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Una sorpresa dal passato: Harmony Destiny
Una sorpresa dal passato: Harmony Destiny
Una sorpresa dal passato: Harmony Destiny
E-book173 pagine2 ore

Una sorpresa dal passato: Harmony Destiny

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Info su questo ebook

Connor MacLaren non ha mai perdonato Maggie Jameson per averlo abbandonato, e quando lei, dopo dieci anni, bussa alla sua porta in cerca di aiuto ha finalmente la possibilità di vendicarsi. I soldi per il milionario scozzese non sono un problema, anzi è ben lieto di aiutarla in cambio di un favore: fingersi la sua fidanzata per una settimana durante un'importante convention di produttori di birra. Maggie dovrà alloggiare nella sua suite in hotel e presenziare agli eventi più importanti, e magari... condividere il suo letto.
LinguaItaliano
Data di uscita21 nov 2016
ISBN9788858957806
Una sorpresa dal passato: Harmony Destiny

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    Anteprima del libro

    Una sorpresa dal passato - Kate Carlisle

    successivo.

    1

    «Hai bisogno di una donna.»

    Connor MacLaren alzò lo sguardo dal contratto che stava leggendo e vide il fratello sulla soglia dell'ufficio.

    «Cos'hai detto?»

    «Una donna» ripeté Ian. «Direi che ne hai proprio bisogno.»

    «Certo. Chi non ne ha? Ma...»

    «E dovrai anche comprare un completo nuovo... forse due» lo interruppe l'altro fratello, Jake, mentre entrava nell'ufficio.

    Si accomodarono sulle sedie davanti alla scrivania. «Cosa c'è? Volete assumere il controllo della mia vita sociale?» commentò Connor.

    Ian scosse la testa. «Ho appena finito di parlare con Paul, il figlio di Jonas Wellstone. Incontreremo il vecchio durante il festival.»

    Connor aggrottò le sopracciglia. «E volete che acquisti un completo per l'occasione? State scherzando, spero.»

    «No» rispose Ian. Si alzò in piedi, come a voler porre fine alla discussione.

    «Aspetta un attimo. Cerchiamo di essere seri. Si tratta di un festival della birra. Non stiamo andando a teatro a vedere un balletto di danza classica.»

    «Non è questo il punto» replicò Ian.

    «Hai ragione» continuò Connor. «Il punto è che non ho mai indossato giacca e cravatta a un festival della birra e non ho intenzione di iniziare adesso. Cavolo, nessuno mi riconoscerebbe vestito come un impiegato!»

    Connor era noto per il suo stile inconfondibile: jeans sbiaditi, maglione da marinaio e robusti scarponcini da montagna. I fratelli invece indossavano sempre completi eleganti da migliaia di dollari.

    Era per quel motivo che preferiva lavorare al birrificio, situato sulle colline della contea di Marin, a trenta miglia di distanza dalla Società per Azioni MacLaren, che invece si trovava nel centro del quartiere finanziario di San Francisco. Erano due mondi completamente diversi. Connor aveva trascorso l'infanzia correndo per le colline insieme ai fratelli. Era stato proprio dietro il fienile di casa, che avevano messo in piedi il loro primo birrificio artigianale.

    Nel corso di dieci anni la società si era trasformata in una multinazionale con sedi sparse in vari paesi. L'anima del birrificio MacLaren risiedeva tra quelle colline e Connor ne era il diretto responsabile. Inoltre si occupava del terreno agricolo, del caseificio, della peschiera, dei vigneti e della birreria in paese.

    E non lavorava mai in giacca e cravatta.

    Jake era l'amministratore delegato e Ian pensava al marketing. Gestivano gli aspetti economici della società nella sede centrale a San Francisco. Entrambi abitavano in città e ne amavano il ritmo frenetico. Connor si avventurava negli uffici solo quando i fratelli richiedevano la sua presenza alla riunione del consiglio di amministrazione una volta al mese. Era proprio per quel motivo che si trovava lì.

    E non si era cambiato. Rifiutava di vestirsi da damerino per discutere di azioni e progetti imprenditoriali.

    Fissò con decisione Jake e Ian, le persone a cui teneva di più al mondo.

    «Pensavate davvero che mi sarei vestito in modo formale per il Festival Autunnale della Birra? Mi caccerebbero via a suon di risate.»

    Con il passare del tempo, il festival era diventato importantissimo per l'industria della birra. Era l'evento più grande al mondo nel suo genere. Gli organizzatori avevano cambiato il nome in Convegno Internazionale della Birra, tuttavia Connor e i fratelli non potevano fare a meno di chiamarlo ancora festival perché la maggior parte dei partecipanti voleva solo bere e divertirsi.

    Erano orgogliosi che l'evento si tenesse nella loro città natale, al Centro Congressi di Point Cairn, vicino al porto. Attirava moltissimi visitatori e nel corso degli anni i MacLaren si erano dati da fare affinché continuasse a essere un evento da non perdere per i birrai e i produttori di tutto il mondo.

