribellò contro l’impietosa concisione e la scortesia di quella risposta. «Dio solo sa», proruppe con foga, «come vorrei conoscere l’inglese abbastanza da prendere il vostro posto al capezzale di Mr Armadale!».

    «A parte il fatto che avete pronunciato il nome dell’Onnipotente invano», rispose lo scozzese, «sono pienamente d’accordo con voi. Vorrei davvero che lo faceste».

    Senza che nessuno dei due proferisse più parola, lasciarono insieme la stanza; il dottore faceva strada.

    iii. Il relitto del mercantile di legnami

    Nessuno rispose quando il dottore, che con il suo accompagnatore aveva raggiunto l’anticamera dell’appartamento di Mr Armadale, bussò alla porta. Entrarono senza farsi annunciare e, guardando all’interno, si accorsero che il salotto era vuoto.

    «Devo vedere Mrs Armadale», disse Mr Neal. «Mi rifiuto di essere coinvolto nella questione a meno che Mrs Armadale non autorizzi di persona il mio intervento».

    «Probabilmente Mrs Armadale è con il marito», rispose il dottore. Mentre parlava si avvicinò a una porta in fondo al salotto, esitò e, voltandosi di nuovo, guardò con un’espressione carica d’ansia il suo riluttante accompagnatore. «Temo di avervi parlato un po’ troppo duramente, signore, mentre stavamo lasciando la vostra stanza», disse. «Vi prego con tutto il cuore di perdonarmi. Prima che questa povera, afflitta signora arrivi, mi… mi scuserete se vi chiedo di mostrare nei suoi confronti la massima cortesia e considerazione?»

    «Nossignore», rispose l’altro in tono piccato, «non vi scuserò. Che motivo vi ho dato di considerarmi sprovvisto di cortesia e considerazione nei confronti di chiunque altro?».

    Il dottore si rese conto che era inutile. «Vi chiedo ancora una volta scusa», disse rassegnato, e lasciò a se stesso l’intrattabile straniero.

    Mr Neal andò alla finestra e se ne restò lì, a fissare distrattamente il panorama e organizzare i pensieri in vista del colloquio che lo aspettava.

    Era mezzogiorno; il sole splendeva luminoso e caldo e tutto il piccolo mondo di Wildbad era dinamico e brioso, in quella mite primavera. Ogni tanto, pesanti carri guidati da conducenti con le facce scurite, passavano davanti alla finestra trasportando il loro pregiato carico di carbone della foresta. Ogni tanto, sospinti dalla corrente impetuosa del torrente che attraversa la città, grossi pezzi di legno, legati a distanza in serie interminabili – con gli zatterieri in stivaloni e pertica in mano, saldamente in piedi all’uno e all’altro capo – filavano rapidi e sinuosi tra le case nel lungo tragitto verso il Reno. Alte e ripide sopra i tetti spioventi degli edifici di legno sugli argini del fiume, le maestose colline, orlate di nero dagli abeti, davano lustro al cielo fulgido in un trionfo di verde lucente. Laddove i sentieri, dentro e fuori la foresta, si snodano tra l’erba e in mezzo agli alberi, le chiare vesti primaverili di donne e bambini in cerca di fiori selvatici andavano avanti e indietro nell’ariosa lontananza, come macchie cangianti di luce. In basso, sul viottolo che costeggia il torrente, le bancarelle del mercatino che aveva aperto puntualmente all’inizio della stagione, esponevano la loro sbrilluccicante chincaglieria e facevano sventolare nell’aria balsamica le loro splendide bandiere multicolori. I bambini guardavano lo spettacolo con desiderio, le ragazze abbronzate lavoravano a maglia con pazienza mentre andavano su e giù per il vialetto; i passanti di città, a gruppi di quattro o cinque, e i villeggianti, da soli o in due, si salutavano con gentilezza levandosi il cappello; e gli invalidi e gli infermi sulle sedie a rotelle uscivano con lentezza insieme agli altri nel lieto mezzodì, e si godevano la loro parte di luce beata che mette allegria, di sole benedetto che splende per tutti.

    Lo scozzese osservava questa scena con occhi che non ne coglievano affatto la bellezza, con la mente lontana da ogni insegnamento che impartiva. Valutò una per una le parole che avrebbe detto all’arrivo della signora. Analizzò una per una le condizioni che avrebbe dettato prima di prendere in mano la penna al capezzale del marito.

