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L'amore di un'estate
L'amore di un'estate
L'amore di un'estate
E-book368 pagine5 ore

L'amore di un'estate

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Info su questo ebook

Darcy Davenport è pronta per un nuovo inizio. Determinata a lasciarsi alle spalle una serie di disastrosi rapporti di lavoro, si è trasferita a due passi dalle acque cristalline di White Cliff Bay, dominate da un affascinante faro. Ma non è solo il bellissimo edificio a essere così intrigante... Riley Eddison non vuole più lasciarsi andare. Cercando disperatamente di sfuggire ai ricordi del suo passato, vive una vita di solitudine nel faro. Eppure non può fare a meno di notare la splendida donna che un giorno nuota verso la sua isola. Darcy è attratta dal misterioso e sexy Riley, ma il loro futuro è messo a repentaglio dal consiglio cittadino, che vuole distruggere il faro per costruire al suo posto un albergo a cinque stelle.
LinguaItaliano
Data di uscita9 ago 2018
ISBN9788863938234
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    Anteprima del libro

    L'amore di un'estate - Holly Martin

    Capitolo 1

    Uno sconfinato mondo blu si distendeva sotto Darcy. Il sabbioso fondale marino si trovava a circa dieci metri e lei sorrideva mentre guardava pesci di qualsiasi colore e dimensione nuotare lentamente tra le rocce e le alghe. Stelle marine di ogni genere ricoprivano il fondale e, con i raggi del sole che penetravano l’acqua e accarezzavano dolcemente le loro braccia distese, era come se stessero prendendo il sole su una spiaggia piena di turisti. Enormi steli di alghe si muovevano e ondeggiavano lentamente come alberi colti da una brezza e non dal costante movimento delle onde e della marea.

    C’era qualcosa di così tranquillo e sereno in quel panorama subacqueo che lei avrebbe potuto rimanere a guardarlo per ore, senza mai annoiarsi.

    I pesci non avevano lavori di cui preoccuparsi o bollette da pagare, e lei era certa che le stelle marine non avessero genitori da compiacere o, come nel suo caso, da deludere costantemente. La vita qui proseguiva come sempre, un’esistenza quasi senza pensieri in cui l’unico elemento negativo era quando qualcosa di più grande andava in cerca di cibo.

    Mentre galleggiava sulla cresta delle onde con la faccia sott’acqua, Darcy riusciva a fingere, solo per un minuto o due, di essere parte di questo mondo. Un minuscolo pesce in un grande mare.

    Si girò di schiena e prese un respiro profondo di aria marina aspra e salata. Il sole splendeva su di lei e scintillava sulle gocce degli occhialini. Mentre le onde superavano le sue dita, provò un senso di appagamento che la riempì come un grande sospiro di sollievo. Nonostante fosse arrivata da solo poche ore, sapeva che trasferirsi da Londra a White Cliff Bay era stata la decisione migliore che avesse mai preso.

    Il suo amore per il mare esisteva da che aveva memoria, ma era sbocciato qui a White Cliff Bay durante le tante vacanze d’infanzia passate con la zia. In quel periodo nuotava in mare ogni giorno e trascorreva le serate a leggere tutti i libri di saggistica sul mare e la sua fauna che riusciva a trovare. Sua zia l’aveva portata a fare immersioni quando aveva dodici anni, aprendole tutto un mondo che non aveva mai visto prima. Il mare ce l’aveva nel sangue. Tornare qui era come tornare a casa.

    Un latrato nelle vicinanze disturbò il suo tranquillo sogno a occhi aperti. Si mise diritta, continuando a galleggiare, e si voltò.

    Il suo bellissimo labrador nero Ben era tornato da lei, chiedendosi sicuramente perché stesse lì a galleggiare e fissare il cielo invece di nuotare. Sbatté il naso umido sulla sua faccia e, felice che lei stesse bene, si voltò e nuotò in direzione dell’isola. Darcy rise e lo seguì.

