Pettegolezzi (in)fondati
Di Cindi Myers
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Info su questo ebook
Taylor Reed per dieci anni è stata al centro dei pettegolezzi più caldi della piccola cittadina di Cedar Creek. Tutti la incolpano di avere dato scandalo con il bel Dylan Gates. Adesso Taylor è decisa a lasciare la città, ma prima vuole prendersi qualche rivincita: perché non dare altro materiale di discussione a quella gente dalla mentalità ristretta? Ma questa volta non saranno solo dei meri pettegolezzi. La passione tra lei e Dylan sarà più che reale.
Lasciala mormorare...
A Dylan Gates non dispiace affatto assecondare il piano tutto sesso e passione di Taylor Reed, in questo modo anche le sue fantasie troveranno una realizzazione. Senza volerlo la loro relazione diviene più intensa, ma a Dylan piace, ora bisogna convincere anche Taylor.
Cindi Myers
Vive sulle Montagne Rocciose, in Colorado. Ha conosciuto suo marito a un appuntamento al buio; sei settimane dopo hanno fissato la data delle nozze!
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Pettegolezzi (in)fondati - Cindi Myers
successivo.
1
Talvolta il passato ti salta addosso all'improvviso e ti graffia le spalle. Tu pensi che vada tutto bene, pianifichi il futuro ed ecco che appare un vecchio fantasma a dimostrarti che sbagli.
«Ho sentito dire che Dylan Gates torna a vivere qui.»
Alyson Michaels, insegnante di educazione fisica al liceo di Cedar Creek fece scoppiare la bomba mentre con Taylor Reed e altri insegnanti era davanti alla scuola in una limpida mattinata di settembre.
Per un secondo Taylor smise di respirare. Era molto tempo che non pensava a Dylan Gates ma bastava il suo ricordo a farla arrossire anche dopo tanti anni. Deglutendo, fissò i gruppi di studenti che salivano la scalinata del Cedar Creek Senior High con l'entusiasmo di una mandria condotta al macello. Ah, che gioia il liceo. E che ironia il fatto che dopo aver sopportato quello stesso inferno fosse tornata lì a insegnare. Forse era una masochista.
«Sarà magnifico rivedere Dylan.» Grady Murfy, l'insegnante d'inglese, le scivolò vicino. «Ho saputo che stava in California.»
«È vero, ma torna a Cedar Creek per aprire uno studio legale» spiegò Alyson.
«Come fai a saperlo?» domandò Taylor con la gola stretta.
Alyson si mise a saltellare come se volesse mostrare l'elasticità dei suoi muscoli. Come al solito indossava una maglietta troppo stretta, dei calzoncini bianchi e delle scarpe da tennis e si era legata i capelli biondi in una coda di cavallo. «Troy Sommers, l'agente immobiliare, è un mio amico. Mi ha detto che la settimana scorsa Dylan gli ha inviato una e-mail, chiedendogli di trovargli un ufficio davanti al palazzo di Giustizia. E gli ha detto che intende stabilirsi nella vecchia casa dei suoi genitori.»
«Chi è Dylan Gates?» domandò Mindy Lewis, la nuova insegnante d'algebra e migliore amica di Taylor.
Gready ridacchiò.
«Prima che tu nascessi, Alyson, Taylor, Dylan e io, frequentavamo questo liceo. Che tempi erano quelli!»
«Già» borbottò Taylor. Giorni di vera tortura. Perfino Dylan...
«A proposito dei vecchi tempi, verrai alla riunione di sabato?» domandò Alyson.
«Perché dovrei quando qui c'è metà della mia classe?» rispose Taylor tra il serio e il faceto.
«Faccio parte del comitato e ho visto che non hai mandato la tua adesione» replicò Alyson, guardandola con severità. «Non posso credere che tu voglia mancare alla nostra riunione decennale. Ci saranno tutti.»
«Io no» s'intromise Mindy. «Ci vogliono anni prima della mia riunione.»
Alyson la ignorò e puntò una penna contro Taylor. «Credimi, non puoi mancare alla nostra rimpatriata.»
Taylor scrollò le spalle. «Non sono portata a rinvangare i vecchi tempi.»
«È l'ultima occasione che hai di rivedere tutti prima di andare a Londra o dovunque sia» dichiarò Grady.
«Oxford.» In gennaio Taylor avrebbe iniziato un corso in quella università molto lontana da Cedar Creek, nel Texas, e dai ricordi.
«Dylan verrà» affermò Alyson, studiandola attraverso le palpebre socchiuse. «Forse, in ricordo dei vecchi tempi, voi due potreste ricominciare dal punto in cui vi siete interrotti.»
«È vero» convenne Grady. «Tu e Dylan stavate sempre insieme durante l'ultimo anno. È vero che l'allenatore Nelson vi trovò nella doccia dei ragazzi?»
Taylor fu salvata dallo squillo della campana che annunciava l'inizio delle lezioni. Salutando Alyson e Grady, si fece strada fra gli studenti e salì al secondo piano nell'aula d'inglese. Per altri quattro mesi avrebbe dovuto sopportare le punzecchiature di Alyson e Grady, poi avrebbe cominciato una nuova vita in un posto in cui nessuno era a conoscenza del suo burrascoso passato.