    «Mrs Armadale è qui», annunciò la voce del dottore, inserendosi in modo inaspettato tra lui e i suoi pensieri.

    Mr Neal si voltò all’istante e vide davanti a sé, illuminata dalla luce pura del mezzogiorno, una donna dal sangue misto europeo e africano, con la delicatezza del nord nei lineamenti del viso e la ricchezza del sud nel colore: una donna nel fiore della bellezza, che si muoveva con una grazia innata, che con innato fascino si guardava intorno, i cui occhi neri, grandi e languidi, si posarono su di lui con gratitudine, la cui piccola mano scura gli si offrì in segno di muto ringraziamento, riservandogli un’accoglienza che di solito si concede a un amico. Per la prima volta in vita sua, lo scozzese fu colto di sorpresa. Ogni parola di autodifesa su cui aveva ragionato fino a un istante prima, d’un tratto svanì dalla sua memoria. La sua tripla, impenetrabile corazza di ordinario sospetto, quotidiana autodisciplina, e abituale riservatezza, che in passato non lo aveva mai abbandonato di fronte una donna, lo abbandonò di fronte a lei, e lo mise in ginocchio, sottomesso. Prese la mano che lei gli porgeva e, in silenzio, offrì con un inchino il primo autentico tributo al gentil sesso.

    Dal canto suo, la donna esitava. Il tempestivo intuito femminile che, in circostanze più felici, avrebbe colto al volo il segreto del suo imbarazzo, adesso la tradiva. Attribuì l’insolita accoglienza che le aveva riservato all’orgoglio, alla riluttanza, a un motivo qualunque e non certo all’inaspettata rivelazione della propria bellezza. «Non ho parole per ringraziarvi», disse a bassa voce, cercando di conquistare la sua benevolenza. «Se cercassi di dire qualcosa, non potrei che peggiorare la situazione». Presero a tremarle le labbra, allora si ritrasse un poco e distolse lo sguardo in silenzio.

    Il dottore, che se ne stava quieto in un angolo a osservare, prima che Mr Neal potesse intervenire, si fece avanti e invitò Mrs Armadale a sedersi. «Non abbiate paura di lui», sussurrò il buonuomo dandole una leggera pacca sulla spalla. «Era duro come il ferro nelle mie mani, ma credo, guardandolo adesso, che nelle vostre sarà malleabile come la cera. Ditegli le parole che vi ho raccomandato di dire, e accompagniamolo nella camera di vostro marito prima che il suo spirito tagliente riprenda il sopravvento».

    La donna, recuperata la risolutezza, si portò a mezza strada dalla finestra per affrontare Mr Neal. «Caro amico, il dottore mi ha detto che la vostra sola perplessità nel venire qui riguarda me», disse, con la testa leggermente abbassata e il colorito intenso che sbiadiva mentre parlava. «Vi sono profondamente grata, ma vi supplico di non preoccuparvi di me. Ciò che mio marito desidera...». La sua voce si affievolì. Aspettò con fierezza, e si riprese. «Ciò che mio marito desidera nei suoi ultimi istanti, lo desidero anch’io».

    Questa volta Mr Neal aveva riacquistato il controllo necessario per risponderle. La pregò, con un tono di voce sommesso e sincero, di non dire altro. «La sola cosa che desideravo era mostrarvi tutto il mio riguardo», disse, «la sola cosa che desidero adesso è risparmiarvi qualunque dispiacere». Mentre parlava, qualcosa di simile a un rossore colorò appena il suo viso giallognolo. Lei lo guardava con occhi dolci e premurosi, e lui si sentì in colpa per i pensieri che aveva fatto prima che lei entrasse.

    Il dottore si accorse che quello era il momento giusto. Aprì la porta che portava nella camera di Mr Armadale e rimase lì, ad aspettare in silenzio. Mrs Armadale entrò per prima. Nel giro di un minuto la porta fu di nuovo chiusa, e Mr Neal rimase legato alla responsabilità che gli era stato imposta, in modo definitivo.

