Sedotta a San Valentino: Harmony Destiny
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Barbara Dunlop
Tra le autrici più note e amate dal pubblico italiano.
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Anteprima del libro
Sedotta a San Valentino - Barbara Dunlop
Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:
Beauty and the Billionaire
Silhouette Desire
© 2008 Barbara Dunlop
Traduzione di Franca Valente
Questa edizione è pubblicata per accordo con
Harlequin Books S.A.
Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o
persone della vita reale è puramente casuale.
Harmony è un marchio registrato di proprietà
HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved.
© 2010 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano
eBook ISBN 978-88-5898-809-1
Prologo
Una notte d’amore non dura che una sola notte. Sinclair Mahoney non era certo un’esperta nel campo, ma era arrivata a questa semplice conclusione.
Così, mentre il petto nudo di Hunter Osland si alzava e abbassava nell’enorme letto in cui dormiva, lei si vestì in silenzio.
Immaginava che in simili casi la prassi comune fosse evitare addii imbarazzanti nella fredda luce del mattino.
Tranquillamente addormentato nel letto a baldacchino, Hunter l’aveva certamente già fatto numerose volte. Nel bagno accanto c’era tutto ciò di cui una donna aveva bisogno per un’uscita di scena discreta e indipendente e questa era proprio l’intenzione di Sinclair.
Era stata una notte piacevole. Be’, in realtà era stata incredibile. Ma era finita e sarebbe stato patetico attardarsi quella mattina sperando di vedere un’espressione di rispetto negli occhi di lui. Così si era preparata in tutta fretta, annodandosi i capelli rossicci in una coda di cavallo; prima di andarsene diede un’ultima occhiata all’elegante camera e al letto che portava le tracce della notte di passione. Erano le otto, aveva giusto il tempo di cercare la sua sorella gemella nel labirinto dell’enorme palazzo Osland. Le avrebbe detto un veloce arrivederci per poi saltare sul primo taxi diretto all’aeroporto di Manchester, in Vermont, e poi sul volo diretto a New York.
A mezzogiorno aveva un incontro per organizzare il lavoro, poi una teleconferenza con il direttore del reparto cosmetici di Bergdorf, il grande magazzino di lusso sulla Quinta Strada. Doveva anche leggere due rapporti sui prodotti di bellezza della linea Luscious Lavender che teneva piegati nella borsa.
La notte scorsa era finita. Era ora di ritornare alla sua vita di tutti i giorni. Raddrizzò le spalle e afferrò la borsa mentre i suoi occhi si soffermavano sulla gamba abbronzata e tonica di Hunter che si era liberata dalle lenzuola arruffate: Sinclair seguì la sua linea fino al punto in cui le lenzuola si avvolgevano strette intorno ai fianchi dell’uomo.
Lo spasimo rivelatore del suo cuore la turbò. Le larghe spalle di Hunter si erano scoperte insieme alle braccia muscolose che l’avevano circondata fino all’alba. Era una donna alta e ben proporzionata, non era abituata a sentirsi piccola e delicata tra le braccia di un uomo, ma con Hunter era stato proprio così.
In realtà aveva provato anche tante altre cose che non si era aspettata in un’avventura di quel genere. Aveva sempre pensato che ci si sentisse goffi e a disagio, ognuno dei due teso a dare una buona impressione di sé all’altro, cercando di convincersi che non era volgare e superficiale dormire con una persona quasi sconosciuta.
Si era sbagliata su tutto.
C’era un sapore di proibito, certo. Ma Hunter era stato soprattutto dolce e divertente. Dapprima la sua intelligenza l’aveva sfidata, poi il suo sorriso l’aveva sedotta. Il suo tocco e i suoi baci le erano sembrati la cosa più naturale del mondo. Quando si erano ritrovati nudi le era parso di conoscerlo da anni invece che da ore.
