Scopri milioni di eBook, audiolibri e tanto altro ancora con una prova gratuita

Solo $11.99/mese al termine del periodo di prova. Cancella quando vuoi.

Il futuro nei tuoi occhi: Harmony Bianca
Il futuro nei tuoi occhi: Harmony Bianca
Il futuro nei tuoi occhi: Harmony Bianca
E-book176 pagine1 ora

Il futuro nei tuoi occhi: Harmony Bianca

Valutazione: 5 su 5 stelle

5/5

()

Leggi anteprima

Info su questo ebook

Quando la passione per la medicina incontra le ragioni del cuore, la famiglia diventa il posto in cui sentirsi a casa

Sei anni prima il dottor Fraser Breckenridge ha lasciato che Sara uscisse dalla sua vita senza combattere e ancora non riesce a perdonarselo. Per questo ha afferrato al volo l'occasione di offrirle un lavoro sulla crociera diretta ai Caraibi e riservata a pazienti con necessità molto speciali.

Quando Sara arriva però non è sola: con lei c'è la sua bambina di cinque anni, che soffre di insufficienza renale. Lavorando a fianco a fianco i sentimenti che provavano l'uno per l'altra si riaccendono con una naturalezza e un'intensità che entrambi non si aspettavano. Tuttavia nel momento in cui le condizioni di salute di Esme peggiorano e si rende necessario un trapianto di rene, Fraser fa una scoperta sconcertante.
LinguaItaliano
Data di uscita20 apr 2020
ISBN9788830512818
Il futuro nei tuoi occhi: Harmony Bianca

Leggi altro di Becky Wicks

Autori correlati

Correlato a Il futuro nei tuoi occhi

Ebook correlati

Narrativa romantica per voi

Visualizza altri

Articoli correlati

Categorie correlate

Recensioni su Il futuro nei tuoi occhi

Valutazione: 5 su 5 stelle
5/5

1 valutazione0 recensioni

Cosa ne pensi?

Tocca per valutare

La recensione deve contenere almeno 10 parole

    Anteprima del libro

    Il futuro nei tuoi occhi - Becky Wicks

    successivo.

    Prologo

    Fraser si fermò sulla terrazza del Castello di Edimburgo per affacciarsi dalla ringhiera. Le case, gli alberi e più lontano l'acqua brillavano come un quadro sotto il cielo azzurro. Inspirò una profonda boccata di fresca aria scozzese. Quando splendeva il sole, la città era meravigliosamente bella.

    La clinica era sotto pressione come sempre, così aveva pensato di fare una passeggiata mattutina per prepararsi alle attività della giornata. Ma sembrava che qualcuno avesse già bisogno di lui. Glielo dicevano le vibrazioni nella sua tasca.

    Estrasse il cellulare e offrì il viso al sole. «Ciao, Anton.»

    «Buongiorno, Fraser. Ho un curriculum che potrebbe servire per l'Ocean Dream, se cerchi ancora un'infermiera per la dialisi.»

    «Certo che la sto cercando.»

    Fraser sorrise a due bambini che correvano attorno a un cannone fingendo di spararsi a vicenda.

    Essendo molto occupato, non ricordava bene quali posti fossero già stati assegnati e quali erano ancora vacanti. Per la verità quell'anno gli era mancato perfino il tempo di organizzare il lavoro sulla nave da crociera. Per questo aveva incaricato Anton di assumere il team medico.

    «A Londra ho trovato una bravissima infermiera per la dialisi che fa al caso nostro. Ha anche una figlia di cinque anni che aspetta un trapianto di reni. Un gruppo sanguigno raro. La piccola non è mai stata su una nave, così ho pensato che...»

    «Fantastico.» Fraser si premette il ricevitore contro l'orecchio mentre i bambini gli correvano intorno gridando. Avrebbe preferito ricevere ogni informazione per e-mail, così avrebbe evitato il rischio di dimenticarsene, tuttavia chiese ugualmente: «Come si chiama questa infermiera?».

    Iniziò ad attraversare il cortile, avviandosi verso il cancello d'uscita.

    «Sara...» Anton s'interruppe un istante. Evidentemente era stato distratto da qualcosa. «Sara Cohen. E la bambina si chiama Esme.»

    Fraser si fermò di colpo e strinse convulsamente il telefono nella mano. Per poco una turista non lo travolse alle spalle.

    «Sara Cohen?» Il nome bastò a imperlargli la fronte di sudore, e la brezza fresca che soffiava dal mare gli accarezzò la pelle umida, restituendogli brividi gelidi. Da quanto tempo non sentiva quel nome? Sei anni? Fece per contarli sulle dita, ma si interruppe subito per scusarsi con la turista dietro di lui.

    La donna contemplò la sua alta figura in jeans, maglietta e giacca blu. Le sue guance si tinsero di rosa.

    Fraser si trasse da parte. «Anton, quando dovremmo partire con precisione? Vuoi ricordarmi la data della crociera?»

    «Fra un mese esatto. Sua figlia non vede l'ora, come potrai immaginare. Sara sta aspettando il nulla osta del St Gilda, dove lavora. Ma credo proprio che abbiamo trovato la persona giusta.»

