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Una valanga di guai: Harmony Collezione
Una valanga di guai: Harmony Collezione
Una valanga di guai: Harmony Collezione
E-book160 pagine2 ore

Una valanga di guai: Harmony Collezione

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Info su questo ebook

Chi gliel’ha fatto fare?

Solo, in una strada isolata, sotto una fitta nevicata che ha cancellato i profili delle case e i margini della strada. Sean Gallagher sta iniziando a maledire il momento in cui ha deciso di aiutare suo fratello in quella folle missione.

I pericoli non sono finiti, perché...
LinguaItaliano
Data di uscita10 mag 2017
ISBN9788858965818
Una valanga di guai: Harmony Collezione
Autore

Kate Walker

Autrice inglese originaria della regione di Nottingham, ha anche diretto una libreria per bambini.

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    Anteprima del libro

    Una valanga di guai - Kate Walker

    successivo.

    1

    Sean Gallagher vide la macchina appena girò nel tranquillo viottolo di campagna e la riconobbe subito: era proprio quella che cercava ormai da un paio d'ore. Una Renault grigia metallizzata, aveva detto Pete, e adesso era lì, davanti a lui, proprio quando stava per arrendersi.

    «Ti ho trovato!» esclamò trionfante. Annie Elliot non gli era sfuggita.

    Ma un istante dopo il suo umore cambiò. A causa della strada innevata, Sean fu costretto a frenare di colpo.

    «Maledizione!»

    Riuscì a stento a controllare l'auto e si fermò sul ciglio della strada. L'ultima cosa che voleva era raggiungere la sua preda nel fosso.

    Anche lei doveva avere trovato una lastra di ghiaccio che l'aveva fatta finire fuori strada. Non c'era da stupirsi, visto che il percorso era tortuoso e la tempesta di neve davvero spaventosa.

    Forse guidava troppo velocemente per scappare dal pasticcio che aveva combinato, rifletté Sean, scendendo dall'auto e alzando il bavero del cappotto per proteggersi dal vento. Di sicuro non pensava alla guida, ma all'uomo per il quale aveva piantato Pete.

    La sua sfortuna era la fortuna di Sean, o meglio, quella di Pete. In realtà a Sean non importava di ritrovarla, ma una promessa era una promessa.

    All'improvviso si accorse che dall'auto non proveniva alcun suono. Imprecò di nuovo. Certo, una promessa era una promessa, ma né lui né suo fratello avevano previsto una cosa simile. E se la ragazza fosse stata gravemente ferita, o peggio?

    Cercando di non scivolare, Sean si avvicinò alla vettura.

    «Posso aiutarla?»

    Erano le parole più belle del mondo, pensò Leah ma, ancora sconvolta dalla paura, temette di averle soltanto immaginate.

    «Se può aiutarmi?» ripeté, non osando aprire gli occhi per paura che la voce svanisse.

    «Le serve una mano? Si sente bene?» chiese una voce maschile, profonda e sensuale. «È ferita?»

    «Non credo.»

    Leah fece un rapido inventario: le gambe erano ancora due, ed erano intatte. Lo stesso per le braccia, anche se una era indolenzita. Le spalle le facevano un male da morire. Doveva averle contratte nel disperato tentativo di mantenere il controllo dell'auto. Era ancora tutta intera. A meno che...

    Spalancò gli stupendi occhi viola e si guardò nel retrovisore.

    Con grande sollievo si accorse che quella sensazione di bagnato sulla guancia non era sangue ma una lacrima. Non si era neppure accorta di avere pianto.

    All'improvviso sentì un freddo terribile, forse a causa dello shock, o forse dell'aria gelida che penetrava nell'auto.

    «Riesce a rispondermi?»

    Riscossa dal tono deciso dello sconosciuto, Leah tornò al presente. Quell'uomo doveva averla vista uscire di strada.

    «Io...»

    Le parole le morirono in gola quando vide in faccia il suo salvatore. No, non era possibile. Doveva avere le allucinazioni. Forse aveva battuto la testa, perché nella vita reale non esistevano cavalieri su un bianco destriero, e in ogni caso non erano così belli.

    «Certo che ci riesco... Sto... sto bene.» Che risposta brillante! Per quanto si sforzasse, continuava a vedere la stessa immagine. Allora forse non era un miraggio.

