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Un gradevole accordo: Harmony Collezione
Un gradevole accordo: Harmony Collezione
Un gradevole accordo: Harmony Collezione
E-book160 pagine2 ore

Un gradevole accordo: Harmony Collezione

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Info su questo ebook

Bryn Jones, giovane pittrice, non ha mai perdonato Gabriel D'Angelo per aver contribuito a far incarcerare suo padre, mandando a rotoli la sua famiglia e spezzandole per di più il cuore. Così si è creata una nuova identità per sfuggire a quello scandalo, finché non ha la possibilità di esporre le sue opere proprio nella prestigiosa galleria d'arte dei fratelli D'Angelo...

Gabriel non ha mai dimenticato il suo sguardo ostile in quell'aula di tribunale. Ora, però, la seducente Bryn è tornata, questa volta disposta a rispettare le sue condizioni per ottenere ciò cui aspira. E lui ha tutte le intenzioni di fare in modo che questo accordo sia gradevole per entrambi!
LinguaItaliano
Data di uscita19 mag 2017
ISBN9788858965009
Un gradevole accordo: Harmony Collezione
Autore

Carole Mortimer

Carole Mortimer was born in England, the youngest of three children. She began writing in 1978, and has now written over one hundred and seventy books for Harlequin Mills and Boon®. Carole has six sons, Matthew, Joshua, Timothy, Michael, David and Peter. She says, ‘I’m happily married to Peter senior; we’re best friends as well as lovers, which is probably the best recipe for a successful relationship. We live in a lovely part of England.’

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    Anteprima del libro

    Un gradevole accordo - Carole Mortimer

    successivo.

    Prologo

    «Non preoccuparti, Mik, verrà.»

    «Togli quei dannati piedi dalla mia scrivania» ringhiò Michael in risposta alla rassicurazione del fratello, senza neppure alzare gli occhi dai documenti che stava leggendo nello studio dell'Archangel Rest, l'appartata residenza nel Berkshire della famiglia D'Angelo. «E non sono preoccupato.»

    «Un accidenti se non lo sei...» borbottò pigramente Rafe, guardandosi bene dal rimuovere gli stivali da dov'erano, sulla scrivania di fronte al viso del fratello.

    «Non lo sono per niente, Rafe» assicurò Michael.

    «Sai se...»

    «Immagino non ti sia sfuggito che sto cercando di leggere» sospirò con impazienza Michael. Era vestito formalmente, come di consueto, con una camicia azzurra, cravatta blu, pantaloni di sartoria, la giacca appoggiata sullo schienale della poltrona di pelle.

    Era sempre stato motivo d'ilarità in famiglia che la loro madre avesse deciso di chiamare i suoi tre figli Michael, Raphael e Gabriel, nomi che, a suo parere, si accordavano al cognome D'Angelo. Purtroppo i tre fratelli erano stati presi in giro dai compagni nel corso degli anni al college. Ma non adesso, che erano ormai intorno ai trent'anni e avevano creato le tre case d'asta e gallerie d'arte Archangel, le più prestigiose gallerie private del mondo: a Londra, New York e Parigi.

    Il nonno, Carlo D'Angelo, si era portato con sé la propria fortuna quando aveva lasciato l'Italia più di mezzo secolo prima per stabilirsi in Gran Bretagna, dove aveva sposato una ragazza inglese e avuto un figlio: Giorgio.

    Come suo padre prima di lui, Giorgio era stato un accorto uomo d'affari, aprendo a Londra, trent'anni prima, la casa d'aste Archangel che aveva avuto un grande successo. Quando, dieci anni prima, Giorgio si era ritirato dal lavoro stabilendosi con la moglie Ellen nella loro casa in Florida, i tre fratelli avevano praticamente triplicato la fortuna di famiglia creando gallerie simili a New York e a Parigi, con il risultato che attualmente erano multimilionari.

    «E non chiamarmi Mik» ringhiò Michael continuando a leggere. «Sai benissimo che non lo sopporto.»

    Ovvio che Rafe lo sapesse, ma considerava compito del fratello più giovane irritare il maggiore.

    Non che ne avesse molte opportunità, ora che i tre fratelli vivevano in città diverse. Ma si erano sempre ripromessi di vedersi per Natale e per ognuno dei loro compleanni, e quel giorno Michael compiva trentacinque anni. Rafe aveva un anno meno e Gabriel, il piccolo della famiglia, un anno meno ancora.

    «Ho sentito Gabriel circa una settimana fa» annunciò Rafe abbozzando poi una smorfia.

    «Perché quella faccia?» Michael aggrottò un sopracciglio.

    «Per nessun motivo in particolare... sappiamo benissimo entrambi che Gabriel da cinque anni è di cattivo umore. Non ho mai capito quell'attrazione.» Alzò le spalle. «A me sembrava un topolino, con solo...»

