Agli ordini, papà (eLit): eLit
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Maureen Child
Maureen Child ha al suo attivo più di novanta tra romanzi e racconti d'amore. È un'autrice molto amata non solo dal pubblico ma anche dalla critica, infatti è stata nominata per ben cinque volte come migliore autrice per il prestigioso premio Rita.
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Anteprima del libro
Agli ordini, papà (eLit) - Maureen Child
successivo.
1
«Non puoi tradirmi così proprio ora!» Kathy Tate girò la chiave un'ultima volta, auscultò il rantolio del motore, poi spense, ancorando saldamente le mani al volante. «Diavolo» si rivolse al suo fedele Maggiolone, «ti ho appena fatto fare la revisione.» Uno scherzetto, pensò, che le era costato qualcosa come sei bei bigliettoni da cento dollari.
Il vecchio macinino rimase lì in silenzio: apparentemente non aveva nulla da dire in sua difesa.
Perfetto. Kathy scrutò la strada. La città era ancora lontana, pensò. Come avrebbe fatto ad arrivare a consegnare quella caterva di documenti che aveva freneticamente battuto a macchina per tutta la notte?
«Ci sono i Marines, signora.» Una voce profonda interruppe la catena di pensieri cupi che si avvicendavano nella sua mente. Si volse lentamente e guardò dal finestrino del guidatore.
Accidenti! Dalla padella nella brace.
Il suo sguardo si perse subito nelle profondità cristalline degli occhi di quell'uomo muscoloso che stava lì proprio di fronte a lei: il sergente Brian Haley. Era lo stesso Marine che lei aveva visto qualche minuto prima, quando si era allontanata da casa. Lo stesso che giocava a basket con un amico. Qualche minuto prima, però, se l'era cavata con un semplice saluto con la mano, ora invece era in trappola.
Il suo salvatore si chinò, appoggiando le mani sulle ginocchia, e la fissò. Un corpo da scultura greca coronato da un taglio di capelli cortissimi: le donne ne erano irrimediabilmente attratte e lui lo sapeva bene e si aspettava in qualche modo che tutte gli cadessero ai piedi. Kathy Tate era diversa dalle altre e da allora era diventata una specie di sfida per lui.
«Bisogno d'aiuto?» Un'altra voce profonda emerse dall'interno dell'automobile e Kathy volse la testa verso il finestrino del passeggero. L'amico di Brian aveva un taglio di capelli molto corto. Doveva essere un Marine anche lui.
«No, grazie» disse. Non aveva bisogno di essere soccorsa, le serviva solo che quella dannata macchina si rimettesse in moto.
«Kathy Tate» s'affrettò ad aggiungere Brian. «Jack Harris. Jack, ti presento Kathy, la mia nuova vicina di casa.»
«Salve.» Le rivolse un sorriso amichevole che Kathy ricambiò spontaneamente dopo aver notato l'anello nuziale che luccicava sull'anulare di lui.
«A me pare proprio che questa ragazza abbia bisogno d'aiuto, Jack.» Brian scosse il capo, di nuovo guardò la piccola automobile, per poi riportare gli occhi sul suo amico.
«Hai ragione.»
Kathy si girò per osservare Brian e non poté fare a meno di notare quel sorriso da seduttore abbinato a uno sguardo candido e innocente. «Grazie, ragazzi, ma credo che il mio macinino debba solo riposare un po' e poi ce la farà di nuovo.»
«Riposare un po'? Per quanti anni?» Brian ridacchiò.
Kathy tamburellò nervosamente le dita sul volante. Non poteva accettare che qualcuno offendesse in quel modo il suo Maggiolone. «Sergente Haley...» iniziò in tono di rimbrotto.
«Aiuto sergente» la corresse lui.
«Quel che è!» esclamò lei, con uno sguardo che avrebbe incenerito chiunque, anche se lui non parve accorgersene. «Non vi ho chiesto di aiutarmi. Perché non tornate a giocare?»
Lui abbozzò una smorfia e rivolse lo sguardo al suo amico. «Di' un po', Jack, noi Marines aspettiamo che ci chiedano aiuto oppure andiamo dove anche gli angeli hanno paura a mostrarsi?»
«Urrah per i Marines!» ribadì Jack in tono trionfale.
«Piantatela, ragazzi!» fece appena in tempo a dire Kathy, che già i due eroi avevano spalancato il cofano dell'automobile.
«Allora» chiese Jack, «qual è il problema secondo te, Brian?»
«Niente che una bella bomba non possa sistemare.»
«Bomba?» ripeté Kathy in tono allarmato, scendendo dall'auto. «Che cosa significa?»
Brian la osservò per un attimo. «Sto scherzan do, comunque questa macchina sta tirando le cuoia.»
«Le Volkswagen non hanno vita eterna» rimbeccò lei.
«E questa è arrivata alla fine dei suoi giorni. Non c'è dubbio.» Brian si piegò e passò con circospezione la mano sul motore. «Eppure non sia mai che un Marine non riesca a far ripartire un'automobile.»
«Evviva la modestia» sussurrò Kathy quasi tra sé. Un attimo dopo, Brian si alzò di scatto e la urtò, facendola quasi cadere. Allungò allora un braccio nel tentativo di sostenerla. In quel momento le loro mani, involontariamente, si sfiorarono e lei si sentì impallidire.
Brian le liberò immediatamente la mano e fece un passo all'indietro, come se anche lui avesse sperimentato una strana sensazione e non sapesse come reagire.
«Ascolta, Kathy» Brian cercò di riprendere il controllo. «Siediti in macchina e metti in moto.»
