Scopri milioni di eBook, audiolibri e tanto altro ancora con una prova gratuita

Solo $11.99/mese al termine del periodo di prova. Cancella quando vuoi.

Il giusto prezzo della passione: Harmony Collezione
Il giusto prezzo della passione: Harmony Collezione
Il giusto prezzo della passione: Harmony Collezione
E-book166 pagine3 ore

Il giusto prezzo della passione: Harmony Collezione

Valutazione: 0 su 5 stelle

()

Leggi anteprima

Info su questo ebook

Rafe D'Angelo si è imposto precisi limiti nella vita privata, ed è famoso per la lunga schiera di amanti messe alla porta una volta ottenuto da loro ciò che desiderava. Ed è per questo che è per lui un vero shock svegliarsi e trovare il letto vuoto accanto a sé, per la prima volta non per sua volontà...



Il primo atto di ribellione di Nina, costretta a vivere sotto l'opprimente controllo del padre, è stato concedersi un'incredibile notte tra la braccia di Rafe. Il rischio che il segreto della sua famiglia venga alla luce è però troppo alto, ed è quindi fondamentale per lei non trasformarsi nella sua ultima conquista.
LinguaItaliano
Data di uscita19 giu 2017
ISBN9788858966693
Il giusto prezzo della passione: Harmony Collezione
Autore

Carole Mortimer

Carole Mortimer was born in England, the youngest of three children. She began writing in 1978, and has now written over one hundred and seventy books for Harlequin Mills and Boon®. Carole has six sons, Matthew, Joshua, Timothy, Michael, David and Peter. She says, ‘I’m happily married to Peter senior; we’re best friends as well as lovers, which is probably the best recipe for a successful relationship. We live in a lovely part of England.’

Autori correlati

Correlato a Il giusto prezzo della passione

Titoli di questa serie (2)

Visualizza altri

Ebook correlati

Narrativa romantica per voi

Visualizza altri

Articoli correlati

Categorie correlate

Recensioni su Il giusto prezzo della passione

Valutazione: 0 su 5 stelle
0 valutazioni

0 valutazioni0 recensioni

Cosa ne pensi?

Tocca per valutare

La recensione deve contenere almeno 10 parole

    Anteprima del libro

    Il giusto prezzo della passione - Carole Mortimer

    successivo.

    Prologo

    St. Mary's Church, Londra

    «Non è troppo tardi, Gabe» mormorò con voce strascicata Rafe, tra il fremito sommesso nella chiesa gremita di invitati, in attesa che arrivasse la sposa. «Ho controllato poco fa. Sul retro della sacrestia c'è una porta dalla quale puoi svignartela...»

    «Chiudi la bocca, Rafe.» I due fratelli, seduti al fianco di Rafe, parlarono contemporaneamente: Gabriel con la tensione dello sposo ansioso e Michael con il suo solito tono autoritario.

    «Zitto, Rafe» lo ammonì il padre dal banco dietro al loro.

    Incorreggibile, Rafe sorrise.

    «All'aeroporto il jet è pronto sulla pista, Gabe, e invece di volare verso i Caraibi per la luna di miele, potresti andare in qualsiasi altro dannato luogo.»

    «Vuoi smetterla?» Gabriel lo fissò, il volto teso in attesa che l'organo suonasse la marcia nuziale che annunciava l'arrivo della sposa. Bryn era già in ritardo di cinque minuti, e ogni minuto gli era parso un'ora, accentuando le rughe di tensione sul suo viso.

    Rilassandosi sul sedile, Rafe continuò a sorridere, poiché prendersi gioco dei fratelli faceva parte del suo ruolo nella vita.

    «Se non fosse per me, tu e Michael non avreste mai avuto un'avventura nella vita!»

    «Il matrimonio con Bryn sarà la più grande avventura» assicurò Gabriel.

    Rafe sapeva da quanti anni Gabriel era innamorato di Bryn, un amore che suo fratello era convinto fosse destinato a non essere corrisposto fino a qualche mese prima.

    «È molto bella, devo ammetterlo.»

