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La rivincita del cuore: Harmony Bianca
La rivincita del cuore: Harmony Bianca
La rivincita del cuore: Harmony Bianca
E-book148 pagine2 ore

La rivincita del cuore: Harmony Bianca

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Info su questo ebook

Quando la passione per la medicina incontra le ragioni del cuore, la famiglia diventa il posto in cui sentirsi a casa

La vita della dottoressa Jessica Ayers era perfetta, almeno fino a quando il suo fidanzato non l'ha tradita nel peggiore dei modi. Da quel momento ha deciso che non avrebbe più permesso a nessuno di avvicinarsi e che la carriera del medico sostituto era quella che faceva per lei. Nessun posto a cui appartenere. Nessun legame. Ma l'incontro con l'affascinante e dinamico dottor Harrison Wainwright mette in crisi ogni sua certezza.

Nella vita di Harrison però c'è posto solo per suo figlio, anche se la dolce Jessica è in grado di far vacillare ogni briciolo di autocontrollo. Per entrambi l'amore è stato solo fonte di sofferenza, ma forse è arrivato il momento di pareggiare i conti.
LinguaItaliano
Data di uscita20 mag 2020
ISBN9788830514355
La rivincita del cuore: Harmony Bianca

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    Anteprima del libro

    La rivincita del cuore - Susanne Hampton

    successivo.

    1

    La dottoressa Jessica Ayers si fermò un momento per sistemare la pesante borsa che le stava scivolando dalla spalla. Doveva ricomporsi prima di scendere dal piccolo bimotore di trentasei posti dopo un atterraggio piuttosto movimentato all'aeroporto di Armidale. Tuttavia non si era lasciata impressionare troppo dell'atterraggio, poiché movimentato era un aggettivo che si poteva riferire anche al resto della sua vita.

    Respirò profondamente nel tentativo di controllare l'ansia che l'assaliva quasi sempre all'arrivo in un luogo sconosciuto. Per la verità era stata lei a scegliere di cambiare di frequente posto, ma si sentiva ugualmente nervosa e aveva una vaga sensazione di déjà vu, una sensazione che temeva non sarebbe mai passata. Un'altra città, un altro nuovo inizio... che sarebbe durato pochissimo, perché di lì a un mese e mezzo sarebbe ripartita per un'altra destinazione.

    Per sostituire i pediatri locali in vacanza, viaggiava regolarmente per tutta l'Australia. Non aveva mai il tempo di piantare radici e nemmeno di rilassarsi. Preferiva così, perché le radici e il rilassamento non facevano parte dei suoi progetti. Non più, almeno. Per quanto riguardava la sua vita, aveva cancellato le parole lunga scadenza. Crudelmente ferita e tormentata dal rimorso per avere amato l'uomo sbagliato, Jessica aveva deciso che per lei non ci sarebbe mai stato un lieto fine. Era una vagabonda che non si sarebbe mai fermata e non si sarebbe mai legata a nessuno.

    No, non si sarebbe mai più innamorata. L'amore significava dolore e lei non voleva soffrire. Non più.

    Dubitava di avere la forza di sopravvivere a un'altra delusione... a differenza della sua migliore amica Cassey che dopo ogni relazione fallita ne cominciava un'altra. E falliva spesso. Jessica sospettava che le esperienze di Cassey avessero influenzato la sua opinione sull'amore, ma non aveva importanza. Con gli uomini aveva chiuso. Sapeva con certezza che nel suo futuro non ce n'erano. Che, se avesse percorso di nuovo quella strada, avrebbe trovato soltanto dolore.

    Non era ottimista come Cassey.

    Alzò lo sguardo sul cielo grigio. Erano le cinque di un pomeriggio di giugno, soffiava il vento e il sole coperto dalle nuvole stava cominciando a congedarsi dalla gelida giornata invernale. Si aggrappò con la mano inguantata al corrimano bagnato di pioggia e capì subito di avere commesso un errore. Adesso il guanto era bagnato. Trasse un sospiro e scese i sette gradini che la separavano dal terreno, bagnandosi ancora di più il guanto mentre si aggrappava al corrimano. Il vento soffiava così forte che faticò a procedere in linea retta. Si tolse il guanto bagnato e anche quello asciutto, poi si diresse verso le piccole valigie ammucchiate presso l'ala dell'aereo. Nella cappelliera sopra i sedili infatti non c'era abbastanza spazio per i bagagli a mano. La valigia di Jessica era facilmente riconoscibile nel mucchio di piccole borse nere e si affrettò a ricuperarla, afferrando con le dita ora nude e gelide la maniglia della valigia argentea in accordo con il resto del suo bagaglio. Aveva sempre amato controllare le cose perché le dava un senso di ordine. Aveva ereditato quell'abitudine da suo padre, un militare. Era un vero peccato che lei non vivesse più in quel modo. Nella sua vita privata non c'era più alcun ordine.