    Eppure Connor non avrebbe ceduto. Indossare un completo elegante non coincideva con la sua idea di divertimento.

    Jake sospirò. Era il fratello maggiore, quello più paziente.

    «Wellstone ha organizzato una cena con noi e tutta la sua famiglia. E al vecchio piacciono le formalità.»

    «Oh, smettila» protestò Connor. «Acquisiremo la loro società! Jonas non vede l'ora di mettere le mani su un bel mucchio di soldi così potrà dedicarsi agli alberi di noci e trascorrere il resto dei suoi giorni in pace, lontano da tutti. Perché dovrebbe importargli di cosa indossiamo a cena?»

    «È così e basta» spiegò Jake. «Paul ci ha avvisati. Dobbiamo sembrare una bella famigliola tradizionale o Jonas potrebbe tentennare.»

    «Gli affari non si dovrebbero condurre in questo modo.»

    «Sono d'accordo» convenne Jake. «Tuttavia indosserei perfino uno smoking rosa se dovesse aiutarmi a concludere questo accordo.»

    Connor si rabbuiò.

    «Tu credi davvero che Jonas si tirerebbe indietro per un dettaglio così banale?»

    Ian si chinò in avanti. «È già successo a Terry Schmidt.»

    «Schmidt ha cercato di comprare la Wellstone?» domandò incredulo Connor. «Perché non ne abbiamo saputo niente?»

    «Perché il vecchio pretende segretezza assoluta dai suoi dipendenti» rispose Jake.

    «È una caratteristica da apprezzare.»

    «E Paul desidera che le cose rimangano così, quindi acqua in bocca. Me l'ha riferito perché non vuole che un altro accordo finisca in fumo. Dobbiamo solo impegnarci per qualche ora. A quanto pare, Jonas ama molto le buone maniere.»

    «Terry ha mandato all'aria tutto perché ha indossato dei pantaloncini corti e un maglioncino» rivelò Ian.

    «Davvero?» esclamò Connor, appoggiando la schiena alla poltrona. «Da pazzi. Non mi stupisce che Jonas l'abbia scaricato.»

    Ian fece una risatina ma ritornò subito serio. «Jonas è un tipo all'antica, molto tradizionalista... e ci tiene alla famiglia. Vuole assicurarsi che le persone che acquisiranno il controllo della società condividano i suoi stessi valori.»

    «Allora non avrebbe dovuto occuparsi di birra» borbottò Connor.

    «Già. Be', il vecchio è così e di certo non cambierà. Limitiamoci a fare il suo gioco e a portarlo dalla nostra parte. Voglio chiudere l'affare.»

    «Lo voglio anch'io, credimi.» La Wellstone rappresentava un investimento perfetto per i MacLaren. Jonas aveva messo in piedi la società cinquant'anni prima. Era nel giro da molto tempo e aveva sfruttato al meglio i proficui mercati dell'Asia e dell'Oceania. La società dei MacLaren andava a gonfie vele e avevano fatto passi da gigante, ma Connor doveva ammettere che non era ancora al livello di quelle più consolidate. L'anno prima si erano posti l'obiettivo di mettere piede in quella fetta di mercato e adesso erano pronti ad acquisire la Wellstone.

    Se tutto ciò che ci voleva per chiudere il contratto era un completo nuovo, Connor sarebbe andato volentieri in giro per negozi.

    «Va bene, avete vinto» dichiarò, sollevando le mani in aria. «Comprerò qualcosa più tardi.»

    «Vengo con te» dichiarò Jake, aggiustandosi i polsini della giacca. «Non mi fido dei tuoi gusti.»

    Connor gli mostrò il dito medio. «Ecco perché odio venire in città. Voi importanti uomini d'affari mi criticate sempre, siete dei seccatori.»

    Ian si alzò in piedi. «Oh, per favore! Non fare la parte del campagnolo incompreso. Tu sei spietato quanto noi, se non di più.»

    Connor scoppiò a ridere e stiracchiò le gambe. «È colpa del mio fascino rude. Mette in ombra le mie grandi abilità commerciali.»

    Ian sbuffò. «Questa è buona.»

    Jake li ignorò e controllò l'orologio. «Dirò a Lucinda di liberarmi da tutti gli impegni di oggi pomeriggio.»

    «Va bene» accettò Connor. «Caviamoci il dente.»

    Il fratello annuì. «Ti passerò a prendere alle tre. Andremo a Union Square. Abbiamo solo una settimana per prendere le misure e farti confezionare un completo. Ci serviranno anche un paio di scarpe. E delle camicie.»

    «Una cintura e dei gemelli. E pure un nuovo taglio di capelli. Sembri una delle capre di Angus Campbell» osservò Ian.

