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Un bacio da capogiro: Harmony Bianca
Un bacio da capogiro: Harmony Bianca
Un bacio da capogiro: Harmony Bianca
E-book151 pagine2 ore

Un bacio da capogiro: Harmony Bianca

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Info su questo ebook

Eve Pascoe e Ryan Sullivan si conoscono fin dai tempi del liceo. Amici per la pelle non sono mai usciti insieme perché Ryan era allergico a qualsiasi tipo di relazione mentre Eve era costantemente alla ricerca del Principe Azzurro. Fino a quando un bacio, inatteso e appassionato, è arrivato a sconvolgere ogni equilibrio, costringendoli a prendere strade diverse.

Cinque anni dopo Ryan rientra prepotentemente nella vita di Eve come un fulmine a ciel sereno diventando il suo nuovo capo. L'alchimia che quel bacio aveva portato alla luce non si è ancora spenta, ma Eve è rimasta già scottata da quello che credeva essere l'uomo giusto e non ha intenzione di ricaderci ancora una volta. Anche se Ryan rappresenta una tentazione continua.
LinguaItaliano
Data di uscita10 feb 2020
ISBN9788830510296
Un bacio da capogiro: Harmony Bianca
Autore

Jennifer Taylor

Tra le autrici più amate e lette dal pubblico italiano.

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    Anteprima del libro

    Un bacio da capogiro - Jennifer Taylor

    Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:

    Mr Right All Along

    Harlequin Mills & Boon Medical Romance

    © 2014 Jennifer Taylor

    Traduzione di Monica D’Alessandro

    Questa edizione è pubblicata per accordo con

    Harlequin Books S.A.

    Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

    persone della vita reale è puramente casuale.

    Harmony è un marchio registrato di proprietà

    HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved.

    © 2015 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

    eBook ISBN 978-88-3051-029-6

    1

    «Stella, stellina, la notte s’avvicina, la fiamma traballa, la mucca è nella stalla

    Ryan Sullivan trasalì quando passò davanti alla porta del reparto pediatrico di Terapia Semi-intensiva del Dalverston General. Se da una parte non avrebbe mai asserito di essere molto bravo a cantare, almeno poteva affermare di essere intonato. Invece, non poteva dirsi altrettanto per chiunque stesse facendo scempio di quella canzone per bambini. Aprì la porta e rimase sorpreso quando vide Eve Pascoe seduta vicina al letto. A parte il fatto che era ora di pranzo e sarebbe dovuta essere in pausa, Eve era l’ultima persona che avrebbe immaginato disposta a una simile performance.

    Ryan aggrottò le sopracciglia mentre rifletteva su quel pensiero. Aveva incontrato per la prima volta Eve durante il tirocinio, svolto nello stesso ospedale, ed erano stati studenti insieme a Londra. Eve era allegra, intelligente, divertente, affettuosa... ma non lo era più. Cosa le era successo negli ultimi anni?, si chiese, come gli era capitato altre volte. Perché era cambiata tanto? Anche se era sempre gentile quando parlavano, era così distante in quei giorni, e non soltanto con lui.

    Eve era al Dalverston General ormai da quasi due mesi, eppure non aveva fatto il minimo tentativo di partecipare alle normali attività extralavorative del resto dello staff. Inviti al ristorante indiano e al cinema erano stati sempre educatamente rifiutati, senza addurre nessuna scusa. Si era guadagnata la fama di essere un po’ snob, ma Ryan non credeva che fosse così. Eve poteva anche provenire da una famiglia molto benestante, ma la conosceva bene e non aveva mai trovato nulla di snob in Eve Pascoe e si chiese perché quel pensiero lo turbasse tanto. Poteva essere curioso di scoprire cosa le fosse successo, ma si trattava di una curiosità da amico, tutto qui. Di certo non era interessato a lei in maniera romantica.

    All’improvviso, Eve alzò lo sguardo e Ryan cercò di assumere un’espressione indifferente. Lui non era fatto per le storie romantiche, non era fatto per gli impegni, per niente che potesse arrecare sofferenza a qualcun altro. L’amore e tutti i problemi connessi non erano nei suoi programmi, né adesso, né in futuro.

    «Ti ho sentita cantare» le disse, tornando al motivo che lo aveva spinto a entrare nella stanza. Sorrise quando lei arrossì. «Era, be’... una versione diversa, direi.»

    «La madre di Daisy ha detto che è la sua canzone per bambini preferita» rispose Eve, stando sulla difensiva e alzandosi in piedi.