    Zigomi pronunciati, naso dritto, bocca decisa e due stupendi occhi azzurri, che contrastavano con i capelli nerissimi. Il suo salvatore aveva anche un fisico imponente, e per guardarla negli occhi doveva chinarsi.

    Ma la cosa assurda era che quei lineamenti potevano appartenere soltanto a un uomo, e proprio per quello Leah dubitava della propria sanità mentale.

    «No!»

    Scosse la testa per scacciare l'immagine. Neppure nelle sue fantasie più audaci aveva mai sognato di incontrare Sean Gallagher, la stella televisiva del momento. Ogni giovedì sera la famosa serie di cui era protagonista incollava davanti al televisore tutte le donne inglesi.

    «No?» le chiese lui. «Vuole dire che non è ferita o che non sta bene? Insomma, non può darmi una risposta coerente?»

    «Certo che posso!»

    Seccata da quel tono brusco, Leah replicò in modo altrettanto rude. Alla faccia anche essere l'uomo più bello del mondo, ma non era certamente il più educato.

    «Sto bene, non sono ferita, almeno non credo, ma visto che non ho ancora cercato di alzarmi non potrei giurarci. È una risposta soddisfacente, o vuole interrogarmi ancora un po'?»

    «Dalla sua reazione mi pare che non sia ferita.» L'ironia nella voce di Sean fece a Leah più o meno lo stesso effetto del suo sorriso. «Quanto a interrogarla...»

    «Avanti!» lo sollecitò Leah. «Lei sarà anche il dono di Dio alle donne, ma non vincerà certo l'Oscar della sensibilità. Le ha mai detto nessuno che una persona che è appena finita fuori strada può anche essere un po' scossa? Mai sentito parlare di shock?» proruppe ferita.

    «Ha ragione, mi scusi.»

    Quell'inaspettata dolcezza colse Leah di sorpresa. Sean sembrava addirittura imbarazzato. Un punto a suo favore, ammise lei suo malgrado.

    «Anch'io mi sono spaventato. Da settimane percorro questa strada notte e giorno, e non ho mai visto anima viva. Quindi s'immagini che cos'ho provato vedendo la sua auto nel fosso. È scivolata su una lastra di ghiaccio?»

    «Sì, stavo guidando, o meglio strisciando, date le condizioni atmosferiche, e all'improvviso ho perso il controllo della macchina. Ho incominciato a slittare, poi mi sono ritrovata qui.»

    Già, dove? Leah sarebbe dovuta essere quasi a casa di sua madre, ma con quella bufera aveva mancato l'uscita dell'autostrada ed era finita in quel viottolo pieno di curve.

    Poi si era persa irrimediabilmente. Adesso sapeva soltanto di trovarsi in un angolo dello Yorkshire, in aperta campagna. Non c'era niente in vista, né una casa, né un qualunque altro segno di civiltà.

    In realtà, ammise Leah, non stava pensando a ciò che faceva, e da stupida, considerando che era in mezzo a una tormenta, si era fatta distrarre dai pensieri che da una settimana le affollavano la mente. Per quello aveva mancato l'uscita dell'autostrada.

    «È meglio che si tolga di qui, non è in una posizione sicura» le consigliò Sean. «Ce la fa a rimettersi in piedi?»

    «Credo di sì.»

    Fu più difficile del previsto.

    «L'aiuto io» propose Gallagher, porgendole gentilmente la mano.

    Era soltanto una mano, pensò Leah, e lui voleva semplicemente rendersi utile. Allora perché di colpo fu pervasa da un misto di paura ed eccitazione? Perché un semplice contatto la turbava?

    Che stupida, si rimproverò. Un tocco così fuggevole non poteva certo innescare un'esplosione. Datti una regolata, Leah!

    Ma il buonsenso non le venne in soccorso. Sembrava che un istinto primitivo le consigliasse di stare il più lontano possibile da quell'uomo.

    «Faccio da me!»

    Capì di avere commesso un errore quando vide la testa bruna di Sean che scattava indietro e il suo corpo che s'irrigidiva.

    «Come vuole.»

    Be', che altro si aspettava? Aveva dato quella risposta soltanto perché era agitata. In genere era molto più educata.

    Come se non bastasse, uscire dall'auto senza aiuto si rivelò davvero un bel problema, e l'abito di velluto rosso le salì a metà coscia.

