Il milionario tra le nuvole: Harmony Jolly
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Barbara McMahon
Originaria della California, adora il panorama della Sierra Nevada che gode dalla sua casa.
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Il milionario tra le nuvole - Barbara McMahon
1
Amalia Catalon appoggiò il vassoio sul tavolino tra il divano e le poltrone per gli ospiti. I due uomini stavano discutendo animatamente e la notarono appena. Indietreggiò domandandosi se il suo capo avesse bisogno di altro. Rivolse un rapido sguardo alla finestra e notò che la tempesta in precedenza annunciata era infine arrivata. La pioggia batteva sui vetri. Era così nuvoloso che sembrava già l’ora del tramonto, mentre invece era solo tardo pomeriggio. Riuscì a malapena a scorgere il mare. Sospirando impercettibilmente si rammaricò per il percorso a piedi che l’aspettava per raggiungere la fermata dell’autobus, e la camminata lunga tre isolati prima di giungere a casa. Sarebbe arrivata infreddolita e bagnata.
Ma non poteva farci nulla. Aveva un ombrello, ma per come soffiava il vento sapeva che le avrebbe offerto ben poco riparo.
«Te lo sogni!» esclamò Stefano Vicente, ridendo sardonicamente per qualcosa che aveva detto il suo rivale d’affari.
Amalia si voltò a osservare Rafael Sandoval. Cosa aveva affermato per provocare lo sfogo del suo capo?
Non che Stefano Vicente fosse un uomo compiacente. Lavorava nella sua impresa da sette anni, gli ultimi tre dei quali direttamente con lui. Sapeva bene con quale facilità perdesse le staffe se veniva provocato.
«Sei pronto a scommetterci cinquantamila euro?» domandò Rafael, appoggiandosi allo schienale della poltrona e osservando il rivale con sguardo scaltro. Amalia indietreggiò ancora, decisa a lasciare la stanza, osservando Rafael Sandoval con circospezione. Rafael aveva sviluppato una fiorente attività di import-export, tra le maggiori nel bacino del Mediterraneo, e si stava espandendo a livello globale, con uffici in tutto il mondo. Lavorava sodo e giocava duro. Possedendo così tanto pur essendo così giovane, mostrava l’arroganza di chi aveva raggiunto un successo sorprendente. Quando entrava in ufficio, Amalia si sentiva sempre un po’ in soggezione. Lui non perdeva tempo a chiacchierare con un’umile dipendente, conosceva il suo valore e il suo tempo era prezioso. Eppure, per ben due volte negli ultimi mesi, lo aveva sorpreso a studiarla. Quando aveva incontrato il suo sguardo, lui le aveva strizzato l’occhio e subito dopo rivolto l’attenzione altrove.
Lei lo guardava non appena ne aveva la possibilità. Era ipnotizzante, affascinante. Ma se l’avesse colta a osservarlo ne sarebbe stata mortificata.
«D’accordo. Sarò felice di ricevere il tuo assegno» rispose Stefano con un’arroganza pari a quella di Rafael. Amalia spostò lo sguardo sul proprio capo. Nonostante i cinquant’anni, appariva sempre alla ricerca di nuove sfide per dimostrare al mondo che era ancora in forma smagliante. Perché mai gli uomini dovevano costantemente essere in competizione gli uni con gli altri?
«Ti sbagli. Sarò io ad avere il tuo assegno» replicò Rafael. Sui trent’anni, splendido, Rafael Sandoval era salito nei ranghi degli uomini importanti a Barcellona con velocità fulminea, motivo per cui lo aveva visto numerose volte negli ultimi tre anni. Le uniche persone che il suo capo incontrava erano i pezzi grossi della città. Amalia avrebbe scommesso fino all’ultimo centesimo che Rafael non le aveva mai prestato sufficiente attenzione da poterla riconoscere per strada. Di solito si limitava a rivolgerle una breve occhiata, prima di oltrepassarla.
Stefano sollevò una tazza di caffè e vi versò del latte, mescolando poi lentamente. Terminato il piccolo rituale, fissò Rafael.
«Ti cimenti con le mongolfiere solo da due anni. Sei uno sciocco a pensare di potermi battere. Io pratico questo sport da più di un decennio.»
«Imparo velocemente.»
Il suo sorriso catturò l’attenzione di Amalia. Come si sarebbe sentita se lui le avesse sorriso in quel modo?
«Oppure la tua è solo una scusa per rinunciare alla scommessa che abbiamo appena fatto?» insinuò Rafael.
