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A letto con Dev: Harmony Destiny
A letto con Dev: Harmony Destiny
A letto con Dev: Harmony Destiny
E-book149 pagine2 ore

A letto con Dev: Harmony Destiny

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Info su questo ebook

Chissà cosa avrà pensato Carrie Reynolds quando una mattina si risveglia, in un letto sfatto, su un battello in navigazione tra le isole della Florida e accanto a Dev Riley, il suo sogno proibito, il protagonista delle sue fantasie più sfrenate oltre che un cliente della sua agenzia di viaggi! Anche lui sembra sorpreso di trovarsi in compagnia di una perfetta estranea seminuda che per nulla ricorda la sua ex fidanzata! Forse è meglio approfondire la conoscenza... Ma Carrie teme che lui voglia solo un'avventura.
LinguaItaliano
Data di uscita10 mar 2017
ISBN9788858961605
A letto con Dev: Harmony Destiny
Autore

Kate Hoffmann

Dopo aver lavorato come redattrice di testi pubblicitari, ha intrapreso la difficile strada del romanzo e ha dovuto superare difficili momenti prima di approdare al successo. Ora finalmente può permettersi di dedicarsi alla scrittura a tempo pieno.

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    Anteprima del libro

    A letto con Dev - Kate Hoffmann

    successivo.

    1

    Un vento gelido spazzava le strade di Lake Grove. Con il freddo che le penetrava nelle ossa e il naso rosso come un peperone, Carrie Reynolds avanzava verso la sua agenzia di viaggi, la Adventures, Inc. guardando i manifesti che aveva messo in vetrina per attirare nuovi clienti.

    Le isole Fiji... Un paradiso esotico, spiagge bianche, uomini abbronzati e donne in bikini così ridotti da lasciare ben poco all'immaginazione.

    L'inverno era la stagione peggiore. Quattro mesi eterni di cielo plumbeo e freddo insopportabile, interrotti da qualche sporadica giornata di sole. E il vento che soffiava senza tregua dal Lago Michigan, trasformando Chicago e dintorni in una specie di Siberia. L'inverno era terribile per il morale, ma ottimo per gli affari. Sbirciando in vetrina, Carrie vide almeno tre clienti in attesa. E un quarto davanti alla scrivania di Susie Ellis, la sua socia.

    «È lui» mormorò, fissandolo. Avrebbe riconosciuto Dev Riley ovunque. Anche se le dava le spalle, era a trenta metri di distanza, e lei aveva gli occhiali appannati.

    Sistemò il cappello di lana che si era messa in testa prima di uscire di casa. Non si era pettinata, né tanto meno truccata. Un pesante cappotto copriva i peccati peggiori, un maglione verde sformato e pantaloni di velluto sbiaditi.

    Forse poteva correre a cambiarsi. Se si sbrigava poteva cavarsela in dieci minuti. Ma in quel momento Dev Riley si alzò, strinse la mano a Susie e, prima che Carrie avesse il tempo di agire, uscì con una busta in mano.

    «Dio mio» sussurrò lei, cercando disperatamente un posto in cui nascondersi. Abbassò il cappello, alzò il bavero del cappotto e si girò per attraversare. Ma scivolò su una lastra di ghiaccio e finì sul marciapiede, ammaccandosi il fondoschiena e la dignità.

    Il cappello le era caduto e rotolava via, trascinato dal vento. Lo zainetto era in terra e la sua bottiglia di succo d'uva si era rovesciata, formando una pozzanghera violacea. Gli occhiali le erano finiti fra i capelli.

    Carrie cercò di rimettersi in piedi, ma non aveva niente a cui aggrapparsi. Se almeno fosse riuscita a...

    «Tutto bene?»

    La sua voce era proprio come l'immaginava: calda e sensuale, capace di sedurre con due semplici parole. Carrie non l'aveva mai sentito parlare. Ogni volta che Dev Riley entrava in agenzia, lei trovava una scusa per scappare. E considerando che lui viaggiava per lavoro almeno due volte al mese, era diventata bravissima a battere in ritirata.

    «Posso aiutarla?»

    Carrie si ravviò i capelli, facendo cadere gli occhiali. Le mancò il fiato quando lui le porse la mano, inguantata in pelle nera. «No, grazie, sto bene» balbettò.

    «L'aiuto io» insistette lui con un sorriso comprensivo. «Sicura di non essersi fatta male?»

    Carrie scosse la testa, per rifiutare di nuovo, ma Dev l'afferrò per una mano, le mise un braccio attorno alla vita, e un istante dopo lei era in piedi, vergognandosi da morire.

    Dev era più alto di quanto avesse immaginato, e lei gli arrivava al mento. Le spalle, sottolineate dal cappotto di cashmere, erano incredibilmente larghe. Quando Carrie lo guardò negli occhi, si sentì perduta.