In quel momento, sul punto di andarsene, riusciva ancora a provare le sensazioni inebrianti della notte. Desiderò spostare indietro le lancette, arrampicarsi in quel letto soffice, assaggiare quelle labbra, far scorrere le dita sulla pelle di lui, inspirare il profumo dei suoi capelli.
Il buonsenso le fece fare un passo avanti.
Lui però si mosse nel letto e lei si sentì gelare, sconvolta al pensiero di intraprendere il terzo round, o era il quarto? Suppose che dipendesse dal calcolo dei suoi orgasmi o di quelli di lui.
Hunter distese le braccia e la sua espressione divenne tesa, tastò lo spazio intorno e si accigliò.
Sinclair strinse la tracolla della borsa e s’impose di ritirarsi.
Lui diede un’occhiata confusa intorno e lei afferrò la maniglia della porta. Prima che potesse mettere a fuoco la sua immagine, Sinclair era fuori nel corridoio e chiudeva la porta dietro di sé, diretta alle scale.
Era fatta.
Era finita.
Sperava solo di non rivederlo mai più.
1
Hunter era là.
Cinque settimane dopo, Sinclair lo vide entrare nella sala del consiglio di amministrazione della Lush Beauty Products, come se ne fosse stato il proprietario.
«... con un’amichevole offerta di rilevamento» stava dicendo il capo di Sinclair, cioè il presidente della società Roger Rawlings, «la Osland International ha acquistato il cinquantun per cento delle azioni della Lush Beauty Products.»
Sinclair si raddrizzò pensierosa sulla sedia. Accidenti, lui possedeva l’azienda.
«Come molti di voi sapranno» proseguì Roger, «la Osland International possiede, tra le altre aziende, la Sierra Sanchez, una catena di negozi di abbigliamento femminile presente in tutto il Nordamerica e con numerosi punti vendita in Europa e Australia.»
Mentre Roger parlava, e i dirigenti della Lush Beauty assorbivano la sorprendente notizia, lo sguardo di Hunter si muoveva metodicamente intorno al grande tavolo ovale. Il suo sguardo si posò su Ethan del reparto sviluppo, poi su Colleen del marketing. Rivolse un cenno di saluto a Sandra della contabilità e guardò Mary-Ann della distribuzione.
Il suo turno si avvicinava e Sinclair si diede un contegno. Quale direttore delle pubbliche relazioni era abituata a comportarsi in modo professionale in circostanze estreme. E ora avrebbe fatto lo stesso. Eppure si domandava perché lui non le avesse fatto un cenno di riconoscimento.
L’Hunter che lei aveva conosciuto a Manchester le era sembrato una persona d’onore. Pensava che le avrebbe almeno mandato un’e-mail, oppure aveva completamente sbagliato nel giudicarlo? Non era null’altro che un viscido attore che dimenticava una donna appena questa spariva dalla sua vista?
Forse non le aveva mandato nessuna e-mail perché non gliene importava nulla di lei, oppure non se ne ricordava nemmeno.
Nel vuoto della sua incertezza si intromise la voce di Roger. «La Sierra Sanchez offrirà alla Lush Beauty Products un punto vendita al dettaglio di alta qualità da cui lanciare la nuova linea Luscious Lavender. Continueremo a cercare altri punti vendita, naturalmente. Ma questo è solo uno dei molti modi in cui il nostro accordo sarà proficuo per entrambe le parti.»
Lo sguardo di Hunter colpì Sinclair.
Lui si bloccò per un istante, poi le sue narici fremettero e sollevò le sopracciglia. Lei avrebbe potuto giurare di aver sentito una corrente che crepitava fra loro sbiancandole il volto, scendendo poi lungo il suo sistema nervoso e raccogliendosi nello stomaco.
Hunter contrasse la mascella per lo shock evidente.
D’accordo. Allora forse c’era un motivo per cui non le aveva fatto nessun cenno.