«Non rinuncio a niente» protestò l’uomo più anziano. «Sarà denaro facile.»
«Così come l’operazione che stiamo per firmare. Firmerai, non è vero?»
Stefano osservò il contratto appoggiato sul tavolino davanti a lui. «Posso farlo revisionare ancora una volta dai miei avvocati?»
«Lo hanno avuto per una settimana. Non è cambiato nulla.»
«Così dici tu.»
Le buone maniere di Rafael evaporarono all’istante. Strinse gli occhi e studiò Stefano. «Così dico io» ripeté lentamente. «Metti in dubbio la mia parola?»
Il tono vellutato mascherò la rabbia che mostrava invece la mascella serrata. Amalia non lo avrebbe mai voluto come nemico.
Stefano si strinse nelle spalle e sorseggiò il caffè. Amalia si domandò se il suo capo non stesse giocando col fuoco, ritardando deliberatamente la sua risposta. Alla fine lui riappoggiò la tazza sul piattino.
«Non metto in dubbio la tua parola. Ma non si tratta di un affare di piccole dimensioni che può essere accantonato se fallisce» spiegò Stefano.
«Non fallirà» sostenne fermamente Rafael.
I due uomini si fissarono per un lungo istante, poi Stefano annuì. Impugnò la propria penna e firmò entrambi i documenti che aveva davanti.
Rafael non si rilassò subito e Amalia trattenne il respiro. Entrambi avevano dimenticato che lei si trovava nella stanza e non voleva muoversi per il timore di attirare la loro attenzione.
Stefano posò la penna sul tavolo e si appoggiò allo schienale della poltrona. «Cosa ne dici se rendiamo la scommessa un po’ più interessante?»
«In che modo?» domandò il giovane, afferrando la penna e firmando a sua volta i documenti.
«A bordo delle mongolfiere potremo esserci solo noi e un ospite, non pratico di questo sport, scelto dall’avversario. Io deciderò chi verrà con te e tu sceglierai la persona che dovrà venire con me. Parteciperemo alle competizioni quotidiane del Festival, poi affronteremo il long jump.»
Rafael valutò la proposta per un momento poi, con un evidente cambio di atteggiamento, si rilassò e sorrise. «Per me va bene. Alla fine del quarto giorno del Festival avrò così tanto vantaggio che ti arrenderai senza nemmeno affrontare il long jump.»
Stefano si rivolse ad Amalia. «Cosa ne pensi?»
Lei studiò il rivale di vecchia data del suo capo e scosse la testa. Stefano non si sarebbe mai arreso senza battersi. «Non succederà mai.»
«Parli come una vera assistente personale, leale sino alla fine» commentò Stefano con un sorriso. «Io scelgo te.»
Amalia lo fissò allibita. «Non so nulla di mongolfiere!» Si sentiva male solo all’idea di potersi sollevare da terra.
«Lo scopo della scommessa è mettere alla prova l’abilità di Rafael in confronto alla mia. Entrambi trasporteremo un principiante per equiparare la situazione.»
«Il Festival delle mongolfiere di Barcellona consiste in quattro giorni di gare ed eventi. Dopo il quarto giorno affronteremo un long jump, vale a dire vedremo chi dei due riuscirà a coprire la distanza maggiore in una settimana. Se la sente?» le domandò Rafael.
Lei lo guardò, cogliendo la forza di quegli occhi scuri che la scrutavano. Rabbrividì. Trascorrere undici giorni con lui entro i confini ristretti di quei cesti appesi ai palloni? Nemmeno per idea.
«No. Non posso farlo. Scelga qualcun altro» disse al suo capo. Non conosceva quello sport ma sapeva di soffrire di vertigini. Non se la sentiva di trascorrere intere giornate per aria. Per non parlare del fatto di doverle trascorrere con Rafael Sandoval.
L’uomo era ben più che meraviglioso. Alto e mascolino, i suoi capelli scuri brillavano sotto la luce artificiale. A trentaquattro anni non aveva nemmeno un capello grigio e gli occhi scuri rispecchiavano le sue emozioni, quando lui voleva. Passava in una frazione di secondo dal divertimento alla rabbia, affascinandola ogni volta che era nelle vicinanze. Aveva la capacità di attirare l’interesse come faceva una fiamma nei confronti di una falena e Amalia temeva che, se si fosse lasciata attrarre, avrebbe fatto la stessa fine... annientata all’istante.
