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Fidel Castro. Il Líder Máximo
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E-book145 pagine1 ora

Fidel Castro. Il Líder Máximo

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Info su questo ebook

La storia vera del rivoluzionario che ha combattuto il capitalismo

È stato il rivoluzionario che, al fianco di Che Guevara, liberò Cuba dal regime di Fulgencio Batista. È stato il protagonista del braccio di ferro con gli Stati Uniti culminato nell’episodio della Baia dei Porci del 1961. È stato uno dei leader più controversi del secolo scorso: illuminato fautore di sanità e istruzione per un popolo stremato da un durissimo embargo secondo alcuni, secondo altri dittatore oscurantista e censore degli oppositori. Fidel Castro tenne saldamente il potere nelle proprie mani, non sconfessando mai il valore politico-ideologico del comunismo, nemmeno dopo la dissoluzione dell’Unione Sovietica. La forte personalità e il carisma lo hanno reso una vera e propria icona del popolo cubano: con la morte del Líder Máximo è venuto a mancare l’ultimo grande protagonista della Storia del Novecento e di fatto si è conclusa un’epoca.
Livio Zerbini
ha insegnato in diverse università europee, tra cui la Sorbona di Parigi, e attualmente insegna all’Università di Ferrara. È direttore del Black Sea International Centre, con sede a Batumi, in Georgia. Al proprio attivo ha numerose pubblicazioni scientifiche e 22 libri, di cui alcuni tradotti in diverse lingue. Con la Newton Compton ha pubblicato I personaggi che hanno fatto grande Roma antica, Grandi e piccoli eroi che hanno cambiato la storia e Fidel Castro. Il Líder Máximo.
LinguaItaliano
Data di uscita1 dic 2016
ISBN9788822704429
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    Anteprima del libro

    Fidel Castro. Il Líder Máximo - Livio Zerbini

    em

    481

    Prima edizione ebook: dicembre 2016

    © 2016 Newton Compton editori s.r.l.

    Roma, Casella postale 6214

    ISBN 978-88-227-0442-9

    www.newtoncompton.com

    Realizzazione a cura di Corpotre, Roma

    Livio Zerbini

    Fidel Castro

    Il Líder Máximo

    La storia vera del rivoluzionario che ha combattuto il capitalismo

    omino

    Newton Compton editori

    Introduzione

    Fidel Castro è l’ultimo grande protagonista della storia del Novecento e con la sua morte si conclude di fatto un’epoca. La sua forte personalità e il suo carisma lo hanno reso una vera e propria icona del popolo cubano, ma anche uno dei personaggi più discussi del Novecento.

    Della vita del Líder Máximo – ovvero il Condottiero Supremo, come fu appunto chiamato dai cubani – è universalmente nota la sua ferma determinazione nel combattere Fulgencio Batista, il dittatore che aveva imposto un regime totalitario su Cuba. La fiera e strenua opposizione di Fidel Castro alla dittatura di Batista lo rese – con l’amico Ernesto Guevara, detto il Che – uno dei più grandi rivoluzionari della storia.

    Fidel Castro infatti si pose a capo di un piccolo gruppo di barbudos – così vennero chiamati i suoi guerriglieri, perché nei loro rifugi nella Sierra Maestra non avendo a disposizione rasoi e lamette si fecero crescere la barba – osò sfidare con impavido coraggio l’esercito di Batista. Fu una lotta impari, in quanto il piccolo manipolo di barbudos dovette combattere – in nome della libertà del popolo cubano – contro un esercito di dimensioni di gran lunga maggiori e decisamente più armato e addestrato.

    E così Fidel, dopo aver maturato una coscienza politica negli anni in cui frequentò l’Università dell’Avana, si trovò a guidare il movimento rivoluzionario, che nel frattempo si era formato attorno alla sua figura carismatica, e a pianificare le prime concrete azioni per cercare di abbattere il dittatore Batista.

    L’assalto alla caserma Moncada, a Santiago di Cuba, il 26 luglio 1953 fu la prima vera azione rivoluzionaria di Fidel Castro, che gli costò la condanna a quindici anni di prigione, pena sospesa due anni dopo per l’amnistia di cui beneficiò insieme ad alcuni compagni di lotta e oppositori della dittatura.