Kathy ubbidì, senza obiettare: sapeva quanto fosse inutile discutere con un uomo che aveva deciso di sfidare un'automobile.
Si accomodò, fece il tentativo di girare la chiave, senza che il povero Maggiolone emettesse alcun segnale di vita. Riprovò, ottenendo esclusivamente un rantolio per nulla promettente. Tenace com'era, Kathy non si diede per vinta e tentò una terza volta. Finalmente il buon vecchio macinino riprese vita.
I due eroi ne furono enormemente sorpresi. «Ce l'abbiamo fatta!» esclamò Brian.
Lei li guardò. Se la Volkswagen si era messa in moto, era per l'intervento di Brian e, che a lei piacesse oppure no, gli era debitrice. «Grazie» sussurrò allora.
«Non c'è di che» replicò Brian. «Non credevi che sarei stato capace di farla ripartire, vero? Eppure io sono un uomo pieno di sorprese.»
Kathy sorrise suo malgrado. «Non mi piacciono le sorprese, sergente.»
«Aiuto sergente.»
«Quel che è.» Mise la prima, fece rombare il motore e partì.
Mentre la Volkswagen arrancava lungo la strada, Brian scosse la testa. «Quella donna comincia a piacermi.»
«Eh, vecchio mio, allora è meglio che ti prepari alla lotta» disse Jack.
Lo sguardo perso in direzione dell'automobile che si allontanava sempre più, Brian pensò che la battaglia era solo all'inizio.
«Salve, vicina.»
Colta di sorpresa dalla voce profonda che le giungeva alle spalle, Kathy si fermò senza girarsi. Aveva sperato di rientrare in casa senza incontrarlo. Lui, però, pareva avere un radar quando si trattava di donne. Kathy inspirò profondamente, prima di rivolgere lo sguardo al volto dell'uomo che stava dietro di lei, ma non fu sufficiente.
Come sempre, il cuore prese a martellarle nel petto, le mani si inumidirono di sudore e le labbra si seccarono improvvisamente.
Brian Haley, il bel Marine dal fisico scultoreo, stava lì sul vialetto e le sorrideva. Roba da per derci la testa!
Kathy dovette di nuovo ricordare a se stessa di non essere interessata. Sfortunatamente, però, man mano che il tempo passava, diventava più difficile convincersene.
«Fatto la spesa?» le domandò.
Lei allontanò una ciocca ribelle di capelli dal volto e si sforzò di sorridere. «Non ti sfugge niente, vero?»
«I Marines sono degli ottimi osservatori» commentò Brian, mentre afferrava i sacchetti della spesa.
«Come sono fortunata!» esclamò lei in tono sarcastico. Girò la chiave nella toppa e, una volta aperta la porta, cercò di afferrare i sacchetti. «Grazie per l'aiuto, ma adesso mi arrangio da sola» lo congedò.
«Non è un problema.» Brian oppose resistenza, difendendo strenuamente le borse. «Hai altri sacchetti in macchina?»
Lei, ostinata e caparbia. Lui, sfrontato e intrigante e, come tutti gli uomini belli, pronto a flirtare con qualsiasi donna.
«La tua macchina non ti ha più dato problemi?» continuò lui.
«No, l'ho usata per tutto il pomeriggio e ha fatto le fusa come un gattino.»
«Secondo me ha comunque bisogno di una revisione» disse lui.
«L'ho appena fatta revisionare, grazie.» Entrò, intenzionata a non indugiare in quello stretto corridoio con un uomo il cui tocco aveva quasi il potere di scottarla.
Brian la seguì all'interno, lei lo fece accomodare e, ringraziandolo per l'aiuto, tentò di liberarsene il prima possibile.
Lui la ignorò. Appoggiò le borse sul bancone che separava la cucina dalla sala da pranzo e poi si girò per osservare la casa. Si vedeva l'impronta di Kathy, rifletté. Dolce e femminile. Tendine di pizzo alle finestre. Quadretti con paesaggi di campagna. Un dolce profumo di lavanda che avvolgeva l'ambiente.
«Complimenti. Gran bella casa!» esclamò lui, dopo qualche istante. La scrutò negli occhi e, con irritazione, notò uno sguardo freddo e disinteressato. Come era possibile? Erano vicini di casa da oltre un mese, ormai avrebbe dovuto ammorbidirsi un po'. Invece no. Dopotutto, lui era un Marine. E di un Marine ci si poteva fidare. Sempre.
Brian mascherò un sorriso, quando si rese conto che lei si era barricata dietro il bancone, il più lontano possibile da lui.
«Grazie» disse in tono tranquillo. «Apprezzo il tuo aiuto, ma io...»
«Hai da fare.» Brian terminò la frase al posto suo. Non era per nulla sorpreso che lei cercasse di liberarsi di lui. Era evidente che non volesse conoscerlo quanto lo desiderava lui.
E forse era un segno del destino. In fondo a lui non piacevano le complicazioni.
Anche se, pensò dopo aver passato in rassegna il corpo di Kathy con lo sguardo, per quel genere di complicazioni poteva fare un'eccezione.
Lei si schiarì la voce. «Allora grazie e ci vediamo.» Il messaggio era chiarissimo. Alla larga, tesoro! Questo non è pane per i tuoi denti.
«Tranquilla, ora me ne vado» disse Brian, annuendo. «Prima però dimmi cosa non ti piace di me.»
Lei parve meravigliata dalla domanda. «Ti ho mai detto che non mi piaci?»
«Non è necessario» ribadì lui.
Lei inspirò profondamente. «Io non ti conosco nemmeno.»
Lui sorrise. «A questo possiamo