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Un greco nel mio cuore: Harmony Jolly
Un greco nel mio cuore: Harmony Jolly
Un greco nel mio cuore: Harmony Jolly
E-book156 pagine2 ore

Un greco nel mio cuore: Harmony Jolly

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Info su questo ebook

Sei pronta a partire per UN VIAGGIO CHIAMATO AMORE? Dai paradisi tropicali alle città più romantiche del mondo, con un sola meta: l'incontro con l'uomo dei sogni!



Gabi Turner è stata abituata a fare sempre la cosa giusta. Deve mettere al corrente Andreas Simo-nides che è padre di due gemelli, avuti dalla sorellastra Thea. Quando Gabi va a Creta per incontrare il magnate greco, però, rimane folgorata da quegli occhi scuri e penetranti e dalla figura prestante e imponente. Sarà difficile, se non impossibile, non cadere vittima del suo magneti-smo.

Andreas sa bene che i gemelli non sono suoi ma del fratello e per questo deve agire con cautela, è in gioco la reputazione dell'intera famiglia. Inoltre, non si può permettere di cedere ai suoi sentimenti che lo porterebbero a sedurre l'affascinante Gabi.
LinguaItaliano
Data di uscita10 ott 2017
ISBN9788858973387
Un greco nel mio cuore: Harmony Jolly
Autore

Rebecca Winters

Tra le autrici più amate e lette dal pubblico italiano.

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    Anteprima del libro

    Un greco nel mio cuore - Rebecca Winters

    1

    «Mi dispiace, signorina Turner, ma Kyrie Simonides non può riceverla oggi. Potrebbe tornare martedì prossimo alle tre?»

    Le dita di Gabi si strinsero intorno alla tracolla della borsa. «Non sarò più ad Atene martedì prossimo.»

    Il risultato di quel colloquio, ammesso che avesse luogo, avrebbe determinato la sua partenza più o meno anticipata dalla Grecia. Gabi si sforzò di non perdere il sangue freddo di fronte all’anziana receptionist che sembrava sul punto di perdere il proprio. «Visto che ho atteso per più di tre ore, sono certa che il signor Simonides potrà concedermi cinque minuti del suo tempo.»

    La donna scosse la testa. «È il fine settimana. Il direttore sarebbe dovuto partire da Atene un’ora fa.»

    Alle sei e venti di un afoso venerdì, Gabi non stentava a crederlo, ma non era arrivata fino a quel punto solo per lasciarsi mandare via. La posta in gioco era troppo alta.

    Perciò trasse un profondo respiro e riprese a parlare. «Non avrei voluto dirlo, ma a questo punto non ho altra scelta. Per favore, gli riferisca che si tratta di una questione di vita o di morte.»

    Dal momento che era la verità, Gabi non batté ciglio e l’espressione della receptionist cambiò leggermente. «Spero solo che lei non mi stia prendendo in giro.»

    «Questo non è uno scherzo» ribadì Gabi, ergendosi in tutto il suo metro e sessantotto fasciato in un comodo completo di lino giallo. Era già passata attraverso i controlli della sicurezza, quindi la segretaria sapeva che non costituiva una minaccia. Dopo una breve esitazione, quest’ultima si alzò e si diresse verso l’ufficio del suo capo.

    Era un passo avanti. Mentre vari uomini d’affari erano entrati e usciti dal dominio privato di Simonides, situato all’ultimo piano del grande edificio di Atene, Gabi era stata completamente ignorata. Fino a quel momento, almeno.

    Gabi sapeva tre cose su Andreas Simonides. Primo: a trentatré anni, era al comando della rinomata Simonides Corporation, l’azienda di famiglia i cui affari si estendevano dalla metallurgia alla plastica.

    La sua fonte le aveva raccontato che la loro vasta fortuna, accumulata nel corso di decenni, includeva la proprietà di ben ottanta società minori. Con dodicimila impiegati, la famiglia Simonides regnava su un vero e proprio impero, che si estendeva oltre i confini della Grecia.

    Secondo fatto noto, se le fotografie sulle riviste erano attendibili, quell’uomo era straordinariamente attraente.

    Il terzo non era di pubblico dominio. Solo Gabi ne era al corrente, ed era sua intenzione informare anche il diretto interessato, se lui si fosse deciso a concederle qualche minuto del suo prezioso tempo.

    «Kyrie Simonides le concede due minuti, non di più» annunciò la receptionist, sopraggiungendo in quel momento.

    «Mi basteranno!»

    «Segua il corridoio e attraversi la porta a vetri.»

    «Grazie mille» ringraziò Gabi in tutta fretta e si affrettò lungo il corridoio. All’inizio non vide nessuno entrando nell’elegante ufficio.