    La ragazza si chinò sul letto dove si trovava rannicchiata la bambina di cinque anni, Daisy Martin, e Ryan rimase di nuovo stupito quando vide il suo sorriso rivolto alla piccola. Sembrava tanto la vecchia Eve quando sorrideva così, felice e affettuosa. Ciò rendeva il suo cambiamento ancora più evidente e accresceva l’interesse di Ryan.

    Decise che non si sarebbe arreso finché non avesse scoperto cos’era successo da causare in lei un tale cambiamento.

    «Torno più tardi per vedere come stai, tesoro. Adesso chiudi gli occhi e dormi un poco. Sei una brava bambina.» Le lisciò con delicatezza un ricciolo di capelli e si diresse verso la porta, fermandosi un istante quando Ryan non si scostò a sufficienza per farla passare.

    «Scusa.»

    Si spostò e, in maniera automatica, seguì la ragazza lungo il corridoio, anche se prima di essere distolto dalla sua meta stava andando alla mensa. Tuttavia, il pranzo poteva aspettare. Ryan era più interessato a scoprire cos’era successo a Eve negli ultimi anni, anche se non pensava che glielo avrebbe detto tanto facilmente. Eve, in quei giorni, preferiva tenere per sé i propri pensieri e non avrebbe aperto il suo cuore né a lui né a qualcun altro.

    Quel pensiero lo irritava un po’, più di quanto avrebbe dovuto. Anche se erano stati amici, dei buoni amici, non avevano avuto una relazione. Ryan aveva fatto di tutto perché ciò non accadesse. Oh, c’era stata quella volta dopo che l’aveva baciata sotto il vischio, quando ci era quasi caduto, ma si era accorto in tempo di che errore sarebbe stato.

    Anche se Eve era estremamente bella con quei suoi lunghi capelli rosso tiziano e quei suoi splendidi occhi grigio-verdi, era molto diversa dalle donne con cui di solito lui usciva. Preferiva donne più navigate, donne che, come lui, non fossero in cerca di qualcosa di serio, ed Eve non era il tipo. Anche se gli piaceva per tanti altri aspetti, lui non aveva mai provato a trasformare la loro relazione in qualcosa di più, soprattutto dopo quel bacio. Aveva capito, quella sera, quanto sarebbe stato facile farsi coinvolgere da lei ed era l’ultima cosa che avrebbe voluto.

    Era stato un sollievo, infatti, quando Eve, poco tempo dopo, aveva iniziato a uscire con uno degli specializzandi, perché lo aveva spinto a smettere di fantasticare su quello che sarebbe potuto succedere. Eve non era fatta per lui, ma, anche se lo sapeva, era stato più difficile del previsto togliersela dalla testa dopo quel bacio. A ogni modo, dopo che Damien Blackwell era apparso sulla scena, tutto era cambiato. Il tempo di Eve era assorbito da Damien e aveva smesso di trascorrere molto tempo con lui e i loro amici.

    Ryan si era detto che gli faceva piacere che lei fosse felice, e anche lui lo era, però gli era mancata. La loro amicizia aveva significato molto per lui, così era rimasto di sasso quando aveva saputo che la ragazza aveva abbandonato il programma di tirocinio. Eve non gli aveva detto cosa aveva in mente, un giorno era lì e quello dopo se n’era andata e non l’aveva più vista. Anche se si era chiesto spesso perché avesse rinunciato alla sua carriera, non aveva provato a trovarla. Aveva evitato di contattarla per paura di farsi coinvolgere. Non aveva nulla da offrire a Eve, quindi aveva accettato la decisione della ragazza e la questione era finita lì.

    Adesso, comunque, Ryan non riusciva a fare a meno di chiedersi se non fosse stato Damien il responsabile del cambiamento della ragazza, a toglierle la gioia di vivere, il calore, il senso dell’umorismo e a trasformarla nella giovane donna fredda e distante che era adesso. Aveva la sensazione che fosse andata così e sentì crescere dentro di sé un insolito moto di collera. Non poteva sopportare l’idea che la vita di Eve fosse stata rovinata da quell’altro uomo. Ciò rendeva la sua decisione di non farsi coinvolgere ancora più valida. Non intendeva essere anche lui responsabile della rovina della vita di una povera donna...