    Mentre lei raggiungeva le rocce che circondavano il faro di Rose Island, Ben continuò a nuotare dritto. Uscì dall’acqua gelata, si voltò e iniziò ad abbaiare verso di lei per metterle fretta. I gabbiani annidati sulle rocce volarono via in una nube grigia, starnazzando il loro disappunto al malvagio cane nero. Ben salì sulle rocce, agitando la coda come per scacciare gli ultimi uccelli rimasti.

    «Lasciali stare!» Darcy sorrise mentre si arrampicava sulle rocce accanto a lui. Lo strinse a sé e gli strofinò scherzosamente le morbide orecchie. Lui si sedette su di lei, per farsi accarezzare con maggior cura.

    «Uffa! Ben, non sei un cane da tenere in grembo. Non ci stai sulle mie ginocchia. Credi di essere un chihuahua o cosa? Sei un labrador e pure grasso, scendi» disse Darcy lamentandosi, cercando svogliatamente di scrollarsi Ben di dosso. Lui continuava a star seduto su di lei, scodinzolandole in faccia.

    Darcy si mise gli occhialini sulla fronte e guardò oltre le onde dalle creste dorate, verso la piccola città di White Cliff Bay. Il sole della sera stava iniziando la sua discesa, dipingendo il cielo di un rosa zucchero filato. Dalla sua posizione su Rose Island, a circa cento metri dalla baia, riusciva quasi a vedere l’intera città in tutto il suo splendore. La parte più silenziosa di Silver Cove, dove viveva ora, i negozi principali e il miscuglio di graziose case che scendevano lungo le ripide colline del centro città. Lei sorrise. Sapeva che sarebbe stata felice qui. Nonostante le perplessità e gli sguardi di disapprovazione dei suoi genitori alla notizia che avrebbe impacchettato tutti i suoi beni terreni e si sarebbe trasferita a centinaia di chilometri lontana da casa per un nuovo lavoro, sapeva di aver preso la decisione giusta. Non importava che non sapesse perfettamente i dettagli del nuovo impiego o che non conoscesse nessuno qui: questa splendida cittadina sarebbe stata un nuovo grande capitolo della sua vita.

    Tutto sembrava più lento qui, più tranquillo e rilassato; sembrava più pulito, più sicuro, ma nonostante ciò i suoi genitori non riuscivano a capire perché Darcy avesse voluto lasciare Londra con le sue opportunità, le sue società da miliardi di sterline e il prestigio di vivere e lavorare nella capitale. Lei non voleva ristoranti che stessero aperti fin dopo mezzanotte o il costante rumore di traffico e voci che sembrava non fermarsi mai a qualunque ora. Avendo perso il suo lavoro perfetto pochi anni prima ed essendo tornata a Londra con i sogni in frantumi, era diventata quasi claustrofobica, come se gli edifici fossero troppo stretti. Era stata un volto nella folla che non interessava a nessuno. La città aveva lentamente eroso la sua anima fino a renderla solo un altro dei droni qualificati che andavano al lavoro ogni giorno. Qui era come se finalmente potesse respirare di nuovo.

    Parte del problema del suo trasferimento era stata la scelta della stessa White Cliff Bay. Un posto che aveva tutta la colpa, almeno secondo i suoi genitori, del clamoroso ritiro dalla società di sua zia. Zia Ginny era stata un procuratore ben pagato in città finché non aveva venduto la casa e comprato un vecchio caravan nomade, trainato da cavalli, in cui passare il resto della vita, mantenendosi con la vendita di bizzarri dipinti e vasi di marmellata e purea di mele fatte in casa. Si era sempre parlato di lei con sufficienza, quando se ne parlava, e Darcy aveva il forte sospetto che sarebbe finita anche con lei in quel modo. Non riusciva a fare a meno di sorridere al pensiero.