    L’arredamento della camera seguiva la moda sgargiante del continente, e la luce calda del sole la illuminava gioiosamente. Amorini e fiori decoravano il soffitto; nastri dai colori vivaci tenevano ferme tende bianche; un elegante orologio dorato ticchettava sopra una mensola del caminetto rivestita di velluto; diversi specchi baluginavano sui muri, e fiori di tutti i colori dell’arcobaleno punteggiavano il tappeto. Tra lo sfarzo, gli orpelli e gli scintillii, giaceva l’uomo paralizzato – la testa sorretta da molti cuscini – con gli occhi irrequieti e la parte inferiore della faccia inanimata; le mani inerti sistemate sopra le lenzuola, come quelle di un cadavere. Al capo del letto stava, arcigna e vecchia e silenziosa, la vizza bambinaia nera; e sul copriletto, tra le mani aperte del padre, era disteso il bambino nel suo vestitino bianco, tutto preso da un gioco nuovo. Quando la porta si aprì e Mrs Armadale fece strada per entrare, il bambino stava spingendo il suo giocattolo – un soldato a cavallo – avanti e indietro sulle mani inermi che aveva ai lati, e gli occhi irrequieti del padre seguivano il su e giù del pupazzo, vigilavano attenti e senza posa, impressionanti come quelli di un animale selvatico.

    Appena Mr Neal apparve sulla soglia, quegli occhi frenetici si fermarono, guardarono in alto e si fissarono, fieramente indagatori, sullo sconosciuto. Pian piano, le labbra inanimate si sforzarono fino a muoversi, e con una pronuncia lenta ed esitante trasformarono la domanda che gli occhi rivolgevano muti, in parole.

    «Siete voi l’uomo?».

    Mr Neal si mosse verso il letto e, mentre si avvicinava Mrs Armadale si fece da parte per andare ad aspettare col dottore in fondo alla stanza. Mentre lo sconosciuto si avvicinava, il bambino con il giocattolo in mano sollevò lo sguardo, per un istante spalancò stupito i vivi occhi marroni e poi riprese a giocare.

    «Sono stato messo a conoscenza della vostra infelice situazione, signore», disse Mr Neal, «e sono venuto qui per mettere i miei servizi a vostra disposizione, servizi che nessuno tranne me, come mi ha spiegato il vostro medico, è nella condizione di rendervi in questo luogo straniero. Il mio nome è Neal. Sono avvocato a Edimburgo, e ritengo di poter affermare, per quanto mi riguarda, che la fiducia che vorrete concedermi sarà stata riposta in modo appropriato».

    Questa volta non c’erano gli occhi della bella moglie a confondergli le idee. Parlò al marito infermo con calma e serietà, senza la consueta asprezza, con un atteggiamento di dignitosa compassione che mise in luce il lato migliore del suo carattere. La vista del letto di morte si era dimostrata utile per lui.

    «Volete che scriva qualcosa per voi?», riprese dopo aver aspettato invano una risposta.

    «Sì!», disse il moribondo, dominato da un’impazienza che lampeggiava furiosa nei suoi occhi, ma che la lingua non era in grado di esprimere. «La mia mano è andata, e la mia parola se ne sta andando. Scrivete!».

    Prima di poter parlare di nuovo, Mr Neal percepì dietro di sé il fruscio di un abito femminile e un rapido cigolio di rotelle sul tappeto. Mrs Armadale stava spostando la scrivania ai piedi del letto. Se aveva intenzione di erigere le difese che aveva pensato per superare indenne qualsiasi conseguenza ne fosse derivata, doveva farlo ora o mai più. Continuò a dare le spalle a Mrs Armadale, e subito rivolse la prima domanda preventiva nel modo più diretto.

    «Posso chiedervi, signore, prima di prendere la penna in mano, cosa desiderate che io scriva?».

    Gli occhi irosi dell’infermo si accesero ancora di più. Le sue labbra si aprirono e si chiusero di nuovo, ma non ne uscì nessuna risposta.

    Mr Neal provò con un’altra domanda preventiva, cambiando direzione.

    «Quando avrò scritto ciò che desiderate», chiese, « cosa dovrò farne?».

    Questa volta la risposta arrivò: «Sigillarlo in mia presenza e inviarlo al mio es...».

    Il suo tentativo di articolare la frase s’interruppe all’improvviso, e lui guardò in faccia in modo toccante il suo interlocutore affinché gli porgesse la successiva parola.

    «Intendete il vostro esecutore?»

    «Sì».

    «Suppongo che si tratti di una lettera che devo inviare». Nessuna risposta.

