Un capo da sposare: Harmony Collezione
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Lee Wilkinson
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Anteprima del libro
Un capo da sposare - Lee Wilkinson
Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:
The Tycoon’s Trophy Mistress
Harlequin Mills & Boon Modern Romance
© 2003 Lee Wilkinson
Traduzione di Anna Vassalli
Questa edizione è pubblicata per accordo con
Harlequin Books S.A.
Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o
persone della vita reale è puramente casuale.
Harmony è un marchio registrato di proprietà
HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved.
© 2004 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano
eBook ISBN 978-88-3050-425-7
1
Nella sede londinese della Wolfe International, l’uomo dagli occhi di ghiaccio passeggiava nervosamente nel sontuoso ufficio a lui riservato, come una tigre in gabbia.
E se lei non si fosse fatta vedere? E se nel frattempo avesse cambiato idea?
Attutito dal frastuono del traffico convulso di Piccadilly Circus, udì il lieve cigolio dell’ascensore.
Un attimo dopo, attraverso la parete di cristallo che separava i due uffici, vide aprirsi la porta.
Nascosto dietro alla veneziana color crema, la osservò entrare nell’ufficio adiacente e fermarsi accanto all’imponente scrivania del signor Telford.
Rossa naturale, gambe lunghe, fisico sottile e aggraziato. Sul viso ovale si notavano il bel naso dritto, il mento determinato e una bocca che ricordava quella di Sofia Loren negli anni giovanili.
I capelli erano raccolti in uno chignon morbido che accentuava i tratti perfetti del volto e, dalla posizione privilegiata in cui si trovava, poteva vedere che il taglio degli occhi era vagamente orientale. Seccato, si rese conto che non riusciva a scorgerne il colore.
Era la perfetta incarnazione della donna dei suoi sogni, disse a se stesso, quasi pensando a voce alta.
Qualcosa di particolare, nei suoi tratti, rendeva il viso interessante oltre che splendido; a giudicare dal lavoro che svolgeva e da quanto aveva scoperto sul suo conto con un’indagine riservata, poi, possedeva anche un cervello e un carattere determinato.
Fino a quel momento, per evitare il rischio di un coinvolgimento emotivo, Daniel Wolfe non aveva mai badato al carattere o all’intelligenza delle donne che frequentava, ma si era accontentato di ricercare solamente una bella accompagnatrice per le occasioni mondane. Oltre a un corpo attraente da portare a letto, ovvio. In questo modo riusciva a soddisfare le necessità fisiche, lasciando fuori dalla propria vita ogni sentimento.
Questa volta, invece, le emozioni erano emerse prepotenti e indisturbate. Da quando aveva messo gli occhi su di lei, tre mesi prima, lui aveva iniziato a desiderarla appassionatamente, ardentemente.
Era stata una visione fugace mentre si stava recando all’aeroporto, così aveva chiesto chi fosse al signor Telford, il direttore generale.
«È la sorella di Tim Hunt.»
La risposta lo aveva un po’ sconcertato. «Non sapevo che avesse una sorella» aveva commentato con noncuranza.
«Per quanto ne so, pochi ne sono al corrente.»
«Non esiste un altro Hunt nell’elenco del personale.»
«Si chiama Jennifer Michaels, infatti» aveva precisato Telford, mentre aspettavano l’ascensore.
«È sposata?» si era affrettato a chiedere Daniel, improvvisamente allarmato. Aveva sempre seguito il principio di evitare come la peste le donne sposate.
«No, è single.»
«Allora perché hanno due cognomi diversi?»
«Avrei dovuto dire sorellastra» si corresse Telford.
Daniel aveva tratto un profondo respiro. «Sarebbe stato tutto molto più chiaro.» Aveva riflettuto un attimo prima di aggiungere: «Che tu sappia, era in buoni rapporti con il fratellastro?».
«A me risulta che fossero molto uniti.»
«Ma lei non era al funerale» gli fece notare Daniel.
«Jennifer era lontana, al momento della tragedia. Era più di un anno che non si concedeva una vacanza, così ne aveva approfittato per chiedere cinque settimane. Il tempo di sapere della disgrazia, volare a casa ed era già tutto finito.»