    Si appoggiò per guardare il faro, il sole che rifletteva sulle vetrate in alto. Era un bellissimo edificio antico, dipinto nei tradizionali colori rosso e bianco, con una lanterna a più facce in cima. Le era sempre piaciuto nuotare in mare ma questa era senza dubbio la nuotata più pittoresca che avesse fatto negli ultimi tempi. Il faro era rimasto abbandonato per molti anni; sicuramente nessuno ci viveva più già quando da piccola nuotava intorno all’isola. La tecnologia innovativa aveva trasformato i giorni del custode del faro in un ricordo del passato. Così il cuore sobbalzò per lo shock quando il suo sguardo cadde sulla torre e vide un uomo, in piedi davanti a una delle finestre, che guardava lei e Ben.

    Indossava una camicia stropicciata di un colore blu sbiadito che scendeva larga sui jeans scuri. I capelli neri erano altrettanto arruffati in quel look trasandato, come fosse appena sveglio. Le braccia abbronzate dell’uomo erano incrociate rabbiosamente sul petto. Toccava facilmente la parte superiore delle finestre spalancate, e la statura dell’uomo lo faceva sembrare ancora più arrabbiato. Era piuttosto carino, se piace il tipo alto, moro, duro e malinconico.

    Darcy si rese improvvisamente conto della prima impressione che stava dando di sé. Nella sua muta aderente che mostrava ogni curva, con i suoi lunghi capelli rossi arruffati in testa e il trucco sbavato sul viso come un dipinto di Picasso finito male, era uno spettacolo per gli occhi. Si alzò, dicendo a Ben di spostarsi. Si rese conto in ritardo di star mostrando il proprio corpo in tutta la sua gloria; almeno da seduta Ben avrebbe coperto un po’ della sua indecenza.

    «Grandioso. Si starà godendo un’ottima vista sulla mia ciccia di troppo» borbottò Darcy, trattenendo la pancia e strizzandosi i capelli.

    L’uomo iniziò a urlarle contro. Gesticolando con le mani, indicava il mare, poi lei e Ben. Qualsiasi cosa stesse urlando – sembrava furioso – si perse nel suono del vento e delle onde che si infrangevano sulle rocce.

    «Ciao, piacere di conoscerti, ti andrebbe di entrare per una tazza di cioccolata e per dell’ottimo sesso?» mormorò Darcy a bassa voce. «Sono certa che stia dicendo questo. E, a proposito, gran bel corpo. Nessuno sta bene in muta ma in qualche modo tu ci riesci. Che ne dici di quell’ottimo sesso?»

    L’Uomo Misterioso continuò a urlare e poi, frustrato dal non essere sentito, scese dalla finestra, precipitandosi senza indugio giù per le scale per urlarle in faccia.

    «È ora di andare, Ben» disse Darcy, calandosi dalle rocce. Si voltò per assicurarsi che Ben scendesse senza farsi male. Mentre Ben la raggiungeva, lei diede un ultimo sguardo al faro e vide l’Uomo Misterioso arrivare alla porta e continuare a urlare. Si mise gli occhialini e si tuffò in mare. L’acqua avvolse la testa e pochi secondi dopo sentì Ben accanto a lei. Darcy riemerse a circa dieci metri dalle rocce e si voltò indietro verso l’Uomo Misterioso che stava ancora gridando.

    «Scusa, non ti sento» urlò Darcy e poi, sicura che lui non potesse sentirla, aggiunse «ma tornerò presto per quell’ottimo sesso!»

    L’Uomo Misterioso apparve confuso per un attimo e smise di gridare, solo per un secondo, prima di riprendere la sua invettiva. Darcy si girò e nuotò fino a riva.

    Mentre risaliva fino alla spiaggia, si voltò verso la baia e il faro. Lui era ancora lì che la guardava. Prese il suo zaino che aveva lasciato tra le rocce, tirò fuori un telo e si asciugò. Infilandosi la maglietta sopra la muta, tirò fuori un altro telo per asciugare Ben. Mentre lo girava sulla schiena per asciugargli la pancia, il momento preferito del labrador, riusciva a sentire ancora gli occhi dell’Uomo Misterioso su di lei. Si alzò, quasi certa che fosse lì mentre le onde gli si infrangevano teatralmente contro le rocce intorno.