    Eve caricò sul computer la cartella di Daisy Martin. La bambina aveva l’anemia falciforme, una malattia ereditaria del sangue. I globuli rossi di Daisy erano anormali e avevano provocato una grave forma cronica di anemia. La più piccola di tre figli nati da genitori giamaicani, Daisy era l’unica ad avere ereditato la malattia. Si era manifestata la prima volta quando era una neonata, causandole stanchezza, mal di testa, respiro affannoso e ittero. Anche se Daisy era stata abbastanza bene per un po’ di tempo, di recente aveva avuto una crisi ed era stata ricoverata nel reparto pediatrico di Terapia Semi-intensiva perché aveva l’esigenza di attente cure. Era una bambina adorabile, pensò tristemente Eve quando iniziò a scrivere le note. Non le sembrava giusto che dovesse soffrire così.

    Digitò l’ora e la data, facendo del suo meglio per ignorare Ryan. Si sentiva sempre a disagio quando lui era nei paraggi, sempre in allerta, sempre con il timore di fare un passo falso. Dopo tutto, Ryan l’aveva conosciuta in passato, prima di Damien, ed era consapevole che lui doveva avere notato quanto fosse cambiata.

    Sospirò, ricordandosi lo shock quando aveva scoperto che Ryan lavorava al Dalverston General. Aveva fatto domanda per il posto proprio perché aveva pensato di non incontrare nessuno che l’aveva conosciuta in passato. Tutti quelli della sua classe avevano ruoli migliori e più importanti e, come Ryan, avevano proseguito lungo il cammino della carriera professionale.

    Rinunciare per un periodo al lavoro aveva costretto Eve a rallentare il suo percorso e adesso aveva molto da recuperare. Non aveva bisogno di aggiungere lo stress di dovere spiegare perché aveva rinunciato agli studi. Aveva spiegato tutto a Roger Hopkins, il direttore dell’ospedale, durante il colloquio, ed era stato abbastanza difficile.

    Per fortuna, solo Ryan sapeva quello che aveva fatto e anche se le persone potevano chiedersi perché lei fosse ancora ferma ai primi due anni della formazione medica dopo l’università, nonostante l’età, era improbabile che le chiedessero spiegazioni, soprattutto perché si assicurava di tenere tutti a debita distanza. Se c’era qualcuno che avrebbe potuto farle qualche domanda, questo era Ryan, quindi doveva essere particolarmente attenta quando c’era lui. Erano stati buoni amici, ma non voleva ammettere davanti a lui quanto era stata stupida né aveva intenzione di fargli sapere quanto se ne vergognasse. Si sarebbe sentita ancora più umiliata se Ryan avesse saputo la verità.

    «Daisy sta migliorando molto, non è vero?»

    Ryan si sedette sul bordo della scrivania ed Eve trasalì. Non poteva evitarlo. Anche se aveva imparato a gestire la sua paura del contatto fisico in relazione ai suoi pazienti, provava ancora un po’ di panico ogni volta che qualcuno le si avvicinava troppo, soprattutto se si trattava di un uomo.

    Non tutti gli uomini erano come Damien, ricordò a se stessa. Ryan non era un prepotente o un maniaco del controllo... o almeno, non lo era stato fino ad adesso, a quanto ne sapeva lei. Era stato affettuoso, divertente e dotato di senso dell’umorismo quando lo aveva conosciuto e non sembrava che fosse cambiato, sebbene non potesse esserne sicura. Anche Damien le era sembrato molto diverso all’inizio, prima di conoscerlo meglio e scoprire cos’era capace di fare.

    Sentì crescere il panico dentro di sé e dovette inspirare ed espirare prima di poter rispondere. Anche allora la sua voce sembrava tesa e lei non lo sopportava. Non voleva essere così, non voleva essere una vittima, ma lo era. Aveva permesso a Damien Blackwell di prendere il controllo della sua vita, di lei. Avrebbe impiegato molto tempo prima di ritrovare di nuovo se stessa, sempre che ci fosse riuscita.

    «È vero. È molto più allegra oggi.» Eve digitò in fretta le poche frasi necessarie per aggiornare il file e lo salvò. Si alzò in piedi, andò dall’altra parte della scrivania e dovette fermarsi di nuovo quando si accorse che non avrebbe potuto superare Ryan senza toccarlo. Anche se aveva ormai superato le sue paure peggiori, il pensiero che le loro pelli si sfiorassero le faceva mancare il respiro. Poteva gestire il fatto di toccare i bambini, o persino un altro adulto se l’occasione lo richiedeva, ma il pensiero di toccare Ryan, per qualche motivo, la faceva tremare.

    «Ehi, stai bene?» Lui si chinò in avanti, gli occhi castani pieni

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