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(Non) Fermate gli sposi: Harmony Jolly
(Non) Fermate gli sposi: Harmony Jolly
(Non) Fermate gli sposi: Harmony Jolly
E-book186 pagine2 ore

(Non) Fermate gli sposi: Harmony Jolly

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Info su questo ebook

Abito bianco, musiche soavi di sottofondo, bouquet di fiori d'arancio... Signore e signori il matrimonio è servito!
Per boicottare il matrimonio della sorella, il milionario Dylan Fairweather decide di inserirsi nell'organizzazione delle nozze. Come fare, però, per giustificare la sua presenza durante i preparativi quando è sempre stato famoso per la sua allergia alle torte a più strati e ai fiori d'arancio? La soluzione perfetta sarebbe chiedere... o per meglio dire obbligare Mia Maydew, la event planner, a fingersi la sua fidanzata. Solo che, circondato da tutto quel romanticismo e con le note della marcia nuziale in sottofondo, è difficile non farsi tentare dal richiamo dell'amore, soprattutto perché Mia sembra perfetta per lui. L'altare è già pronto, come anche il ricevimento... sarebbe un vero peccato non approfittarne!
LinguaItaliano
Data di uscita9 apr 2021
ISBN9788830527966
(Non) Fermate gli sposi: Harmony Jolly
Autore

Michelle Douglas

Tra le autrici più amate e lette dal pubblico italiano.

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    Anteprima del libro

    (Non) Fermate gli sposi - Michelle Douglas

    978-88-3052-796-6

    1

    «Ma...» Mia fissò inorridita Gordon Coulter. «Ma non è il mio lavoro!» Lei stava facendo un tirocinio per diventare guardaparco, non per la posizione di event manager.

    Quando vide il sorriso malevolo che gli sfiorò le labbra, Mia si sentì torcere lo stomaco. Gordon era l'amministratore capo della riserva naturale di Plum Pines, oltre che un inflessibile burocrate. E stava aspettando da giorni che lei combinasse un guaio, in modo da poterla cacciare.

    Lei fece del suo meglio per controllare la voce. «Sono a capo del progetto di disinfestazione dalle erbacce del confine orientale. Veronica» il ranger della riserva, «vuole iniziare oggi.»

    «Ed ecco perché ho incaricato Simon del progetto.»

    Mia si sentì irrigidire ogni muscolo. Aveva lavorato sodo per stilare quel progetto e aveva scelto un'entusiastica squadra di volontari a cui non importava proprio nulla del suo passato. E, cosa ancora più esaltante, lei e Veronica avevano progettato di fare un inventario botanico completo della zona. Mentre ora non ne avrebbe fatto parte!

    «Non si discute, Mia.»

    Gordon strinse le labbra, e si erse in tutta la sua altezza di un metro e cinquantacinque. Se il suo obiettivo era sembrare imponente, non ci riuscì: l'attenzione di Mia era attirata unicamente dalle mezzelune umide sotto le ascelle della camicia elegante di quell'ometto insopportabile.

    «Devi capire che il lavoro di squadra è vitale in un settore così poco finanziato come il nostro. Se ti rifiuti di assistere la squadra amministrativa nel momento del bisogno, allora significa che questa non è l'organizzazione giusta per te. I Fairweather saranno qui a momenti, quindi se davvero ti rifiuti di assisterci...»

    «Ovviamente non sto rifiutando.» Cercò di mantenere la voce calma: non poteva permettersi di perdere quel lavoro. «Sono solo sorpresa della fiducia che riponi in me per un incarico così importante, ecco tutto.»

    Lui socchiuse gli occhi. «Se combini un casino, Maydew, sarai cacciata seduta stante.»

    Lei non ne dubitò nemmeno per un momento.

    «Naturalmente, Nora riprenderà il comando al suo ritorno.» Strinse le labbra. «Mi ha assicurato che tu sei l'unica a poter fare le sue veci.»

    Lei represse un sospiro. Nora diceva che era sprecata come ufficiale superiore e avrebbe voluto farla entrare nella squadra che si occupava delle PR. Mia aveva dei piani, però, e i suoi programmi non contemplavano il far parte del team eventi.

    Dov'era Nora?

