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A scuola di fascino: Harmony Destiny
A scuola di fascino: Harmony Destiny
A scuola di fascino: Harmony Destiny
E-book175 pagine2 ore

A scuola di fascino: Harmony Destiny

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Info su questo ebook

Chi è la sensuale sirena che si aggira per l'ufficio di Brandon Duke? Non può certo essere la seria e irreprensibile Kelly Meredith. Lei è la segretaria perfetta, ma in quanto a fascino lascia molto a desiderare. Eppure qualcosa, o qualcuno, l'ha trasformata in una creatura provocante e Brandon non vede l'ora di scoprirne il motivo.



Una nuova acconciatura e dei vestiti sexy ed eleganti non sono sufficienti a mutare una quieta bellezza in una donna indimenticabile e Kelly lo sa bene. Se vuole riuscire a vendicarsi del suo ex dovrà andare oltre l'apparenza e sfoderare modi seducenti e baci da capogiro. Lei, tuttavia, non è certo un'esperta in materia, le ci vorrebbe qualche lezione. Da quel fusto del suo capo, per esempio.
LinguaItaliano
Data di uscita11 dic 2017
ISBN9788858975480
A scuola di fascino: Harmony Destiny

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    Anteprima del libro

    A scuola di fascino - Kate Carlisle

    Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:

    How to Seduce a Billionaire

    Harlequin Desire

    © 2011 Kathleen Beaver

    Traduzione di Franca Valente

    Questa edizione è pubblicata per accordo con

    Harlequin Books S.A.

    Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

    persone della vita reale è puramente casuale.

    Harmony è un marchio registrato di proprietà

    HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved.

    © 2012 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

    eBook ISBN 978-88-5897-548-0

    1

    «Promemoria per me stesso: annullare tutti i permessi di vacanza degli impiegati» borbottò Brandon Duke mentre si sporgeva per afferrare la tazza di caffè che risultò vuota. Un’ulteriore prova che la sua inestimabile assistente, Kelly Meredith, si trovava ancora in vacanza. Era via da due settimane; troppe, per quanto lo riguardava.

    Non che avesse bisogno di qualcuno per farsi versare il caffè, solo che Kelly riusciva ogni volta a batterlo sul tempo, compariva sempre a riempirgli la tazza al momento giusto. La sua efficienza si mostrava in ogni campo: i clienti la adoravano, non si lasciava intimidire dagli enormi tabulati di calcolo. Sapeva anche capire molto bene la personalità della gente, il che era una qualità che valeva oro, per questo aveva preso da tempo l’abitudine di portarla con sé ai vari incontri di affari in giro per il paese.

    Brandon era istintivamente bravo nel giudicare un possibile socio in affari o le motivazioni di un concorrente, ma Kelly era un sostegno formidabile. Perfino i suoi fratelli avevano preso l’abitudine di consultarla per esaminare i nuovi assunti, o risolvere problemi negli altri reparti. Non per nulla la chiamavano l’impiegata miracolosa. Se si presentava un lavoro ingrato da gestire, Kelly ci si tuffava operando la propria magia. Grazie a lei tutto filava liscio.

    Era ancora presto, approfittando dell’insolita pace che regnava nell’ufficio vuoto, Brandon afferrò un taccuino per scribacchiare alcune annotazioni, quella sera ci sarebbe stato un incontro coi fratelli. Ora che il resort di Silverado Trail, l’ultimo acquisto dei Duke a Napa Valley, considerato il gioiello di famiglia, stava per essere inaugurato ufficialmente, bisognava concentrare le energie su qualche nuova sfida.

    Mentre leggeva ciò che aveva scritto, gli venne in mente un’altra ragione per cui era necessario il ritorno di Kelly dalle vacanze: lei era l’unica che riuscisse a decifrare la sua calligrafia.

    Stava esaminando una serie di opzioni per l’acquisto di una piccola catena di hotel di lusso lungo la costa dell’Oregon, quando gli venne in mente di controllare la propria agenda. Ogni ora della giornata era piena di appuntamenti, videoconferenze e scadenze, molte collegate alla grande festa di apertura del resort a Napa Valley. Era proprio un bene che la sua assistente tornasse quel giorno, finalmente! La sostituta temporanea si era dimostrata competente, ma Kelly era l’unica che riusciva a gestire le mille pressioni e il sovrapporsi di impegni causati dai festeggiamenti imminenti.

    A proposito di pressioni, la moglie di suo fratello stava per partorire, per Sally sarebbe stato il primo nipote, ma, a giudicare dalle sue reazioni, si sarebbe detto che fosse il primo bambino a venire al mondo. Altro che evento importante. Che cosa avrebbe dovuto comprare per il piccolo? Non aveva proprio idea. Niente paura, però. Kelly avrebbe saputo comprare il regalo giusto, forse l’avrebbe perfino avvolto in un bel pacco.

    Proprio al di là della porta socchiusa del suo ufficio, Brandon sentì un fruscio e il rumore di cassetti che venivano aperti.

    «Buongiorno, Brandon» salutò una voce allegra.

    «Era quasi ora che tornassi, Kelly» disse lui sollevato. Vieni qui dopo che ti sarai sistemata.»