    «Posso chiedervi se è una lettera che modifica il vostro testamento?»

    «Niente del genere».

    Mr Neal si fermò a riflettere. Il mistero s’infittiva. L’unica strada per uscirne, al momento, era quella tracciata lievemente attraverso la strana storia della lettera incompiuta che il dottore gli aveva riferito con le parole di Mrs Armadale. Più si avvicinava al suo sconosciuto impegno, più si sentiva presago dell’arrivo di qualcosa di grave.

    Doveva azzardare un’altra domanda prima di impegnarsi irrevocabilmente? Mentre il dubbio attraversava i suoi pensieri, sentì l’abito di seta di Mrs Armadale toccarlo dal lato più lontano dal marito. La delicata mano scura di lei si posò lieve sul suo braccio; i suoi profondi occhi africani lo guardarono imploranti e arrendevoli.

    «Mio marito è molto ansioso», sussurrò, «vorreste lenire la sua ansia, signore, sistemandovi alla scrivania?».

    Era dalle sue labbra che proveniva la richiesta, dalle labbra della persona che aveva tutto il diritto di esitare, la moglie che era stata esclusa dal segreto! La maggior parte degli uomini nella posizione di Mr Neal avrebbero rinunciato all’istante a tutte le difese. Lo scozzese rinunciò a tutte tranne una.

    «Scriverò quello che desiderate io scriva», disse, rivolgendosi a Mr Armadale. «Lo sigillerò in vostra presenza, e lo invierò io stesso al vostro esecutore. Tuttavia, nell’impegnarmi a farlo, devo pregarvi di ricordare che sto agendo completamente all’oscuro, e devo chiedervi di scusarmi se mi riservo la più totale libertà di azione dopo che i vostri desideri relativi alla scrittura e alla spedizione della lettera saranno stati esauditi».

    «Ho la vostra parola?»

    «Se volete la mia parola, signore, ve la darò, purché soggetta alla condizione che vi ho appena menzionato».

    «Vada per la vostra condizione, e mantenete la parola. Il mio scrittoio», aggiunse guardando la moglie per la prima volta.

    Lei attraversò la stanza impaziente di prendere lo scrittoio appoggiato su una sedia in un angolo. Mentre tornava indietro, fece un rapido segno alla negra che, silenziosa e seria, stava ancora nel posto che occupava dall’inizio. La donna, obbedendo al segnale, si mosse per prendere il bambino dal letto. Nel momento in cui lo toccò, gli occhi del padre – prima fissi sullo scrittoio – si voltarono su di lei con la furtiva rapidità di un gatto. «No!», esclamò. «No!», fece eco la voce argentina del bimbo, ancora rapito dal suo giocattolo, e ancora soddisfatto del suo posto sul letto. La negra lasciò la stanza, e il bambino, trionfante, fece trottare su e giù il soldatino sulle coperte distese sul petto del padre. Come lo guardò, il bel viso della madre si contrasse in una fitta di gelosia.

    «Devo aprire il tuo scrittoio?», domandò, mentre allontanava bruscamente il giocattolo del bambino. Rispondendo con uno sguardo, il marito guidò la sua mano sotto il cuscino nel posto dove era nascosta la chiave. Lei aprì lo scrittoio e scoprì al suo interno alcuni piccoli fogli scritti a mano spillati insieme. «Questi?», domandò facendoglieli vedere.

    «Sì», disse lui. «Adesso puoi andare».

    Lo scozzese seduto alla scrivania, il dottore in un angolo a mescolare un medicamento rinvigorente, si guardarono a vicenda con una tensione sul volto che nessuno dei due era in grado di controllare. Le parole che escludevano la moglie dalla stanza erano state pronunciate. Era arrivato il momento.

    «Adesso puoi andare», disse Mr Armadale per la seconda volta.

    La donna guardò il figlio, comodamente piazzato sul letto, e un grigio pallore si diffuse pian piano sul suo viso. Guardò la lettera fatale che per lei era un segreto sigillato e una tortura di geloso sospetto – sospetto di quell’altra donna che era stata l’ombra e il veleno della sua vita – che le spezzavano il cuore. Dopo essersi allontanata di qualche passo dal letto, si fermò e ritornò indietro. Forte del coraggio dell’amore e della disperazione, premette le labbra sulla guancia del marito in fin di vita e lo supplicò per l’ultima volta. Le sue cocenti lacrime scivolarono sul viso di lui mentre gli sussurrava: «Oh, Allan, pensa a quanto ti ho amato! Pensa con quanta tenacia ho cercato di farti felice! Pensa che presto ti perderò! Oh, amore mio! No, non mandarmi via!».

