Caccia al tesoro: Harmony Destiny
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Anteprima del libro
Caccia al tesoro - Fayrene Preston
successivo.
1
Alto, magro e abbronzato, l'uomo stava sul bordo del terrazzo e la osservava, come faceva da quindici minuti ormai. Tess Baron cercò di ignorarlo e di focalizzare lo sguardo sui suoi invitati, ma era praticamente impossibile.
Qualcosa in quella sua immobilità la costringeva a guardarlo. Era come un fulmine catturato dentro una bottiglia, una scarica elettrica che non procurava danni a patto che venisse tenuta compressa. E, a dire la verità, quel tipo non le dava l'impressione di uno che conteneva troppo a lungo le proprie energie.
Quella era la sua festa di compleanno. Conosceva tutti. Tutti, eccetto lui.
Passò in rassegna gli invitati, chiedendosi chi avesse potuto portarlo, ma stavano tutti ballando o chiacchierando. Nessuno aveva l'aria di aver portato un ospite, quindi decise di dimenticarlo. Tuttavia, non sarebbe stato facile.
Dietro di lui il sole stava lentamente tramontando nel golfo del Messico, un'enorme palla arancione che squarciava le acque con il suo calore mentre scendeva sempre più giù. Proiettato contro quel quadro di primordiale bellezza, l'uomo sembrava enorme, più della vita. Un dio del sole.
In quel momento, lei sarebbe stata persino disposta a scommettere che fosse stato lui a prendere al laccio il sole, tirandolo giù dal cielo.
Emise un sospiro, riflettendo di non essere mai stata un tipo incline a certe romanticherie, e si costrinse a guardare altrove. Per lo meno, sembrava che la festa stesse riuscendo.
Una brezzolina tiepida che soffiava dalle acque del golfo ben si mescolava al ritmo sensuale della musica suonata da una band. Margarita ghiacciati e birre venivano serviti a fiumi, insieme con vassoi di gamberetti e ostriche freschissimi, pescati in giornata. Sul prato, un barbecue arrostiva degli spiedini.
Lui non mangiava né beveva nulla, notò Tess, benché avesse visto camerieri accostarsi a lui con vassoi forniti di ogni sorta di bevanda.
«Buon compleanno, Tess.»
La voce di un'amica di vecchia data la riportò alla realtà della festa.
«Grazie, Rebecca.» Baciò sulla guancia la donna giovane e graziosa, poi si protese per abbracciare il marito e compagno di liceo, Mel Grant. «Sono così contenta che siate venuti!»
Rebecca rise. «Stai scherzando? Non ci perderemmo la tua festa di compleanno per niente al mondo. E poi, Corpus Christi è una città deliziosa.»
Mel le sorrise. «È diventato una specie di giochetto indovinare dove organizzerai ogni anno le tue feste di compleanno. È rimasta leggendaria quella a Kuala Lumpur. Ma l'anno scorso, devo dire, mi hai un po' deluso.»
Tess sorrise. «Ah, sì?»
«Southfork?» Mel scosse la testa. «Banale. E poi, Tess, troppo vicino a casa.»
Tess rise. «Mi dispiace, ma il luogo in cui organizzo i miei compleanni dipende dal posto in cui lavoro in quel periodo, e per l'appunto l'anno scorso lavoravo a casa.»
«Lo so, ma personalmente speravo in una festa su una piattaforma petrolifera nei mari della Cina.»
«Quello non è il posto adatto per dare una festa, e lo sai bene. Troppo rischioso.»
Mel lavorava per la Coastal Petroleum, una delle maggiori compagnie petrolifere del mondo. Ciononostante, sospirò in maniera teatrale. «Va bene, ti do ragione. Comunque, pollice verso per quest'anno.»
«Meno male» commentò lei asciutta.
«Be', guarda un po' che casa. Enorme, proprio sulla spiaggia, vista favolosa. Direi che hai recuperato alla grande i punti persi lo scorso anno.»
«Ignoralo, Tess» le consigliò Rebecca.
«È troppo divertente perché lo ignori. E poi ha ragione. Questa casa è fantastica. L'ho presa in affitto perché la trivella è proprio laggiù.» E indicò un punto del golfo.