    Fraser si sentiva ancora stordito. Sara Cohen aveva una figlia di cinque anni? Forse era un'altra Sara Cohen.

    Erano passati sei anni. Sei lunghi anni senza contatti... a eccezione di quella volta che era andato a Londra per parlarle e l'aveva vista in compagnia di un altro uomo. In quel momento aveva provato una fiammata di gelosia. Si era pentito all'istante di averla cercata, e in seguito non aveva più tentato di contattarla. Come lei, del resto.

    «E il padre?» chiese ora con finta indifferenza. «Il padre di Esme... il marito di Sara?»

    «Ci sono soltanto loro due» rispose Anton. «È single, per quanto ne so.»

    Mezz'ora dopo, mentre tornava alla clinica in auto, Fraser rifletté febbrilmente. Gli sembrava ancora di vedere Sara in camera mentre gli annunciava che le loro strade si sarebbero divise. Non gli aveva nemmeno permesso di parlare quando l'aveva lasciato.

    E aveva ancora davanti agli occhi l'immagine di lei con quell'uomo davanti al ristorante in fondo alla via. Era il padre di Esme? Perché le aveva lasciate?

    Pensaci, si disse con fermezza mentre guidava. Fu quasi sul punto di prendere in mano il telefono e disdire il suo impegno con la società che organizzava la crociera... di farsi sostituire da qualcun altro. Del resto la Clinica Breckenridge era sotto pressione, e abitando in un nuovo appartamento lontano da sua madre, si sentiva in colpa anche senza partire. Da quindici anni i suoi genitori avevano trasformato una parte della loro grande casa in clinica. Gli pareva ancora deserta senza suo padre.

    Ma l'infermiera con cui avrebbe lavorato era Sara Cohen. La donna che sei anni prima aveva giurato di sposare.

    Forse avrebbe dovuto partecipare a un'altra crociera.

    1

    Come Sara ebbe deposto la valigia sul letto, una voce scaturì dall'altoparlante, facendola sussultare.

    Tutti gli specialisti di cure renali devono presentarsi sul ponte uno fra cinque minuti per la riunione di orientamento. Grazie.

    Si passò la mano sulla fronte umida di sudore e si guardò nel minuscolo specchio visibile oltre la porta aperta del bagno. Per la verità la parola bagno era esagerata. Non aveva mai visto una stanza da bagno così minuscola. Era poco più grande di un armadio.

    Mentre apriva il rubinetto e si spruzzava l'acqua fredda sul viso, pensò che non avrebbe dovuto rispondere alla telefonata di suo padre mentre era in all'albergo. Per colpa di quella chiamata lei ed Esme erano riuscite a imbarcarsi sull'Ocean Dream solo all'ultimo momento. Ora aveva appena il tempo di cambiarsi d'abito prima di lasciare la cabina per unirsi a sua figlia, ai suoi nuovi colleghi, e a tutti gli altri pazienti con i quali avrebbe condiviso quella crociera nel Mar dei Caraibi.

    In mare può succedere di tutto. Farete bene a proteggervi a vicenda.

    Mentre ricordava il gentile avvertimento di suo padre, Sara sperò che lui non si preoccupasse troppo per Esme. Certo, lei l'avrebbe protetta. Era la sua unica ragione di vita.

    Sperò anche che Esme non avesse troppa paura a bordo della nave. Non soltanto quella era la sua prima crociera, ma era anche la prima volta che si allontanava dal Centro dialisi.

    Si affrettò a mettersi il rossetto davanti al microscopico specchio.

    In fondo Esme poteva considerarsi fortunata. Divideva con alcuni bambini una grande cabina situata su un altro ponte. Era come se partecipasse a un pigiama party permanente, sotto la sorveglianza continua delle due assistenti di turno. Del resto Sara avrebbe dovuto lavorare anche di notte, così si era escluso che dividesse una stanza con sua figlia.

    Mentre si dava il mascara sulle ciglia pensò alla conversazione che aveva avuto con sua sorella prima di lasciare Londra per Fort Lauderdale, in Florida.

    «Mi sembra ancora impossibile che tu lavori su una nave da crociera. Credevo che odiassi il mare» aveva commentato Megan.

    «Non lo odio affatto. Tu credi che lo detesti perché mi rifiutavo di fare snorkeling con te e il tuo fidanzato latino. Non facevate che guardarvi come cocorite innamorate. Mi meraviglio che i pesci non se la siano filata disgustati.»

    Avevano riso di gusto a quella battuta, ma sapevano entrambe che, durante quell'ultima vacanza fra ragazze, Megan se l'era spassata fra le onde con un prestante messicano di nome Pedro mentre Sara aveva letto tutto Il Trono di Spade allungata sulla sdraio, sentendosi in colpa per avere lasciato Esme.

    «In ogni caso, è una crociera di lavoro, non di divertimento.»

    «Lo so...» aveva sospirato Megan.

    Sua sorella sapeva tutto dei pazienti in dialisi, naturalmente. E sapeva anche con quanta devozione Sara si dedicasse a ciascuno di loro.

