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Stringimi a te: Harmony Collezione
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E-book157 pagine2 ore

Stringimi a te: Harmony Collezione

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Info su questo ebook

Un incontro inconsueto.
Dervla Smith è l'innocente infermiera che lo cura dalle sue ferite.

Una svolta radicale.
Gianfranco Bruni è il sexy milionario che la seduce.

Un epilogo inatteso.
Dervla rifiuta di essere un'amante qualunque, così Gianfranco la trasforma in sua moglie, senza comunque prometterle amore, e ponendole una dolorosa condizione. Ma dopo un anno le cose sembrano cambiate.
LinguaItaliano
Data di uscita12 set 2019
ISBN9788830504202
Stringimi a te: Harmony Collezione
Autore

Kim Lawrence

Autrice inglese, rivela nei suoi romanzi la propria passione per le commedie brillanti.

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    Anteprima del libro

    Stringimi a te - Kim Lawrence

    Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:

    Secret Baby, Convenient Wife

    Harlequin Mills & Boon Modern Romance

    © 2008 Kim Lawrence

    Traduzione di Maria Teresa Delladio

    Questa edizione è pubblicata per accordo con

    Harlequin Books S.A.

    Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

    persone della vita reale è puramente casuale.

    Harmony è un marchio registrato di proprietà

    HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved.

    © 2009 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

    eBook ISBN 978-88-3050-420-2

    1

    La gonna di Dervla si sollevò smossa dal vento procurato dall’elicottero dal quale stava scendendo. Suo marito - le erano occorsi ben tre mesi per abituarsi a chiamarlo così - sorrise divertito nel vederla lottare con l’indumento nel vano tentativo di coprirsi le gambe. Lei contraccambiò l’occhiata, ma evitò di fissarlo a lungo perché nel suo sguardo, oltre a un’espressione divertita, si leggeva un chiaro riferimento sessuale che la fece tremare. Mascherò le sue vere sensazioni cercando di domare con noncuranza i suoi ribelli riccioli rossi che evocavano un dipinto di epoca preraffaellita.

    Gianfranco neppure tentò di sistemare la sua folta massa di capelli neri, eppure conservò inalterato tutto il suo fascino. Del resto, con la sua aria tipicamente mediterranea, un metro e novantacinque d’altezza e un fisico che era un fascio di muscoli, Gianfranco Bruni non poteva non essere uno schianto anche se lo avesse voluto.

    Era attraente al punto da provocare in Dervla una potente scarica ormonale nel basso ventre ogni volta che lui la guardava, e di farle morire la parola in gola, sopraffatta dall’emozione.

    L’amore, però, non era stato incluso nelle promesse del loro matrimonio, e questo perché Gianfranco lo aveva espresso chiaramente nel momento in cui le aveva chiesto di sposarla.

    Lui le aveva fatto una proposta di matrimonio!

    Incredibile a credersi, ma era stato proprio così.

    Gianfranco la fissò inarcando un sopracciglio e con un angolo della bocca sollevato. «Che cosa significa quello sguardo enigmatico, mia cara?»

    Dervla rabbrividì quando lui le accarezzò le labbra con un polpastrello e le sollevò il mento per costringerla a guardarlo in viso. Quando i loro sguardi si incontrarono, Dervla arrossì persa nella profondità di quei due occhi neri e nella sensualità di quelle labbra che sembravano scolpite.

    «Talvolta devo pizzicarmi per accertarmi che sia tutto vero. Mi sembra tutto così irreale!»

    Gianfranco aggrottò le sopracciglia. «Per segnarti la tua pelle immacolata con dei lividi?» commentò lui, facendo scivolare con sensualità le dita lungo il collo, fermandosi solo alla base laddove avvertiva le pulsazioni.

    Dervla deglutì a vuoto nel leggere il desiderio nei suoi occhi. «Non riesco a pensare razionalmente, quando mi guardi così» protestò. «E poi, c’è un’ospite con noi.»

    «Chi, Carla?» Gianfranco liquidò il ricordo della cugina con un’alzata di spalle. «Non riesco a capire perché tu l’abbia invitata. Doveva essere un fine settimana in compagnia di Angelo e Kate.»

    Quel rimprovero le suscitò un’ondata di incredulità. «Io l’ho invitata?» replicò lei, fissandolo con gli occhi sbarrati. Non solo era stato lui a invitare l’affascinante brunetta, ma non si era neppure degnato di informarla della sua presenza!