Mel annuì. «A ogni modo, congratulazioni. Si mormora che questa sia la tua più grossa scoperta petrolifera, no?»
Tess storse la bocca e si portò automaticamente una mano sullo stomaco, dove una paura angosciante affiorava ogni qualvolta pensava a cosa si stesse giocando in quell'unico pozzo. «Fammi un favore. Non congratularti con me. Sono superstiziosa. I test iniziali sono stati incoraggianti, ma sappiamo entrambi che ciò potrebbe non significare nulla. Non canterò vittoria finché non avrò visto il petrolio con i miei occhi.»
Rebecca descrisse con la mano un gesto di noncuranza. «Hai un fiuto infallibile, quando si tratta di petrolio. Mi fido più del tuo istinto che di quei sofisticati test.»
Tess abbracciò forte Rebecca. «Grazie.»
Il suo istinto non l'aveva mai ingannata. Rebecca aveva ragione. Tuttavia, la posta in gioco era talmente alta in quella particolare avventura che lei temeva che il suo istinto fosse stato contagiato dal forte desiderio che quel pozzo le fruttasse miliardi, e anche in fretta.
«Si dice in giro che hai dei problemi» continuò Mel. «Nel caso tu dovessi decidere che hai bisogno di aiuto, ricorda, la mia compagnia è sempre interessata.»
Sfortunatamente, era difficile mantenere un segreto nell'ambiente petrolifero. «Sai come la penso a proposito dei miei pozzi, Mel.»
«Lo so, lo so. Sono le tue creature, e ti prendi cura di loro fino alla fine.»
Lei annuì. «È una tradizione di famiglia.» Aveva sperato che quella festa la aiutasse a distrarsi e a divertirsi, cosa che non riusciva a fare da troppo tempo, ormai. Ma aveva i nervi a fior di pelle. Tra Mel, i discorsi sulle sue difficoltà lavorative e quel l'uomo... Non si era mosso, e continuava a scrutarla con quel suo sguardo perforante. Tess si sentiva la pelle bruciare.
«Sentite, qualcuno di voi conosce quell'uomo in piedi laggiù, appoggiato contro la balaustra?»
Rebecca e Mel si guardarono entrambi alle spalle. «No, ma se non fossi con Mel stasera non mi dispiacerebbe conoscerlo.»
Mel corrugò la fronte. «Scusami, cara, ma non è carino da parte tua.»
«No?» Con gli occhi ridenti, Rebecca prese la mano del marito. «E allora, che ne dici di ballare? Forse mi tornerà in mente perché ti amo tanto.»
«Se è una sfida, sono pronto a raccoglierla.» Strizzando l'occhio a Tess, Mel spinse sua moglie verso la pista. «A dopo.»
«Ci puoi scommettere.» Di sicuro c'era una spiegazione per la presenza di quell'uomo, rifletté Tess. Doveva averlo portato uno dei suoi invitati, ma se così era, perché nessuno glielo aveva presentato? E, soprattutto, perché continuava a fissarla con tale insistenza?
E, dannazione!, dove diavolo si era cacciato Ron? Lui sarebbe stato in grado di rivelarle l'identità dell'uomo misterioso.
Ron Hughes era un giovane brillante, in gamba, sulla trentina. In qualità di suo assistente, era suo compito informarla su tutto e tutti, come spesso accadeva. Di sicuro era già arrivato e stava lavorando nella stanza che avevano improvvisato come loro ufficio temporaneo.
Un tocco leggero le sfiorò il gomito. «Balli?»
Lei sobbalzò, poi rise fra sé e sé. Continuava a essere tesa come una corda. Si guardò intorno. «Colin! Che bello, ce l'hai fatta!»
«Ne dubitavi?»
Lei sorrise. «No.»
Colin Wynne, abbronzato, affabile e incredibilmente attraente, era uno degli scapoli più ambiti di Dallas. Era anche una delle persone più simpatiche a Tess, sebbene non ci fosse mai stato del tenero tra i due. Tra loro c'era solo una bella amicizia e, nel corso degli anni, lei aveva scoperto che un amico dava più soddisfazione di un amante. Lui le tese la mano.
