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Scacco al milionario: Harmony Collezione
Scacco al milionario: Harmony Collezione
Scacco al milionario: Harmony Collezione
E-book175 pagine2 ore

Scacco al milionario: Harmony Collezione

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Info su questo ebook

Dalla Grecia agli Stati Uniti, dall'Italia all'Inghilterra, innamorarsi di un milionario non è poi così difficile. Ma riuscire a rapirne il cuore non è un'impresa da tutti.



Salvatore Veretti è furioso: ha appena saputo che la società di famiglia è stata appena ereditata da una scaltra e insignificante modella. Salvatore è certo che si tratti solo di un'opportunista e ha tutte le intenzioni di smascherarla davanti al consiglio d'amministrazione. Ma una volta di fronte a Helena, capisce che insignificante non è la parola giusta per definirla, ed è costretto a cambiare i suoi programmi.
LinguaItaliano
Data di uscita10 nov 2017
ISBN9788858974872
Scacco al milionario: Harmony Collezione
Autore

Lucy Gordon

Lucy Gordon cut her writing teeth on magazine journalism, interviewing many of the world's most interesting men, including Warren Beatty and Roger Moore. Several years ago, while staying Venice, she met a Venetian who proposed in two days. They have been married ever since. Naturally this has affected her writing, where romantic Italian men tend to feature strongly. Two of her books have won a Romance Writers of America RITA® Award. You can visit her website at www.lucy-gordon.com.

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    Anteprima del libro

    Scacco al milionario - Lucy Gordon

    1

    «Sarà punita per quello che ha fatto. Me ne assicurerò, dovessi impiegarci il resto dei miei giorni!»

    Salvatore Veretti diede un ultimo sguardo alla fotografia che aveva in mano, poi spinse indietro la sedia e andò alla finestra che dava sulla laguna veneziana, dove il sole luminoso del mattino rischiarava il cielo e faceva luccicare le piccole onde che si infrangevano contro le barche. Ogni mattina rimaneva lì per un attimo a gustarsi la bellezza di Venezia, preparandosi per la giornata che lo aspettava. Bisognava guadagnare denaro, mettere a tacere le critiche, battere i concorrenti, ma c’era anche quel momento di profonda pace e bellezza, che gli infondeva forza e vigore.

    Bellezza... Il pensiero riportò la sua attenzione alla fotografia. Mostrava una donna, non solo bella, ma fisicamente perfetta: alta, snella, ben proporzionata. Qualunque uomo l’avrebbe notata, perché quello era un corpo attentamente curato per piacere al sesso maschile. Salvatore, esperto in fatto di forme femminili, aveva studiato attentamente quell’immagine prima di permettere al suo odio di esplodere. Mentre la fissava di nuovo, annuì. Non c’era alcuna tenerezza nei suoi lineamenti virili, anzi, se possibile, sembravano ancora più duri mentre i suoi occhi vagavano su quelle magnifiche curve messe in risalto da un succinto bikini nero.

    Puro calcolo, pensò. Ogni centimetro attentamente scolpito, ogni mossa soppesata in precedenza, ogni particolare programmato per accendere il desiderio maschile e procurarle quindi denaro. E ora lei possedeva quel denaro per il quale aveva tanto tramato, o meglio pensava di averlo.

    Ma anch’io so tramare, pensò. Lo scoprirai presto e quando le tue armi si riveleranno inutili contro di me, che cosa farai?

    Ci fu un ronzio dalla scrivania e la voce della segretaria annunciò: «Il signor Raffano è qui».

    «Fallo entrare.»

    Raffano, consulente finanziario e vecchio amico di famiglia, era stato convocato a Palazzo Veretti per discutere di affari urgenti. Quando entrò nell’ufficio, Salvatore si era spostato dalla finestra. «Ho avuto altre notizie» dichiarò, venendo subito al punto e indicando una sedia.