    Lei distolse lo sguardo, guardò la sua muta e sospirò. La prima impressione non era stata delle migliori. Anche lei aveva inavvertitamente fatto qualcosa per turbarlo e non era stata di certo sua intenzione.

    Tornò a Sea View Court, la vecchia casa alla fine della spiaggia che era stata divisa in quattro appartamenti. Entrò e Ben le corse davanti, ma Darcy si fermò improvvisamente quando sentì un rumore provenire dall’appartamento di fronte.

    Aveva visto di sfuggita i suoi nuovi vicini mentre quello stesso giorno scaricava gli ultimi bagagli dalla macchina. Una giovane coppia sposata: si erano presentati come Libby e George, ma Libby sembrava così turbata che George l’aveva accompagnata rapidamente nell’appartamento, chiudendosi la porta alle loro spalle.

    Si mise ad ascoltare e sentì un tonfo, come se qualcosa fosse stato tirato e spaccato. Subito seguì un forte rumore e un grido di dolore. Sentì George urlare qualcosa e poi un altro rumore e ancora un gemito di Libby che colpì profondamente il cuore di Darcy.

    Santo cielo! La stava picchiando. Si sentì male. Mentre un altro gemito di dolore risuonava nell’appartamento, lei andò dritta verso la porta e bussò con il pugno. La porta si spalancò sotto il suo peso ed entrò.

    Ciò che vide la paralizzò. Libby e George erano completamente nudi e lei era aggrappata a lui, con le braccia e le gambe che lo avvolgevano mentre facevano l’amore contro il muro dell’appartamento. La sua testa era rovesciata in palese estasi, mentre lui le baciava i seni.

    Merda. Non poteva sbagliarsi più di così.

    Loro non l’avevano ancora notata, troppo avvinghiati l’uno all’altra per rendersi conto di tutto il resto. Le sarebbe bastato sgattaiolare via e loro non avrebbero mai saputo niente. Mentre faceva un passo indietro verso la porta, Ben entrò e, prima che lei potesse acciuffarlo, si lanciò verso il nudo fondoschiena di George, sbattendo il proprio naso umido e freddo lì dove il sole non batteva.

    George per lo shock lanciò un grido e si guardò intorno per vedere cosa lo stesse attaccando in modo così inappropriato. Se Darcy aveva pensato di andarsene senza essere vista, si rese conto di quanto avesse sbagliato mentre prima gli occhi di George e poi quelli di Libby incrociarono i suoi.

    Per un lungo momento, nessuno si mosse o disse nulla. George teneva ancora Libby attaccata al muro con il peso del suo corpo. C’era solo un modo per uscire da lì con un minimo di dignità ancora intatta. Darcy stava per avere la faccia tosta di provarlo.

    «Sono venuta solo per chiedervi dello zucchero. Probabilmente ne ho anch’io da qualche parte in una delle tante scatole, ma ho pensato che potevate averne un po’… Vedo che non è il momento migliore.» Era una pessima scusa e lo sapevano tutti. Libby soffocò una risatina mentre nascondeva la faccia dietro al collo del marito. «La porta si è aperta quando ho bussato. Non sono una pervertita o cose del genere.»

    I suoi piedi congelati per terra sembravano contraddire quella dichiarazione mentre continuava a fissarli inorridita. Oh Dio, cosa stava facendo? Avrebbe dovuto solo scusarsi e andarsene, afferrando il suo cane depravato mentre usciva.

    George non disse niente. Probabilmente si domandava perché fosse ancora lì. Se lo stava domandando anche Darcy.

    «Ehm… C’è dello zucchero in cucina, se vuoi fare da sola. Io, ehm… ho le mani occupate, altrimenti te lo darei io» disse George, mentre la risatina di Libby si alzava di un’ottava.

    «Be’, certo. Forse farò un salto più tardi per prenderlo se non ritrovo il mio. Proseguite. Cioè…» Indicò a fatica l’ingresso e George annuì passivamente.