    Non glielo chiese; non voleva dare a Gordon la soddisfazione di risponderle che non erano affari suoi. Più tardi avrebbe telefonato a Nora per assicurarsi che stesse bene.

    La segretaria bussò alla porta. «Signor Coulter? Il signor Fairweather è arrivato.»

    «Fallo entrare.»

    Mia si spostò sul lato della scrivania – non era stata invitata a sedersi – cercando di combattere l'istinto di andare a nascondersi in fondo alla stanza.

    «Signor Fairweather, che piacere incontrarla!» Gordon si avvicinò all'ospite, con le braccia tese e un sorriso untuoso.

    Mia represse un brivido. Poi guardò Dylan Fairweather e si trovò a sbattere le palpebre, abbacinata da così tanta perfetta... perfezione. Buon Dio, i giornali non gli rendevano per nulla giustizia! Non che Mia passasse molto tempo a leggere le pagine di gossip, ma persino lei, per solitaria che fosse, sapeva che Dylan Fairweather era considerato uno dei golden boy dell'Australia.

    Se il sex appeal era uno dei criteri di elezione, allora quell'uomo ne aveva da vendere! Aveva i capelli biondo scuro e la barba dal taglio curato, abbinati a un'abbronzatura dorata. Con il suo metro e novanta di altezza, torreggiava su Gordon, e la sua camicia azzurro chiaro e i pantaloni chino color sabbia gli conferivano un'eleganza casual che il suo capo non aveva alcuna speranza di ottenere.

    I suoi vestiti sottolineavano l'ampiezza delle spalle e la forza delle cosce muscolose. Era bello e potente, come un leone nella savana, eppure non incuteva alcun timore... sembrava il principe di una favola.

    Mia cercò di distogliere lo sguardo, ma non ci riuscì. In venticinque anni, non le era mai successo di trovarsi in presenza di qualcuno così fisicamente perfetto; ricordava che una delle donne in prigione aveva descritto come si era sentita quando aveva visto per la prima volta La notte stellata di Vincent van Gogh. In quel momento Mia provava la medesima sensazione.

    Deglutì e si riscosse, sconvolta dal battito accelerato del suo cuore. Prese un profondo respiro, e ricordò a se stessa che non era, e non sarebbe stata mai più, una ragazza stupida che si faceva guidare solo dall'istinto.

    Sperò di riuscire a restare fedele al suo intento perché, quando Gordon le aveva detto che quel giorno si sarebbe occupata dei Fairweather, aveva immaginato che avrebbe dovuto intrattenere una sposina timida e una zia, non il fratello sexy della sposa!

    Scambiati i convenevoli con Gordon, lui si voltò verso di lei e le tese la mano, amichevole. «Dylan Fairweather.»

    Lei la strinse automaticamente, apprezzando la presa forte al punto giusto e sciogliendosi quasi sotto l'inaspettato calore del suo sorriso.

    Ehi, tu! Non sei il tipo che si scioglie!

    «Mia Maydew. È un piacere incontrarla.»

    «Anche per me. Carla è al telefono, dovrebbe essere qui a momenti.»

    «Non è un problema.» Gordon fece accomodare Dylan, guardando accigliato Mia.

    Buon Dio! Che la sua paralizzante ammirazione fosse così evidente? Si sentì il viso in fiamme. Fantastico, proprio fantastico.

    Il suo capo si sedette, sempre senza invitare Mia a fare altrettanto. «Sfortunatamente, Nora non potrà essere con noi oggi. Vi manda le sue scuse; ha avuto un incidente stamattina mentre veniva al lavoro.»

    Mia non poté evitare di inspirare rumorosamente, né di portarsi la mano all'addome, appena sotto il seno, per controllare la capriola del suo stomaco.

    Dylan Fairweather la guardò per un attimo, quindi si spostò appena sulla sedia. «Spero che stia bene.»

    «Sì, sì, sta bene, ma a quanto pare la macchina è da buttare. Ho comunque insistito che andasse all'ospedale per farsi visitare.»

    Mia chiuse gli occhi per un attimo ed emise un sospiro.

    «Saggio da parte sua» concordò Dylan – il signor Fairweather.