    Raffano era piuttosto anziano, con capelli bianchi e un viso gentile. «Intendi riguardo alla morte di tuo cugino?» gli chiese, cauto.

    «Antonio era il cugino di mio padre» gli ricordò Salvatore. «È sempre stato uno sconsiderato, pronto a fare sciocchezze senza valutarne le conseguenze.»

    «Era famoso per essere un uomo che amava divertirsi» aggiunse Raffano. «La gente diceva che dimostrava di essere un vero veneziano.»

    «Questa è un’onta per tutti i veneziani. Non ce ne sono molti sconsideratamente indifferenti a tutto, se non al proprio piacere. Lui ha sempre pensato solo a questo... e al diavolo il resto del mondo.»

    «Ammetto che avrebbe dovuto assumersi più responsabilità per la fabbrica di vetro.»

    «Invece ha messo tutto nelle mani del suo direttore e si è dileguato per divertirsi» osservò Salvatore, truce.

    «Credo sia stata la cosa più accorta che abbia fatto. Emilio è un manager davvero in gamba e dubito che Antonio sarebbe mai riuscito a condurre l’azienda così bene. Ricordiamolo soltanto per i suoi pregi, era benvoluto e sarà molto rimpianto. La sua salma tornerà a casa per la sepoltura?» chiese Raffano.

    «No, credo che il funerale abbia già avuto luogo a Miami, dove ha vissuto negli ultimi due anni» spiegò Salvatore. «È la sua vedova che sta per arrivare.»

    «La sua vedova?» chiese Raffano. «Ma lui era...?»

    «Sembra di sì. Pare che recentemente si fosse comprato la compagnia di una di quelle donne facili che ha frequentato durante tutta la sua vita. Ma questa è stata furba: ha voluto che la sposasse per poi, a tempo debito, ereditare anche la sua fortuna.»

    «Tu giudichi le persone molto severamente, Salvatore. Lo fai sempre.»

    «E ho ragione.»

    «Ma non sai nulla di quella donna.»

    «So questo.» Salvatore posò la fotografia sul tavolo.

    «È lei? Sei sicuro? Non le si vede il viso.»

    «No, è un peccato che indossi quell’enorme cappello da sole, ma cosa importa il viso? Guarda il corpo.»

    «Un corpo che fa bruciare un uomo di desiderio» convenne Raffano. «Come hai avuto questa foto?»

    «Un paio di anni fa, per caso, un amico comune li incontrò e li immortalò. Me la mandò con un commento che la indicava come l’ultimo capriccio di Antonio.»

    «Sembra fossero su una spiaggia» osservò Raffano.

    «L’ambiente ideale per sfoggiare il suo corpo» commentò lui, aspro. «Poi lo ha portato via in tutta fretta e lo ha persuaso a sposarla.»

    «Quando ha avuto luogo il matrimonio?»

    «Non lo so. Qui non è arrivata nessuna notizia. Avrà capito che, se la sua famiglia fosse venuta a saperlo, avrebbe posto un veto.»

    «Mi chiedo in che modo, però» puntualizzò Raffano. «Antonio aveva sessant’anni, non era certo un ragazzino disposto a ubbidire agli ordini di qualcuno.»

    «Io lo avrei fermato, te lo assicuro. Ci sono tanti modi per farlo.»

    «Modi legali?» chiese Raffano.

    «Modi efficaci» rispose Salvatore. «Fidati.»

    «Certo, mi rivolgerei a te per azioni prive di scrupoli» ironizzò l’altro.

    «Come mi conosci bene! Comunque il matrimonio dev’essere stato celebrato all’ultimo minuto, quando lei ha visto che Antonio era ormai vicino alla fine, e si è mossa in fretta per assicurarsi l’eredità.»

    «Sei sicuro che abbia davvero avuto luogo?»

    «Sì, l’ho saputo dai suoi avvocati. La signora Helena Veretti, come ora si fa chiamare, sta per arrivare a pretendere ciò che considera suo.»

