Intervista milionaria: Harmony Jolly
Di Cara Colter
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Info su questo ebook
Se una giornata comincia storta non può che concludersi peggio. Stacy Murphy Walker, giovane giornalista, ha un compito molto arduo davanti a sé: deve riuscire a intervistare l'uomo più schivo ma potente in circolazione, Kiernan McAllister. Peccato che l'uomo in questione abbia deciso di trasferirsi nella sua villa in montagna e che al momento una tempesta di neve imperversi, tanto che Stacy, giunta sul posto, non si fa annunciare da una scampanellata alla porta ma da un incidente in cui lei, la sua auto e la bellissima fontana al centro del viale sono i protagonisti. E ora? Come farò a ripagare i danni? La mia intervista è finita ancora prima di iniziare.
Cara Colter
Tra le autrici più amate e lette dal pubblico italiano.
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Anteprima del libro
Intervista milionaria - Cara Colter
Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:
Interview with a Tycoon
Harlequin Mills & Boon Romance
© 2014 Cara Colter
Traduzione di Carlotta Picasso
Questa edizione è pubblicata per accordo con
Harlequin Books S.A.
Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o
persone della vita reale è puramente casuale.
Harmony è un marchio registrato di proprietà
HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved.
© 2015 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano
eBook ISBN 978-88-3050-633-6
1
Alla guida della propria macchina, le mani strette con forza intorno al volante, Stacy Murphy Walker si chiese per quanto tempo il suo cuore avrebbe continuato a battere in quel modo prima di esplodere.
Come al solito la sua fervida immaginazione le palesò davanti agli occhi uno scenario drammatico.
Sapeva che l’agitazione non era da imputare solo al sibilo degli pneumatici che slittavano sulla strada ghiacciata di montagna. C’era dell’altro. Era il pensiero di ciò che stava per fare che la rendeva inquieta. Con un pizzico di fortuna avrebbe fatto uscire il leone allo scoperto.
Un’elegante targa di bronzo inserita tra le pietre di un recinto imponente, con il nome McAllister inciso sopra, le indicò di aver raggiunto la destinazione. Imboccò il vialetto di accesso e si fermò per valutare la ripida salita che l’aspettava. Non era abituata a guidare sulla neve, inoltre era preoccupata al pensiero di quello che avrebbe detto una volta suonato il citofono.
Dovrei intervistare il signor Kiernan McAllister. È l’unico modo che ho per salvare la mia carriera di giornalista. Le dispiace farmi entrare?
Aveva avuto due ore per riflettere e adesso il tempo era scaduto.
Erano passati tre giorni da quando la sua amica ed ex collega Caroline le aveva riferito le chiacchiere circa la vendita della società di McAllister e del suo probabile ritiro a Whistler.
«Questo caso è perfetto per te, Stacy» le aveva mormorato l’amica. «Se otterrai un’intervista da quell’uomo diventerai la freelancer più gettonata di Vancouver! E te lo meriti! Solo tu sei in grado di ottenere un colloquio con lui.» Era seguita una pausa, poi un sospiro. «Solo tu sei in grado di toccargli il cuore. Puoi farcela.»
Stacy aveva preso l’indirizzo che Caroline le aveva dato mentre rifletteva su quanto le era accaduto e sulla possibilità, umiliante, che la sua vicenda personale diventasse argomento di conversazione nella saletta del caffè del suo ex ufficio. Inoltre, dopo la delusione subita, aveva chiuso con gli uomini e non aveva alcuna intenzione, o interesse a toccare il cuore di McAllister. Nonostante tutto, Caroline aveva ragione. Se fosse riuscita a realizzare lo scoop sulla vendita della società del magnate, la sua carriera ne avrebbe tratto giovamento e per rendere ancora più accattivante la storia, avrebbe dovuto rivelare qualcosa dell’enigmatica personalità di McAllister. Sarebbe stato come mettere la ciliegina sulla torta. La pubblicazione di un articolo come quello l’avrebbe riabilitata agli occhi dei suoi colleghi e, ottenuto il loro rispetto, avrebbe anche riconquistato una certa dose di autostima.
