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Ultimo atto: Harmony Destiny
Ultimo atto: Harmony Destiny
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E-book158 pagine1 ora

Ultimo atto: Harmony Destiny

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Info su questo ebook

Maria Barone si è rifugiata in Montana, per stare da sola a riflettere. Aspetta un figlio da Steven Conti, ma la loro unione è impossibile perché le due famiglie si odiano da anni. Maria teme che qualcosa di terribile possa accadere.

Steven riesce a rintracciare Maria e non se ne andrà finché lei non accetterà di seguirlo. Non gli importa niente della faida tra le famiglie né, tanto meno, della stupida maledizione lanciata dai Conti, che per Maria è invece qualcosa di reale. Possibile che il loro amore, così intenso e profondo, venga distrutto da una superstizione?
LinguaItaliano
Data di uscita11 apr 2016
ISBN9788858947937
Ultimo atto: Harmony Destiny
Autore

Metsy Hingle

Inguaribile romantica, crede fortemente nel potere dell'amore... e scrive per dimostrarlo.

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    Anteprima del libro

    Ultimo atto - Metsy Hingle

    successivo.

    1

    La fortuna l'aveva abbandonata.

    Steven aveva scoperto il suo nascondiglio.

    Maria Barone non sapeva come ci fosse riuscito, eppure era certa che il fuoristrada nero parcheggiato di fronte alla casa dei Calderone apparteneva a Steven.

    Accostando subito dopo la curva, notò appena i pini imbiancati di neve e il cielo plumbeo di dicembre. Tutti i suoi pensieri e la sua energia erano focalizzati sull'imminente scontro. Perché non aveva dubbi che ci sarebbe stato uno scontro.

    Da quando sua cugina Karen le aveva telefonato qualche giorno prima, per avvisarla che Steven si era messo sulle sue tracce, sapeva che sarebbe stata solo una questione di tempo e prima o poi lui l'avrebbe trovata in quel rifugio di Silver Valley, nel Montana.

    Forse era per quello che, sin da quando si era svegliata, quella mattina, era stata afflitta da un continuo sfarfallio al ventre. Il che non aveva nulla a che vedere con la creatura che le cresceva dentro, quanto, piuttosto, con una sorta di sesto senso che le annunciava che la sua fuga da Steven Conti stava ormai volgendo al termine.

    Maria restò qualche istante seduta dietro al volante. Per una frazione di secondo, meditò di fare dietrofront e di andarsene, per sottrarsi all'inevitabile strazio emotivo di quell'incontro. Ma non era una vigliacca, rammentò a se stessa con fermezza. E mai prima d'allora era scappata di fronte a una difficoltà. Inoltre, nel giro di due mesi e mezzo, Steven e tutti gli altri sarebbero venuti a conoscenza del suo segreto.

    Forza, allora. Doveva proseguire.

    Con un sospiro, uscì dalla vettura e, dopo aver recuperato i pacchetti dal sedile posteriore, si incamminò lungo il vialetto spalato dalla neve. Quando raggiunse il portone d'ingresso, trasse un bel respiro, riempiendo i polmoni dell'aria frizzante del Montana, nel tentativo di allentare la tensione.

    Sapeva da mesi che quel momento sarebbe arrivato, il momento cioè di dire a Steven del bambino e di decidere del suo futuro. Tuttavia, non aveva sicuramente le idee più chiare a riguardo di quando aveva lasciato Boston, più di due mesi prima. Tutto quello che sapeva era che amava Steven e amava la propria famiglia. Qualunque decisione avesse preso, qualcuno ne avrebbe sofferto. E, ancor peggio, lei avrebbe finito col perdere o Steven o la propria famiglia. Se non addirittura entrambi.

    A quel pensiero, Maria deglutì. E, non per la prima volta, si chiese perché la sorte le avesse giocato quel brutto scherzo.

    Il destino aveva voluto che l'uomo di cui si era innamorata fosse niente di meno che un Conti, l'unico uomo al mondo, probabilmente, con il quale non aveva speranza di vivere un futuro insieme.

    Maria sospirò di fronte all'ineluttabilità della situazione. Per quanto desiderasse che le cose fossero diverse, il passato non poteva essere cambiato. I Conti e i Barone erano nemici giurati da ancor prima che lei e Steven nascessero. La faida tra le due famiglie di origine italiana era iniziata quando Marco Barone era fuggito insieme ad Angelica, la nonna di Maria, invece di sposare Lucia Conti, la zia di Steven, ben settant'anni addietro.