    «Senz’altro. Prima faccio un po’ di caffè.»

    Brandon guardò l’ora. Era in anticipo di quindici minuti, decisamente era un’assistente modello che meritava tutti i bonus inclusi nelle sue mansioni. Rimaneva però ancora dell’avviso di eliminare le ferie da quel giorno in poi.

    «Ah, che bello tornare» mormorò Kelly mentre accendeva il computer. Difficile da credere, ma aveva sentito la mancanza di Brandon Duke mentre era via. La sua voce profonda le aveva fatto venire i brividi, che lei attribuiva al proprio attaccamento al lavoro.

    Sistemò le borse nell’armadio alle proprie spalle, per dedicarsi alla preparazione del caffè. Le tremava la mano mentre riempiva di acqua la caffettiera nell’angolo cucina. Si costrinse a rilassarsi. Era veramente contenta di essere tornata al suo amato lavoro, allora perché era nervosa?

    D’accordo, aveva fatto dei cambiamenti mentre era via, ma nessuno se ne sarebbe accorto, no? Nessuno notava mai nulla in lei, a eccezione del suo proverbiale buonsenso in affari e la sua praticità nel gestire le cose, ma a lei andava bene così. Quindi se quel giorno indossava un abito invece dei soliti completi pantalone, a chi sarebbe importato? Nessuno avrebbe notato che non era mai andata in ufficio con un abito. Anche se si trattava di un gran bel vestito, era di lana grigia, abbottonato davanti e le modellava le curve.

    Aveva anche adottato le lenti a contatto; in fondo portava gli stessi occhiali noiosi da cinque anni, era bello cambiare.

    «Kelly» la chiamò Brandon dal suo ufficio. «Portami il documento della Dream Coast quando vieni qui, ti spiace?»

    «Arrivo subito.»

    Kelly sorrise ascoltando il suono familiare della voce di Brandon. Avrebbe dovuto farla sentire in soggezione fin dal primo giorno. Dall’alto del suo metro e novanta torreggiava su di lei, e sapeva con certezza che sotto quegli abiti firmati c’erano dei muscoli solidi come la roccia. Lo sapeva perché si era imbattuta spesso in lui alla palestra dell’hotel, l’aveva visto in pantaloncini corti e maglietta. Ex giocatore della NFL, era decisamente una visione notevole quando sollevava i pesi. Qualche volta, mentre lo osservava, Kelly respirava affannosamente, ma imputava quei momenti all’esercizio sul tappeto da corsa.

    Ridacchiò ricordando che molte sue amiche le avevano confessato che avrebbero ucciso pur di avere un’occasione per vedere il bellissimo Brandon Duke in pantaloncini corti. Per sua fortuna Kelly non era mai stata tentata dal proprio capo.

    Certo, era magnifico, in modo quasi incredibile, ma per lei era più importante avere un lavoro interessante piuttosto di una breve, insignificante storia con un famoso ex atleta. E sicuramente una relazione con Brandon sarebbe stata esattamente così. Aveva visto lei stessa la fila di donne che desideravano un incontro con lui, per essere poi regolarmente scacciate come mosche noiose dopo un paio di settimane. Non era affatto piacevole, non aveva mai voluto ritrovarsi in quella fila, ma...

    «A che cosa stai pensando?» sussurrò a se stessa. Non aveva mai riflettuto su Brandon in quel modo fino ad allora, e non avrebbe cominciato adesso. Scosse il capo con disgusto, e si domandò se avesse per caso preso troppe vacanze.

    Mentre aspettava che il caffè fosse pronto, Kelly guardò fuori dalla finestra a bovindo; si sentì orgogliosa e felice di essere lì. A chi non sarebbe piaciuto lavorare sulla cima di una collina nel cuore di Napa Valley, con il panorama dei vigneti che si stendevano sotto di lei fin dove poteva giungere lo sguardo?

    Brandon e il suo piccolo gruppo avevano lavorato nel resort di Silverado Trail negli ultimi quattro mesi. Ci sarebbero rimasti ancora un mese o giù di lì, finché l’hotel non fosse stato completamente funzionante e la stagione del raccolto delle uve non fosse terminata. A quel punto si sarebbero risistemati a Dunsmuir Bay, il quartier generale della Duke.

    Per allora il progetto di Kelly sarebbe stato completo e la sua vita sarebbe ritornata alla normalità. Fino a quel momento avrebbe dovuto soltanto ricordare a se stessa di rilassarsi e di respirare.

    «Mi senti, Kelly? Rilassati» mormorò a se stessa, passandosi le mani sull’abito per spianare le pieghe, poi riempì due grosse tazze di caffè bollente. «Respira.»

    Si fermò alla scrivania per posare la tazza e prendere la posta, poi spalancò la porta dell’ufficio di Brandon.

    «Buongiorno» disse lei allegra posando la posta sulla scrivania.

    «Buongiorno, Kelly» rispose lui continuando a scrivere sul taccuino. «È bello riaverti di nuovo qui.»

    «Grazie, sono contenta di essere tornata. Ecco il tuo caffè.»