    Prese Ben per il collare e uscì, chiudendo velocemente la porta e sentendo la risata di Libby un attimo dopo.

    Wow. Oggi stava facendo proprio una buona impressione sugli abitanti di White Cliff Bay.

    Si precipitò verso il suo appartamento e vide che aveva ricevuto un messaggio dalla sua migliore amica Carmel. 

    Come va? Hai già disfatto le valigie? Hai trovato il bollitore? C’è qualche single sexy?

    Darcy sorrise. Carmel aveva sposato il suo fidanzatino dell’infanzia e, sebbene fosse beatamente felice, diceva sempre di essersi persa il mondo degli appuntamenti e che doveva vivere la sua vita indirettamente attraverso Darcy.

    Rifletté con attenzione su come rispondere. L’Uomo Misterioso era sexy? Certo che sì, chiunque l’avrebbe detto, ma di certo non valeva la pena menzionarlo essendo chiaramente un eremita scontroso.

    Aprì un nuovo messaggio per rispondere. 

    Non ho trovato il bollitore ma non l’ho cercato. Ho appena fatto una nuotata. È proprio bello qui. Nessun single sexy. Comunque ho appena visto un uomo nudo.

    La risposta fu immediata.

    COSA? Era in forma? Gli hai visto il pisello? Perché era nudo? Sei andata in una spiaggia di nudisti? Voglio delle foto!!

    Purtroppo non è una spiaggia di nudisti. Sono solo entrata in casa dei miei vicini mentre facevano sesso. È stato molto imbarazzante.

    Ahahah, solo tu, Darcy. Solo tu.

    Sorrise e posò il telefono. Doveva disfare alcune valigie.

    Bussarono alla porta dopo un po’, proprio mentre Darcy stava appendendo al muro una grande foto con un bellissimo squalo martello. Andò ad aprire e trovò Libby all’ingresso con un mazzo di fiori in una mano e un sacchetto di zucchero nell’altra. Darcy arrossì e rise, facendo un passo indietro per farla entrare. 

    «Posso offrirti un tè…» Guardò disperatamente tutte le scatole, una delle quali ospitava il bollitore e un’altra che probabilmente conteneva il caffè e le bustine di tè. «O un succo di frutta?»

    Libby sorrise. «Del succo va benissimo.»

    Si spostò in cucina e Libby la seguì. Darcy le doveva davvero una spiegazione per prima.

    «Mi dispiace molto per quello che è successo. Credevo che George ti stesse picchiando. Ho sentito dei rumori e dei gemiti, e prima ti avevo visto turbata… Sono saltata alle conclusioni sbagliate.»

    Le sopracciglia di Libby si alzarono per la sorpresa. «È per questo che sei entrata? Ah. George non ha un solo briciolo di cattiveria in corpo. Prima ero sconvolta perché… Be’, sono incinta e ogni cosa mi fa piangere ultimamente. Ieri George ha comprato del pane fresco dal negozio perché volevo i fagioli sul pane tostato, e ho pianto per più di mezz’ora perché aveva preso il pane sbagliato.»

    Darcy rise. «Oh, no. Come fa George a gestire tutte queste lacrime?»

    «È fantastico. Ho sposato il mio migliore amico e quando piango mi abbraccia finché non mi passa. Sono certa che le lacrime debbano essere frustranti per lui, ma sembra avere una pazienza infinita per tutto. Sono davvero molto fortunata. Hai un ragazzo, Darcy?»

    Lei scosse la testa. «No, gli ultimi uomini che ho frequentato erano colleghi, e quando il lavoro si è concluso, anche le relazioni hanno fatto lo stesso.»

    «Be’, ci sono molti uomini adorabili che vivono a White Cliff Bay. Rimarrai qui a lungo?»

    Darcy notò che Libby guardava voracemente la confezione di ciambelle che aveva comprato al negozio quella mattina. Gliene offrì una e Libby la prese con riconoscenza.

    «Grazie.»

    «Ho un nuovo lavoro qui, perciò spero di rimanere a lungo.»