    «Rafe, vuoi smetterla di provocarlo?» intervenne brusco Michael, il maggiore dei tre fratelli, mentre Gabriel serrava le mani a pugno. «Non è il caso di rischiare una discussione tra lo sposo e uno dei testimoni per ravvivare la cerimonia.»

    «Stavo solo...» Rafe s'interruppe quando lo squillo del cellulare spezzò il silenzio relativo della chiesa.

    «Ti avevo detto di spegnere quel dannato aggeggio prima di entrare in chiesa» lo rimproverò aspro Gabriel, evidentemente grato di avere un motivo per cui sfogare la tensione.

    «Credevo di averlo fatto.» Con una smorfia, Rafe prese il cellulare e tolse il volume prima di riporlo in tasca. «Seriamente, Gabe, hai ancora il tempo di svignartela dal retro prima che chiunque se ne accorga.»

    «Raphael Charles D'Angelo!»

    Rafe non capiva come fosse possibile che sua madre, così minuta, riuscisse a ridurre al silenzio ognuno dei suoi tre figli alti un metro e ottanta, esclusivamente pronunciando il loro nome per intero in quel particolare tono di riprovazione.

    E tirò un sospiro di sollievo quando l'organo cominciò a suonare la marcia nuziale, risparmiandogli di doversi voltare e sorbirsi altri ammonimenti.

    La tensione abbandonò subito Gabriel, che rilassò le spalle mentre tutti e tre si alzavano.

    Sentendo le vibrazioni del cellulare che annunciavano un'altra chiamata, Rafe abbozzò l'ennesima smorfia. Preferì ignorarla e rivolgere l'attenzione a Bryn che percorreva lentamente la navata al braccio del patrigno.

    «Caspita, Gabe, Bryn è splendida» sussurrò con sincerità. Il sorriso radioso che Bryn, una visione in seta e pizzo bianco, rivolse a Gabriel parve illuminare l'intera chiesa.

    «Certo...» mormorò Gabriel, un'espressione di pura adorazione dipinta in viso mentre guardava la donna che amava più della sua stessa vita.

    «Chi diavolo può essere idiota al punto da telefonarti durante il matrimonio di tuo fratello?» domandò aspro Michael raggiungendo Rafe, adesso che gli invitati erano usciti dalla chiesa al sole estivo e osservavano con indulgenza gli sposi che venivano fotografati. Sia Bryn, sia Gabriel erano radiosi.

    Rafe controllò il cellulare; era la prima occasione in cui poteva leggere i messaggi.

    «Solo un amico che mi avverte che Monique è sul sentiero di guerra da quando ha scoperto che dopo il matrimonio non tornerò a Parigi.»

    I tre fratelli si alternavano nella gestione delle tre gallerie d'arte e d'asta Archangel.

    Lunedì Michael avrebbe preso in carico da Rafe la galleria di Parigi. Tornato dalla luna di miele, Gabriel si sarebbe occupato di quella di Londra e Rafe sarebbe andato a New York il giorno successivo per occuparsi della galleria americana.

    «Non avresti potuto dirglielo prima di partire?» borbottò irritato Michael.

    Rafe alzò le spalle.

    «Credevo di averlo fatto.»

    «Evidentemente non ha recepito il messaggio» borbottò il fratello prima di osservare a occhi socchiusi Gabriel e Bryn. «L'avresti mai detto che il nostro fratellino si sarebbe sposato?»

    Guardando la coppia felice, Rafe sorrise compiaciuto.

    «E ovviamente ne è più che contento.»

    Vicini per età, i tre fratelli erano anche simili nell'aspetto: tutti e tre alti e fantastici.

    Michael era austero e distaccato e preferiva tenere i capelli corti; gli occhi erano così penetranti che parevano quasi neri e insondabili come l'uomo cui appartenevano.

    Gabriel era tranquillo, ma decisamente determinato; i capelli si arricciavano sulla nuca e gli occhi erano grigi.