    Probabilmente, se non fosse stato per la malattia di Esme, Sara non avrebbe mai aggiunto la dialisi alla propria specializzazione clinica. Ma adesso ne era felice.

    «Pensa, Megan, dovrò introdurre Esme in questo nuovo mondo. Dovrò guidare tutta quella gente in luoghi che non avrebbe mai pensato di visitare.»

    «Quello che fai è semplicemente straordinario» aveva osservato sua sorella sincera. «Ma stavolta non scordare di divertirti anche tu, okay?»

    «Certo, certo.»

    Il servizio di dialisi rientrava nelle mansioni che Sara aveva sulla nave. Era stata assunta come membro del team medico dell'Ocean Dream.

    Il contratto che aveva firmato le dava la possibilità di assistere Esme e chiunque altro avesse bisogno delle sue prestazioni. Inoltre sapeva che nei momenti liberi lo staff della nave poteva divertirsi sul ponte principale, dove si svolgevano numerose attività di svago.

    Avrebbero potuto conoscere gli altri passeggeri a bordo e perfino sbarcare quando la nave attraccava in porto. Il viaggio era ben pagato, un'occasione che lei non aveva saputo rifiutare quando aveva ricevuto la chiamata di Anton.

    Dopo essersi appesa al collo il badge, lasciò la cabina e si diresse verso l'ascensore ravviandosi i lunghi capelli biondi.

    Fu nuovamente impressionata dal lusso appariscente dell'Ocean Dream. File di splendidi quadri con paesaggi terrestri e marini decoravano i corridoi, e le balaustre tutte dorate ricordavano ai passeggeri che le onde oceaniche potevano far rollare la nave con particolare violenza. Ma lei si sentiva più eccitata che inquieta.

    Il team di dialisi dell'Ocean Dream comprendeva un nucleo di professionisti del Regno Unito che avrebbero curato i pazienti a bordo, per la maggior parte provenienti da Port Everglades.

    Le avevano anche detto che alcuni membri dello staff medico erano in servizio permanente e passavano da una nave all'altra durante tutta la stagione. Ma per lei c'era soltanto la Ocean Dream. A causa della malattia di Esme e della sua scuola, non poteva assentarsi a lungo.

    «Una bella nave, eh?» ridacchiò un'anziana signora mentre gettava una veloce occhiata al quadro di una sirena distesa su uno scoglio.

    «Una cinque stelle galleggiante...» replicò Sara, citando la definizione che aveva letto sul sito web e affrettandosi verso il ponte superiore. L'orlo del suo vestito verde le ondeggiava attorno alle caviglie.

    I passeggeri stavano ancora portando le valigie nelle rispettive cabine e a quella vista lei provò un'altra ondata di euforia. L'Ocean Dream era una nave di lusso che poteva dare ospitalità a quasi cinquemila clienti, tutti disposti a pagare cifre astronomiche per una combinazione unica di accoglienza di alto livello, raffinata gastronomia e un'ampia scelta di ristoranti, bar, saloni e club.

    L'itinerario comprendeva Bermuda, Aruba e Antigua. Appena giunse sul ponte, sorrise al pensiero di introdurre Esme alle gioie dei castelli di sabbia sulle spiagge dei Caraibi.

    Lo sfolgorante sole della Florida le picchiò sulla testa e sulle spalle quando si unì alla folla radunata attorno al palco improvvisato dove la dottoressa Renee Forster, la responsabile del team di dialisi e uno dei due nefrologi a bordo, stava già parlando.

    «Scusatemi per il ritardo» bisbigliò a Jess, una delle due assistenti ufficiali di Esme.

    In pantaloncini di jeans e maglietta gialla, la bimba sembrava preoccupata.

    Sara le prese la piccola mano. «Come va, cara?»

    Esme scrollò le spalle.

    «Siamo felici di avervi tutti a bordo!» La dottoressa Forster, un'afroamericana molto alta e con uno spiccato accento di New York, sorrideva beatamente. «Come potete vedere anche voi, le condizioni meteo sono perfette, e a ciò si aggiunga che il capitano mi ha assicurato che durante la traversata per Aruba il mare sarà calmo. Avremo tutto il tempo per fare conoscenza!»

    Sarà strinse le dita di Esme con fare rassicurante. Si guardò intorno. Sembrava che sua figlia fosse la più giovane paziente dializzata, un fatto non insolito.

    Alcuni inservienti in uniformi bianche e blu stavano ancora caricando a bordo valigie, borse e casse. Le palme attorno al porto ondeggiavano al vento come se stessero salutando la nave prossima alla partenza.

    Sara notò in fondo al ponte un bimbo in pantaloncini da surf verdi. Non faceva parte del loro gruppo e stava bisbigliando qualcosa a sua madre. La donna distolse subito lo sguardo quando Sara la osservò.

    L'istinto le disse che stava parlando del catetere che spuntava dalla scollatura della maglietta di Esme. O forse il bimbo aveva notato la piccola videocamera che Esme

    Ti è piaciuta l'anteprima?
    Pagina 1 di 1