    «Oh, che bello, cos’è che fai?» chiese Libby, con la bocca piena.

    «Lavorerò per il consiglio locale. L’ufficio è a Apple Hill ma copre anche l’area di White Cliff Bay e Port Cardinal. Hai di fronte la nuova responsabile delle relazioni per lo sviluppo della comunità» disse Darcy con orgoglio.

    «Oh, sembra importante. Cosa prevede?»

    Darcy esitò per un attimo. «Onestamente, non ne ho idea. La descrizione lavorativa era molto vaga. Ho in qualche modo bluffato per tutto il colloquio e mi hanno offerto il posto miracolosamente. So che riguarda il lavoro con la comunità su nuovi progetti locali. Sono molto emozionata. Amo incontrare persone nuove, così mi è sembrato perfetto per me.»

    Aveva detto a tutti di essere emozionata per il nuovo lavoro. Non era vero, ma se continuava a ripeterlo, sperava di iniziare a crederci.

    «Sembra favoloso. Quando inizi?»

    «Tra dieci giorni. Una settimana da lunedì.» 

    Darcy versò due bicchieri di succo.

    «Ed è solo il lavoro ad averti portato a White Cliff Bay o hai degli amici qui?»

    Darcy fece una pausa mentre pensava a come rispondere. Poteva, almeno in parte, dire la verità.

    «È per il mare, principalmente. Lo amo. Ero una biologa marina e nonostante quel capitolo della mia vita sia finito voglio ancora essere vicina all’acqua. Venivo in vacanza a White Cliff Bay da bambina e ho sempre voluto vivere qui. Sembrava che la vita volesse impedirmi di realizzare i miei sogni, ma ora sono qui.»

    Libby inclinò leggermente la testa come se sapesse che non le stava raccontando tutta la storia.

    Darcy sospirò. «I miei genitori sono… difficili. Quando ho perso il mio ultimo lavoro, mentre ero in cerca di un impiego, sono finita a vivere con loro. È stato un inferno. Gli sguardi di disappunto, i piccoli commenti sul fatto di averli delusi. Non riuscivo a sopportarlo. Sono stati così per tutta la vita, ma l’ho sempre tollerato. Mia zia Ginny è morta di recente e sono venuta qui a sistemare le sue cose.» Fece una pausa. Non capiva perché stesse raccontando a Libby tutto quanto visto che si erano appena conosciute, ma la storia era ormai emersa quasi interamente. Si tolse il ciondolo che aveva intorno al collo. Era argento antico e la parte anteriore era decorata con perle di vetri di mare. «Questo era in una scatola con il mio nome sopra.»

    Lo passò a Libby e la osservò mentre lo apriva e leggeva l’iscrizione che lei conosceva a memoria: Non permettere a nessuno di dirti che i tuoi sogni non sono abbastanza.

    Libby sorrise e lo restituì.

    «Non so se la zia l’abbia fatta fare appositamente o se abbia pensato a me dopo averla trovata, ma sapevo che aveva ragione. Avevo lasciato che i miei genitori dettassero la mia vita per troppo tempo. Vivere qui era sempre stato un sogno che mi ero convinta non si sarebbe mai realizzato. Così ho fatto in modo che si avverasse. Ho trovato un lavoro e… eccomi qui.»

    «Be’, gli abitanti della città sono molto amichevoli, sono sicura che ti faranno sentire la benvenuta» disse Libby finendo la ciambella e leccandosi le dita. «Ti portiamo al pub stasera, ti presentiamo a qualcuno del posto.»

    «Sarebbe bellissimo, grazie. Ho conosciuto solo poche persone finora e non ho fatto una buona impressione al custode del faro.»

    «Riley Eddison? L’hai incontrato?»

    Libby prese il succo offerto e la seguì in salotto. Darcy si buttò sul divano e minuscoli granelli di polvere volarono e brillarono sotto i raggi del sole serale.

    «Ho nuotato fino a Rose Island, non avevo idea che qualcuno vivesse nel faro. Diciamo che il benvenuto non è stato caloroso.»

