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Il tipo sbagliato per nozze perfette (eLit): eLit
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E-book203 pagine2 ore

Il tipo sbagliato per nozze perfette (eLit): eLit

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Info su questo ebook

L'unico che è tornato indietro è quello più sbagliato! Callie ne ha abbastanza di appuntamenti disastrosi. L'ultimo in ordine di tempo le è successo durante le vacanze. Non ne vuole più sentire parlare e giura a se stessa che gli uomini dovranno girare ad almeno un metro di distanza da lei. Ma la sua ex fiamma, il surfista più sexy e ingestibile della terra, Archer, ha deciso proprio in quel momento di bussare alla sua porta perché ha bisogno di lei. Come fare a dire no a una tentazione come quella? Callie, al cuore si comanda, ma a tutto il resto no!

LinguaItaliano
Data di uscita28 nov 2014
ISBN9788858931714
Il tipo sbagliato per nozze perfette (eLit): eLit
Autore

Nicola Marsh

Giornalista, ha viaggiato per il mondo in cerca di grandi scoop. Scrivere romanzi, però, è sempre stato il suo sogno.

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    Anteprima del libro

    Il tipo sbagliato per nozze perfette (eLit) - Nicola Marsh

    Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:

    Wedding Date With Mr Wrong

    Harlequin Mills & Boon Romance

    © 2012 Nicola Marsh

    Traduzione di Alessia Di Giovanni

    Questa edizione è pubblicata per accordo con

    Harlequin Books S.A.

    Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

    persone della vita reale è puramente casuale.

    © 2013 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

    eBook ISBN 978-88-5893-171-4

    www.harlequinmondadori.it

    Questo ebook contiene materiale protetto da copyright e non può essere copiato, riprodotto, trasferito, distribuito, noleggiato, licenziato o trasmesso in pubblico, o utilizzato in alcun altro modo ad eccezione di quanto è stato specificamente autorizzato dall’editore, ai termini e alle condizioni alle quali è stato acquistato o da quanto esplicitamente previsto dalla legge applicabile. Qualsiasi distribuzione o fruizione non autorizzata di questo testo così come l’alterazione delle informazioni elettroniche sul regime dei diritti costituisce una violazione dei diritti dell’editore e dell’autore e sarà sanzionata civilmente e penalmente secondo quanto previsto dalla Legge 633/1941 e successive modifiche.

    Questo ebook non potrà in alcun modo essere oggetto di scambio, commercio, prestito, rivendita, acquisto rateale o altrimenti diffuso senza il preventivo consenso scritto dell’editore. In caso di consenso, tale ebook non potrà avere alcuna forma diversa da quella in cui l’opera è stata pubblicata e le condizioni incluse alla presente dovranno essere imposte anche al fruitore successivo.

    1

    «Se nomini ancora una volta il matrimonio, i regali o il Secret Santa, ti faccio ingoiare questo vasetto a forza!»

    Archer Flett sollevò la cera da tavola da surf che più vendeva e la brandì in direzione di Travis, il fratello minore.

    L’altro sogghignò e gliela strappò di mano. «Resisti quanto vuoi, fra’, tanto lo sai che stai combattendo una battaglia persa.» Ridacchiò ancora e passò la preziosa cera su un punto che aveva dimenticato.

    Quando si trattava della sua famiglia, ad Archer sembrava sempre di combattere una battaglia persa.

    Nonostante il progressivo riavvicinamento ai fratelli Tom e Trav, il rapporto con i genitori era quasi inesistente e non era cambiato negli anni... soprattutto quello con il padre. Motivo per cui tornare a casa per quelle obbligatorie visite annuali lo mandava in crisi. E perché raramente si tratteneva per più di qualche giorno.

    Quell’anno non faceva eccezione, anche se Travis si era completamente rimbecillito per via di una donna.

    «Ma cosa ti è venuto in mente?» Archer affondò la sua tavola da surf verticalmente nella sabbia e vi appoggiò un braccio sopra. «Un matrimonio natalizio! Esiste qualcosa di più sdolcinato?»

    Gli occhi del fratello scintillarono e Archer si preparò all’ennesimo elogio della sua fidanzata.

