Acquistato all'asta
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Shirley Rogers
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Anteprima del libro
Acquistato all'asta - Shirley Rogers
Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:
Business Affairs
Silhouette Desire
© 2005 Shirley Rogerson, Inc.
Traduzione di Lucia Panelli
Questa edizione è pubblicata per accordo con
Harlequin Books S.A.
Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o
persone della vita reale è puramente casuale.
Harmony è un marchio registrato di proprietà
HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved.
© 2005 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano
eBook ISBN 978-88-3051-409-6
1
«E la vincitrice del decimo scapolo di questa sera è... Jennifer Cardon!»
A bocca spalancata, Jennifer fissò la presentatrice della serata di beneficenza a cui partecipava insieme a Casey McDaniel, la sua migliore amica. Fischi, grida e uno scroscio di applausi esplosero nell’elegante salone da ballo dell’albergo affacciato sul fiume Elizabeth, nel centro di Norfolk.
Aveva vinto? Oh, santo cielo! Possibile che avesse davvero pagato per uscire con un uomo? Le conseguenze di quell’atto insensato cominciarono a farsi strada nella sua mente.
Dal momento in cui aveva accettato di partecipare alla serata benefica, nel corso della quale sarebbero stati messi all’asta affascinanti scapoli, si era chiesta più volte se non fosse impazzita. Il fatto che avesse vinto confermava ogni possibile dubbio.
Aveva pagato per un appuntamento con un uomo!
Uno sconosciuto!
Strinse i denti e si voltò verso l’amica. «Sto per ucciderti.» Si maledisse per i tre bicchieri di champagne bevuti nel corso della serata. Il vino e l’insistenza di Casey l’avevano cacciata in quel pasticcio.
«Ma come? Invece di ringraziarmi, vuoi uccidermi?» Casey le rivolse un sorriso smagliante. «Congratulazioni! È fantastico!»
«Perché mi sono lasciata convincere?» mormorò Jennifer tra i denti.
«Sei tu quella che vuole un bambino» le ricordò l’amica con franchezza.
«Sì, ma non con uno sconosciuto!» All’avvicinarsi dei trent’anni, Jennifer aveva iniziato a sentire il ticchettio inesorabile dell’orologio biologico. Voleva un figlio con tutta se stessa. Non avendo un uomo accanto, tuttavia, le probabilità di realizzare quel sogno erano pari allo zero.
In preda al panico, aveva raccolto informazioni sull’inseminazione artificiale. Venuta a conoscenza dei piani dell’amica, Casey le aveva suggerito di andare a letto con uno sconosciuto e di tenersi il bambino senza che lui lo sapesse. Era un’idea assurda, ma che aveva cominciato a farsi strada nella mente di Jennifer.
A differenza di Casey, che era matta come un cavallo, Jennifer non si sarebbe mai comportata in modo tanto sconsiderato. Comunque, si era ritrovata a fantasticare sull’asta degli scapoli, l’occasione perfetta per incontrare qualcuno di speciale, un uomo per il quale, alla fine, avrebbe potuto provare sentimenti profondi.
Un uomo che forse sarebbe potuto diventare il padre del suo bambino.
«Be’, fare sesso con uno sconosciuto è meglio che andare in una clinica» la prese in giro l’amica.
«Non è divertente. E se si venisse a sapere in ufficio?» Jennifer era vicepresidente di un’importante società d’informatica e, se si fosse sparsa la notizia che aveva sborsato più di mille dollari per un appuntamento, sarebbe diventata lo zimbello di tutti. Il fatto che lo scopo della serata fosse benefico non sarebbe importato a nessuno e lei si sarebbe trovata al centro dei pettegolezzi.
«Divertiti, Jennifer. Lasciati andare. Chissà, forse stai per incontrare l’uomo dei tuoi sogni.»
«Come no» ringhiò Jennifer. Sapeva che era impossibile. Alex Dunnigan, suo capo e presidente della Com-Tec, apprezzava solo le sue doti imprenditoriali.
Lavorava con lui ormai da cinque anni e mai una volta Alex l’aveva guardata con l’espressione concupiscente che riservava alle tante donne che entravano e uscivano dalla sua vita di scapolo.