    «E naturalmente tu ti rodi» osservò l’altro. «La società non avrebbe mai dovuto essere lasciata ad Antonio. Era sottinteso che dovesse andare a tuo padre...»

    «Ma a quel tempo mio padre era occupato a coprirsi di debiti e la mia prozia pensò che la cosa più sensata fosse di lasciarla ad Antonio. Mi stava bene, lui era uno di famiglia, ma questa donna no, e che io sia dannato se rimarrò a guardare la proprietà Veretti cadere nelle sue mani avide.»

    «Per quanto recenti siano i fatti, sarà dura contestare il testamento, se lei è sua moglie.»

    «Non preoccuparti» rispose Salvatore, «come hai detto tu, io so essere privo di scrupoli.»

    «La fai sembrare quasi una virtù.»

    «A volte lo è.»

    «In ogni caso, stai attento. So che hai sempre dovuto essere spietato per salvare la tua famiglia dal disastro, ma qualche volta mi chiedo se non stai andando un po’ troppo oltre per il tuo interesse.»

    «Il mio interesse? Come potrebbe danneggiarmi?»

    «Trasformandoti in un uomo da temere. Ciò finirà per fare di te una persona sola e aspra. Non ti direi questo, se non fossi tuo amico.»

    «Lo so» rispose. «Nessuno potrebbe mai avere un amico migliore, ma non preoccuparti, sono ben protetto. Nulla mi può toccare.»

    «Lo so, ed è quello che mi preoccupa di più.»

    Era tutto finito. Il funerale celebrato, le carte sistemate e ora non restava che prenotare l’hotel e raggiungere l’aeroporto di Miami. Prima di partire, Helena era andata al cimitero per posare un mazzo di fiori sulla tomba di suo marito.

    «Credo che questo sia un addio» aveva mormorato. «Tornerò a trovarti ancora, ma non so esattamente quando. Dipende da quello che troverò a Venezia.»

    Un passo sul sentiero alle sue spalle la fece voltare. Un gruppo di persone stava passando a piedi e, di colpo, rallentò in modo da poterla vedere meglio. Lei fece un debole sorriso. «Sta succedendo di nuovo» sussurrò alla tomba di Antonio. «Ricordi come ridevamo quando mi fissavano?»

    La sua bellezza aveva sempre attirato occhiate, sia quando lavorava come modella, che dopo il ritiro. I suoi lunghi capelli erano di un lucente colore miele e la sua figura perfetta. Il viso era particolare, con grandi occhi e labbra voluttuose che era impossibile non notare. Quelle labbra generose facevano di lei una vera bellezza, perché rendevano il suo sorriso unico, ma lei non riusciva proprio a prendere seriamente quel successo e questo faceva parte del suo fascino. I fotografi l’avevano subito notata e ribattezzata nell’ambiente Elena di Troia, il che l’aveva fatta ridere ancora di più. Antonio aveva goduto di tutto questo insieme a lei.

    «Ci guardano e parlano di quanto sono stato fortunato a conquistare il cuore di una simile bellezza» diceva sovente, gongolante. «Penseranno ai momenti meravigliosi che passiamo a letto e mi invidieranno.» Poi sospirava, perché in realtà quei momenti erano solo un’illusione. Il suo cuore era troppo debole per rischiare uno sforzo fisico e, nei loro due anni insieme, non avevano mai fatto l’amore nemmeno una volta.

    Tuttavia, lui aveva sempre tratto un grande piacere innocente dalle chiacchiere della gente.

    «Mi mancherai terribilmente» continuò lei. «Eri meraviglioso con me, sempre così gentile. Per la prima volta nella mia vita mi sono sentita amata e protetta, ma ora sono sola di nuovo.» Le lacrime le rigarono il viso, mentre toccava la lapide di marmo. «Perché te ne sei andato? Abbiamo sempre saputo che sarebbe successo, ma pensavamo che stando attenti avremmo potuto prolungare la tua vita. Le cose sembravano andare bene, ma poi improvvisamente...» Le sembrava ancora di vederlo in quel terribile pomeriggio.