    «Vita o morte ha detto?» esordì una voce maschile alle sue spalle. Benché chiaramente carica di ironia, la voce era profonda, vibrante e al contempo soave.

    Gabi si voltò e si trovò di fronte un uomo alto e dalle ampie spalle che infilava la giacca di un costoso completo grigio. Il movimento dei muscoli che s’intravedeva sotto la camicia bianca lasciava intuire che lui non trascorreva tutto il suo tempo libero tra le quattro mura di quell’ufficio. Incapace di fare altrimenti, Gabi lasciò scendere lo sguardo sui fianchi stretti e le lunghe gambe di lui.

    «Sto aspettando, signorina Turner.»

    Lei arrossì al pensiero di essere stata colta in flagrante ammirazione del corpo atletico di lui. Sollevò la testa, ma la voce le venne a mancare quando incontrò lo sguardo di due penetranti occhi grigi, ombreggiati da ciglia insolitamente lunghe che conferivano alla sua espressione un’aria di sufficienza.

    A completare il quadro, una massa di folti capelli scuri e la carnagione olivastra. Il quadro d’insieme era elegante e aspro al tempo stesso e non mancò di affascinare Gabi. Le fotografie che aveva visto di lui non rivelavano la piccola cicatrice che gli solcava il sopracciglio sinistro, né le sottili rughe d’espressione intorno agli occhi e alla bocca virile. Rivelavano una vita che aveva conosciuto ogni tipo di emozione.

    «Lei è un uomo difficile da raggiungere» gli fece notare.

    Dopo aver richiuso il guardaroba, lui attraversò la stanza e raggiunse l’ascensore privato. «Sto uscendo. Dal momento che ha rifiutato di tornare martedì prossimo, dica ciò che deve prima che me ne vada» consigliò lui. Senza dubbio aveva un elicottero privato ad attenderlo sul tetto per portarlo in qualche località esotica dove trascorrere il fine settimana.

    A lei non restò altra scelta che seguirlo, mascherando il disappunto per quel freddo trattamento. Senza perdere altro tempo, estrasse dalla borsa una cartelletta, l’aprì e gli mostrò il contenuto.

    Sotto a una serie di documenti attestanti il controllo del DNA, c’era la pagina di un giornale di un anno prima sulla quale era ritratto lui a bordo dello yacht dei Simonides, attorniato da un gruppo di amici in festa. Tra gli altri, la sorellastra di Gabi, Thea, in tutta la sua scura bellezza greca.

    Insieme al resto, la fotografia scattata qualche giorno prima di due gemelli in pannolino e maglietta. Gabi l’aveva fatta ingrandire di un paio di volte. L’intento era quello di mostrare senza possibilità di dubbio l’inequivocabile somiglianza dei due bambini non soltanto con sua sorella Thea, ma anche col padre: l’uomo che le stava di fronte.

    Riguardando la fotografia, lei stessa si accorse di alcuni dettagli che fino a quel momento le erano sfuggiti, incluse le sopracciglia arcuate, il mento deciso e la bocca ampia.

    Tuttavia, la reazione di Andreas Simonides non fu quella che lei si era aspettata. «Non la vedo in questa fotografia, signorina Turner» commentò. «Mi dispiace che si trovi in una situazione così disperata, ma campeggiare davanti alla mia porta non le sarà di aiuto.»

    Gabi strinse forte la mascella. «E lei non è il primo uomo che ignora i bambini che ha contribuito a mettere al mondo.»

    Lui socchiuse gli occhi a due fessure. «Che razza di madre dà a un’altra un incarico del genere?»

    In qualche modo, lei riuscì a parlare a dispetto del nodo che le stringeva la gola. «Vorrei che fosse venuta mia sorella, ma purtroppo è morta.»

    A quelle parole, lui trasalì in modo visibile. «È una tragedia. Ora, se vuole scusarmi.»

    Andreas Simonides era un uomo decisamente freddo. Non c’era modo di scalfirlo.

    «Mi sta dicendo che non ha mai visto questa donna in vita sua?» Gabi indicò il viso di Thea sulla pagina del giornale. «Forse questo sarà di aiuto» aggiunse, estraendo dalla cartelletta il passaporto della sorellastra. «Ecco.»

    Con sua grande sorpresa, lui le prese il documento dalle mani e lo studiò. «Thea Paulos, ventiquattro anni, nata ad Atene. Passaporto emesso cinque anni fa» mormorò, aggrottando la fronte. «Ha detto che è sua sorella?»

    «La mia sorellastra» corresse lei. «La prima moglie di mio padre era greca. Dopo la sua morte, lui ha sposato una donna americana, mia madre. Questo è l’ultimo passaporto di Thea dopo la separazione.» Gabi si morse un labbro. «Thea... ha festeggiato il divorzio a bordo del suo yacht.»