    «Uscite di qui» ordinò Connor, stufo di quella conversazione. Mentre i fratelli si dirigevano verso la porta, aggiunse: «Aspetta. Facevi sul serio quando hai detto che avevo bisogno di una donna?».

    Ian si voltò senza guardarlo negli occhi. «Sì, non puoi venire a cena da solo. A Jonas piacciono le coppiette felici.»

    «E tu non gli hai detto che questa condizione impossibile poteva portarci a rompere l'accordo, vero?»

    Ian lo guardò torvo e uscì dall'ufficio. Dopo che si furono scambiati uno sguardo, Jake disse a Connor: «Trovati una donna per la prossima settimana. E non farla incavolare».

    Sì, era decisamente una condizione impossibile.

    Lasciate ogni speranza, voi ch'entrate.

    Ecco cosa avrebbero dovuto scrivere sul massiccio portone della Società per Azioni MacLaren. Maggie Jameson non poteva permettersi di piagnucolare. Aveva una missione da portare a termine e la speranza era l'unica cosa che le era rimasta. Si fece coraggio ed entrò, presentandosi all'elegante impiegata di nome Susan.

    «Mi segua pure, signorina James» le disse questa sorridendo.

    James. Hai dovuto dare un nome finto solo per poterti avvicinare a Connor. Vai via, prima che ti caccino in malo modo.

    «Ssh» sussurrò Maggie a se stessa.

    La vocetta sarcastica non le diede ascolto. Maggie seguì Susan in un salone raffinato. Sulle pareti erano appesi dei poster raffiguranti gli ultimi prodotti di successo dei MacLaren. C'erano piante ovunque e attraverso le porte a vetri degli uffici intravide mobili moderni e tecnologie avanzate.

    Per un breve istante riuscì persino a godersi una splendida vista sulla baia di San Francisco.

    Nonostante stesse cercando di mettere da parte le emozioni, Maggie era contenta che Connor avesse raggiunto il successo e la fama.

    Magari ti darà una bella medaglia per avergli fatto un favore tanti anni fa.

    Maggie sospirò e si guardò attorno. Susan si era allontanata e dovette affrettare il passo per raggiungerla. Quanto era lungo quel corridoio? Se le fosse capitato di dover abbandonare l'ufficio in tutta fretta, come avrebbe fatto a ritrovare la strada per tornare indietro? Si sentiva come bloccata nel mezzo di un'infinita marcia funebre.

    Smettila di lamentarti. Esci di qui prima che sia troppo tardi.

    Se fosse dipeso da lei se ne sarebbe andata subito. Recarsi da Connor rappresentava un enorme azzardo e se ne stava pentendo a ogni passo. Non aveva fatto altro che evitare rischi per tutta la vita. E allora perché si trovava lì?

    Non aveva scelta. Era assolutamente disperata. Connor MacLaren era la sua ultima speranza.

    Ti odia. E per un valido motivo. Vattene!

    «Oh, taci!»

    Susan si fermò. «C'è qualcosa che non va, signorina James?»

    Sì, quello non è il mio vero nome! «No, no, nulla» rispose Maggie.

    La donna riprese a camminare e lei alzò gli occhi al cielo. Stava discutendo con se stessa. Ad alta voce. Non era un buon segno.

    In poco tempo era precipitata negli ultimi gironi dell'inferno.

    Persino l'impiegata aveva colto l'alone di disperazione che la circondava. Dopo aver lanciato una breve occhiata ai suoi jeans sbiaditi e alla giacca di camoscio, le aveva sorriso con compassione. Maggie non si sarebbe sorpresa se alla fine dell'appuntamento le avesse messo una banconota da dieci dollari in mano.

    Sapeva di essere rimasta nascosta tra le colline di Marin troppo a lungo. Non era vestita come una persona che mirava al successo. Gli stivali che portava ai piedi erano vecchissimi e non entrava in un salone di bellezza da più di tre anni. Non si era trasformata in una cavernicola, però non era nemmeno una donna alla moda. In circostanze normali non le sarebbe importato, tuttavia stava per incontrare uno dei broker più importanti e influenti della California del Nord.

    L'uomo a cui, secondo l'opinione pubblica, lei aveva spezzato il cuore dieci anni prima.

    Un giorno avrebbe scoperto per quale motivo Connor aveva permesso che tutti incolpassero lei della loro rottura. Si erano separati di comune accordo.

    Ricordava con chiarezza l'ultima conversazione avuta con lui perché era stata lei a finire con il cuore infranto. In seguito la sua vita era cambiata drasticamente... e non in positivo.

    Perché i suoi vecchi amici le avevano voltato le spalle e la accusavano di aver ferito Connor? Aveva mentito sul vero motivo per cui lei aveva lasciato la città? Non era tipo da fare cose del genere, eppure era stata via per molto tempo. Forse era cambiato.

    Maggie scosse la testa. Non capiva gli uomini e non era nemmeno sicura di volerlo fare. Per il momento aveva problemi più grandi

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