    Stava ridendo e poi di colpo si era fermato con il viso teso, il riso si era trasformato in uno spasmo, in preda a un attacco di cuore che era stato fatale.

    E poi tutto era finito.

    «Addio» sussurrò. «Sarai sempre nel mio cuore.»

    Erano stati così uniti che a lei sembrava ancora di sentirlo vicino, mentre il taxi la portava all’aeroporto. Nelle lunghe ore oscure in cui attraversava l’oceano, Antonio era di nuovo lì, ricordandole la storia del loro strano matrimonio. Lei aveva abbandonato la carriera di modella quando era all’apice, stanca di quella vita e intenzionata a divenire una donna d’affari. Si era costruita una vera fortuna e aveva bisogno di un modo per investirla. Si credeva esperta e bene informata, ma presto aveva scoperto che non era così. Un truffatore l’aveva infatti persuasa a investire in una società fasulla, ma, fortunatamente, Antonio era arrivato in suo soccorso, avvisandola che un suo amico era caduto nello stesso identico tranello. Era così che si erano conosciuti, quando lui l’aveva salvata dal disastro, e in seguito erano divenuti amici intimi. Lui aveva sessant’anni ed era malato, sapeva già che la sua vita non sarebbe stata lunga. Quando le aveva chiesto di rimanere con lui fino alla fine, Helena aveva acconsentito senza esitare, felice di alleggerire la propria tristezza per il tempo che sarebbe loro rimasto da passare insieme. Avevano fatto in modo che la loro cerimonia di nozze fosse il più tranquilla possibile e lei lo aveva accudito con amore fino al giorno in cui era morto tra le sue braccia. Antonio aveva parlato con molta franchezza del tempo a venire e delle disposizioni che aveva dato per lei, eccessive secondo Helena.

    «Quando io non ci sarò più, la Vetreria Larezzo sarà tua» le aveva spiegato, «e andrai a rivendicarla.»

    «Ma cosa dovrei farci con una vetreria?» aveva protestato lei.

    «Vendila. Mio cugino ti farà una buona offerta.»

    «Come puoi esserne così sicuro?»

    «Perché so quanto la vuole, non era molto contento quando venne lasciata a me invece che a lui.»

    «Ma non hai detto che ne ha già una sua?»

    «Sì, la Vetreria Perroni, e sono le due più importanti vetrerie di Murano. Quando Salvatore possiederà anche la Larezzo, dominerà l’intera industria. Nessuno sarà in grado di sfidarlo, quindi puoi chiedergli un prezzo alto. C’è un prestito della banca che dev’essere estinto, ma avanzerà abbastanza denaro per mantenerti al sicuro. Non rifiutare, cara. Lasciami avere il piacere di sapere che ho badato a te, come tu hai fatto con me.»

    «Ma io non ho bisogno di denaro» gli ricordò lei. «Ne ho un sacco mio, quello che tu hai salvato. Anche allora hai badato a me, e in modo molto efficace.»

    Ci siamo curati a vicenda, pensò Helena. Antonio mi ha mostrato che non tutti gli uomini sono avidi e rapaci. Ora se ne è andato e io non riesco a vedere la strada davanti a me.

    Fu un lungo viaggio, attraverso l’Atlantico fino a Parigi, poi un’attesa di tre ore per il volo di collegamento con Venezia. Quando infine Helena giunse a destinazione, era esausta. Emerse dalla dogana e, con vero sollievo, trovò ad attenderla un incaricato dell’albergo. Si rese vagamente conto del viaggio a bordo di un motoscafo, attraverso la laguna e lungo il Canal Grande fino all’Hotel Illyria, dove venne aiutata a scendere dalla barca. Una volta nella sua stanza, mangiucchiò la cena che le era stata mandata, poi si gettò nel letto e cadde in un sonno

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