    Libby si sedette accanto a lei, posando la mano in modo protettivo sul suo minuscolo pancione.

    «Riley è un tipo strano. È qui da circa sei mesi, si è trasferito nel faro subito dopo Natale. È americano e le donne sembrano amare il suo accento. Ogni volta che Riley arriva in città è come il pifferaio magico: le donne lo seguono, sebbene nessuna di loro abbia ottenuto qualcosa da lui. È molto educato, splendide maniere, ma sta per conto suo. Viene al Bubble and Froth qualche volta, si siede in un angolo con il suo cane e non parla con nessuno. Non è mai scortese, ma non è neanche esattamente amichevole. George ha soccorso Riley a inizio anno quando è scivolato sulle rocce intorno al faro: ha perso conoscenza ed è caduto in mare.»

    «Oddio» sussultò Darcy.

    «Stava bene. Per fortuna l’equipaggio di salvataggio era in zona per un’esercitazione, George ha visto tutto e sono riusciti a soccorrerlo a tempo di record. Ha fatto una notevole donazione al soccorso in mare dopo che è successo. È il nipote di Suzanna, la signora della farmacia. Lei è fantastica ma ti dice le cose come stanno, senza girarci intorno, sebbene non si sbilanci troppo su Riley. Lui era sul giornale locale circa un mese fa, per aver salvato dal mare un cucciolo di randagio che poi ha adottato. Dalla foto diresti che l’attenzione è l’ultima cosa che Riley desideri, mentre Suzanna non avrebbe potuto esserne più fiera.»

    «Quindi ha un lato tenero?»

    Libby fece una smorfia mentre sorseggiava il succo. «Non direi tenero, ma alcuni suoi lati forse non sono così duri come vorrebbe far credere agli altri. Così voi due non andate d’accordo?»

    «Be’, è uscito dal faro e ha iniziato a urlarmi contro, perciò…»

    «Non l’ho mai visto perdere la pazienza prima. Potrà anche essere molto silenzioso, ma di certo non è il tipo attaccabrighe. Che diamine hai fatto?»

    Darcy ebbe un brutto presentimento. Cinque minuti in città e aveva fatto incazzare un uomo che non si era mai arrabbiato. 

    «Non lo so. Ho solo nuotato fino al faro, sono salita sulle rocce per riposarmi e lui è apparso sbracciando come un matto.»

    «Oh, forse aveva paura che potessi farti male sulle rocce. Dopo essere caduto, si è fatto costruire degli scalini, sul retro, dove tiene la barca, così è più sicuro per lui e per qualsiasi visitatore che voglia raggiungere l’ingresso.»

    Era stato questo? Era preoccupato per la sua sicurezza?

    «In realtà mi dispiace molto per lui. Deve aver speso migliaia di sterline per rifare l’interno del faro con tutti i mobili nuovi… Ho visto che glieli consegnavano. La prima volta che si è trasferito, muratori e decoratori hanno fatto avanti e indietro per mesi. Comunque si dice che gli abbiano consegnato una specie di ordine esecutivo di sfratto, due giorni dopo che l’ultima mano di vernice si era asciugata. Il faro di Rose Island sta per essere demolito e uno più moderno e nuovo è appena stato costruito a poche centinaia di metri, lungo la costa di Dagger’s Point. Per ora si rifiuta di andarsene, ma non ha scelta.»

    «È terribile, non possono cacciarlo da casa sua.»

    «A quanto pare possono. Non conosco tutti i dettagli, ma gli è stato detto che deve andarsene. Oh, magari ha pensato che tu fossi una delle persone che tenta di sfrattarlo.»

    «Improbabile, visto che mi sono presentata in muta e con un cane grasso al seguito.»

    Libby annuì dando un’occhiata a Ben, sdraiato a testa in giù, che russava rumorosamente sull’altro divano.

    «Be’, devi solo tornare là e chiederglielo.» Libby ghignò.