    Così, quando la donna si era presentata con una quantità di bagagli più adatta a una crociera di due mesi che non a trascorrere due giorni in campagna, Dervla aveva fatto buon viso a cattiva sorte e finto di sapere della sua presenza.

    Gianfranco non migliorò la situazione quando, più tardi, uscendo dalla piscina disse alla cugina in tono piuttosto asciutto: «Che cosa ci fai qui, Carla?».

    Gianfranco aveva parlato in italiano, ma Dervla aveva sviluppato una padronanza della lingua tale da riuscire a carpire il succo di un discorso anche se parlato rapidamente. Purtroppo non si esprimeva altrettanto bene a causa del suo accento straniero, ma Gianfranco le aveva detto di trovare la sua inflessione estremamente sexy. Non che lei gli credesse, ma era piacevole sentirsi adulata da un uomo cui le donne cadevano ai piedi.

    «So che tu e Dervla siete amiche, ma talvolta vorrei restare solo con mia moglie» aggiunse lui in seguito.

    Amiche? Dervla avvertì un improvviso senso di colpa. Avrebbe dovuto ritenerla un’amica. Carla si era prodigata nel farla sentire a casa sua non appena era entrata a far parte di quella famiglia. Se non fosse stato per lei, avrebbe fatto una lunga serie di gaffe, cosa che le era comunque successa quando non aveva voluto seguire i preziosi consigli della donna.

    Era stata Carla a rivelarle chi fosse la bella ragazza che si era incollata a Gianfranco in occasione di un ballo mentre tutti gli altri avevano finto di non sapere.

    Carla le aveva spiegato che la bionda in questione aveva avuto una relazione con Gianfranco e che di tanto in tanto, quando la cosa andava a genio a entrambi, si incontravano.

    «Più un’abitudine che una relazione» le aveva detto infine.

    Difficile da credere, aveva pensato Dervla nel vedere con quanta sensualità la donna aveva accarezzato il risvolto della giacca di Gianfranco per poi abbassargli la testa e stampargli un bacio sulle labbra.

    Carla l’aveva consigliata di non parlarne.

    «Non devi sentirti insicura. Sono certa che Gianfranco non ti mancherebbe mai di rispetto tradendoti» l’aveva incoraggiata.

    Carla era l’unica a parlare di Sara, la prima moglie di Gianfranco e madre del figlio che avevano avuto.

    «Lui l’adorava» le aveva rivelato il giorno in cui, entrando in una stanza, Dervla aveva visto una foto incorniciata che ritraeva la donna con il bambino appena nato.

    Non era una novità, ma quel commento le aveva fatto scivolare il morale sotto le scarpe.

    Se c’era una persona in Italia che poteva considerare un’amica, quella era proprio Carla. Eppure, Dervla non si era mai sentita completamente a suo agio con quella donna sofisticata. Forse perché era il tipo di donna che ci si aspettava di trovare al fianco di un affascinante milionario italiano.

    Già, ma lui ha scelto me, si ricordò Dervla, sollevando il mento in un gesto di sfida.

    «Dovremmo rientrare in casa» proruppe Dervla inaspettatamente. «Carla è tutta sola. L’abbiamo trascurata, in questi due giorni.»

    Non appena arrivata la coppia di amici, Angelo e Gianfranco si erano infilati un paio di jeans e si erano dileguati a cavallo sulle colline circostanti, mentre Kate, in dolce attesa, non aveva fatto altro che parlare della sua gravidanza e del bambino che presto sarebbe nato.

    «Carla non è il tipo che apprezza la compagnia femminile» commentò Dervla nell’aver constatato come la donna si fosse subito rianimata al rientro dei due uomini a casa. «E non le piacciono i discorsi sui bambini» aggiunse, ricordando come Carla avesse sbadigliato ai discorsi di Kate.

    Gianfranco le mise un braccio sulle spalle e la guidò sul retro della villa a rimirare il panorama. «E tu? Come ti sei sentita con tutti quei discorsi sui bambini?»

    Dervla non si lasciò confondere dal tono casuale di Gianfranco. Sapeva perfettamente cosa intendesse.