    «Shelly voleva un abito da sposa natalizio e non c’era motivo di aspettare, così...»

    Archer posò un pollice sulla fronte di Trav e spinse. «Sei già al suo comando. Lo sai, vero?»

    «Siamo innamorati.»

    Come se quello giustificasse il melenso comportamento del fratello.

    I Flett abitavano a Torquay da tre generazioni: poteva solo immaginare il circo che la famiglia avrebbe messo su in occasione del matrimonio di Travis. La città sarebbe stata messa a ferro e a fuoco.

    Un vero incubo per lui.

    Non bastava il Natale, ma anche le nozze in casa! Una ragione in più per scappare a gambe levate non appena la torta fosse stata tagliata.

    «Sei troppo giovane per sposarti.»

    Archer guardò il fratello. Molti anni prima erano legatissimi. Travis lo ossessionava in tutti i modi perché gli insegnasse a fare surf.

    Aveva passato gli ultimi otto anni quasi sempre lontano da casa e, in quel lasso di tempo, Trav si era trasformato in un ragazzone alto e asciutto. Aveva tutti i muscoli al punto giusto e il fatto che si sposasse a soli ventidue anni non lo sorprendeva. Era un bel bocconcino.

    Ma, nonostante Shelly fosse una ragazza attraente e simpatica, Archer non poteva immaginare niente di peggio che essere legato a una persona a una così giovane età.

    Accidenti, a ventidue anni lui aveva girato il mondo, surfando nei posti migliori, cercando di scacciare dalla mente il modo in cui i genitori si erano comportati nei suoi confronti.

    Un ricordo che aveva a lungo soppresso riemerse dal suo subconscio. Costa sud-ovest dell’Italia.Capri.

    Lunghe notti piene di risate, passione ed eccitazione.

    Era davvero fastidioso: ogni volta che qualcuno che conosceva era così pazzo da mettersi il cappio al collo, la sua mente andava a Callie...

    «Allora, chi porterai al matrimonio?» Travis arricciò il naso. «Spero non un’altra di quelle pollastre di città ad alto mantenimento che porti sempre ogni Natale...»

    Archer sceglieva quel genere di donne per una ragione molto precisa: esigevano tutta la sua attenzione e non gli lasciavano il tempo di passarne troppo con i genitori.

    Evitare i suoi ormai era un’arte, così come assicurarsi di non dire cose di cui avrebbe potuto pentirsi.

    Tipo chiedere perché diamine non si fossero fidati di lui anni prima...

    Non era il surfista spensierato e superficiale che la famiglia pensava che fosse e glielo avrebbe fatto capire in quel viaggio.

    Sperava che la scuola di surf che presto avrebbe aperto in città avrebbe dimostrato loro che genere di uomo fosse, che genere di uomo voleva essere.

    «Lascia le mie donne a me, eh?» Archer estrasse la tavola dalla sabbia e se la infilò sotto il braccio. «Prevedi di stare qui tutto il giorno a spettegolare come una comare o intendi fare seguire i fatti alle tue belle parole e mostrarmi qualche mossa là fuori?»

    Travis sollevò il pollice e tese l’indice fingendo di sparagli. «Ti farò il culo, caro il mio ragazzo d’oro del surf!»

    «Non vedo l’ora di vedere che sai fare, ragazzino.»

    Archer cominciò a correre, godendo della sensazione della sabbia calda sotto i piedi, del vento che gli soffiava sul viso prima di entrare in acqua. Si stese prono sulla tavola, la brezza fredda di Bell’s Beach che lo investiva mentre si perdeva tra le onde. Non si era mai sentito così vivo.

    Quando era nell’oceano, gli sembrava di tornare a casa.

    L’oceano era affidabile e costante, due cose importantissime per lui. Quello che i genitori pensavano lui non fosse.

    Nuotò più velocemente, desiderando lasciare indietro i demoni del suo passato, ma sapendo che avrebbe dovuto confrontarcisi nei giorni successivi.

    Si era spiegato con i fratelli qualche anno prima, quando Tom aveva avuto bisogno del suo aiuto dopo la fine del suo matrimonio. Anche il suo legame con la madre si era scongelato un po’, dopotutto sapeva che lei non c’entrava niente con quello che era successo. Avrebbe fatto qualunque cosa per suo marito Frank.