    «Grazie» rispose lui con aria distratta, continuando a scrivere. Dopo un po’ afferrò la tazza e la guardò. Spalancò gli occhi mentre posava piano la tazza. «Kelly?»

    «Sì?» Lo guardò, poi sbatté le ciglia. «Oh, scusa, volevi il documento della Dream Coast. Torno subito.»

    «Kelly?» La sua voce era tesa.

    «Sì, Brandon?» Si voltò per guardarlo.

    La stava osservando con uno sguardo... incredulo? Sconvolto? Non era un buon segno. Più la fissava più nervosa diventava lei.

    «Oh, via» commentò lei. «Non ho un aspetto così terribile da lasciarti senza parole.» Giocherellò col colletto perché si sentì d’un tratto accaldata. Non c’è bisogno di sentirsi in imbarazzo, si ammonì.

    «Ma che cosa hai fatto ai...» disse lui mentre continuava a fissarla in viso.

    «Vuoi dire le lenti a contatto? Sì, era ora di un cambiamento. Torno subito con il documento.»

    «Kelly!» Il suo tono era imperioso.

    Si voltò di nuovo. Ora le stava fissando i capelli. Sospirando si scostò una ciocca dalla guancia. «Li ho fatti schiarire e tagliare. Nulla di importante.» Poi fece un gesto noncurante mentre si affrettava a cercare il documento.

    Bene, se Brandon poteva essere di esempio, la gente l’avrebbe fissata come se fosse stata un’aliena. Accidenti, come avrebbe fatto a rilassarsi per mettere in atto il proprio piano in quelle condizioni?

    Mentre scartabellava nell’archivio, sentì la poltrona di Brandon spostarsi; dopo un secondo eccolo lì sulla porta, ancora intento a fissarla.

    «Kelly?» disse di nuovo.

    Lo guardò. «Perché continui a ripetere il mio nome?»

    «Per assicurarmi che sia proprio tu.»

    «Be’, sono io, perciò smettila» gli intimò, poi trovò ciò che stava cercando. «Ah, ecco il documento.»

    «Che cosa hai fatto?»

    «Me l’hai già chiesto.»

    «Sto ancora aspettando una risposta.»

    Per un attimo si scoraggiò. Poi raddrizzò le spalle, non c’era motivo di sentirsi intimiditi, soprattutto non con lui. Le aveva dato ottime valutazioni e generosi premi. La rispettava per la sua capacità di lavorare sodo e risolvere problemi. Era il suo datore di lavoro, non il suo sovrano, per la miseria. «Un po’ di cambiamenti.»

    «Solo un po’

    Kelly sollevò una spalla con noncuranza. «Proprio così. Ho speso un po’ di soldi in abbigliamento, ho cambiato acconciatura, ho le lenti a contatto. Nulla di speciale.»

    «Non sembri neppure tu.»

    «Ma certo che sono sempre io.»

    Non intendeva raccontargli della costosa spa, o delle lezioni private di etichetta e conversazione. Avrebbe pensato che fosse impazzita, forse lo era davvero. Aveva sempre dimostrato buonsenso, era talmente razionale che a scuola l’avevano sempre ritenuta una secchiona. Ora non sapeva come l’avrebbero definita.

    «Ma indossi un vestito» le disse lui con tono accusatorio.

    Lei si guardò, poi posò lo sguardo su di lui. «Be’... sì, è un problema?»

    Ora era lui a sentirsi imbarazzato mentre tornava sui suoi passi. «Oh Dio, no, assolutamente no. Sei magnifica. È solo che...» Si passò una mano sulla mascella, in cerca delle parole appropriate. «Di solito non porti vestiti.»

    L’aveva notato? La sorprese. Sorridendo sicura disse: «Adesso sì».

    «Vedo» replicò scrutandola in viso, ancora perplesso. «Comunque, come dicevo, hai un aspetto magnifico, veramente magnifico.»

    «Grazie» rispose lei. «Mi sento splendidamente.»

    «Già, magnifico» annuì lui accigliato.

    Se tutto era magnifico, allora perché quell’espressione aggrottata? Gli porse il faldone del resort. «Ecco il documento della Dream Coast

    La mano di Brandon sfiorò la sua mentre gli porgeva il documento, un brivido di piacere le corse lungo tutto il braccio.

    Le rughe sulla fronte di Brandon si accentuarono. «Grazie.»

    «Di nulla.»

    Lui si diresse verso il proprio ufficio, poi si voltò. «È magnifico riaverti qui.»

    A quanti è magnifico era arrivato?, si domandò Kelly.

    «Grazie» rispose lei. «Farò in modo che le cifre delle vendite di fine mese siano pronte entro venti minuti.»

    Brandon chiuse la porta e lei crollò sulla sedia. Sorseggiò un po’ di caffè dicendosi: «Oh sì, è magnifico essere tornata».

    Brandon gettò il documento sulla scrivania, poi si diresse verso l’ampia vetrata che costituiva quasi tutta una lunga parete. Lui e la sua squadra occupavano l’attico dell’edificio del resort di Silverado Trail, non si stancava mai di quella vista. Di solito, quando osservava i vigneti di chardonnay che coprivano

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