«Jennifer, vieni sul palco e unisciti alle altre nove fortunate» la invitò la presentatrice.
Desiderando scomparire, Jennifer si nascose il viso fra le mani. «Oh, mio Dio! È un incubo!»
Casey scoppiò a ridere. «Jennifer! Ti stanno chiamando. Devi andare.»
«Non posso.» Jennifer unì le mani e implorò l’amica. «Vai tu! Ti prego!»
«Jennifer!» Casey l’afferrò per i polsi e la obbligò ad alzarsi. «Ti stanno aspettando!»
Finalmente in piedi, Jennifer si guardò intorno, le guance in fiamme. L’euforia che la circondava era incredibile. Ovunque si voltasse, vedeva donne che gridavano e applaudivano. Le ginocchia le si piegarono e dovette appoggiarsi al tavolo.
«Vai!» la incitò Casey.
«Va bene!»
Un fascio di luce apparve dal nulla e la seguì mentre avanzava fra i tavoli e verso il palcoscenico. Rossa come un peperone, sarebbe voluta sprofondare per la vergogna. Se solo avesse potuto tirare indietro le lancette dell’orologio e iniziare da capo la serata! L’affascinante presentatrice le sorrise mentre lei si passava le mani sull’elegante gonna di lamé.
E tutto perché non era stata capace di rifiutare un favore. Lasciò vagare lo sguardo per la sala alla ricerca di Mary Davis, zia del suo capo nonché colei che l’aveva convinta a partecipare a quella serata. Jennifer non le aveva negato il proprio appoggio, quando l’anziana signora le aveva spiegato lo scopo della manifestazione, ma adesso doveva assolutamente trovarla per spiegarle che non poteva andare avanti.
Rabbrividì al pensiero di Alex e di ciò che avrebbe detto se avesse scoperto ciò che faceva la sua vicepresidente. Temeva infatti che la zia gliene avrebbe parlato. Non avrebbe sopportato che l’uomo verso il quale provava un’attrazione tanto forte la prendesse in giro. I colleghi sarebbero stati più che sufficienti.
In realtà, era un bene che la loro relazione restasse platonica. Se avesse avuto una storia con Alex, avrebbe finito per soffrire. Alex Dunnigan non credeva nei rapporti a lungo termine e lei non avrebbe sopportato di essere solo una delle tante.
Mentre si avvicinava ai gradini, le gambe iniziarono a tremarle. Sarebbe finita a terra, se non fosse stato per il giovane valletto che le andò incontro e che l’accolse con un sorriso e uno sguardo ammiccante.
Jennifer si sentì morire dalla vergogna mentre cercava di restare in piedi sui tacchi vertiginosi. Accettò l’aiuto del ragazzo e poco dopo si ritrovò sul palcoscenico accanto alle altre nove fortunate.
Di Mary Davis non c’era traccia.
Jennifer trattenne un gemito. Era condannata ad affrontare quella ridicola farsa.
Il cuore in gola, restò in fila con le altre donne, un sorriso stampato in viso per dare l’impressione di divertirsi. In qualche modo sarebbe sopravvissuta, poi avrebbe dato la caccia a Mary Davis e messo a posto quel pasticcio. Avrebbe ringraziato l’anziana signora e donato i soldi direttamente all’associazione benefica, rinunciando all’appuntamento con lo scapolo d’oro. Sì, avrebbe fatto proprio così.
«Molto bene, signore. È giunto il momento che incontriate i vostri partner» annunciò la presentatrice in tono entusiasta. Il pubblico esplose in un boato, che la donna cercò di placare sollevando le mani. Tornata la calma, riprese: «Allora, non giratevi ancora. I vostri partner si allineeranno dietro ciascuna di voi. Saranno bendati, perciò non potranno vedervi. Quando vi daremo il via, potrete voltarvi e togliere loro la benda».
Jennifer sentì il rumore di passi sul palcoscenico in legno e il cuore le balzò in gola quando avvertì una presenza dietro di sé.
Applausi e risate invasero la sala.
Era ridicolo. Ma che genere di uomo poteva accettare di essere messo all’asta? Divenne ancora più paonazza. L’uomo che aveva vinto doveva pensare molto peggio di lei. Dopotutto, lei stava per pagare per una sera in compagnia di uno sconosciuto.