    Invece Rafe portava i capelli lunghi fin oltre il collo e gli occhi dorati brillavano della luce del predatore. Era anche considerato il meno serio dei tre D'angelo, almeno da coloro che non lo conoscevano bene.

    Gli intimi però sapevano perfettamente che Rafe, sotto quell'aria scherzosa e sbarazzina, era determinato come i due fratelli.

    Michael aggrottò un sopracciglio. «Ho l'impressione che Monique non sia quella giusta per te, non più della legione di donne con cui hai avuto una relazione negli ultimi quindici anni.»

    Rafe gli rivolse un'occhiata disgustata. «Non sto cercando quella giusta, grazie tanto!»

    Michael sorrise.

    «Uno di questi giorni potrebbe essere lei a trovare te.»

    «Ah... te lo sogni» ridacchiò Rafe. «Mi rendo conto che Gabriel sia estaticamente felice con Bryn, ma per quanto mi riguarda io non credo nell'amore di una vita. Non ci credo quanto non ci credi tu» aggiunse conoscendo bene il fratello.

    «No» confermò con enfasi Michael, per poi aggiungere subito dopo: «Quando sarò a Parigi, mi auguro di non essere tormentato da telefonate e visite da parte di questa Monique, che mi supplicherà di dirle dove sei, vero?».

    «Spero proprio di no» sospirò Rafe. «Ci siamo divertiti per qualche settimana, tutto qui, ma ora è finita.»

    A quelle parole Michael scosse il capo, l'espressione che tradiva l'irritazione.

    «Pare però che lei non se ne sia resa conto.» Si concesse una pausa. «Forse, una volta a New York, potresti indirizzare il tuo discutibile fascino su qualche donna più utile, no? La figlia di Dmitri Palitov verrà alla galleria martedì» spiegò notando l'aria interrogativa di Rafe. «Supervisionerà personalmente l'installazione delle vetrinette che ha disegnato lei stessa per la mostra dei gioielli di suo padre alla galleria. Si fermerà per tutto il tempo della mostra, insieme alle guardie di sicurezza di Palitov.»

    Incredulo, Rafe sbarrò gli occhi.

    «Il fatto che Palitov desideri delle guardie di sua fiducia è comprensibile.» Michael alzò le spalle. «Permettere a sua figlia di disegnare le vetrinette e la sua costante presenza durante la mostra sono state le condizioni perché Palitov ci concedesse di esibire i suoi gioielli.»

    Rafe, come il fratello, sapeva bene che era stato un colpo da maestro per la galleria Archangel poter esibire quei gioielli.

    Nessun altro, se non Palitov, li aveva mai visti da decenni, alcuni si diceva fossero appartenuti alla zarina stessa, il secolo precedente.

    «Mi auguro che tu ti tenga buona la figlia per le prossime settimane» concluse Michael.

    «Cosa significa, esattamente?» Rafe aggrottò la fronte. «Palitov non è intorno agli ottanta? Allora, quanti anni ha sua figlia?»

    «Cosa t'importa l'età?» Michael non lo riteneva importante. «Non ti chiedo di andare a letto con lei. Limitati a mettere a frutto un po' di quel tuo fascino letale con lei» consigliò con voce strascicata, dando al fratello una pacca sulla spalla per poi allontanarsi per raggiungere i genitori.

    Rafe sbuffò disgustato, per niente deliziato all'idea di servirsi del proprio fascino con la figlia di mezz'età del solitario multimilionario russo.

    1

    Tre giorni dopo. Galleria Archangel, New York

    «Le dispiace spostarsi? È d'intralcio.»

    Rafe si raddrizzò sulla soglia della galleria est dell'Archangel dove si trovava da alcuni minuti, intento a osservare l'installazione delle vetrinette nelle quali sarebbero stati esposti i gioielli della collezione Palitov. Incredulo, si voltò a guardare il ragazzo che l'aveva apostrofato in modo così scortese.

    Era un adolescente, non molto alto, con la tuta degli altri operai e un berretto da baseball che gli scendeva sul viso.