Mindy la raggiunse. «Di che cosa parlavano? Chi è Dylan Gates?»
Taylor scrollò le spalle. «Un amico del liceo.»
«Amico? Vuoi dire il tuo ragazzo?»
«No, no.» Non che lei non l'avesse sognato. «Ci furono delle chiacchiere su di noi, ma non erano vere.»
«A quanto pare Alyson e Grady ne sono convinti.» Mindy arricciò il naso. «Ma quei due sono rimasti ai tempi del liceo. Voglio dire, guardali. Alyson crede d'essere ancora la popolare cheerleader e Grady le si affanna dietro. È patetico che la gente non riesca a crescere.»
«Già, patetico» fece eco Taylor. Ma non era peggio lei che a ventotto anni si lasciava ancora amareggiare da alcune battute?
«Buongiorno, Mindy, Taylor.» Il preside, Clay Walsh, le salutò dalla porta del suo ufficio.
«Buongiorno, Clay» rispose Mindy, arrossendo.
Taylor le diede un colpetto. «Se ti piace tanto, perché non vai da lui e glielo dici?»
Il volto di Mindy divenne una maschera d'orrore. «Si vede tanto?»
«Rilassati. Me ne accorgo io perché ti conosco bene. Ma sul serio, perché non gli fai capire quello che senti?»
Mindy si voltò verso Clay che le stava ancora guardando, fermo sulla porta del suo ufficio e si rigirò in fretta. «Ho cercato di farglielo capire, ma lui non sembra interessato.»
«In che modo?»
«Ecco... Gli rivolgo sempre dei grandi sorrisi e lo saluto ogni volta che lo vedo. E la settimana scorsa, quando gli ho mandato Larry Hatwater che aveva distrutto la classe, l'ho accompagnato di persona e ho detto a Clay che ero disposta a discutere della questione dopo le lezioni.» Mindy incurvò le spalle. «Lui mi ha risposto che apprezzava l'offerta ma che non lo riteneva necessario.»
Taylor non riuscì a trattenere una risata e l'amica la guardò.
«Che cosa c'è di tanto divertente?»
«Tu! Come fai a pensare che una di queste cose induca un uomo a capire che hai un debole per lui?»
«Secondo te, che cosa dovrei fare?»
Taylor tornò seria. «Per prima cosa civetta con lui» le suggerì. «Siediti al suo fianco a pranzo e offrigli di bere qualcosa con te.»
Mindy sbarrò gli occhi. «Non posso farlo!»
«Perché? Il peggio che può capitarti è che lui dica di no. E scommetto che non lo farà.»
Mindy scosse la testa. «È complicato. Lui è il preside e ha quindici anni più di me.»
«Questo non è importante. Credo che voi due stareste bene insieme.»
«Come se potessi fidarmi del parere di una donna che non ha una relazione seria da... da quanto?»
Taylor spostò la borsa da una mano all'altra. «Da un po'. Forse sono troppo esigente.»
«Direi troppo esigente e un tantino vigliacca.»
«Vigliacca?» ripeté Taylor, punta sul vivo. «Perché miro in alto?»
«Molte donne usano questa scusa perché hanno paura di soffrire.» Mindy sorrise. «Ehi, insegno algebra, ma ho studiato anche psicologia.»
«E io ho studiato economia domestica, ma non credo che vorresti sapere da me come si cucina una zuppa, giusto?»
«Vedo che sei di ottimo umore questa mattina» rise Mindy, fermandosi davanti all'aula di Taylor. «Va bene, prometto di non psicanalizzarti più se tu mi prometti di non parlare più di Clay.»
«Affare fatto.» Le due ragazze si separarono, ridendo e Taylor si preparò a cercare di rendere interessante la letteratura classica a degli adolescenti in piena tempesta ormonale.
«Vuole sapere una cosa, signorina Reed?» l'accolse Berkley Brentmeyer, il buffone della classe. «Durante il fine settimana mi è venuta un'idea fantastica. Perché invece di perdere tempo a studiare questa roba vecchia e noiosa, non passiamo alla letteratura moderna?» propose, mostrandole l'ultimo romanzo di Stephen King. «Se leggesse questo, le garantisco che nessuno si addormenterebbe.»
«Bel tentativo, Berk. Ma scommetto che anche Stephen King a suo tempo ha studiato i classici.»
Il ragazzo si sedette in terza fila e Taylor prese posto dietro la cattedra e aprì il suo testo. «Andate alla pagina settantasei. Questa mattina continueremo a discutere di Beowulf. Mentre vi preparate, passatemi i vostri diari, per favore.» Per stimolare la fantasia, aveva invitato gli alunni a tenere un diario. Alle volte assegnava loro degli argomenti da trattare: altre volte li lasciava liberi di scegliere quello che volevano.
Una biondina in quarta fila, alzò una mano. «Sì, Jessica?» le domandò Taylor.
«Credevo che un diario dovesse essere personale. Ma come può esserlo se lei lo legge per darci un voto?»