    «Stupendi» bisbigliò fra sé. Un'affascinante e insolita sfumatura di verde.

    «Stupendi?» ripeté lui perplesso.

    Carrie gli stava ancora stringendo il braccio. «Ho detto stupida» si corresse. «Sono stata una stupida a non accorgermi del ghiaccio.»

    Lui le raccolse gli occhiali e con gesto delicato glieli rimise sul naso. «Questi dovrebbero aiutarla.»

    «Grazie.»

    Quando Dev recuperò lo zaino, Carrie osservò ammaliata la grazia dei suoi movimenti, il vento che gli scompigliava i capelli scuri e il profilo perfetto. «Magnifico» sospirò.

    Dev si raddrizzò e la guardò. «Prego?»

    Accidenti, doveva smetterla di pensare ad alta voce! Vivendo sola da otto anni, aveva preso quell'abitudine per riempire il silenzio, ed esponeva le sue considerazioni filosofiche alla gatta. «Dicevo che sarà una giornata magnifica» improvvisò, guardando il cielo grigio.

    Lui fece un altro sorriso sconvolgente. «Ah, sì? Le previsioni parlavano di neve. Venti centimetri.»

    «Trenta» replicò Carrie.

    Nella pausa imbarazzata che seguì, lei continuò a fissarlo. Non sapeva quando avrebbe avuto un'altra occasione di studiarlo così da vicino, e gustarsi il vero Dev Riley era molto meglio delle fantasie di mezzanotte o dei sogni a occhi aperti.

    Infine lui ruppe il silenzio. «Se è sicura di stare bene...»

    «Certo» rispose Carrie.

    «Allora io vado.» Con un ultimo sorriso, Dev si voltò e s'incamminò. Carrie stava per cadere di nuovo, questa volta per l'umiliazione, ma Dev si girò di nuovo. «Dica a quelli dell'agenzia di gettare un po' di sale sul ghiaccio» le suggerì.

    «Ha ragione» gridò Carrie con forzato entusiasmo, rimettendosi lo zainetto in spalla.

    Aprì la porta ed entrò. Il caldo le appannò gli occhiali, e soltanto dopo qualche secondo vide Susie davanti a sé. «Hai parlato con Dev Riley!» sussurrò l'amica stupefatta. «Brava, finalmente hai trovato il coraggio! Che cosa ti ha detto? Che cosa gli hai detto?»

    Carrie guardò i clienti in attesa, schivò Susie e andò alla scrivania. «Sono scivolata, lui mi ha aiutato, io l'ho ringraziato. Ho fatto una figura spaventosa. Fine della storia.»

    Soltanto quando si tolse cappotto e guanti si accorse di avere perso il cappello. «Tanto era brutto» borbottò, evitando ancora la sua socia e dirigendosi alla macchinetta del caffè. «Devo mangiare qualcosa.»

    Al mattino, la sua salvezza erano i dolci ipercalorici, a mezzogiorno le patatine fritte, nel pomeriggio il cioccolato, in qualunque forma, e prima di andare a letto il gelato.

    «Voglio sapere cosa gli hai detto!» strillò Susie, seguendola. «Gli muori dietro da due anni, e quasi svieni ogni volta che entra in agenzia!»

    «Io non muoio dietro a nessuno!» replicò Carrie. «Non dire scemenze e occupati dei clienti.»

    «Si dà il caso che mi stia occupando proprio di Dev Riley, l'uomo dei tuoi sogni, il tuo eroe.»

    Carrie gemette. A volte avrebbe voluto essere l'unica proprietaria dell'agenzia, ma aveva troppo lavoro per sbrigarlo da sola. Così Susie, da collaboratrice, era diventata socia al cinquanta per cento. Era anche la sua migliore amica e le dava il tormento.

    In compenso Carrie poteva evitare gli aspetti del lavoro che le piacevano di meno, ad esempio viaggiare. Susie l'assillava con domande sulla sua vita privata e ormai Carrie non aveva più segreti. «Non muoio dietro a Dev Riley» bisbigliò, versandosi il caffè. «Ammiro il suo...» Cercò disperatamente una parola. Viso? Corpo? Fascino? Sorriso? «Il suo cappotto, ecco. Ha un gusto squisito. Era di cashmere» concluse.

    «Non sai mentire» replicò Susie, fissandola. «Ma almeno gli hai parlato. Era ora, per te è un grande passo. Devi costruirti una vita vera, con un uomo vero.»

    Carrie addentò la brioche. «Ho già una vita» spiegò, con la bocca piena.

    «Hai una carriera» la corresse Susie, appoggiandosi al bancone. «Non hai una vita tua da quando avevi dieci anni.»