    Ma con il padre la situazione era ancora tesa. Archer aveva tentato di fare pace con lui molte volte, ma una grossa dose di orgoglio, la distanza forzata e il tempo trascorso l’avevano reso impossibile.

    Più volte aveva fatto dei piccoli sforzi per accorciare le distanze tra loro, ma continuava a esserci imbarazzo, e questo aveva solo rinforzato la sua decisione di stare lontano da Torquay.

    Forse, però, con un po’ di fortuna quella visita a casa sarebbe stata diversa dalle altre.

    Callie si diede un gran daffare mentre un tango argentino risuonava tutto intorno a lei.

    Saltellò per il salotto, agitando i fianchi e avanzando a grandi passi lungo il pavimento con un braccio teso, la testa alta, una rosa finta stretta tra i denti.

    Aveva passato l’ultimo paio d’ore a pulire il suo appartamento, aumentando progressivamente il volume della musica mentre sfregava, lavava e asciugava, qualunque cosa pur di cancellare il pensiero del pomeriggio.

    Un faccia a faccia con il suo cliente numero uno.

    Un cliente che il suo studio, la CJU Designs, non poteva permettersi di perdere.

    Un cliente che l’avrebbe sicuramente licenziata su due piedi non appena avesse scoperto la sua identità.

    Archer Flett non si faceva grossi problemi a scaricare le persone. Lo aveva chiarito molto bene otto anni prima a Capri.

    Come si sarebbe sentito quando avesse scoperto che la megagalattica campagna di marketing per il lancio della sua nuova scuola di surf era stata affidata alla donna da cui era scappato in passato perché gli si era avvicinata troppo?

    Urtò un dito del piede contro il tavolo di acciaio e imprecò, dando poi un altro calcio alla gamba decorata tanto per sfogarsi.

    Era furiosa con se stessa per non aver affrontato la questione prima. Cosa si aspettava? Di non trovarsi mai più faccia a faccia con Archer nella sua vita?

    Sì, si aspettava proprio quello!

    Erano passati tre anni da quando era stata contattata dalla prestigiosa Torquay Tan, ignorando completamente che la compagnia appartenesse al ragazzo d’oro del surf mondiale.

    Era stata una doppia sorpresa per lei scoprire che il bel seduttore, che aveva incontrato otto anni prima, non solo era un importante uomo d’affari, che possedeva una grande società, ma che la gestiva pure. A quanto pareva era un uomo pieno di sorprese.

    E, ora, in occasione dell’apertura della scuola di Archer a Torquay, la sua città natale, aveva l’occasione di firmare il più grosso contratto della sua carriera. Ma che, per chiuderlo, doveva incontrarlo per forza di persona.

    Avrebbe dovuto rispondere: No, grazie lo stesso, accontentarsi e continuare a occuparsi di campagne pubblicitarie più modeste con pagamenti altrettanto modesti...

    Peccato che avesse bisogno di denaro.

    Disperatamente.

    Sua madre dipendeva da lei.

    La musica aumentò, riempiendole la testa di ricordi e il cuore di desiderio. Amava la passione delle canzoni latino americane, il ritmo cadenzato, l’atmosfera calda. Le ricordavano un tempo passato.

    Un periodo della sua vita in cui aveva danzato tutta la notte con un cielo di stelle sopra la testa e la sabbia sotto i piedi. Un tempo in cui mangiava solo pasta al sugo e beveva vino rosso e sussurrava parole dolci al suo primo amore.

    Archer...

    La musica svanì, insieme allo sconvolgimento emotivo che si era insinuato nel buonsenso che era ormai diventato la sua regola di vita.

    Negli ultimi anni non aveva avuto molto tempo per rivangare il passato. Ormai aveva rinunciato a grandi amori e stupidi sogni.

    Vedere la madre passare l’inferno aveva spazzato via ogni illusione di felicità.

    Lei era sempre stata più simile al padre italiano, un uomo dal sangue caldo: erano entrambi grandissimi ottimisti, degli impulsivi, avevano una profonda passione per il cibo, la moda e il flirt.