«Se ci sono delle cose che non volete che io legga, non mettetele nel diario.» Taylor guardò la classe. «Siete liberi di tenere un diario privato fuori di qui. Anzi, v'incoraggio a farlo. Le cose che scrivete per la scuola possono essere del tutto diverse dalle altre.»
«Al liceo lei teneva un diario?» volle sapere Berk.
Taylor sorrise. «Sì. All'inizio dell'ultimo anno la mia famiglia si trasferì a Cedar Creek dalla California e, come potete immaginare, fu un grande cambiamento per me. Scrivere il diario mi aiutò molto.»
«Lo ha ancora?» domandò Jessica.
Taylor rise. «Dev'essere dentro un baule che non apro da anni. Ma c'è una cosa a proposito dei diari. Il maggiore vantaggio si ottiene scrivendolo, molto meno rileggendolo dopo anni.»
Jessica strinse le labbra. «Allora perché legge i nostri?»
«Per potervi dare un giudizio. Qualunque altra cosa scriviate è affare vostro.»
«Io terrò un diario per sempre» annunciò Patrice Miller, il cervellone della classe. «Poi, quando sarò più vecchio ne trarrò degli spunti per scrivere un best seller sugli anni del liceo.»
Oh-oh, pensò Taylor. Come se tutti volessero rivivere quel periodo.
Dylan Gates si fermò sul marciapiede dirimpetto al palazzo di Giustizia Bee County e sentì per la prima volta da mesi che la tensione l' abbandonava. Si tolse la giacca e allentò la cravatta, godendo la carezza del sole settembrino sulla schiena. L'estate seguente si sarebbe lamentato del caldo torrido del Texas, come tutti gli altri, ma per il momento era contento d'essere a casa.
«Ehi, Dylan. Mi dispiace d'averti fatto aspettare.» L'agente immobiliare Troy Sommers attraversò la strada a mano tesa. «È bello riaverti qui, vecchio mio.»
«È bello essere tornato.» Dylan sorrise all'uomo con cui aveva giocato nella squadra del District Champion Cedar Creek Cyclones. «Sono ansioso di vedere l'ufficio che mi hai trovato.»
«Oh, ti piacerà.» Troy tirò fuori dalla tasca un mazzo di chiavi e s'incamminò lungo il marciapiede. «Era il vecchio negozio di barbiere di Pokey, ricordi? Qualche anno fa Dale Hanson lo trasformò in ufficio e Debra Nixon lo ha occupato fino a poco tempo fa, quando si è trasferita in quel nuovo complesso accanto alla biblioteca. Proprio quando tu ti sei messo in contatto con me.»
Dylan rise. «Mi sorprende che dopo essere stato via dieci anni, conosca ancora i nomi di tutte le persone che nomini.»
«Ti assicuro che molte cose sono cambiate da quando te ne sei andato.» Arrivati davanti alla porta a vetri dell'ufficio, Troy l'aprì. «Com'era Los Angeles?»
«Affollata, stressante, impersonale» rispose Dylan, seguendolo dentro l'ufficio buio. «Molta gente l'adora, ma io credo di non essere fatto per le grandi città. Sentivo il bisogno di tornare in un posto in cui potessi far parte della comunità.»
Troy premette un pulsante e la stanza s'inondò di luce.
«Qui ne farai parte. Se non stai attento, ti troverai iscritto in ogni comitato e in ogni club.» Parlando, percorse un breve corridoio. «Il bagno e il cucinotto sono di là. L'ufficio privato, qui dietro.»
Dylan lo seguì in una stanza quadrata. La luce del sole entrava da due finestre e batteva sul pavimento di legno e su una massiccia scrivania di quercia. «Non so come abbiano fatto a portarla qui» commentò Troy, guardandola. «Ma se la vuoi, puoi tenerla.»
Dylan fece scorrere la mano sul bordo della scrivania. Suo padre ne aveva avuta una simile e lui aveva passato ore, rannicchiato sotto il ripiano, leggendo storie avventurose alla luce di una torcia e sgranocchiando noccioline, mentre suo padre lavorava sopra di lui. Già allora Sam Gates, il Ranger del Texas, era una leggenda, ma per Dylan era solo suo padre che a casa era sempre armato di un fucile e di una macchina da scrivere.
Immaginava che adesso quella scrivania l'avesse sua sorella che era stata felice di prendere quasi tutti i mobili di casa quando la proprietà dei suoi genitori era stata divisa.
«Lo prendo» concluse.
«Bene.» Troy si sfregò le mani. «Adesso possiamo andare nel mio ufficio e firmare il contratto.»
Mentre attraversavano la piazza davanti al palazzo di Giustizia, Dylan cercò dei nomi familiari sulle insegne dei negozi. Il bar all'angolo offriva ancora dei pranzi speciali, ma il fioraio e la lavanderia erano nuovi. «Penso che molte cose siano cambiate» mormorò.
«Già, ma ce ne sono ancora molte di vecchie.» Troy lo guardò. «Hai già visto Taylor?»
«Taylor?» Dylan si fermò. «Taylor Reed? È venuta per la riunione?» La cosa lo stupiva. Dopo l'inferno che le aveva