    Era vero. Carrie aveva avuto un'infanzia felice fino alla morte della madre, quasi vent'anni prima. Da allora, essendo figlia unica, era diventata la donna di casa. Cucinava per suo padre, sbrigava le faccende domestiche, faceva la spesa. E quando non era impegnata in quello era immersa nello studio. Carin Louise Reynolds aveva la media del nove ed era stata l'unica studentessa del liceo di Lake Grove a vincere il premio di geografia per quattro anni consecutivi.

    Più tardi aveva rifiutato la borsa di studio di una famosa università per frequentare un piccolo college vicino a casa. Non le pesava occuparsi del padre: lo amava moltissimo, le piaceva sentirsi necessaria, e inoltre aveva sempre una scusa per sottrarsi alla vita sociale del liceo: appuntamenti, balli... Lei era molto impegnata, non aveva tempo per quello.

    Era quasi rassegnata a un tranquillo futuro di insegnante di geografia quando suo padre aveva fatto qualcosa completamente fuori dalle righe. Il giorno dopo la laurea di Carrie, le aveva annunciato che si ritirava in Florida, le aveva intestato la casa e regalato un assegno da diecimila dollari. Insomma, le aveva detto che era giunto il momento che ognuno andasse per la sua strada.

    Così Carrie aveva rilevato una piccola agenzia di viaggi nel pittoresco centro di Lake Grove, un bel sobborgo di Chicago, abitato da gente danarosa. L'aveva chiamata Adventures, Inc., si era specializzata in viaggi avventurosi, come scalate dell'Himalaya, rafting nel Rio delle Amazzoni, spedizioni all'Antartide, creandosi una clientela giovane e ricca.

    «Ehi, mi senti?»

    Carrie stava già pensando alla diminuzione delle commissioni sui viaggi aerei e all'effetto sugli incassi. «Certo che penso a una vita mia» disse, «anzi, appena avrò tempo...»

    «Dovresti cominciare oggi stesso» dichiarò Susie. «Hai parlato con l'uomo dei tuoi sogni. Ora fai il passo successivo.»

    «E cioè?»

    «Chiamalo, invitalo fuori, magari a pranzo per ringraziarlo del salvataggio. Avanti, ho il suo numero.»

    «È fidanzato, non me l'hai detto tu? E poi, perché mai dovrebbe accettare un invito a pranzo da me?» Era inutile illudersi. Dev Riley non sarebbe mai stato attratto da lei, una donna goffa, introversa e un po' asociale con gli occhiali spessi e un'orrenda permanente. Sarebbe stato meno improbabile vincere la lotteria dell'Illinois.

    Carrie guardò la propria immagine riflessa dalla macchinetta del caffè e si ravviò i capelli. Se quella mattina fosse stata più in ordine, forse l'avrebbe pensata diversamente. Peccato che il suo modo di vestire la rendesse quasi invisibile al sesso forte. Forse era una maniera per proteggersi e prevenire un rifiuto. Certo che non piaceva agli uomini, perché mai avrebbe dovuto? «Non posso» mormorò.

    «Se non ci provi non lo saprai mai.»

    «Non accetterebbe mai.»

    «Non è detto» insistette Susie.

    «Ah, sarei di certo un piacevole cambiamento rispetto alle donne con le quali esce di solito. Pensa, dalle modelle alle cosce molli. Guarda che non siamo a Disneyland!» sospirò Carrie.

    «Se aspetti troppo, perderai l'occasione» l'avvisò Susie.

    «Perché?»

    «Gli ho organizzato una settimana romantica per due, è passato a ritirare i biglietti. È la prima vacanza che prenota, di solito viaggia per lavoro. A quanto ho capito, potrebbe fare una proposta di matrimonio alla sua compagna di viaggio, Jillian Morgan.»

    La notizia fu come una coltellata per Carrie. «Si sposa?» Si voltò per nascondere le emozioni che l'avevano improvvisamente travolta. Come poteva sentirsi così per un uomo che non conosceva neanche per una sciocca fantasia? Dev quasi ignorava la sua esistenza!

    «Siamo logici» sospirò. «Un uomo come Riley non guarderebbe mai una come me. Per non parlare della figura che ho fatto poco fa, non sono riuscita a proferire parola. Io non riesco a parlare con gli uomini, punto e basta.»

    Susie le diede un colpetto affettuoso sulla spalla. «Prima o poi, tutti facciamo una figuraccia. Forse a te succede più spesso che ad altri, ma anche questo contribuisce al tuo fascino.»

    «Sei pazza?»

    «Carrie, gestisci una delle migliori agenzie di viaggi della zona. Sei una donna d'affari molto

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