    Scostò i capelli che le svolazzavano sul viso, quasi impedendole la vista mentre attraversava la pista ventosa. Ancora assorta nei suoi pensieri, mise un piede davanti all'altro cercando di non essere spazzata via dalla bufera che aveva sballottato l'aereo durante l'atterraggio. La sua giacca si era aperta e il vento trapassava il leggero pullover. Aggirò le pozzanghere, dirigendosi verso l'aerostazione. Il gelo di Armidale non aveva niente a che vedere con il clima umido di Sydney, che si era lasciata alle spalle.

    A ogni passo rifletté su quello che stava facendo. Non pensava all'ultima ora, quando si era imbarcata sull'aereo. E nemmeno al mese precedente, quando aveva accettato un nuovo incarico per sostituire il pediatra titolare del Regional Memorial Hospital di Armidale partito in luna di miele. No, Jessica si chiedeva che cosa stesse facendo della sua vita. Accennò un sorriso triste come usava fare quando si sentiva delusa da se stessa. Ma si concesse soltanto quel breve momento di autocommiserazione. Non poteva permettersi di crollare. Non c'era nessuno che potesse raccoglierla.

    Aveva soltanto se stessa. Suo padre era morto quando lei aveva sedici anni e sua madre tre anni prima. Essendo figlia unica, Jessica non aveva fratelli o sorelle ai quali rivolgersi nel momento del bisogno, soltanto cugini e amici. Ma erano tutti sposati con figli oppure viaggiavano per il mondo prima di sposarsi mentre lei non aveva un fidanzato e non lo avrebbe mai più avuto. Per lei non c'era nessun matrimonio in vista. Aveva creduto che ci fosse, aveva perfino visitato le boutique di abiti nuziali per ammirare le stupefacenti creazioni di seta e merletto appese sugli stender... e scegliere quella che avrebbe sfoggiato per salire all'altare con Tom, l'uomo dei suoi sogni.

    Aveva sempre immaginato una damigella d'onore, un paggio e un favoloso bouquet nuziale di rose bianche, una romantica chiesa con i raggi del sole al tramonto che filtravano attraverso i mosaici delle vetrate. E il suo sposo che l'aspettava all'altare dove si sarebbero tenuti per mano e impegnati ad amarsi per tutta la vita. Ma aveva rinunciato a quel sogno, perché la base del matrimonio era la fiducia e Jessica non si fidava più degli uomini. Mentivano, non mantenevano le promesse e spezzavano cuori... in certi casi più di uno alla volta.

    Si morsicò il labbro e trascinò la valigia nel piccolo terminal. Senza sogni romantici doveva accontentarsi di quello che aveva, un contratto di un mese e mezzo in un ospedale nel cuore del Nuovo Galles del Sud. Non aveva mai lavorato in una città di provincia o in un grande ospedale regionale e secondo la descrizione Armidale riuniva entrambe le caratteristiche. Tirò con forza la valigia per superare il piccolo gradino. Non era particolarmente pesante, dato che le scarpe, i vestiti e altre cose si trovavano nel bagaglio registrato. Si trattava soltanto di uno sfogo emotivo su un oggetto inanimato, in pratica di un uso ingiustificato della forza, come il vento all'esterno si era accanito contro di lei. Jessica Ayers era soltanto un po' più brusca del necessario. Aveva perso la sua antica pazienza, in particolare con le valigie a rotelle.

    Il maltempo all'esterno l'aveva scombussolata ma lei sapeva che in un paio di giorni al massimo si sarebbe ricomposta. Si ricomponeva sempre. Si adattava sempre al nuovo ambiente ma non si fermava abbastanza a lungo per farsi degli amici. Viveva in quel modo da quasi un anno. Diventava sempre più difficile e Jessica cominciava a riconoscere che era stanca di fuggire. Ora si trovava di fronte a un altro nuovo inizio che non avrebbe cambiato niente e non l'avrebbe nemmeno aiutata a ridiventare quella di un tempo: una giovane dottoressa ottimista che amava la vita e credeva di avere trovato un uomo che ricambiasse il suo amore.