    Stare accanto alla radiosa Kate ad ascoltare i suoi discorsi non le aveva ricordato la sua dolorosa infertilità? Non le aveva rinnovato la sofferenza di non poter mai portare in grembo il figlio dell’uomo che amava?

    Se fosse stata onesta con se stessa, avrebbe dovuto rispondere di sì. Ma le cose erano cambiate. Dervla distolse lo sguardo da quello di Gianfranco per non fargli cogliere il guizzo di speranza che brillava nei suoi occhi.

    Non era il momento giusto di parlarne.

    Quando lo avrebbe fatto, voleva essere sicura di non venire interrotta. Carla aveva un sesto senso per apparire nei momenti più inadatti!

    «Bene» dichiarò lei.

    Il marito le sollevò il mento, costringendola a fissarlo negli occhi. Dervla si agitò a quell’esame ma riuscì a sostenere il suo sguardo. Dopo un istante, lui annuì soddisfatto da ciò che aveva visto nel suo viso.

    Dervla si meravigliò. Era praticamente impossibile nascondergli qualcosa. «Povera Carla» commentò lei infine. «Deve esserci rimasta male nello scoprire che il personale è in ferie e che tu e Angelo avete dovuto cucinare. Vi pensava al disopra di queste cose.»

    Anche Dervla lo aveva pensato quando tutto ciò che sapeva di Gianfranco Bruni era che fosse un milionario in vista nel bel mondo e un finanziere di grande successo.

    In realtà, quell’uomo era molto di più. Aveva una personalità molto complessa e sfaccettata. Non sarebbe bastata una vita per capirla a fondo. Sarebbe stato capace di far impazzire la persona che avesse tentato di farlo.

    «Non mi va di parlare di Carla» disse Gianfranco, archiviando il discorso sulla cugina per concentrarsi completamente sulla moglie. «E in questo momento preferirei tanto che tu fossi sotto di me, invece che al mio fianco» aggiunse, stringendole una spalla.

    Dervla si sentì sciogliere dentro e non oppose alcuna resistenza quando lui l’attirò a sé. «Carla...» aggiunse in un ultimo vano tentativo di restare ancorata alla sanità mentale.

    Gianfranco sorrise, soddisfatto del suo potere maschile. Quell’atteggiamento tronfio avrebbe dovuto irritarla se solo non avesse avvertito il tremore che lo stava scuotendo come una febbre insana. Dervla riusciva a perdonarlo di renderla una schiava alla sua mercé solo perché lei sembrava avere lo stesso identico potere su di lui nonostante i suoi capelli rossi, le lentiggini eccetera. Gianfranco aveva indubbiamente dei gusti strani, ma chi era lei per contraddirlo?

    Tenendo lo sguardo incatenato al suo, Gianfranco lasciò scivolare una mano sulla rotondità del seno piccolo ma sodo.

    Non c’erano preliminari. Il desiderio esplodeva in lei in modo istantaneo. Dervla abbandonò la testa all’indietro, emettendo un lungo e sonoro respiro. Nel sentirla instabile sulle gambe, Gianfranco la sostenne cingendola in vita e poi si chinò su di lei per baciarla sulla gola.

    «Riesci a capire quanto ti desidero?» Ma prima di darle l’opportunità di rispondergli, lui le prese una mano e la guidò sul basso ventre per farle sentire la sua prepotente erezione intrappolata nei jeans. «Ecco, così.»

    Dervla fremette, scossa dall’istinto primario, mentre il piacere che stava provando rasentava il dolore. Gianfranco la udì gemere e tremare e, quando la vide riaprire gli occhi, il suo sguardo era offuscato dal desiderio.

    «Non dovremmo...» sussurrò lei, pensando esattamente il contrario.

    I loro respiri si mischiarono quando lui le mordicchiò con sensualità il labbro inferiore. Poi continuò a stuzzicarla passandole sulla bocca tremante la punta della lingua.

    «Oh, sì che dovremmo» la contraddisse lui con voce roca prima di metterla a tacere con un bacio appassionato al quale lei rispose con pari ardore.

    «Hai idea di quanto sia buono il tuo sapore?» le domandò infine, mettendole le mani sulle natiche per attirarla a sé. «Non riuscirei a trascorrere una sola giornata senza toccarti, senza respirare il profumo di te, senza vedere il tuo viso...»

    Lei si scostò per guardarlo dritto negli

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