Scopri milioni di eBook, audiolibri e tanto altro ancora con una prova gratuita

Solo $11.99/mese al termine del periodo di prova. Cancella quando vuoi.

Lo sceicco dagli occhi di giada (eLit): eLit
Lo sceicco dagli occhi di giada (eLit): eLit
Lo sceicco dagli occhi di giada (eLit): eLit
E-book142 pagine2 ore

Lo sceicco dagli occhi di giada (eLit): eLit

Valutazione: 0 su 5 stelle

()

Leggi anteprima

Info su questo ebook

Sons of the Desert: The Princesses 2

L'ha incontrata solo una volta, prima del matrimonio del suo amico Bari, ma non ha fatto altro che pensarla. Latif non riesce a togliere gli occhi di dosso alla bella Jalia e sta studiando un modo per restare solo con lei. Vuole convincerla a non tornare in Scozia per rimanere accanto a lui!
La principessa sa che quell'uomo dagli occhi di giada sta mettendo in serio pericolo il suo equilibrio. Jalia vuole tornare in Europa e non può permettere a un corpo mozzafiato accompagnato da un fascino travolgente di farle cambiare idea. Perché si è lasciata convincere a seguirlo in un luogo isolato alla ricerca di Bari e sua moglie?
LinguaItaliano
Data di uscita1 set 2020
ISBN9788830515352
Lo sceicco dagli occhi di giada (eLit): eLit
Autore

Alexandra Sellers

Tra le autrici più amate e lette dal pubblico italiano.

Leggi altro di Alexandra Sellers

Autori correlati

Correlato a Lo sceicco dagli occhi di giada (eLit)

Titoli di questa serie (3)

Visualizza altri

Ebook correlati

Narrativa romantica per voi

Visualizza altri

Articoli correlati

Categorie correlate

Recensioni su Lo sceicco dagli occhi di giada (eLit)

Valutazione: 0 su 5 stelle
0 valutazioni

0 valutazioni0 recensioni

Cosa ne pensi?

Tocca per valutare

La recensione deve contenere almeno 10 parole

    Anteprima del libro

    Lo sceicco dagli occhi di giada (eLit) - Alexandra Sellers

    Immagine di copertina:

    closeupimages / iStock / Getty Images Plus

    Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:

    The Ice Maiden’s Sheikh

    Silhouette Desire

    © 2004 Alexandra Sellers

    Traduzione di Laura Cinque

    Questa edizione è pubblicata per accordo con

    Harlequin Books S.A.

    Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

    persone della vita reale è puramente casuale.

    © 2005 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

    eBook ISBN 978-88-3051-535-2

    1

    La sposa era sparita.

    In preda all’ansia, Jalia corse lungo la balconata, le tempie che le pulsavano. La leggera seta verde del suo velo da damigella d’onore le ricadde di nuovo sul viso, impedendole di vedere bene e aumentando la confusione che provava.

    Cosa era successo? Dov’era andata Noor? E perché?

    Ti prego! Fa’ che sia solo uno dei suoi giochi! Fa’ che non abbia cambiato idea all’ultimo momento, nel modo più imbarazzante possibile...

    «Noor?» chiamò senza alzare troppo la voce. «Dove sei?»

    Un silenzio pieno di mormorii provenienti dal gran cortile centrale del palazzo stava sostituendo l’eco del ricevimento. Ormai non c’era più speranza di trovare Noor in tempo perché la cerimonia potesse svolgersi senza un ritardo vergognoso.

    La balconata dava su un cortile più piccolo. Se Noor fosse passata da lì, di sicuro si sarebbe accorta di aver preso la strada sbagliata...

    «Noor?» ripeté sporgendosi oltre la balaustra, ma il cortile sottostante era deserto. Gli zampilli della fontana giocavano con il sole creando un getto di diamanti, i fiori danzavano nella brezza, e nessuna ombra umana si muoveva sulle bellissime piastrelle della pavimentazione.

    Davanti a lei, in una serie mozzafiato di archi e colonne, si allungava la balconata che conduceva a un’antica porta ad arco. Sembrava la porta segreta di tanti sogni infantili, e anche lì non si vedeva nessuno.

    «Noor?» chiamò di nuovo. La fuga della sposa era colpa sua? La gente lo avrebbe pensato. Sì, avrebbero dato la colpa a lei. Alcuni più di altri. Latif Abd al Razzaq Shahin, per esempio, avrebbe condannato la sua interferenza nel fidanzamento improvviso di Noor, sua cugina, con l’amico Bari. Lo aveva già fatto in passato, e ancora la cosa le bruciava.