«Quanti anni ha la signorina Michaels?» aveva indagato Daniel, mentre lasciavano l’ascensore per dirigersi all’ingresso dove li attendeva una limousine.
«Non lo so esattamente. Venticinque o ventisei.»
«Che lavoro svolge?»
«Jennifer lavora nella nostra squadra di ricerca, analizza il mercato e prevede le tendenze future.»
«È tanto che lavora per noi?»
«Ha iniziato i primi mesi dello scorso anno. In febbraio, direi.»
«E che cosa puoi dirmi della sua vita privata? Qualche amico? Un compagno, forse?» lo incalzò Daniel.
Telford aveva arcuato le sopracciglia cespugliose. «Non saprei.» Era evidente che il dirigente di mezza età disapprovava domande tanto personali.
«Come se la cava con i colleghi?»
«Molto bene. Anche se talvolta sembra un po’ riservata, è sempre gentile e amichevole.»
«Nessuna storia con qualche collega?» aveva insistito Daniel.
«No, che io sappia. Si dice che, da quando ha rotto un fidanzamento, diversi mesi fa, eviti gli uomini.»
«Capisco. Ed è in gamba nel lavoro?»
«Eccellente. È sicuramente uno dei migliori cervelli della squadra. Ma, oltre a essere pronta e intelligente, è gentile e sensibile. È rimasta sconvolta dalla morte del fratellastro.»
Telford aveva aperto una delle pesanti porte di cristallo per far passare il proprio superiore e, quasi come monito, aveva aggiunto: «Dopo aver letto le conclusioni della stampa e ascoltato le voci che giravano in ufficio, è apparsa turbata e in collera. Pare sia convinta che tu sia in gran parte responsabile per quanto è successo...».
Qualcuno era passato accanto a loro e Telford aveva abbassato la voce. «Era decisa a dare le dimissioni, però io non volevo perderla, così le ho proposto di prendersi un po’ di tempo per riflettere. Devo ammettere di essere rimasto sorpreso, ma anche compiaciuto, quando ha deciso di tornare.»
Daniel aveva socchiuso gli occhi.
Le donne che aveva avuto erano state per la maggior parte disponibili, quasi fino alla noia. Le informazioni di cui era in possesso, invece, gli lasciavano intuire che questa sarebbe stata tutt’altro che facile e disponibile. Anzi, sarebbe potuta essere una vera e propria sfida.
Ma la rinuncia non apparteneva al suo modo di vedere. Aveva sempre saputo come ottenere ciò che voleva e, nel caso specifico, voleva quella donna. La voleva più di qualunque altra cosa al mondo.
Ed era intenzionato a raggiungere il suo obiettivo.
Si era chiesto se fosse il caso di posporre la partenza, tornare in ufficio e parlarle, presentarsi...
Se avesse potuto chiarire subito la situazione, sarebbe stato possibile iniziare immediatamente la campagna a proprio favore, così come gli imponeva il suo carattere deciso.
Eppure l’istinto lo aveva messo in guardia. Se avesse fatto quella mossa precipitosa, avrebbe rovinato tutto. Era necessario armarsi di pazienza, perché la situazione si appianasse e i rancori si sopissero.
Così, tenendo a freno l’impazienza, aveva porto all’autista il bagaglio, aveva stretto la mano a Telford e, riluttante, era salito sulla limousine per farsi portare in aeroporto.
Tornato a New York, aveva assunto Alan Sheering, un discreto investigatore londinese, perché indagasse nella vita di Jennifer Michaels, con particolare riferimento a possibili fidanzati.
Sheering lo aveva informato che, a parte l’ex fidanzato, non c’era traccia di alcun uomo nella vita di Jennifer. Aveva anche scoperto diverse informazioni sul suo conto, incluso il fatto che amava viaggiare e che una volta aveva espresso il desiderio di visitare gli Stati Uniti.
Queste notizie avevano dato a Daniel lo spunto per un piano. Un piano che, se avesse funzionato, lo avrebbe portato a un passo dal successo, fornendo sia un cambiamento nello scenario sia una provvidenziale distanza - per lui e per Jennifer - dai tragici avvenimenti di Londra.