    Un viso forse troppo delicato per un ragazzo, ragionò Rafe. Sopracciglia scure sopra occhi verdi con ciglia lunghe, un naso all'insù cosparso da lentiggini, zigomi alti, bocca ben disegnata sopra un mento deciso.

    Sì, era un po' troppo effeminato, si convinse, anche se pareva non avere alcun problema a dare una mano a spostare le vetrinette.

    Come al solito, Rafe era arrivato alla galleria alle otto e mezzo, solo per essere informato che gli operai di Palitov si trovavano lì dalle otto.

    «Stavo proprio...»

    «Allora, si toglie di mezzo?» ripeté brusco il ragazzo. «Dobbiamo passare con le altre vetrinette.» Due uomini robusti si erano messi al suo fianco, come per enfatizzare la richiesta.

    Irritato, Rafe aggrottò la fronte per quella presenza inopportuna; dove diavolo era la figlia di Palitov?

    Quando non diede cenno di spostarsi, gli occhi verdi del ragazzo si sbarrarono. «Non credo che il suo capo approvi la sua mancanza di cooperazione.»

    «Si dà il caso che io sia qui proprio per vedere il suo datore di lavoro» replicò aspro Rafe.

    Un lampo di sospetto attraversò quegli occhi verdi. «Lei sarebbe...?»

    «Sì, sono io» confermò acido Rafe. «Mi era stato detto che la signorina Palitov sarebbe stata qui per supervisionare l'installazione delle vetrinette.» Aggrottò le sopracciglia in modo sarcastico.

    Adesso il ragazzino pareva meno sicuro di sé. «E lei è...?»

    «Raphael D'Angelo» affermò soddisfatto.

    Il ragazzo fece una smorfia. «Ho avuto quest'impressione.» Si raddrizzò. «Buongiorno, signor D'Angelo. Sono Nina Palitov» aggiunse mentre lui evitava di prenderle la mano che lei gli porgeva.

    Nina ebbe la soddisfazione di vedere che l'uomo, che adesso sapeva essere Raphael D'Angelo, uno dei tre fratelli proprietari della prestigiosa galleria Archangel, perdeva per un attimo quella boriosa arroganza, gli occhi dai riflessi dorati che si sbarravano per l'incredulità, le labbra perfette che si socchiudevano per la sorpresa.

    Quell'attimo le diede l'opportunità di studiare l'uomo che aveva di fronte. Doveva avere circa trentacinque anni, o forse poco meno, con lunghi capelli scuri che gli sfioravano le spalle e il viso dell'angelo caduto in disgrazia.

    Aveva occhi dallo sguardo predatore, zigomi accentuati, pelle olivastra, naso lungo e aristocratico, labbra sensuali, mento che al momento aveva un'angolazione di sfida.

    L'abito grigio perfetto e la camicia bianca non mascheravano la perfezione dei suoi muscoli, anzi enfatizzavano la sua virilità. Un abito che, a parere di Nina, era costato quanto l'affitto di un mese di un esclusivo attico a Manhattan. La camicia bianca era di seta finissima, così come la cravatta meticolosamente annodata, e le scarpe di certo italiane.

    Come se questo non fosse sufficiente a confermare la sua identità, l'accento inglese modulato e colto completava il tutto tradendo, tra l'altro, la sua origine italiana.

    Nina riportò lo sguardo su quel viso arrogante, bello da togliere il fiato. «Dalla sua espressione deduco che io non sia come si aspettava, signor D'Angelo. Non è così forse?»

    Non era come si aspettava?

    Quella era l'affermazione del secolo. Già era stato spiacevole credere di parlare con un ragazzino maleducato di bell'aspetto, ma accettare che quel ragazzino fosse una giovane bella donna, e soprattutto la figlia di Palitov, era difficile da digerire. Palitov aveva circa ottant'anni e la donna che sosteneva di essere sua figlia doveva avere al massimo venticinque anni.

    O forse Nina era sua nipote, e per qualche motivo era lì a sostituire la madre?

    Rafe si sforzò di eliminare la

    Ti è piaciuta l'anteprima?
    Pagina 1 di 1