Scosse la testa perplessa. Ma chi si credeva di essere? Pensava di potersi presentare a Whistler, bussare alla porta del milionario Kiernan McAllister e avvicinarlo come se niente fosse?
McAllister era il fondatore e l’amministratore delegato della società omonima, rinomata in tutta Vancouver. E lei che cosa pretendeva? Che lui le aprisse l’uscio di persona e l’invitasse a entrare? E perché poi avrebbe dovuto concederle udienza? In memoria dei vecchi tempi quando era stato il beniamino dei media e le sue fotografie avevano riempito le prime pagine di numerose riviste?
McAllister non concedeva interviste da un anno ormai, dal giorno del fatidico incidente sugli sci del suo migliore amico nonché cognato. La notizia della sua tragica morte aveva fatto il giro del mondo.
Stacy sperava di convincere il signor McAllister ad affidare alla sua penna la sua storia. Non sarebbe stato semplice, ma il suo spirito combattivo l’aiutava a essere ottimista. L’intervista sarebbe stata un successo tanto che alla fine sarebbero entrati in confidenza e lei gli avrebbe parlato della sua attività di beneficenza, chiedendogli...
«Una cosa alla volta!» s’impose.
Inutile crearsi delle aspettative. Si trattava di fare un salto nel buio e a proposito di oscurità, pensò con un brivido al percorso che avrebbe dovuto compiere a ritroso lungo le strade ghiacciate.
Concentrandosi, rilasciò il pedale del freno e affrontò con prudenza il viale in salita. La neve aveva ricoperto completamente il selciato e la pendenza era tale che Stacy temette di non arrivare in cima. Non aveva mai percorso delle strade così inaccessibili. A un certo punto ebbe l’impressione che l’automobile arrancasse con il rischio di scivolare indietro. Presa dal panico, schiacciò il pedale dell’acceleratore senza più indugi. Le ruote slittarono e la macchina si mise di traverso, ma poi, insistendo sul pedale del gas, gli pneumatici ritrovarono aderenza e la vettura scattò in avanti con un balzo. Pochi secondi dopo Stacy raggiunse il piazzale antistante la casa e frenò di colpo. Purtroppo le condizioni del terreno impedirono alla macchina di arrestarsi come lei avrebbe voluto e sbandò, urtando il cordolo e abbattendo un cespuglio per poi finire la sua corsa contro la fontana di marmo al centro della piazzola. A causa di quell’arresto improvviso, Stacy sbatté la testa contro il volante. Avvilita, si toccò la fronte e sollevò lo sguardo, restando a bocca aperta di fronte alla vista di quella splendida dimora. Che cosa aveva combinato?
Non avrebbe ottenuto l’intervista con McAllister e sarebbe stata citata per danni. Circondata dal silenzio e immersa in un paesaggio completamente imbiancato, restò immobile, le mani sul grembo e lo sguardo vuoto. Era pronta a compiangersi, ma si fece forza.
«Dopotutto sono stata fortunata» bofonchiò tra sé. «Sono praticamente illesa e sono al riparo» tentò di rassicurarsi, osservando la sua immagine nello specchietto retrovisore. «Adesso devo fare manovra e sperare di non aver danneggiato la macchina o peggio, rovinato la scultura.»
Inserì la retromarcia, sperando che nessuno l’avesse vista e spinse delicatamente il piede sull’acceleratore. Le ruote girarono a vuoto, sollevando un ventaglio di schizzi. Spaventata, fece un ultimo tentativo, ma la macchina non si spostò di un centimetro. Sconfitta, spense il motore, si prese la testa tra le mani e rimuginò sulla sua sfortuna.
Non aveva un fidanzato, non aveva più un impiego, rischiava di diventare lo zimbello di turno nel suo ex ambiente lavorativo e probabilmente sarebbe stata citata per danni.
Per fortuna l’attività di beneficenza la impegnava molto ma aveva bisogno di realizzare qualcosa d’importante per superare quel momento di stallo e l’intervista a Kiernan McAllister sarebbe stata un ottimo trampolino di lancio.