Aveva assunto l’atteggiamento dell’impegnato uomo d’affari e aveva telefonato a Telford. «Per offrire un’esperienza diretta di come si svolge il lavoro sia qui che a Londra, credo che sia opportuno operare uno scambio temporaneo di personale.»
«Che cosa hai in mente, con esattezza?» gli aveva chiesto con una certa cautela il direttore generale.
«Lo chiamerei... training: un elemento della squadra di ricerca di Londra sostituisce uno di New York per studiare le peculiarità del mercato, e viceversa.»
«Per quanto tempo?»
«Sei mesi, un anno... Bisogna vedere come va.»
«Hai in mente qualcuno in particolare?»
«Matthews Curtis, che ora è a New York, sarebbe disposto a venire a Londra.»
«E da Londra?»
«Immagino che tu sappia chi può essere interessato» aveva suggerito Daniel nel tono più vago possibile, per far apparire il trasferimento volontario.
Se lei non avesse afferrato l’opportunità, avrebbe dovuto studiarsi qualcosa d’altro.
«Non so come sarà valutata questa proposta» mormorò Telford. «Vedi, quasi tutti i membri della squadra di ricerca hanno famiglia o sono impegnati sentimentalmente, quindi non accetterebbero di buon grado un trasferimento, anche se temporaneo. Farò circolare un memo e poi valuterò la situazione.»
«D’accordo.» Daniel aveva incrociato le dita e si era affidato alla poca pazienza di cui ancora disponeva.
Come risultato, soltanto due dipendenti avevano dato la propria disponibilità. Paul Rowlands, l’ultimo assunto nella squadra e, con sorpresa di Telford e soddisfazione di Daniel, Jennifer Michaels.
Si era chiesto che cosa l’avesse spinta a quel passo. Se Sheering aveva ragione, non c’era nulla che la trattenesse a Londra e forse anche lei sentiva il desiderio di un cambiamento, per lasciarsi il passato alle spalle.
Soddisfatto che la situazione si fosse evoluta secondo le sue aspettative, era riuscito a stento a contenere l’impazienza. Le ultime settimane gli erano parse interminabili, tormentate da un senso di inquietudine.
«Vuoi valutare tu stesso i candidati?» gli aveva chiesto Telford.
«No, occupatene tu. Tuttavia... siccome l’idea è mia e nutro un interesse personale nella questione, verrò a dare un’occhiata al candidato. Quando avrai deciso, avvisami e farò un salto a Londra. Ah, mi raccomando, non pubblicizzare la mia visita» aggiunse con enfasi, «e non prenderti il disturbo di farmi trovare una macchina all’aeroporto. È meglio che arrivi in incognito.» In effetti, preferiva che tutto procedesse secondo la consueta routine.
Se il direttore generale si era stupito per quelle disposizioni, non lo aveva dato a vedere.
Ora il gran giorno era giunto e, fino a quel momento, le cose si erano svolte come previsto. Telford aveva avuto un colloquio con Rowlands quella stessa mattina e ne aveva riportato un’impressione sfavorevole. Era troppo giovane e impreparato per un’esperienza del genere.
Nel pomeriggio era il turno di Jennifer Michaels.
Mentre aspettava impaziente il suo arrivo, Daniel si era chiesto se realmente fosse così attraente come gli era sembrata a una prima occhiata. E se, studiandola meglio, ne fosse rimasto deluso?
Ma quando finalmente lei era apparsa, aveva tratto un sospiro di sollievo. Era ancora più bella di quanto ricordasse e, quasi avesse impresso la sua immagine nella mente, gli risultava ormai quasi familiare.
Tuttavia non sapeva ancora quale timbro di voce avesse, come fosse il suo sorriso e, cosa ancor più importante, che cosa le piacesse di più quando... quando faceva l’amore.
Lo avrebbe scoperto presto, si disse con convinzione.
Osservandola al di là della veneziana, notò che lei aspettava Telford con calma, senza mostrare alcun segno di