    Furono le parole a perorare la sua causa; quel bacio, il ricordo dell’amore che aveva ricevuto e che mai aveva contraccambiato, toccarono il cuore dell’uomo che sprofondava rapidamente, come nulla l’aveva toccato dal giorno del suo matrimonio. Proruppe in un profondo sospiro. La guardò, ed ebbe un momento di esitazione.

    «Lasciami restare», mormorò lei, avvicinandosi ancora di più al suo viso.

    «Aumenterebbe solo la tua angoscia», le rispose in un sussurro.

    «Niente mi angoscia come essere allontanata da te!».

    Lui restò in silenzio. Lei capì che stava pensando, e aspettò a sua volta.

    «Se ti lascio rimanere per un po’?»

    «Sì! Sì!».

    «Poi te ne andrai quando te lo dirò?»

    «Lo farò».

    «Lo giuri?».

    Le catene che gli imprigionavano la lingua sembrarono allentarsi per un momento nell’accesso d’inquietudine che costrinse le sue labbra a fare quella domanda. Disse quelle parole sorprendenti come se non avesse mai parlato prima.

    «Lo giuro!», ripeté lei e, lasciandosi cadere in ginocchio accanto al letto, gli baciò la mano con passione. I due estranei presenti voltarono la testa come di comune accordo. Nel silenzio che seguì, l’unico suono che disturbava era il lieve rumore del giocattolo che il piccolo muoveva qua e là sul letto.

    Il dottore fu il primo a rompere l’incantesimo dell’immobilità che era calata su tutti i presenti. Si avvicinò al paziente e lo esaminò con una certa inquietudine. Mrs Armadale si sollevò dalle ginocchia e, dopo aver aspettato il permesso del marito portò le pagine manoscritte che aveva tirato fuori dallo scrittoio sul tavolo dove Mr Neal era in attesa. Rossa in viso e impaziente, più bella che mai nell’intenso turbamento che ancora la possedeva, nell’affidargli la lettera si chinò su di lui e, sfruttando i mezzi per il proprio fine, con un incauto, femmineo abbandono ai propri impulsi, gli sussurrò: «Leggetela ad alta voce dall’inizio. Devo e voglio ascoltarla!». I suoi occhi accesi scagliavano luci ardenti in quelli di lui; il suo respiro lo colpiva sulla guancia. Prima che potesse rispondere, prima che potesse formulare un pensiero, lei era tornata dal marito. Le era bastato parlare un attimo e la sua bellezza aveva piegato lo scozzese al suo volere. Crucciato per aver dovuto ammettere a malincuore la propria incapacità di resisterle, sfogliò le pagine della lettera; si soffermò sullo spazio bianco dove la penna era caduta di mano allo scrivente lasciando una macchia sul foglio; tornò di nuovo indietro fino all’inizio e pronunciò le parole, nell’interesse della moglie, che lei stessa gli aveva messo in bocca.

    «Forse, signore, potreste voler fare alcune correzioni», esordì, concentrando in apparenza l’attenzione sulla lettera, e con tutta l’aria di lasciare che il suo temperamento scorbutico avesse ancora una volta la meglio. «Devo rileggervi quello che avete già scritto?».

    Mrs Armadale, seduta a fianco della testiera del letto, e il dottore, seduto dall’altro lato con le dita che tastavano il polso del paziente, aspettavano con preoccupazioni profondamente diverse la risposta alla domanda di Mr Neal. Gli occhi di Mr Armadale si staccarono dal figlio per rivolgersi, con fare inquisitorio, alla moglie.

    «E tu ascolterai?», disse. Il respiro di lei si fece più rapido; la sua mano afferrò quella di lui; chinò la testa e restò in silenzio. Suo marito esitò un momento, interrogando in segreto i propri pensieri e tenendo gli occhi fissi sulla moglie. Infine prese una decisione, e diede la risposta. «Leggete», disse, «e fermatevi quando ve lo dico».

    Era quasi l’una, e la

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