«Grazie» disse lei, «ma non subito. Devo ancora controllare che sia tutto a posto e non manchi nulla. Sai, la festa è appena cominciata...»
«Sciocchezze! Io sono qui. Tu sei qui. Non manca nulla.»
Lei sorrise. Poche persone possedevano la baldanzosa sicurezza di Colin. Per lui era tutto facile, benché fosse uno dei lavoratori più instancabili che Tess avesse mai conosciuto. «Chi hai portato stasera?»
«Nessuna ragazza, se è questo che intendi. La solita gente.»
«Oh, bene. Ho saputo che hai ospitato un gran numero di invitati sul tuo jet privato. Grazie.»
«Non c'è di che.»
Tess si protese verso di lui. «Conosci quell'uomo laggiù, sul bordo della terrazza?»
Lui si gettò una rapida occhiata alle spalle. «No. Chi è? Un infiltrato?»
Lei scosse la testa. «Dev'essere venuto con qualcuno, ma non ho idea chi.»
«Vuoi che mi metta all'opera e lo scopra?»
«No. Ci penso io.»
«Buon compleanno, Tess.» Una voce freddina si insinuò tra di loro ed entrambi si voltarono.
«Jill.» Tess salutò la sorella con un abbraccio frettoloso e automatico. Se l'abbraccio mancava del calore e della spontaneità di quello che aveva dato a Rebecca, Tess scommetteva che nessuno lo avrebbe notato, tranne Jill, ovviamente, e Colin, che conosceva entrambe le sorelle molto bene.
Con altrettanta rapidità, Jill si staccò dalla sorella minore e indietreggiò. Indossava un tubino nero di Armani, che enfatizzava la sua innata eleganza.
Finché Tess non aveva visto Jill, credeva di essere molto graziosa nel suo corto abito di seta avorio a sottoveste, con le spalline a filo che le attraversavano le spalle e si incrociavano diverse volte sulla schiena fino alla vita.
Ma, in fondo, era Jill che aveva ereditato la bellezza classica e l'eleganza della loro madre, non lei né Kit. Anche i capelli di Jill erano raccolti in un elaborato chignon dal quale nessuna ciocca osava sfuggire.
Infastidita, Tess sentiva il vento che le soffiava fra la scomposta chioma bionda che era già riuscita a eludere la costrizione della sciarpa di seta avorio che aveva annodato attorno al collo.
«Sei in ritardo. Che cosa è successo? Ti aspettavo prima.»
«Il mio accompagnatore è partito senza di me, e mi sono dovuta organizzare diversamente per arrivare.» Gli occhi nocciola di Jill lampeggiarono minacciosi verso Colin.
Con aria innocente, Colin allargò le braccia. «Avevo un orario da rispettare.»
«Guarda che non guidavi un autobus, Colin.» Le parole di Jill erano intrise di ghiaccio. «Pilotavi il tuo aereo.»
«Hai mai sentito parlare di piano di volo?»
«Come no! E so anche che si può avere un certo margine di tollerabilità.»
Lui scrollò le spalle. «Erano tutti a bordo. Non capisco perché dovevano pagare per la tua incapacità a organizzarti la giornata in modo tale da arrivare in tempo in aeroporto.»
Tess strabuzzò gli occhi, anche se né Jill né Colin la videro, intenti com'erano ad azzannarsi. Ma ci aveva fatto l'abitudine a quei loro battibecchi. Per una ragione o per l'altra, quando quei due erano insieme, finivano sempre per litigare.
«Mi è venuta un'idea» annunciò. «Perché voi due non andate a ballare e ci vediamo più tardi?»
Colin la guardò, poi guardò Jill. Un istante dopo, le tese la mano. Lei esitò qualche secondo, poi lanciò un'occhiata a Tess. «Non sono ancora arrivati lo zio William e Des?»
«Lo zio William non si sente bene, e non verrà.»
La fronte perfetta di Jill si corrugò. «È grave?»
Colin lasciò ricadere la mano.
«Non credo. Inoltre, se fosse grave, penso che Des ci