Dottore e sceicco: Harmony Bianca
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Info su questo ebook
Fidanzata dall'età di tre anni a un principe? No, non può essere vero, queste cose non accadono più, non nel XXI secolo e soprattutto non a lei! Ma per suo nonno sembra essere una cosa molto seria, così Marni Graham accetta di incontrare il suo futuro sposo. In realtà Marni ha perso la testa per Gaz, un chirurgo con cui sta lavorando da qualche tempo. I baci appassionati che si sono scambiati sono difficili da dimenticare e di certo lei non ha intenzione di farsi intrappolare in un matrimonio di convenienza. Ma, giunto il momento della verità, Marni avrà un'incredibile sorpresa a proposito del Principe di Ablezia.
Meredith Webber
Tra le autrici più amate e lette dal pubblico italiano.
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Anteprima del libro
Dottore e sceicco - Meredith Webber
Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:
Date with a Surgeon Prince
Harlequin Mills & Boon Medical Romance
© 2013 Meredith Webber
Traduzione di Francesca Tessore
Questa edizione è pubblicata per accordo con
Harlequin Books S.A.
Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o
persone della vita reale è puramente casuale.
Harmony è un marchio registrato di proprietà
HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved.
© 2014 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano
eBook ISBN 978-88-3051-027-2
Prologo
«Sei completamente pazzo? Ti ha dato di volta il cervello?» Quella era probabilmente la prima volta che Marni imprecava contro suo nonno, ma lui aveva proprio oltrepassato ogni limite. «Okay, è un principe. Ma il fatto che sia celibe non significa che sia interessato alla storiella strappalacrime di essere stato promesso in matrimonio a me quando aveva tre anni!»
Stava ancora gridando, brandendo tra le mani il quotidiano che Pop stava leggendo.
Calmati, le raccomandò una vocina. Picchiare con violenza un ottantaquattrenne malato non era una buona idea, tanto più che lo amava da morire e non avrebbe sopportato di vivere senza di lui.
Certo, avrebbe dovuto iniziare a pensarci. Anziano, con una valvola cardiaca bloccata e vari bypass ostruiti... il cardiologo era stato chiaro. Operare, subito, per sostituire la valvola e, allo stesso tempo, ripulire gli stent. Pop stava male. E Marni, come infermiera, non poteva fare altro che pensare che il nonno avrebbe dovuto sottoporsi all’intervento.
«Hai finito?» Pop le strappò dalle mani il giornale e lo aprì a un’altra pagina. «Per tua informazione, eri tu ad avere tre anni. Lui ne aveva sei. Dai un’occhiata qui, adesso.»
Sforzandosi di ignorare lo strano disappunto che l’aveva colta a non avere più davanti agli occhi il bel viso abbronzato incorniciato dal candido copricapo, Marni abbassò gli occhi per guardare quello che Pop le stava mostrando, nella mente ancora le parole piene di stupore che il nonno le aveva detto pochi attimi prima, indicandole la fotografia sul giornale. «Quello è Ghazi. Suo padre e io abbiamo sempre sperato che un giorno vi sareste sposati. Qui dice che è ancora celibe. Dovresti metterti in contatto con lui.»
Lascia perdere questa storia del principe e cercati una sistemazione, le ingiunse una vocina. Quando fosse entrato in ospedale per l’intervento, Pop non la voleva intorno. Su questo era stato cristallino.
«Guarda» continuò l’uomo, come se le avesse letto nel pensiero. «In Ablezia cercano delle infermiere di sala operatoria per un nuovo ospedale pediatrico. Potrebbe essere per questo che Ghazi è qui.»
Sì, certo, pensò Marni. È normale che un principe ereditario vada in giro a cercare del personale ospedaliero. Eppure, quel posto sperduto del quale non aveva mai sentito parlare, era probabilmente abbastanza lontano dal Queensland, in Australia, da tenerla lontana dal capezzale di Pop durante il ricovero. Sempre che avesse accettato di farsi operare, naturalmente!
Contratto di sei mesi, eventualmente estendibile, recitava l’annuncio. Vitto e alloggio inclusi.
Sei mesi... tanto mancava al Natale e, se Pop fosse stato operato a breve, per allora sarebbe stato già in convalescenza.
Sei mesi! Sembrava anche la risposta all’altro problema che la angustiava. La sua verginità. Sei mesi, un migliaio di chilometri lontano da casa... sicuramente in quel frangente avrebbe finalmente conosciuto qualcuno con cui...