    «Rafe!» lo rimproverò Michael.

    «... quegli occhi grigi immensi» concluse asciutto Rafe.

    Le labbra di Michael si erano assottigliate. «Ho parlato due giorni fa con Gabriel.»

    «E...?» lo spronò con impazienza Rafe, quando fu evidente che il fratello maggiore intendesse tirarla per le lunghe come suo solito.

    «Ha detto che sarà qui oggi, in tempo per la cena.»

    «Non potevi dirmelo prima?»

    Rafe tolse i piedi dalla scrivania poi prese a camminare con impazienza nello studio. «Sarebbe stato troppo semplice, immagino.» Si fermò un attimo per lanciare un'occhiataccia al fratello.

    «Senza dubbio.» Michael esibì l'ombra di un sorriso, lo sguardo impenetrabile come di consueto.

    I tre fratelli avevano la stessa altezza e costituzione simile. Più alti della media, con i medesimi capelli neri; Michael li aveva corti, e occhi scuri, Rafe lunghi fino a sfiorare le spalle, gli occhi chiari che mandavano riflessi dorati.

    «E allora?» sbottò impaziente quando pareva che Michael non intendesse aggiungere altro.

    «Allora, cosa?» Il fratello aggrottò un sopracciglio appoggiandosi allo schienale.

    «Come se la passa?»

    «Come hai detto tu, è insopportabile come sempre.»

    Rafe fece una smorfia. «Disse il corvo al merlo...» borbottò poi.

    «Io non ho un brutto carattere, Rafe. Semplicemente non sopporto gli idioti.»

    «Mi auguro di non essere incluso nella categoria.»

    «Ovvio.» Michael si rilassò leggermente. «Quando penso a noi tre, preferisco definirci un po' troppo... profondi.»

    Parte della tensione di Rafe si allentò mentre sorrideva, convenendo che quello era il motivo per cui nessuno dei tre si era ancora sposato. Le donne che avevano conosciuto non erano attratte in particolare dall'indubbio fascino dei tre fratelli D'Angelo, quanto dal loro denaro, e questo non costituiva ovviamente una base solida se non per un mero rapporto fisico.

    «Forse» ammise asciutto. «Allora, cos'è quel fascicolo che studiavi con tanta attenzione quando sono arrivato?»

    «Ah!» sbuffò suo fratello.

    Rafe lo squadrò. «Perché ho l'impressione che non mi piacerà?»

    «Probabilmente perché sarà così.» Michael spinse verso di lui il fascicolo.

    Rafe lesse il nome in alto a destra. «E chi sarebbe Bryn Jones?»

    «Partecipa alla New Artists Exhibition che si terrà alla galleria di Londra il mese prossimo» spiegò conciso Michael.

    «Diavolo! Ecco perché sapevi che oggi Gabriel sarebbe tornato. Mi ero completamente dimenticato che Gabriel si era assunto l'impegno dell'organizzazione.»

    «Sì, perché io andrò a Parigi» ammise Michael soddisfatto.

    «Intendi rivedere la bellissima Lisette?»

    «Chi?»

    Il tono di voce era sufficiente a lasciar intendere che la relazione con la bellissima Lisette non solo era conclusa, ma già dimenticata. «Allora, cosa c'è di così speciale in questo Bryn Jones da avere un file su di lui?»

    Rafe sapeva che doveva esserci un motivo per l'interesse di Michael in quel particolare artista. C'erano state dozzine di richieste per la New Artists Exhibition; la mostra che Gabriel tre mesi prima aveva organizzato a Parigi aveva ottenuto un gran successo, così avevano deciso di organizzarne una simile a Londra il mese successivo.

    «Bryn Jones è una donna» lo corresse Michael.

    Rafe aggrottò un sopracciglio. «Capisco...»

    «Ne dubito» ribatté il fratello. «Forse questa foto ti aiuterà...» Michael gli porse una foto in bianco e nero. «È stata scattata da una delle nostre telecamere di sorveglianza proprio ieri...» e questo spiegava la pessima qualità dell'immagine, «... quando è venuta personalmente alla galleria per consegnare il portfolio a Eric Sanders.» Eric era il loro esperto della galleria inglese.

    La donna aveva circa venticinque anni. Ovviamente non si individuavano i colori. I capelli le sfioravano le orecchie in uno stile impertinente, l'abbigliamento serio e professionale che non riusciva a celare le curve perfette.

    Aveva un viso molto bello, dovette ammettere Rafe continuando a studiare la foto. Il viso era a forma di cuore, gli occhi vivaci, il naso all'insù, le labbra piene e sensuali e il mento delicato.

    Un viso familiare.

    «Perché ho la sensazione di conoscerla?» chiese Rafe alzando il capo.