Adesso però rischiava di mandare tutto all’aria.
Era così assorta nei propri pensieri che si accorse che qualcuno le aveva aperto lo sportello solo perché una raffica di vento freddo le schiaffeggiò il volto.
«Si sente bene, signorina?» s’informò una voce profonda e morbida, dal tono rassicurante.
Stacy sgranò gli occhi, accorgendosi che quella voce apparteneva a Kiernan McAllister. Non aveva pianificato d’incontrarlo in quel modo!
«Direi di sì, ma non riesco a spostare la macchina» mormorò con tutta la dignità che possedeva, aggrappandosi al volante come se fosse la sua ancora di salvezza.
«Coraggio, scenda. Non si preoccupi» la invitò lui, parlando con calma. «Vediamo che cosa è successo alla sua automobile.»
«Sono più preoccupata per la sua aiuola.»
«Non deve» proseguì lui, la voce serena e il tono tenero di chi sa come rivolgersi a una sconosciuta in difficoltà. «Prenda la mia mano.»
Stacy aprì la bocca per replicare, ma le parole le restarono intrappolate in gola.
«Afferri la mia mano» insistette lui con fermezza, senza lasciarle scelta.
Lei obbedì, muovendosi come in un sogno. La mano di lui, grande e forte, avvolse le sue dita e Stacy si ritrovò fuori dall’abitacolo, schiacciata contro un corpo possente, il volto premuto contro il suo torace nudo. Si domandò se stesse immaginando ogni cosa. Nevicava e la temperatura doveva essere intorno allo zero. Nonostante tutto, avvertì il calore che quel corpo sconosciuto le trasmetteva e la sensazione che provò le piacque più di quanto avrebbe voluto ammettere.
«Ehm...» protestò lui debolmente, scostandola da sé per poterle posare le mani sulle spalle e guardarle il viso. «Sembra che né lei, né la sua macchina siate equipaggiati per affrontare un tempo come questo.»
Stacy annuì, morsicandosi le labbra. Indossava un paio di ballerine rosse disegnate da un famoso stilista e pagate una piccola fortuna. Si era concessa quel capriccio perché le avevano ricordato Dorothy, l’interprete del Fantastico mondo di Oz che grazie alle sue scarpette rosse dal potere magico, riusciva a raggiungere qualsiasi parte del mondo. Lei, invece, rischiava solo di scivolare se McAllister non l’avesse sorretta.
«Che cosa vedo!» esclamò lui incredulo, lanciandole un’occhiata di rimprovero.
In realtà nemmeno tu sei vestito in modo appropriato, pensò lei tra sé.
Abbinate alle scarpe rosse, unico tocco di colore, Stacy indossava una severa gonna grigia lunga fino alle ginocchia, calze nere, camicetta bianca e maglioncino antracite che per fortuna aveva avuto il buon senso di portarsi dietro. Ricambiò il suo sguardo accusatore ma si rese conto che il suo soccorritore non si era riferito al suo abbigliamento ma agli pneumatici che a quanto sembrava avevano catturato tutta la sua attenzione.
«Le sue gomme!» esclamò Kiernan. «Non sono nemmeno adatte alle quattro stagioni» osservò, avvicinandosi alla ruota anteriore. «Sta girando con degli pneumatici estivi. Che cosa le dice la testa? Come può affrontare strade di montagna, innevate, senza verificare le condizioni del suo mezzo?» l’accusò.
Stralunata, Stacy fissò il suo interlocutore cercando di ritrovare la voce. Quando parlò, sembrò che non l’avesse usata per dei giorni interi. «Non ho mai utilizzato delle gomme da neve» si scusò. «E comunque non le avrei mai montate in ottobre. È il mese in cui cadono le foglie e si raccolgono le zucche. Questa nevicata non era prevista. Deve essere un episodio straordinario.»
Lui sollevò le spalle, rassegnato. «Bastava chiedere e avrei mandato il mio autista a prenderla» dichiarò con durezza.
Stacy lo fissò sconcertata. Probabilmente Kiernan McAllister stava aspettando qualcun altro. Oppure Caroline aveva preparato il terreno