    Erano passati dodici mesi, il suo cuore sanguinava ancora e la tormentava il rimorso per aver rischiato di distruggere una famiglia. Una famiglia di cui non sapeva niente. Non riusciva ad accettare l'accaduto, non poteva scacciare il rimorso e nemmeno trovare la pace, così continuava a saltare da un posto all'altro. Era la vittima? Oppure la colpevole? Non lo sapeva bene. Ma di una cosa era sicura: doveva continuare a muoversi. Sebbene la delusione la seguisse dappertutto. La delusione per l'uomo che aveva ingannato sia lei che sua moglie. E la delusione per se stessa. Non si fidava più del proprio giudizio.

    L'idea di essere stata l'altra non le dava pace. Insidiosi pensieri su come si sarebbe dovuta comportare la tormentavano senza sosta. Si sentiva fisicamente male quando le immagini di Tom che faceva l'amore con lei le balenavano nella mente. Aveva moglie e figli. Ogni volta che si trasferiva in un'altra città, sperava che il cambiamento di ambiente e la distanza da Sydney, dove lui fingeva ancora di avere una famiglia felice, le facessero scordare le proprie azioni... o almeno l'aiutassero ad accettare l'idea che non poteva cambiare l'accaduto, ma soltanto pensare al futuro. Ma quel momento pareva ancora lontano.

    La dottoressa Jessica Ayers avrebbe passato il mese e mezzo seguente in una città di provincia dove non conosceva nessuno. Armidale non rappresentava certo il suo per sempre. Era soltanto un'altra tappa, un luogo dove si sarebbe potuta isolare finché non avesse capito che cosa fare della sua vita. Una vita che non avrebbe mai conosciuto il lieto fine che un tempo aveva creduto a portata di mano, servito su un piatto d'argento.

    Ormai Jessica si era adattata all'idea che per lei non vi sarebbe stato un lieto fine. Era sola con i suoi rimpianti... e la speranza che un giorno avrebbe imparato a fidarsi nuovamente di se stessa.

    Ma in cuor suo ne dubitava.

    «Oh, Dio mio! Oh, mi scusi.»

    Assorta nei pensieri, Jessica fu richiamata al presente dal leggero tonfo della valigia a rotelle che ricadeva sul pavimento. L'aveva inavvertitamente trascinata sopra il piede di un uomo che stava attraversando il terminal. Abbassando lo sguardo, notò la lustra scarpa di cuoio con la chiara impronta umida delle rotelle. «Mi scusi... non l'avevo vista.»

    «Non si preoccupi» la confortò una voce profonda, poi aggiunse: «Sono quasi sicuro che non ci sia niente di rotto».

    Jessica alzò lo sguardo e vide le labbra dello sconosciuto incurvate in un mezzo sorriso. Non poté fare a meno di notare che sorridevano anche i vividi occhi azzurri. Dubitò che fossero state le sue azioni a provocare quella reazione. Di solito passare sul piede di qualcuno non provocava una risposta entusiasta. Ma quell'uomo sembrava avere appena vinto una cospicua somma alla lotteria. La sua felicità era quasi tangibile e lei si chiese quale ne fosse la causa. Una nuova storia d'amore, forse? Considerato il suo aspetto, molte donne gli sarebbero cadute sicuramente ai piedi. Un bellissimo playboy sorridente con un harem a disposizione, fu quella la deduzione di Jessica senza averne la minima prova. Del resto non le occorrevano i fatti. La dottoressa Jessica Ayers era pronta a impiccare e squartare metaforicamente qualsiasi uomo che incrociasse il suo cammino. Ma, nonostante i dubbi sull'intera popolazione maschile, compreso quello sconosciuto, era una persona educata e sapeva di dovergli delle scuse.

    «No, davvero, mi dispiace. Avrei dovuto fare più attenzione.»

    «Sono cose che capitano. Davvero, non è successo niente di grave» replicò l'uomo con lo stesso sorriso che fece brillare i suoi occhi azzurri come zaffiri in contrasto con la pelle abbronzata.

    Forse la sua felicità non era una maschera. Sembrava scaturire dal profondo del suo essere e Jessica pensò che quel sorriso fosse

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