    «Al suo posto, e solo temporaneamente, sarete seguiti da Mia. Se c'è qualcosa che volete sapere, non dovete far altro che chiederglielo. Se c'è qualcosa che volete vedere, lei ve lo mostrerà. Vi prometto che non ci saranno problemi.»

    Facile parlare per lui!

    Mia si raddrizzò. Non era colpa dei Fairweather se Gordon le aveva affidato il compito di assistere il manager eventi. Aveva già aiutato Nora in passato con matrimoni ed eventi aziendali; avrebbe fatto tutto il possibile per rispondere alle domande dei Fairweather e per aiutare Carla a organizzare il matrimonio dei suoi sogni.

    «Ci pensi tu adesso, Mia?»

    «Certamente.» Si costrinse a fare un sorriso. «Basta che mi dia la cartellina dei Fairweather. La può trovare nel cassetto in alto della scrivania. Poi porterò il signor Fairweather nella sala riunioni.»

    Ebbe la tentazione di ridere per l'espressione contrariata che si dipinse sul viso di Gordon. Davvero pensava che lei non sapesse della cartellina? Lei stessa aveva aiutato Nora a compilarne una parte. Quell'ometto la odiava davvero così tanto da rischiare di perdere un cliente così importante, per non parlare della pubblicità, pur di danneggiarla? Quel pensiero distrusse tutta la sua voglia di sorridere.

    Dovette ricordare a se stessa di prendere la cartellina con calma, poi guidò Dylan Fairweather nella sala riunioni. Aveva il cuore che batteva forte e la nuca bagnata di sudore. Preferiva lavorare con gli animali piuttosto che con le persone; meglio ancora, le piaceva lavorare con le piante. Con più di centosettanta ettari di boscaglia naturale, avrebbe dovuto essere relativamente semplice evitare il contatto umano alla riserva Plum Pines.

    «Posso offrirle del tè o del caffè... forse dell'acqua?» Fece cenno a Dylan di accomodarsi, cercando di controllare il tremore alle dita. Questo cliente aveva entusiasmato tantissimo Nora, e Mia voleva fare del suo meglio per la sua responsabile.

    Dall'altra parte del tavolo, Dylan la esaminò con attenzione. «Penso che dell'acqua e tre bicchieri siano un'ottima idea.»

    Pensava che l'acqua servisse a lei? Buon Dio! Si affrettò ad andarla a prendere; si vedeva tanto che era nervosa? Di solito veniva considerato un tipo difficile da capire. Fece un paio di respiri profondi per darsi un contegno e poi tornò nella sala riunioni.

    «Nora è una sua amica?» le chiese Dylan, versandole un bicchiere d'acqua.

    A quel punto lei comprese che Dylan aveva scambiato il suo nervosismo per preoccupazione. Esitò; Nora la considerava un'amica? «Nora è una collega a cui sono affezionata. Mi piace molto.»

    «La notizia del suo incidente è stata uno shock?»

    Non era abituata al fatto che qualcuno si interessasse alle sue reazioni. «Sì. È un sollievo che non sia accaduto nulla di grave.» Quando lui continuò a fissarla, si costrinse a sorridere. «Più tardi la chiamerò per sapere se le serve qualcosa. È gentile da parte sua preoccuparsi così. Ma ora, lasci che le mostri il materiale che Nora e io abbiamo raccolto per il matrimonio della signorina Fairweather.»

    «Ti prego, devi chiamarci Carla e Dylan, e darci del tu.»

    Doveva davvero? Chiamare i clienti signore e signorina la faceva sentire maggiormente a suo agio.

    Ma il cliente ha sempre ragione.

    Represse un sospiro. «Dylan.» Provò il nome sulla lingua e lo trovò piacevole da pronunciare. Aveva un suono dolce, come il suo cioccolato preferito. Fu premiata dal suo sorriso, che le fece dimenticare il resto della frase.

    «Visto? Non è stato così difficile, no, Mia?»

    Detto da lui, il suo nome sembrava una canzone.

    Lui sorrise. «Capisco perché Carla ha richiesto che tu lavorassi al suo matrimonio.»