    Lui le restituì il passaporto. «Mi dispiace per la sua perdita, ma non posso aiutarla.»

    «A me dispiace per i gemelli» ribatté lei, sforzandosi di ignorare la fitta al cuore. «Perdere la madre è già stato tragico, ma quando saranno abbastanza grandi da chiedere del padre e sarò costretta a dire loro che è vivo ma che non gli è mai importato di farsi vivo, sarà una vera tragedia.»

    Lui entrò in ascensore e le porte si chiusero, mettendo fine alla conversazione. Gabi si voltò di scatto, arrabbiata e ferita. Le sarebbe piaciuto consegnare la documentazione alla receptionist e lasciare che traesse le proprie conclusioni, ma creare uno scandalo all’interno dell’impero dei Simonides era l’ultima cosa che voleva, non quando poteva ripercuotersi anche sulla propria famiglia. In particolare, le stava a cuore la posizione delicata di suo padre, diplomatico del consolato americano a Creta.

    Nessuno le aveva chiesto di venire a parlare con Andreas Simonides. All’infuori di quest’ultimo, nessuno era a conoscenza della natura di quella visita, nemmeno i genitori di Gabi, già provati dalla perdita di Thea. Tuttavia, dal momento che sua sorella era morta nel dare alla luce i due gemelli, lei si era autoeletta loro avvocato. Ogni bambino aveva diritto ai propri genitori; purtroppo, non tutti avevano questa fortuna.

    «Missione compiuta» mormorò con amaro sarcasmo nella stanza vuota. Dopo aver rimesso la documentazione nella cartelletta, uscì dall’ufficio, passò davanti alla receptionist che la salutò con un cenno della testa e pochi minuti dopo emerse all’aperto. Avrebbe chiamato un taxi.

    La sua sorpresa fu grande quando l’autista di una limousine parcheggiata all’entrata dell’edificio le venne incontro. «Signorina Turner?»

    «Sì?»

    «Kyrie Simonides ha detto che ha dovuto attendere molto, prima di essere ricevuta. Mi è stato chiesto di portarla ovunque desideri andare.»

    L’adrenalina nel corpo di Gabi si rimise in moto. Significava forse che il padre dei gemelli non era il blocco di ghiaccio che era sembrato? Forse la fotografia aveva sortito qualche effetto e se l’evidente somiglianza non fosse bastata, l’esame del DNA era una prova indiscutibile.

    Il fatto che avesse mandato una limousine a prenderla significava che le avrebbe concesso un altro colloquio, ma voleva essere discreto. Col denaro e il potere di cui disponeva, per non parlare del suo aspetto, doveva aver imparato come mantenere private le proprie relazioni.

    «Grazie» rispose all’autista. «Se non le è di troppo disturbo, potrebbe portarmi all’Amazon Hotel

    L’uomo annuì e le tenne aperta la portiera.

    Prima di partire per la sua missione quella mattina, Gabi aveva detto ai suoi che si sarebbe incontrata con una collega in ferie ad Atene. Odiava mentire, ma non osava raccontare loro la verità.

    Fino al quinto mese di gravidanza di Thea, quando questa aveva sviluppato un problema cardiaco ed era stata ospedalizzata, nemmeno Gabi conosceva ancora il nome del padre. Poi però le sue condizioni erano peggiorate ed era diventato evidente che avrebbe potuto non farcela. A quel punto Thea aveva chiesto a sua sorella di guardare nel suo portagioielli e portarle la busta che aveva vi nascosto dentro.

    Una volta all’ospedale, Thea l’aveva pregata di aprire quella busta. Gabi era rimasta senza fiato alla vista del ritaglio di giornale.

    «È tutto ciò che ho di lui» aveva spiegato Thea. «Come il resto della compagnia, avevamo bevuto troppo. È stato un incontro tra sconosciuti.»

    Quella confessione aveva scombussolato Gabi.

    «Per lui non ha significato nulla. Non sapeva nemmeno il mio nome. Mi vergogno di quello che è successo e non voglio che lui paghi per un errore che è stato tanto mio quanto suo. Ho voluto che tu lo vedessi per capire quali geni erediteranno i gemelli, ma ora promettimi che dimenticherai tutto.»

    Gabi aveva compreso il desiderio di Thea, ed era pronta a rispettarlo. La notizia avrebbe avuto conseguenze importanti non solo sul padre dei bambini, ma anche sui coniugi Turner, ancora in lutto per la grave perdita dell’amata figlia.

    Persa nei propri pensieri, trasalì quando la portiera si aprì all’improvviso e l’autista la informò che erano arrivati a destinazione.

    «Per favore, ringrazi il suo datore di lavoro per me» si raccomandò lei scendendo.

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