    Ciò non distolse però Castro dal suo fermo proposito di riportare la libertà e la democrazia a Cuba e – dopo aver fondato il Movimento 26 Luglio ed essersi rifugiato in Messico subito dopo l’amnistia – cominciò a organizzare quell’impresa, per certi aspetti epica, che è nota come lo sbarco del Granma, l’imbarcazione con cui Fidel e gli altri rivoluzionari il 2 dicembre 1956 raggiunsero la costa orientale dell’isola.

    Fu l’inizio della rivoluzione cubana: dalle impervie e intricate montagne della Sierra Maestra iniziò quella dura guerriglia, che durò quasi sei anni e mezzo, nel corso dei quali i barbudos di Fidel Castro – temprati a marce e fatiche impensabili e vivendo in condizioni impossibili – riuscirono alla fine ad avere la meglio sulle milizie del dittatore Batista, ben più consistenti, e a entrare trionfalmente all’Avana l’8 gennaio 1959.

    Fidel Castro all’indomani della liberazione di Cuba dalla dittatura di Batista assunse la carica di primo ministro – che ha continuato a ricoprire nei decenni successivi assieme a quelle di capo delle forze armate e primo segretario del Partito Comunista Cubano – e si trovò poi ad affrontare i gravi problemi economici e sociali che da anni attaglianavano Cuba e a cui cercò di dare soluzione con una serie di drastici provvedimenti che colpirono gli importanti interessi economici degli Stati Uniti nell’isola.

    La conseguente tensione che nacque tra Stati Uniti e Cuba si acuì nell’aprile del 1961 con l’episodio della Baia dei Porci, che indusse Castro ad avvicinarsi sempre di più all’Unione Sovietica, aderendo nel contempo – con sempre maggiore convinzione – all’ideologia comunista.

    Nell’ottobre 1962 Cuba fu lo scenario di uno dei momenti più difficili della Guerra fredda tra Stati Uniti e Unione Sovietica, che alla fine – dopo alcuni giorni di grave tensione internazionale – si risolse con il ritiro dall’isola dei missili sovietici e l’impegno statunitense a non aggredirla, come era avvenuto alla Baia dei Porci.

    Da quel momento in poi Fidel Castro tenne saldamente il potere nelle proprie mani, non sconfessando mai il valore politico-ideologico del comunismo, nemmeno dopo la dissoluzione dell’Unione Sovietica.

    La fine del comunismo nell’urss, sino a quel momento principale partner e interlocutore di Cuba, portò inevitabilmente il Paese a un maggiore isolamento sul piano internazionale, ulteriormente aggravato sul piano economico dall’inasprimento nel 1992 dell’embargo degli Stati Uniti.

    Fidel Castro negli ultimi anni in cui fu al potere, nonostante l’introduzione di parziali riforme politiche ed economiche, ha continuato a rivendicare con forza la sua fedeltà ai principi del comunismo, riuscendo nel contempo a sensibilizzare un numero sempre più ampio di Paesi sulla necessità di porre fine all’embargo statunitense e in tal senso si è espresso anche Giovanni Paolo ii nel corso della sua storica visita a Cuba nel gennaio 1998.

    Il peggioramento delle condizioni di salute del Líder Máximo lo hanno costretto il 18 febbraio 2008 a dimettersi definitivamente da tutte le cariche ricoperte per quasi mezzo secolo. La guida del Paese è passata così al fratello Raúl, fedele compagno di tante lotte sin dagli inizi della sua attività politica e rivoluzionaria.

    La visita del presidente americano Barack Obama all’Avana il 21 marzo 2016 e la stretta di mano con Raúl Castro hanno finalmente riaperto il dialogo tra gli Stati Uniti e Cuba dopo ottantotto anni di relazioni diplomatiche difficili e tese.

    Negli ultimi anni Fidel Castro per le sue gravi condizioni di salute si è mostrato assai raramente in pubblico e la sua ultima apparizione è stata in occasione dei festeggiamenti per il suo novantesimo compleanno. Ma – nonostante le rarissime apparizioni – per chi visita Cuba la sua presenza si percepisce ovunque.