    Lei aprì la bocca e poi la richiuse, sbattendo le palpebre. «Credo che lei mi confonda con qualcun altro. Temo di non conoscere sua... tua sorella, signor Fair... ehm, Dylan.»

    Lui la fissò, ma alla fine annuì soltanto, senza aggiungere altro.

    Mia prese la cartellina cercando di darsi un contegno. «Sai...?» Si schiarì la voce. «Sai dove Carla vorrebbe far celebrare la cerimonia?»

    Lui guardò la porta, come se sperasse nella magica apparizione della sorella. «Vicino a uno stagno con le ninfee. A quanto pare, è dove lei e Thierry si sono incontrati.»

    Giusto. Mia scribacchiò un appunto sul suo bloc notes.

    Quando tornò a guardarlo, lui la scrutò con occhi azzurri che scintillavano. «Non ti esalti per quanto è romantica la cosa?»

    Si portò la penna alle labbra. Doveva farlo? Esaltarsi faceva parte del lavoro?

    Dylan rise, come se le avesse letto nel pensiero. «Signorina Maydew, tu non sei per nulla un tipo romantico.»

    Sembrava che la conoscesse da sempre, e la cosa era del tutto sconcertante. Non aveva intenzione di farglielo capire, però.

    Lei lo indicò con la penna. «Comunque, sono bravissima nel mio lavoro.»

    «Perfetto.» Lui sorrise ancora di più. «Per lo meno, sarai un'ancora di sanità mentale in tutta la follia del matrimonio.»

    A quelle parole lei fece una smorfia divertita. Aveva visto un programma in TV dedicato alle Bridezilla, le spose impossibili. Anche Carla sarebbe stata una sposa di quel genere?

    «Alleluia!» esclamò lui, alzando le mani al cielo.

    «Che c'è?»

    «Finalmente sono riuscito a farti fare un sorriso vero.»

    Lei lo fissò, stupita. Perché mai doveva interessargli se sorrideva? Anche sorridere faceva parte del lavoro? Cavolo, probabilmente sì! Si costrinse a sorridere un'altra volta.

    «Oh povero me, no! Su una scala da uno a dieci, non prenderesti nemmeno un tre.» Imitò la voce di un commentatore. «E il sorriso di Mia ha ottenuto solo un due punto uno dal giudice rumeno

    Lei dovette reprimere una risata.

    Dylan si appoggiò con i gomiti al tavolo, quasi annullando la distanza tra loro, al punto che Mia riusciva persino a vedergli le piccole zampe di gallina intorno agli occhi. Sospettava che Dylan ridesse molto. Notò le ciglia scure, incredibilmente lunghe, e la pienezza del labbro inferiore. Avrebbe scommesso che baciava anche molto. Si sentì accelerare il battito in petto.

    «Sospetto, Mia Maydew, che sarebbe veramente un evento grandioso farti ridere.»

    Mia non sarebbe riuscita a spiegare il perché, ma si ritrovò a sobbalzare, come se lui le avesse appena fatto delle avances. Per nascondere la sua confusione, incrociò le braccia e socchiuse gli occhi. «Ti ho scoperto, Dylan Fairweather. Sei un incorreggibile playboy. Sospetto che tu non possa evitarlo.»

    Lui alzò le mani. «Mi dichiaro colpevole! Ma è solo un gioco, per me.» Il suo sorriso si allargò. «Non hai intenzione di fare la civetta anche tu?»

    Lei non poté evitarlo: scoppiò in una sonora risata.

    Grazie al cielo! Allora sapeva ridere!

    Dylan si appoggiò allo schienale della sedia ed emise un sospiro soddisfatto quando vide Mia trasformarsi da creatura severa e insignificante in una ragazza bella e maliziosa. Indugiò con lo sguardo sulla sua bocca: non aveva notato prima quanto fosse larga e generosa.

    Dopo aver visto lo shock che Mia aveva provato alla notizia dell'incidente di Nora, e aver percepito il suo nervosismo per il ruolo di coordinatrice del matrimonio che le era stato appioppato senza tante cerimonie, aveva cercato di metterla a suo agio. Mettere a proprio agio le persone era il suo punto forte. Mia poteva anche definirlo flirtare, ma non era altro che un gioco innocente allo scopo

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