    «Probabilmente perché tutti noi la conosciamo» ribatté deciso Michael. «Immaginala leggermente più in carne, con occhiali spessi e capelli lunghi color topo.»

    «Non mi sembra il tipo che possa aver attratto la nostra attenzione» considerò Rafe, lo sguardo fisso sulla foto che si faceva sospettoso.

    «Oh, sì... Mi sono dimenticato di dirti che dovresti osservarle meglio gli occhi» aggiunse Michael con voce strascicata.

    Rafe alzò di scatto lo sguardo. «Non può essere! È lei?» Studiò la foto più da vicino. «Stai dicendo che questa bellissima donna è Sabryna Harper?»

    «Già» confermò suo fratello.

    «La figlia di William Harper?»

    «Esatto.»

    Il viso di Rafe s'incupì ricordando il subbuglio di cinque anni prima, quando William Harper aveva proposto un supposto Turner, opera sconosciuta, da vendere nella loro galleria di Londra.

    In genere la sua esistenza sarebbe dovuta rimanere segreta finché gli esperti non ne avessero confermato l'autenticità, ma in qualche modo la notizia era stata divulgata alla stampa sollevando un gran polverone.

    All'epoca Gabriel, che si occupava della galleria di Londra, si era recato diverse volte dalla famiglia Harper mentre il dipinto era in mano agli esperti per l'autentificazione, e in quelle occasioni aveva conosciuto sia la moglie sia la figlia di Harper. E questo aveva reso ancora più difficile e penoso dover dichiarare che il quadro, a parere degli esperti, era un falso. A peggiorare la situazione, la polizia aveva dimostrato che William Harper era l'unico responsabile della truffa, con il risultato che era stato imprigionato.

    Nel corso del processo la moglie e la figlia erano state tormentate dai media, e la penosa storia aveva avuto un tragico epilogo quando Harper era morto in prigione solo quattro mesi dopo la sentenza. In seguito la moglie e la figlia erano scomparse.

    Fino a quel momento, pareva.

    Rafe lanciò un'occhiata a Michael. «Sei proprio sicuro che sia lei?»

    «La relazione che mi è stata data dall'investigatore a cui ho dato l'incarico di tenerla d'occhio, dopo averla vista ieri alla galleria, lo dà per certo.»

    «Le hai parlato?»

    Michael scosse il capo. «Stavo entrando quando è passato Eric con lei. Come ho detto mi è sembrato di conoscerla e l'investigatore privato mi ha confermato che Mary Harper, dopo la morte del marito, ha ripreso il proprio nome da ragazza, e anche quello della figlia è stato cambiato.»

    «Quindi questa Bryn Jones è proprio lei?»

    «Sì.»

    «Che cosa intendi fare?»

    «A che proposito?»

    Alla calma del fratello, Rafe sbuffò esasperato. «Be', è ovvio che non possa far parte dei sei nuovi artisti che esibiranno il mese prossimo le loro opere alla galleria.»

    Michael aggrottò un sopracciglio. «Perché?»

    «Be', per prima cosa suo padre è stato condannato per aver cercato di coinvolgere una delle nostre gallerie in una truffa.» Si concesse una pausa. Poi concluse: «Inoltre Gabriel è andato in tribunale a testimoniare a favore dell'accusa».

    «E le colpe dei padri ricadono sui figli? È così?»

    «No, certo! Ma con un padre come il suo, come puoi essere certo che i dipinti nel suo portfolio siano proprio suoi?»

    «Lo sono.» Michael annuì. «C'è tutto nella documentazione. È laureata in arte. Negli ultimi due anni ha cercato di vendere le sue opere ad altre gallerie con poco successo. Ho studiato il suo portfolio, Rafe, e nonostante l'opinione delle altre gallerie, è in gamba. Molto più che in gamba. È originale, e forse è per questo che le altre gallerie non hanno voluto correre rischi. Ma la loro perdita è il nostro guadagno, al punto che ho intenzione di acquistare una sua opera per la mia collezione privata.»

    «Sarà nella rosa dei sei finalisti?»

    «Senza dubbio.»

    «E cosa mi dici di Gabriel?»

    «In che senso?»

    «Non abbiamo fatto altro che metterlo in guardia negli ultimi cinque anni, ma lui si è rifiutato di ascoltarci. Come pensi che reagirà quando saprà chi realmente è Bryn Jones?»

    «Be', devi riconoscere che con l'età è migliorata molto» replicò asciutto Michael.

    Su questo non c'erano dubbi. «Ma... accidenti, Michael!»

    Suo fratello serrò le labbra. «Bryn Jones è un'artista di talento e merita che le sue opere siano esposte nella galleria Archangel

    «Hai mai riflettuto sul motivo che l'ha spinta a fare una cosa del genere?» Rafe aggrottò la fronte. «Che non abbia qualche altra motivazione, forse l'intenzione di

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