C’erano giorni in cui Hunter odiava lo strano senso dell’umorismo di suo nonno. E oggi era uno di quei giorni. Nell’istante in cui vide Sinclair improvvisamente capì il senso delle ultime cinque settimane: l’insistenza da parte di Cleveland di comprare la Lush Beauty Products, la sua richiesta che Hunter ne diventasse l’amministratore delegato, la sua fretta nel farlo comparire davanti ai dirigenti della società. Cleveland sapeva che lei lavorava là, e aveva in qualche modo capito che Hunter era stato a letto con lei.
Il nonno di Hunter stava letteralmente costringendolo ad affrontare le conseguenze delle sue azioni.
«Così, vi prego di unirvi a me nel dare il benvenuto della Lush Beauty Products al signor Osland.» Roger terminò di parlare accompagnato da un gentile scroscio di applausi. I dirigenti sembravano preoccupati, come è normale che accada quando la direzione di una società improvvisamente passa di mano.
Era compito di Hunter rassicurarli. Ora però aveva anche il compito di spiegarsi con Sinclair. Dio solo sapeva che cosa lei stesse pensando. Doveva comunque aspettare per parlarle. Concentrò di nuovo lo sguardo sull’assemblea e si spostò verso la postazione a capotavola.
«Vi ringrazio molto» cominciò, assumendo con tatto il controllo della riunione, come aveva già fatto migliaia di volte prima. «Innanzitutto sentitevi liberi di chiamarmi Hunter. Secondo, vorrei rassicurarvi che la Osland International non intende cambiare l’organico e neanche l’attuale struttura direttiva della Lush Beauty.»
Si era ripassato mentalmente la parte successiva del discorso anche se ora sapeva che non era la verità. «Mio nonno ha deciso di investire in questa società perché era molto interessato al vostro piano di rilancio dei prodotti, come la linea Luscious Lavender, e anche alla vostra idea di espandere il mercato a fasce diverse di consumatori.»
Dopo gli ultimi sviluppi, però, Hunter dubitava persino che Cleveland avesse mai sentito parlare della Luscious Beauty Products prima di conoscere Sinclair. Cleveland doveva essere sicuramente più interessato ad accorciare la catena di Hunter piuttosto che al rilancio dei prodotti.
«La Osland International ha analizzato il vostro successo nel mercato del Nordamerica» disse Hunter all’assemblea. «Crediamo che sussistano molte opportunità per crescere anche su un piano internazionale. Siamo aperti alle vostre idee e anche se Roger continuerà a dirigere le operazioni quotidiane, io mi occuperò direttamente della direzione strategica. Ciascuno di voi è pregato di fare un salto da me, ho intenzione di essere qui diversi giorni al mese e credo che avrò un ufficio al ventesimo piano, giusto, Roger?»
«Sì» confermò Roger. «Ma se qualcuno ha domande o problemi, può riferire a me. Farò da cassa di risonanza.»
Le parole dell’uomo sorpresero Hunter. Stava dicendo loro di non andare direttamente da lui?
«Cercheremo di rendere la transizione più scorrevole possibile» continuò Roger con un tono suadente che infastidì Hunter.
Bel discorsino, grazie tante, Roger.
«Non è il caso che vi preoccupiate» s’intromise Hunter. «Per quanto mi riguarda, non vedo alcun problema. E la mia porta è sempre aperta.» Poi guardò direttamente Sinclair. «Passa da me.»
Un’ora dopo Sinclair andò ad affrontare Hunter. Al ventesimo piano si appoggiò allo stipite della porta dell’arioso ufficio d’angolo del capo. «Questa» disse lei, osservando la grande scrivania, l’armadio zeppo di libri e il tavolo delle riunioni da otto posti, «la devo proprio sentire.»
Lui si raddrizzò sulla sedia dall’alto schienale e alzò lo sguardo dal laptop, un lampo di colpa nello sguardo.
Sinclair fece due passi avanti e chiuse la porta, ignorando i battiti accelerati del proprio cuore. Almeno Hunter aveva reagito alla sua improvvisa apparizione, era già qualcosa.
Non le importava tanto di lui, non poteva; era