    «Magari dovrei solo lasciarlo stare. Se il fatto di trovarmi lì l’ha turbato così tanto, allora dovrei trovare un altro posto dove nuotare.»

    «Forse dovresti andare e dimostrargli che non può comandarti a bacchetta.»

    Darcy rise. «Stai provando a sistemarmi con lui?»

    Libby alzò le spalle. «Scrivo romanzi d’amore. Voglio che tutti trovino il loro lieto fine proprio come me e George. A ogni modo, ti lascio disfare le valigie. Ti passiamo a prendere alle sette e ti portiamo al pub.»

    Darcy annuì e guardò Libby tirarsi su dal divano. Mentre la porta si chiudeva dietro di lei, diede un’occhiata oltre Silver Cove verso il faro di Rose Island. Forse sarebbe tornata lì e si sarebbe scusata per l’incomprensione. Scosse la testa. O forse doveva veramente lasciare tutto com’era.

    Capitolo 2

    Quella stessa sera, poco più tardi, qualcuno bussò alla porta. Quando aprì e scorse George dall’altra parte, Darcy arrossì di nuovo, ricordandosi che l’ultima volta l’aveva visto completamente nudo.

    «Mi dispiace per prima…»

    «Ah, non importa, Libby mi ha detto perché sei entrata. È bello sapere che ti stessi preoccupando per lei. Fingeremo che non sia mai successo e non ne parleremo più. Di sicuro non voglio che tu ti senta in imbarazzo o a disagio ogni volta che mi vedi, visto che stavi facendo la cosa giusta.»

    «Okay, grazie.» 

    Darcy sorrise, sollevata per come lui la stava prendendo. Aveva passato tutta la vita cercando di fare la cosa giusta ed era finita a sbandare da un disastro all’altro. Proprio allora Libby arrivò, uscendo di corsa dal loro appartamento.

    «Scusate, dovevo fare pipì. Questo bambino passa la maggior parte del tempo appoggiato alla mia vescica.»

    Se George era in imbarazzo per le parole di sua moglie, non lo diede a vedere. Invece la prese tra le braccia e la baciò sulla fronte come se, nei cinque minuti in cui era stata via, le fosse mancata.

    Libby prese Darcy sottobraccio e, tenendo George con l’altra mano, l’accompagnò giù per le scale che portavano dagli appartamenti fino in strada.

    «Ti piacerà il Bubble and Forth. C’è la serata quiz stasera, puoi stare in squadra con noi. Qual è la tua area di competenza?» disse Libby mentre camminavano a braccetto verso il pub, come i personaggi del Mago di Oz.

    «Ehm… Non sono brava in niente.»

    «Tutti sono bravi in qualcosa. George ama gli sciocchi aneddoti sulla Seconda guerra mondiale ed è molto bravo con le capitali. Ha anche una passione per i musical e i vecchi film, mentre io sono brava con i libri e gli autori. Tu dovrai pur essere la fonte del sapere, almeno in un’area.»

    «Squali.»

    «Squali?» Libby la fissò incredula.

    Darcy alzò le spalle. «Sì. A quanto pare sono una vera esperta.»

    «Be’, normalmente le domande riguardano i film, la tv o la musica, non tanto gli squali. Ci sono argomenti di cultura generale mescolata: potremmo essere fortunati con una domanda sugli squali di cui nessun altro conosce la risposta.»

    «C’era quella domanda sui crostacei la settimana scorsa… Sai qualcosa su di loro?» chiese George incoraggiante.

    «Conosco un bel po’ di cose sulla fauna marina in realtà. Dopotutto ero una biologa marina, perciò potrei esservi d’aiuto.»

    «Ci siamo, sarai la nostra arma segreta» disse George.

    Darcy diede uno sguardo oltre il mare, verso il faro di Rose Island, mentre il fascio di luce illuminava il primo cielo serale. 

    «Riley partecipa al quiz del pub?»

    «Ah, hai un piccolo debole per il nostro amico americano, non è vero?» disse George. «Non vorrei darti false speranze, ma non sembra essere interessato a nessuna donna

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