Era uno degli uomini più affascinanti che avesse mai visto e tutti la pensavano in quel modo. Specialmente i fotografi dell’alta società che adoravano riportarlo nelle loro pagine... solitamente scortato da qualche splendida donna a qualche evento mondano. Avevano anche catturato degli scatti l’estate precedente, quando aveva partecipato a una regata con il suo yacht o, due anni prima, alla sua vittoria nella gara per velivoli monomotore da Cadice a Barcellona.
Amalia aveva visto le foto sui giornali e letto con interesse gli articoli correlati, poiché poteva vantarsi di conoscerlo, seppure in modo superficiale.
Ma non aveva alcun desiderio di trascorrere con lui nemmeno un’ora. Era di gran lunga troppo dinamico e attivo, per avere qualcosa in comune con lei. L’avrebbe trovata noiosa e prevedibile.
Con tutti i complimenti che riceveva, di certo era egocentrico. Affrontava mai la vita come una persona normale, con preoccupazioni e ansie? Probabilmente no.
Anche avere alle spalle una fortuna come quella dei Sandoval gli era di grande aiuto.
«Sì, Stefano, scegli qualcun altro» concordò Rafael, distogliendo l’attenzione da Amalia.
«Come per esempio la ragazza con cui stai uscendo adesso?» domandò sardonico Stefano. «Potrebbe essere un’idea. Ti farebbe perdere di vista anche le nozioni di base, col suo fascino, e io vincerei facilmente. Preferirei però una vera sfida.»
«Teresa non apprezzerebbe le levatacce mattutine e il freddo. Come posso essere certo che la persona che mi affiancherai non saboterà la gara?»
«Io non farei mai una cosa del genere!» esclamò Amalia offesa.
Come osava mettere in dubbio la sua integrità!
Rafael si strinse nelle spalle, afferrò uno dei contratti e lo infilò nella sua valigetta.
«Lei non verrà, Amalia. Qual è la tua seconda scelta?» domandò poi a Stefano.
«Te lo farò sapere al più presto.»
«Io credo che manderò con te la mia assistente. Helena perlomeno segue questo sport, sebbene non abbia mai partecipato ad alcun evento. L’anno scorso è salita su una mongolfiera e le è piaciuto.»
«Mandami il suo nome e il suo numero di telefono in modo che possa parlare con lei» disse Stefano a quel punto, «e io ti farò chiamare da uno dei miei. Non ci sarà alcun sabotaggio. Chi sarà con noi verificherà solo i tempi e le distanze.»
«Puoi cominciare a compilare l’assegno!» esclamò Rafael, sfidando apertamente Stefano.
Amalia pensò alla relazione che doveva ancora terminare. Non aveva tempo di stare ad ascoltare due ricconi che parlavano di una sciocca gara in mongolfiera. I cinquantamila euro che avevano scommesso le avrebbero cambiato la vita. Alla maggior parte delle persone, avrebbe cambiato la vita. Per loro invece era solo un gioco e lei lo riteneva assai frivolo.
«Lo sconfitto dovrà consegnare l’assegno al vincitore davanti al Barcelona Business Alliance, durante la prossima riunione trimestrale» suggerì Rafael.
Amalia lo osservò. E notò il suo sguardo diabolico. Era selvaggio e audace, e lei sospettava che lui amasse sentirsi così. Era ovvio che non temesse affatto di perdere; raramente accadeva. Non solo possedeva montagne di denaro, ma aveva anche una grande fortuna, a detta dei giornali. Amava sfidare se stesso e chiunque praticasse il suo stesso sport.
Stefano raccolse la propria copia del contratto e la porse ad Amalia. Lei si avvicinò per prenderla e si accinse a tornare nel proprio ufficio.
Alzandosi, Stefano porse la mano a Rafael. «Che vinca il migliore, cioè io!»
Anche Rafael si alzò e strinse la mano dell’uomo più anziano. «Prepara il tuo discorso per la riunione del BBA. Meglio che sia un buon discorso, per cancellare l’umiliazione della sconfitta.»
Amalia aprì la porta per l’uomo che se ne stava andando e quando Rafael la raggiunse la fissò. «Non è troppo tardi per cambiare idea» le fece notare. «Potrebbe scoprire com’è lavorare per un vincitore.»
«Il mio capo vincerà» sostenne lei lealmente.
Rafael scosse la testa e le strizzò l’occhio, prima di oltrepassarla. Amalia sentì il profumo del suo costoso dopobarba e percepì l’attrazione che sembrava creare un alone invisibile intorno a