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Un audace scommessa (eLit): eLit
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E-book60 pagine48 minuti

Un audace scommessa (eLit): eLit

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Info su questo ebook

Il capitano Ewan Dalgleish, famoso per le sue audaci imprese sui campi di battaglia e sempre in cerca di nuove eccitanti sfide, propone alla bella Isabella Mansfield un accordo scandaloso: in cambio dei soldi di cui ha bisogno deve passare tre notti con lui. Ma sarà poi disposto a lasciarla andare?
LinguaItaliano
Data di uscita4 mag 2020
ISBN9788830505421
Un audace scommessa (eLit): eLit
Autore

Marguerite Kaye

Marguerite Kaye writes hot historical romances from her home in cold and usually rainy Scotland. Featuring Regency Rakes, Highlanders and Sheikhs, she has published almost fifty books and novellas. When she’s not writing she enjoys walking, cycling (but only on the level), gardening (but only what she can eat) and cooking. She also likes to knit and occasionally drink martinis (though not at the same time). Find out more on her website: www.margueritekaye.com

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    Anteprima del libro

    Un audace scommessa (eLit) - Marguerite Kaye

    Londra, 1785

    La sala da gioco era gremita, la clientela composta in massima parte da uomini, ma con una certa presenza femminile. Grazie alla famigerata Duchessa di Devonshire, giocare con delle poste molto alte era diventato di moda per il gentil sesso. L'aria era soffocante, impregnata di sentori di cipria per capelli ed essenze profumate, brandy e vino, a cui si mescolava l'odore acre di troppi corpi ammassati in uno spazio ristretto. Le candele gocciolavano e guizzavano, proiettando ombre sulle pareti.

    «Vince l'otto.» Palesemente contrariata, la donna corpulenta che presiedeva al tavolo del faraone spinse un mucchio di gettoni attraverso il tappeto verde.

    Isabella Mansfield, la mente concentrata nel calcolare l'ammontare delle proprie vincite, ignorò la sua crescente animosità. Oh, se faceva caldo! Il ventaglio che portava appeso al polso non le forniva che un misero refrigerio. La cipria che, contrariamente al solito, si era cosparsa sui capelli le irritava la cute. Il belletto che aveva accuratamente applicato sulle guance e sulle labbra le faceva prudere la pelle. Le pieghe dell'abito azzurro e gli assurdi strati necessari per mantenere la foggia della gonna, tutto contribuiva a metterla terribilmente a disagio.

    Contribuiva altresì, ricordò a se stessa, a non richiamare l'attenzione su di sé, a renderla simile alle altre donne presenti. Fatta eccezione per la totale mancanza di gioielli. Le perle della sua bisnonna, l'unica cosa di valore che aveva posseduto, erano state vendute per procurarle il denaro che le occorreva per quella serata. Altre due vincite e, se la fortuna avesse continuato ad assisterla, ne avrebbe avuto a sufficienza.

    Il Capitano Ewan Dalgleish la osservò con interesse mentre puntava l'intera pila di gettoni sul due, suscitando un mormorio di eccitazione da parte degli spettatori. C'era un che di forzato nel suo atteggiamento, del tutto diverso dalla noncuranza di un'autentica giocatrice. Appariva chiaro che era nervosa. Le sue dita affusolate giocherellavano con le stecche del ventaglio, lo sguardo fisso sul sabot, come se contenesse la chiave del suo destino, anziché due mazzi di carte. Cosa che probabilmente, pensò inarcando un sopracciglio mentre valutava la sua puntata, era la verità. Si sentì decisamente incuriosito.

    Nella ricorrenza del giorno in cui aveva dato le dimissioni in seguito alla morte del padre, oltre che del suo trentesimo compleanno, era entrato in quella nuova casa da gioco in cerca di uno svago. Nell'ultimo anno aveva assaggiato ogni piacere, lecito o meno, che poteva offrire la città, cancellando le sue tracce e sbandierando la rispettabilità acquisita di recente sotto il naso dei suoi detrattori. Sport, donne, gioco d'azzardo gli procuravano una momentanea emozione, niente che potesse paragonarsi al brivido viscerale di una battaglia. Stava cominciando a credere che il servizio militare lo avesse privato della capacità di provare delle sensazioni. Un profondo tedio minacciava di sopraffarlo.

    Benché avesse avuto fortuna al gioco quella sera, significava poco. Suo padre gli aveva lasciato un immenso patrimonio. Quanto al brandy che aveva ingurgitato, poteva darsi che gli avesse annebbiato la mente, tuttavia non aveva attenuato il pessimo umore che lo stava avvelenando. Gli occorreva qualcosa di più esotico come antidoto.

    La splendida donna seduta al tavolo del faraone lo era senza ombra di dubbio. Malgrado la cipria e il belletto regolamentari, si percepiva un che di insolito in lei. Le sopracciglia nere leggermente rivolte all'insù incorniciavano due occhi azzurri come zaffiri, frangiati da lunghe ciglia scure. E c'era intelligenza in quegli occhi. Un bocca più grande del bocciolo di rosa che esigeva la moda, con il labbro inferiore più pieno. La lunga linea della gola lasciava il posto alla voluttuosa rotondità del suo seno. La stessa pelle candida delle braccia, dei polsi sottili e delle dita. Una latente sensualità mista a un'aria di altezzoso distacco. Una provocante e allettante combinazione.

    Mrs. Bradley, che teneva il banco, stava rifiutando la puntata della bellissima donna. I suoi molti menti tremolarono mentre scuoteva la testa. «Mi dispiace, signora. La vostra è il doppio della puntata massima consentita.»

    «Ma...» Isabella alzò lo sguardo, imbarazzata di scoprire che tutti gli

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