Dalle labbra le uscì un leggero sospiro. Quella faccenda della verginità non avrebbe in realtà dovuto essere un vero problema. Non era stata una sua scelta, ma il risultato di una serie di circostanze. Pop, Nelson, il comportamento di sua madre... e le parole crudeli dell’ultimo uomo che aveva frequentato...
Lesse l’annuncio.
Il salario proposto sembrava oltremodo generoso, ma fu soprattutto la descrizione del luogo che le fece battere il cuore. Sfiorato dalle tiepide correnti dell’omonimo mare, il Paese era famoso per le meraviglie sottomarine. La barriera corallina, la variegata fauna acquatica, le tartarughe che si riposavano sulla battigia...
In effetti quel lavoro avrebbe potuto risolvere parecchie questioni. Rasserenare Pop standogli lontana durante il ricovero, farlo ancora più felice incontrando questo principe e, magari, come extra-bonus, trovare qualcuno con cui avere una piccola storia.
«Vado a prendere la fotografia» disse a un tratto Pop, scomparendo nel suo studio, mentre Marni si lasciava cullare dalla prospettiva di bagni in un mare cristallino e incontaminato.
Nelson, che da quanto Marni riusciva a ricordarsi, stava con suo nonno da sempre, come cameriere, maggiordomo, cuoco e probabilmente anche segretario, apparve nel suo solito modo silenzioso.
«Non lo so, Nelson» disse con calma Marni. «Il solo pensiero di andarmene mi sembra sbagliato. Sono anni che Pop si prende cura di me. Non sarebbe giusto che io restassi al suo fianco?»
Nelson scosse la testa. «Se resti qui, sai benissimo che tuo nonno non si farà nemmeno operare. Non vuole farsi vedere debole e malato, ma vuole appunto lasciarti il ricordo della persona forte e attiva che è sempre stato.» L’uomo esitò un istante e poi riprese, la voce leggermente tremula. «Mi prenderò cura io di lui, stanne pur certa.»
Lottando per ricacciare indietro le lacrime che le erano salite agli occhi, Marni si alzò in piedi e andò ad abbracciarlo. Conosceva Nelson da quando, ad appena due anni, era stata affidata al nonno, perché il terzo marito di sua madre non voleva averla intorno.
«Lo so, Nelson, e so anche che hai ragione quando dici che si riprenderà più in fretta se non sarò qui. Visto che lo desidera così tanto, va bene... accetterò il lavoro e andrò a conoscere questo principe per portargli i saluti di Pop. Ma te lo immagini? Io che mi presento in un palazzo in mezzo al deserto per dire all’indiscussa autorità locale che sono la sua promessa sposa! Mi arresteranno subito e mi rispediranno a casa con il primo volo.»
Nelson la scrutò per un lungo istante con i profondi occhi scuri. «Farai molto felice tuo nonno se incontri quel ragazzo» sentenziò, con così tanta serietà da farla trasalire.
«Eh, no, per favore, non ti ci mettere anche tu!»
«Era un bambino molto carino e con te è sempre stato molto gentile, anche se a quei tempi eri una signorina un po’ viziatella.»
«L’ho già conosciuto? E quando sarebbe successo?» Marni aggrottò la fronte, nel tentativo di ricordare. Possibile che avesse davvero giocato... con un principe?
«Poco dopo il tuo arrivo qui» le spiegò l’uomo. «Tuo nonno si era trasferito in questo appartamento da poco e il padre di Ghazi aveva riservato un’intera ala dell’albergo per sé, la sua famiglia e il suo seguito.»
«Un’intera ala?»
Il maggiordomo scrollò le spalle. «Aveva numerose mogli e figlie.»
Palazzo Versace era il primo albergo a sei stelle della Gold Coast. L’appartamento del nonno era uno dei pochi possedimenti privati inclusi nel lussuoso complesso. Come residenti, potevano usufruire di tutti i servizi dell’albergo, delle meravigliose piscine, dei ristoranti e delle SPA. Da piccola, quindi, Marni si era spesso trovata a giocare con i figli degli ospiti dell’hotel. Ma questo Ghazi? Proprio non se lo ricordava. Né le venne in mente quando Pop ritornò con una scatola piena di fotografie che la ritraevano, piccola, con un bambinetto molto più alto di lei.
Le immagini le dissero che, insieme, si erano divertiti parecchio.
«Eccola.» Soddisfatto di averla trovata, Pop le porse una foto. L’immagine, più formale, mostrava una bambinetta bionda con i codini e un bel vestitino a fiori, con gli occhioni azzurri rivolti a un ragazzino seduto sul bracciolo di una delle poltrone della hall dell’albergo. Il ragazzino indossava una tunica bianca e le stringeva la mano, sorridendole.