    In realtà, le ostilità si erano addirittura acuite negli ultimi tempi, rifletté Maria, ricordando le sventure capitate di recente alla famiglia Barone, come risultato della maledizione dei Conti.

    La maledizione dei Conti...

    Maria tremò al pensiero della malasorte che perseguitava la sua famiglia da circa sette decadi. Ricordava ancora quando, da bambina, sedeva in braccio alla nonna e ascoltava la storia della loro fuga d'amore e della maledizione.

    Lucia era montata su tutte le furie quando Marco e Angelica le avevano svelato che si erano sposati, una volta che erano ritornati dai Conti per implorare il loro perdono.

    A Maria pareva ancora di sentire la voce melodiosa di Angelica che raccontava...

    «E che cosa dovrei capire?» ribatté Lucia, furibonda. «Capisco solo che avete tradito me, mio fratello e la nostra famiglia.»

    «Ma noi due ci amiamo» sottolineò Marco. «Non era mia intenzione farti soffrire, Lucia.»

    «L'hai fatto, però. E hai fatto del male a tutti noi Conti.»

    «Forse, un giorno, comprenderai, ci perdonerai e ci augurerai tanta felicità» aggiunse Angelica.

    «Io non vi perdonerò mai!» tuonò Lucia. «E vi auguro di essere infelici per sempre. Anzi, io vi maledico. Vi siete sposati il giorno di San Valentino... be', da quel giorno in poi, auguro a voi due e ai vostri discendenti una vita sventurata, così come avete reso sventurata la mia!»

    Poi, esattamente un anno dopo, nel giorno del primo anniversario del loro matrimonio, Angelica Barone aveva perso il figlio che portava in grembo.

    Maria si commosse al ricordo della nonna e della tristezza che aveva nello sguardo quando le aveva raccontato di quell'episodio.

    Sfiorandosi il ventre con gesto protettivo, Maria tremò all'idea che la maledizione potesse ripercuotersi sul figlio che portava in grembo, un figlio che doveva nascere proprio il giorno di San Valentino.

    Nonostante Steven fosse convinto che le disgrazie capitate alla famiglia Barone erano solo delle coincidenze e che la maledizione dei Conti non era altro che una superstizione alimentata da una immaginazione troppo fervida, Maria sapeva che lui si sbagliava. Bastava che guardasse all'anno appena trascorso per avere la prova che la maledizione era vera e che la sventura che Lucia Conti aveva invocato continuava a lasciare il segno nella famiglia Barone.

    Mordicchiandosi le labbra, Maria ripensò alle varie sciagure che si erano susseguite nell'ultimo anno, sciagure che avevano avuto origine con l'inizio della sua storia d'amore con Steven. Rabbrividì al ricordo del sabotaggio del nuovo gusto di gelato della Baronessa, il frutto della passione, avvenuto il giorno di San Valentino, e del conseguente clamore scatenato dalla stampa. Poi, c'erano stati l'incendio alla fabbrica e l'amnesia di sua cugina Emily. E, infine, l'evento più spaventoso di tutti, il recente rapimento di suo cugino Derrick nonché della sorella di Steven, Bianca Conti.

    Steven poteva anche prendere alla leggera la maledizione, o addirittura farsi gioco di essa, ma lei no.

    E comunque, anche se fosse riuscita a superare la paura del castigo divino invocato da Lucia Conti, come avrebbe mai potuto accettare di perdere la propria famiglia? O Steven la sua? Perché non aveva dubbi che entrambe le famiglie li avrebbero ripudiati se lei e Steven fossero usciti allo scoperto, confessando il loro amore.

    Maria era cresciuta in seno a una famiglia numerosa, allegra e vitale, e desiderava la stessa fortuna anche per suo figlio. Affinché lei e Steven potessero essere una coppia, lei avrebbe dovuto sacrificare quella gioia. Ma come poteva condannare suo figlio a una vita privata di quegli affetti? Come poteva permettere che il suo bambino si trovasse invischiato tra le reti di quella faida decennale?

    No, non poteva. Non voleva. Per il bene di suo figlio, doveva farsi forza e convincere Steven che non potevano avere un futuro insieme perché molte persone intorno a loro ne avrebbero sofferto. Primo fra tutti il loro bambino.

    Allargando le spalle, Maria bloccò i pacchetti sotto il braccio e afferrò la maniglia. Come al solito, la porta non era chiusa a chiave. Rapidamente, prima di poter cambiare idea, entrò. E per la prima volta da quando era arrivata dai Calderone, due mesi prima, il profumo del pane appena sfornato e l'aroma della legna che ardeva nel camino non le risollevarono lo spirito. E neppure il suono delle risate di Magdalene e Louis Calderone che echeggiavano dal soggiorno.