    Pensava che fossero magnifiche qualità finché aveva provato sulla sua pelle quanto quell’impulsività potesse diventare spiacevole.

    L’egoismo del genitore non aveva limiti.

    Così aveva smesso di somigliare al padre, di cedere alle grandi passioni e di innamorarsi follemente.

    Non credeva all’amore capace di sconvolgerla.

    Non più.

    Certo, usciva. Le piaceva. Ma non frequentava mai nessuno a lungo. Non voleva che si insinuasse troppo nella sua vita.

    Non quanto si era avvicinato Archer una volta.

    «Dannato Archer Flett!» mormorò, dando un calcio al tavolo per la terza volta.

    Sbrigare i lavori di casa poteva non averla rilassata, ma si sarebbe comunque preparata al meglio per quell’incontro.

    Avrebbe scelto un abito impeccabile, si sarebbe pettinata con cura e si sarebbe truccata in modo perfetto.

    Era tempo di dimostrare a Mister Surfista Adone che non aveva alcun effetto su di lei dopo tutti quegli anni.

    Non molto, comunque...

    L’ufficio della CJU Designs era quasi un buco, ma questo non lo sorprese.

    I nerd tecnologici, come li definiva lui, non prendevano mai molto spazio.

    Ciò che sorprese Archer furono le grandi macchie di colore che decoravano le pareti. Chiazze di magenta e rosso e turchese sui muri bianchi candidi illuminavano uno spazio altrimenti spersonalizzato e tutto ciò attirò il suo sguardo.

    Al centro c’era una piccola scrivania con il piano di vetro, una poltrona ergonomica e, dall’altra parte, una sedia di legno per l’ospite: tutto eccessivamente sobrio... eccetto per quei colori sgargianti.

    Sembrava quasi che quel genio del computer stesse cercando di distinguersi, di dimostrare qualcosa a se stesso e ai suoi clienti...

    Be’, tutto quello che CJ aveva dimostrato a lui era che poteva occuparsi del mega lancio che aveva in programma per il suo progetto della scuola di surf. Con lui al suo fianco la campagna pubblicitaria sarebbe stata un successo. Per quanto lo riguardava avrebbe potuto anche appendere al muro la luna, se avesse voluto...

    Si guardò intorno in cerca di una foto. Non era la prima volta che era curioso sul suo on line marketing manager.

    Aveva fatto lunghe ricerche sulla CJU Designs prima di contattarli e aveva trovato solo recensioni positive e frasi elogiative dei loro clienti, inclusi molti sportivi famosi.

    Così aveva assunto CJ, molto impressionato dal suo lavoro. Veloce, innovativo, puntuale, professionale, aveva rispettato ogni consegna, inventando slogan e organizzando lanci efficaci per qualunque prodotto portasse il nome della sua società.

    Archer passò un dito sulla scrivania perfettamente pulita, chiedendosi come avrebbe affrontato la campagna questa volta, visto che avrebbero lanciato non un prodotto bensì una scuola di surf per adolescenti.

    Dovevano avere assolutamente successo perché quello era il primo esperimento per qualcosa che voleva riproporre in tutte le località del mondo dove si faceva surf. Aveva visto troppi ragazzi che ciondolavano in spiaggia bevendo e fumando in attesa dell’onda giusta. Non avevano obiettivi e, nonostante volessero sembrare distaccati, Archer aveva colto il loro sguardo perso e smarrito.

    Per lui era l’occasione per fare qualcosa di utile. Sperava così di dimostrare alla sua famiglia quanto si fossero sbagliati nel giudicarlo.

    Non aveva mai capito perché a un certo punto lo avessero escluso dal loro dolore. Aveva fatto un bel po’ di autoanalisi per trovare una valida ragione al loro comportamento, ma non ne era mai venuto a capo.

    Era stata tutta colpa sua? Si era comportato in modo troppo spensierato, troppo narcisista, era stato troppo legato alla sua carriera per capire la situazione?

    I fratelli non gli erano stati molto utili, quando aveva chiesto loro spiegazioni, anni prima. Erano rimasti sul vago, rispondendo che avevano promesso di tacere. Il loro padre li aveva fatti giurare perché non lo informassero del cancro alla prostata che gli era

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