Fin da allora si capiva che era e sarebbe diventato molto bello, anche se il copricapo che aveva in testa gli lasciava scoperto solo il profilo. Naso e mascelle ben delineati, fronte alta, le labbra aperte in un sorriso radioso...
«Ehi, la stavo guardando» protestò Marni, quando Pop le prese di mano la fotografia.
Ignorandola, il nonno le mostrò quello che c’era scritto dietro. La prima riga era di suo pugno e, probabilmente, riportava quella sciocchezza del loro essere promessi sposi, sigillata dalla firma di Pop. Immediatamente sotto c’era una frase in arabo e, presumibilmente, una seconda firma.
«Onestamente, Pop, dato che non conosci l’arabo, per quanto ne sai potrebbe anche esserci scritto qualcosa come: non dire sciocchezze.»
Marni si pentì di quelle parole nel momento stesso in cui le uscirono di bocca. Pop si rabbuiò così tanto da indurla ad abbracciarlo e a lasciarsi scappare la promessa impulsiva di fare subito domanda per quel posto di lavoro in Ablezia.
«E farò di tutto per vedere questo tizio, ma solo se mi giuri che ti farai operare» concluse. «Affare fatto?»
«Ci sto.» Annuendo soddisfatto, Pop le strinse la mano.
1
Era il sottile aroma che profumava l’aria tiepida, o l’aria stessa ad avvolgerla come una morbida coperta di mohair? O forse il panorama, mozzafiato, con le dune del deserto a ridosso del mare color cobalto? O magari la gente, il sorriso timido ma accogliente della donna velata o quello, più aperto, del ragazzino con i capelli scarmigliati che la stava guardando, perplesso dal suo incarnato chiaro e dai capelli biondi?
Marni non ne aveva la minima idea. Si era innamorata perdutamente di quello strano, esotico posto non appena era sbarcata a terra dall’aereo. Le strette viuzze della città, l’acqua cristallina, le nuove colleghe infermiere che l’avevano invitata a unirsi a loro nella mensa dell’ospedale... era tutto nuovo, bellissimo, eccitante.
Quello era il suo primo giorno di lavoro. Prima se n’era presi quattro di riposo per esplorare la sua nuova casa. E anche adesso stava cercando di orientarsi nei corridoi poco familiari dell’ospedale. Le nuove colleghe le stavano parlando delle sale operatorie e dei chirurghi. Quali si arrabbiavano facilmente, quali chiacchieravano in continuazione, quali lavoravano con un sottofondo musicale, quali flirtavano.
Mmm, quindi pure lì si usava! Qualcuno avrebbe preso in considerazione anche lei? Seriamente?
Le due giovani donne ridacchiarono divertite e Marni avrebbe voluto tanto sapere se anche loro si lasciavano andare a quel gioco di seduzione, ma capì che era lì da troppo poco tempo per potersi permettere quella domanda. Così si limitò ad ascoltare le loro chiacchiere, così simili a quelle delle altre infermiere di tutto il mondo.
Per quanto si sentisse a suo agio con le nuove colleghe, però, l’indomani, quando si presentò di nuovo in reparto, fu assalita da un leggero nervosismo.
«Benvenuta» l’accolse Jawa al suo arrivo nello spogliatoio che precedeva la sala operatoria. «Stamattina assisterai Gaz. Ti piacerà, vedrai. Non solo è un ottimo chirurgo, ma mentre opera ci spiega tutto quello che fa, così impariamo sempre un sacco di cose.»
Sapendo che molti membri dello staff erano stranieri, proprio come lei, Marni si chiese se Gaz fosse una versione australiana abbreviata di Gary o Gareth.
Senza lasciarle tempo di rimuginarci sopra, Jawa le porse la divisa, color lavanda pallido, il copricapo e la mascherina.
«Sbrighiamoci. Gaz detesta aspettare ed è sempre puntualissimo.» Senza aggiungere altro, precedette Marni al lavandino, dove si disinfettarono e indossarono i guanti, pronte per l’intervento. La strumentazione sul vassoio davanti a Marni era la stessa di casa e, sollevata da questo improvviso senso di familiarità, finalmente cominciò a rilassarsi. Almeno finché nella stanza non fece capolino la figura del chirurgo... Già vestito per l’operazione, con la mascherina sul viso, le procurò uno strano brivido.
È solo un uomo!, si disse,