    Gli anni della malattia hanno segnato profondamente il Líder Máximo, mostrandoci un uomo debole e malfermo, un tempo carismatico come pochi e forte come quercia. Ma ancora si poteva percepire chiaramente, soprattutto nell’intensità dello sguardo, il suo carattere indomito e la sua ferma volontà e determinazione, che gli consentirono nel fiore dei suoi anni di combattere tenacemente la dittatura di Batista, rendendolo uno dei rivoluzionari più carismatici della storia.

    «Caro popolo di Cuba, è con profondo dolore che compaio per informare il nostro popolo, gli amici della nostra America e del mondo, che oggi 25 novembre del 2016, alle 10.29, ore della notte, è deceduto il comandante in capo della Rivoluzione cubana, Fidel Castro Ruiz»: con queste poche parole, scandite dalla commozione, a stento trattenuta, il fratello Raúl Castro dalla televisione di Stato cubana ha annunciato la morte del Líder Máximo.

    Con la morte di Fidel Castro non solamente muore uno dei più grandi rivoluzionari della storia, ma viene anche a mancare l’ultimo protagonista del Novecento.

    I

    Il giovane Fidel

    Fidel Castro – colui che diverrà il Líder Máximo – è nato il 13 agosto del 1926 nel villaggio di Birán – nella fattoria Las Mañacas – nella provincia di Holguín, in Oriente, un lembo di terra con maestose montagne, splendidi litorali e città ricche di storia.

    Il padre, Ángel Castro y Argiz, originario della Galizia spagnola, era un benestante possidente terriero e certamente le agiate origini familiari del giovane Fidel non avrebbero fatto presagire in alcun modo il suo futuro destino rivoluzionario. Egli infatti, rampollo di una famiglia benestante, poteva fare una vita comoda e agiata, preclusa a gran parte della popolazione cubana. La madre, Lina Ruz González, era stata la domestica del padre ed era ben più giovane di lui. Fidel era il terzogenito di sette figli; cinque anni dopo sarebbe nato Raúl, suo compagno nella rivoluzione cubana.

    L’infanzia e l’adolescenza di Fidel furono dunque serene e senza problemi economici, nonostante Cuba stesse vivendo in quegli anni momenti difficili a causa di una precaria situazione economica.

    L’economia cubana era cresciuta molto rapidamente nei primi vent’anni del Novecento, stimolata dai solidi rapporti commerciali con gli Stati Uniti e dalla favorevole congiuntura creata dalla prima guerra mondiale.

    La crescita era però basata in modo pressoché esclusivo sullo zucchero, la principale risorsa del Paese, e sulle privilegiate relazioni economiche con gli Stati Uniti. I molti capitali americani affluiti a Cuba, dove trovarono terreno fertile per i loro investimenti, furono difatti fondamentali per la crescita economica dell’isola, dato che controllavano ben il 70% della produzione di zucchero, oltre alle infrastrutture e ai traffici commerciali. Il peso economico degli Stati Uniti su Cuba era pertanto significativo e si faceva molto sentire.

    Il benessere economico di questo periodo, distribuito però in modo alquanto diseguale tra la popolazione, si rivelò nel volgere di pochi anni assai fragile, tanto che nel 1920 una brusca caduta del prezzo dello zucchero provocò un tracollo finanziario, che ebbe quindi gravi ripercussioni sull’economia del Paese, portando alla rovina diverse istituzioni bancarie cubane, incapaci di reggere il peso della crisi.

    Per porre rimedio a questa soluzione nel 1925, l’anno prima della nascita di Fidel Castro, divenne presidente della repubblica cubana il generale Gerardo Machado, il quale – dinanzi al sempre più crescente malcontento popolare per la crisi economica dell’isola – instaurò la cosiddetta dittatura machadista, tesa a far tacere ogni forma di opposizione degli avversari politici.

    Questo fu il clima politico degli anni dell’infanzia di Fidel, ma nulla di

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