Sapendo di non poter fare ancora niente, si rassegnò e, per calmarsi, trasse un respiro profondo. Un profumo di muschio le riempì le narici, rendendola ancora più consapevole della presenza dietro di sé. Era un profumo fantastico. Anzi, più che fantastico.
Era intrigante.
E familiare. Arricciò il naso. Era assurdo. Nessun uomo con la testa a posto avrebbe acconsentito a partecipare a una buffonata simile. Ma era certa che quella fosse la stessa acqua di colonia che usava...
Jennifer non udì l’ordine di togliere le bende. Si voltò solo perché vide le altre ruotare su loro stesse e copiò i loro movimenti. Il cuore le batteva così forte da soffocare le grida del pubblico e l’eccitato chiacchierio delle donne sul palco.
Si guardò intorno e si accorse che le altre nove stavano già togliendo la benda agli sconosciuti. Preso il coraggio a quattro mani, sollevò lo sguardo sull’uomo davanti a sé.
Il cuore le si fermò.
Alex!
Non poteva crederci. Il suo capo era davanti a lei, il corpo snello avvolto in uno smoking nero così perfetto da sembrare tagliato su misura per lui. E probabilmente era proprio così, pensò mentre lo osservava, ammirata.
Lo sguardo scivolò dalla benda nera che gli copriva gli occhi ai capelli scuri e infine al viso affascinante.
Le labbra piene sorridevano, ma la vena che pulsava sul collo suggerì a Jennifer quale fosse il vero stato d’animo dell’uomo. Chiunque altro avrebbe creduto che stesse divertendosi, ma lei conosceva Alex troppo bene. Era tutt’altro che felice di trovarsi lì. Jennifer immaginava già la sua faccia nello scoprire che lei era la donna che lo aveva vinto.
Il suo disagio diminuì un poco. Se come lei Alex non era felice di prestarsi a quel gioco, avrebbero cercato una via d’uscita. Desiderando entrambi la stessa cosa, era certa che tutto sarebbe andato per il meglio e che insieme avrebbero trovato una soluzione.
Lasciò scivolare lo sguardo sul corpo robusto dell’uomo, poi tornò al viso e il respiro le divenne ansante. Alex sprigionava fascino dalla testa ai piedi. Se non altro, avrebbe dovuto ringraziare Mary per l’opportunità di rimirarlo senza che lui lo sapesse.
«Pare che la nostra ultima vincitrice sia un po’ timida» commentò la presentatrice, rivolgendosi al pubblico. Fragorose risate sottolinearono quelle parole.
«Stiamo tutti aspettando che tu ti decida a svelare l’identità del tuo partner.»
Jennifer trasalì quando si rese conto di essere l’unica a non avere tolto la benda. Non potendo fare altro, si avvicinò ad Alex e iniziò ad armeggiare con il nodo. Le grandi mani dell’uomo coprirono le sue, provocandole un brivido di piacere.
Insieme, slegarono la benda.
I loro sguardi si incontrarono.
«Jennifer?» Alex aveva riconosciuto subito il profumo seducente, ma aveva dato per scontato che si trattasse di una donna che usava lo stesso prodotto di colei che era il suo braccio destro in azienda. Mai, nemmeno per un istante, aveva pensato che potesse essere davvero Jennifer.
Ma non se ne lamentava. Lei era splendida. L’abito da sera le fasciava il corpo snello, la scollatura si tuffava in modo provocante fra la piega dei seni. Lo stomaco gli si chiuse e un’improvvisa tensione s’impadronì di lui.
«Ciao.» Ancora fremente per quel caldo contatto fisico, Jennifer guardò quegli occhi azzurri incredibilmente sexy. «Non posso credere che tu sia l’uomo che ho vinto!»
Senza lasciarle le mani, Alex le sorrise. Un’ondata di sollievo lo percorse da cima a fondo, subito sostituita da un senso di gioia.
Quella era Jennifer!
La sua Jennifer!
Incredulo, Alex guardò intorno a loro. Ogni donna era insieme allo scapolo per il quale aveva fatto