    «Allora, mia zia Lucia disse...»

    Maria sobbalzò al timbro pastoso e caldo della voce di Steven e fece cadere sul pavimento parte dei pacchetti.

    «Oh, deve essere arrivata Maria» sentì Magdalene annunciare.

    Rimproverandosi per quella reazione puerile, Maria si piegò per raccogliere quello che aveva perso e lo infilò rapidamente nel sacchetto.

    «Maria? Sei tu?»

    «O è Maria o è un ladro maldestro» scherzò Louis, tradendo nell'accento le sue origini spagnole.

    «Maria?» la chiamò di nuovo Magdalene.

    «Sì, sono io» replicò lei, stupendosi allorché riuscì a padroneggiare un tono di voce quasi normale, nonostante l'ansia che le attanagliava lo stomaco. «Arrivo fra un minuto» aggiunse, mentre cercava di calmarsi.

    Magdalene, però, era già corsa nell'ingresso ad accoglierla. «Sei in ritardo, mia cara. Mancava poco che io e Louis organizzassimo una squadra di soccorso per venirti a cercare.»

    «Mi dispiace se vi ho fatti preoccupare» si scusò Maria. «Ho deciso di dedicarmi a qualche acquisto natalizio, dato che ero in città.»

    «Vedo, vedo» osservò Magdalene, adocchiando il sacchetto stracolmo di doni. «Com'è andata la visita dal dottore?» si informò mentre l'aiutava con i pacchetti. «Tutto bene?»

    «Sì, sì, tutto bene, grazie» rispose lei, sfilandosi i guanti e ficcandoli nelle tasche del cappotto. Poi, srotolò la sciarpa avvolta attorno al collo e, prima che potesse protestare, Magdalene gliel'aveva già tolta di mano e la stava appendendo all'attaccapanni accanto alla porta.

    «Su, dammi il cappotto» le disse la donna.

    «No!» rifiutò Maria in tono secco, poi addolcì subito la voce. «Vorrei tenerlo su ancora un po'. Sono talmente infreddolita» mentì, decidendo di ritardare l'inevitabile di qualche istante ancora, nascondendo il ventre prominente sotto il voluminoso cappotto.

    Magdalene le prese le mani e fremette. «Lo credo che hai freddo. Hai le dita che sembrano dei ghiaccioli. Sei sicura di stare bene, piccolina?»

    Maria non si curò di far notare alla simpatica donna dai capelli neri che, essendo più alta di lei di almeno una decina di centimetri e avendo il ventre che cominciava a rassomigliare a un pallone, il nomignolo piccolina non le si addiceva affatto. «Sto bene, davvero. Il sole sta tramontando, quindi l'aria si è rinfrescata parecchio. Tutto qui» spiegò. «Ho solo bisogno di un paio di minuti per riscaldarmi.»

    Apparentemente soddisfatta, Magdalene disse: «Bene. Se lo dici tu».

    «Certo.»

    «Vieni, allora. C'è una sorpresa per te. Indovina chi è venuto a trovarti?» domandò Magdalene, gli occhi scintillanti, quindi si voltò e si avviò verso il salottino.

    Maria, però, rimase inchiodata al suo posto.

    «Maria?» la chiamò la sua ospite quando si accorse che non la stava seguendo. «Sei proprio sicura che va tutto bene?»

    «Oh, sì, certo.»

    «Allora vieni, piccolina» incalzò la donna e le fece cenno di seguirla, sospingendola verso il soggiorno. Con voce vibrante d'entusiasmo, annunciò: «Guarda un po' chi è venuto a trovarti da Boston!».

    Benché Maria sapesse benissimo chi si sarebbe trovata davanti, l'impatto di rivedere Steven fu decisamente molto forte. Proprio come era successo la prima volta che i loro sguardi si erano incrociati al matrimonio di suo fratello Nicholas e di Gail, circa un anno prima, ebbe come la sensazione che l'aria le si bloccasse nei polmoni. Allora non sapeva che Steven fosse un Conti. Tutto quello che sapeva era che mai si era sentita così fortemente attratta da un uomo. Più che attratta, ammise. Era stata praticamente magnetizzata da lui. Le era bastato guardarlo una sola volta per capire che era l'uomo della sua vita.

    Rimase nuovamente incantata nel guardarlo ora, alto, atletico, spalle larghe, con quei capelli un po' troppo lunghi che gli

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