    Era partita in fretta e furia dopo la festa natalizia in ufficio. Sua madre non l'aspettava, credeva che si sarebbe messa in viaggio l'indomani mattina, ma al telefono le era sembrata così triste e sola che Leah aveva deciso di partire prima. In fondo il Natale andava passato in famiglia, e senza suo padre, soltanto lei poteva fare compagnia a sua madre.

    Se avesse programmato tutto con più cura avrebbe indossato qualcosa di più pratico per il viaggio. In realtà, però, non prevedeva una tempesta di neve, così si era limitata a indossare un cappotto sopra il vestito elegante.

    In ogni caso un abito attillato non era certo il capo più adatto per uscire da una macchina finita in un fosso, soprattutto sotto gli occhi di un uomo bellissimo che le faceva rimescolare il sangue.

    «Niente male» commentò lui mentre Leah avanzava, cercando di coprirsi le cosce.

    Gli incredibili occhi azzurri di Sean indugiarono sulle sue gambe e luccicarono quando, per un movimento involontario di Leah, la gonna salì ancora di più, rivelando la pelle morbida sopra il bordo di pizzo delle calze.

    «Potrebbe fare il bis?» le propose Sean in tono provocante.

    Leah cercò di darsi un contengo e fallì miseramente. L'asfalto era più ghiacciato del previsto, e la suola consunta dei vecchi mocassini che portava per guidare non aveva nessuna presa.

    Con un grido cercò di afferrare la prima cosa che aveva a portata di mano che, guarda caso, era il braccio di Sean Gallagher. Con grande prontezza di riflessi lui la prese per la vita, senza sforzo apparente, come se lei fosse stata uno scricciolo e non una ragazza alta un metro e settantacinque dotata di forme generose.

    «Ni... Niente bis, signor Gallagher» balbettò senza fiato.

    «Peccato» osservò lui. «Mi stavo godendo lo spettacolo.»

    Non fece commenti sul fatto che Leah l'avesse chiamato per nome. Di certo era abituato a essere riconosciuto dalla gente, soprattutto dalle donne. Era uno degli inconvenienti della fama.

    O forse lui lo considerava un vantaggio. Appariva spesso nelle cronache mondane, sempre accompagnato da splendide fanciulle.

    Ultimamente, però, non aveva letto molto sul suo conto, rifletté Leah. Forse era occupato nella registrazione dell'ultima serie dell'Ispettore Callender. Era impensabile che la sua vita sociale si fosse fermata come per incanto.

    «Comunque è stata un'esibizione fantastica!»

    Leah udì il sorriso nella voce di Sean anche se non poteva vederlo in faccia. Era schiacciata contro di lui, troppo vicino per alzare la testa e guardarlo.

    «Esibizione!» strillò, cercando di liberarsi dalla sua stretta. «Se crede che io...»

    Quel movimento fu un errore. Invece di mollare la presa, Sean la strinse fino a farle male, e l'avvicinò a sé fino a farle sentire il calore del suo corpo e il battito del suo cuore.

    «Si calmi.» La sua voce adesso era più dolce, calda come il tocco della sua mano sul viso, e la paralizzò all'istante. «Lei è sotto shock, cerchi di rilassarsi. Faccia un respiro profondo.»

    Consolata da quella dolce carezza, Leah obbedì. In realtà il respiro profondo non la calmò, anzi, la rese ancora più conscia della vicinanza di Sean. Inalò il profumo speziato della sua colonia, misto a un aroma profondamente maschile e personale.

    Riusciva a pensare soltanto a lui, al suo calore, alla forza del corpo stretto al suo.

    Con il cuore che le batteva impazzito e il sangue che le scorreva nelle vene come lava liquida, Leah fu scossa da un brivido violento.

    «Ha freddo?»

    Sean doveva essersi accorto della sua reazione. Le infilò le mani sotto il cappotto e le massaggiò le braccia seminude.

    «Ma lei è gelata!» esclamò preoccupato, strofinando con forza. «Dobbiamo ristabilire la circolazione.»

    Non è possibile, pensò Leah smarrita. Come poteva essere gelata fuori, mentre dentro bruciava? Il suo sangue non aveva bisogno di nessun aiuto per circolare. Era già arrivato al punto di ebollizione.

    C'era una cosa che avrebbe potuto farla stare meglio, si disse, e il desiderio la colpì con una forza inarrestabile.

    Con un mormorio sensuale alzò la testa

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