    «Noor!» chiamò ancora, con decisione. Ormai la segretezza non aveva più importanza. Come aveva potuto sua cugina suscitare un simile scandalo all’ultimo momento, comportandosi in modo così melodrammatico ed egocentrico, invece di seguire il consiglio calmo e razionale che le aveva dato lei? Bastava che insistesse sul fatto che aveva bisogno di un altro po’ di tempo, accidenti! Dopotutto si trattava di sposare uno sconosciuto e andare a vivere in un paese altrettanto sconosciuto!

    Ma era tipico di Noor lasciare qualcun altro a raccogliere i cocci della sua avventatezza! Grazie alla sua scarsa discrezione, sapevano tutti della sua opposizione a quel matrimonio frettoloso e, adesso, tutti avrebbero incolpato lei di quello che era successo.

    Lui, soprattutto. Non che le importasse un accidente dell’opinione di Latif Abd al Razzaq Shahin, ma il suo biasimo poteva essere feroce e crudele, dato che la detestava almeno quanto lei detestava lui. Probabilmente si sarebbe compiaciuto di metterla drasticamente dalla parte del torto.

    Come se quel pensiero l’avesse evocato, Latif Abd al Razzaq comparve davanti a lei sulla balconata alcuni metri più avanti. Indossava la magnifica divisa da cerimonia dei dignitari più intimi del sultano, e lei, rabbrividendo come se fosse comparsa una minaccia, arretrò dietro una delle colonne di mattoni color sabbia.

    Latif puntò verso di lei come il falcone da cui aveva preso il soprannome e, in un attimo, le si parò davanti bloccandole la strada.

    «Dov’è andata sua cugina?» le domandò con un tono autoritario.

    Jalia si sentì la pelle d’oca dappertutto. Aveva il viso coperto dal velo, e si chiese come lui potesse averla riconosciuta. «Non so di cosa stia parlando, Eccellenza» gli rispose nel suo arabo dal pesante accento inglese.

    Latif Abd al Razzaq scosse la testa con l’arroganza che lo caratterizzava e che lei tanto odiava. Tutto ciò che decideva di possedere diventava suo, qualunque cosa decidesse di fare era quella giusta, e tutto doveva sottostare alle sue scelte: questo era il messaggio che traspariva da lui.

    La rabbia le fece ribollire il sangue. Come detestava quell’uomo! Rappresentava tutto ciò che lei rifiutava dell’Oriente!

    «Il gioco è finito» le disse. «Dov’è andata Noor?»

    «Non ne ho la minima idea. Mi lasci passare» gli rispose lei con un tono sdegnato.

    Lui alzò una mano e con lentezza deliberata le sollevò il velo scoprendole il viso. I capelli sottili e biondi, raccolti da una parte, formavano una grande onda che le nascondeva un occhio, quando lei sollevò la testa con uno sguardo altero.

    Lui non lasciò il velo, i capelli di lei che gli sfioravano le nocche della mano. Dopo un curioso, gelido momento, la ritirò; e sembrò che, intorno, l’aria riprendesse a spirare.

    «Dov’è andata sua cugina?» le chiese di nuovo con un tono duro, a voce bassa.

    Lei sollevò ancora di più il viso, gli occhi color smeraldo che mandavano lampi. «Non mi parli con quel tono di voce!»

    «Dove?» ripeté lui.

    «Non ne ho idea. Probabilmente si è rifugiata da qualche parte perché non si sentiva bene. La sto cercando. Mi lasci passare, per favore.»

    «Se la cerca tra queste mura comunque perde tempo. La principessa Noor se n’è andata.»

    «Andata? E dove?»

    «È quello che Bari vorrebbe che lei mi svelasse. Dov’è andata la principessa Noor?»

    «Mi sta dicendo che ha lasciato il palazzo?»

    «Perché, lei non lo sa?»

    Jalia strinse ancora di più la destra a pugno. «No! Come posso saperlo? Stavo aspettando con le altre damigelle d’onore, quando...»

    Lui seguì lo sguardo di lei fisso sulla mano stretta a pugno e, con una mossa possessiva, le afferrò il polso forzandola ad aprirlo. «Cosa sta nascondendo?» le chiese guardandola negli occhi.

    «Non sono affari suoi!»

    «Apra la mano, principessa Jalia!»

    Lei strinse le labbra e, dopo qualche attimo in cui si fissarono con odio, provò l’umiliazione di sentire la pressione delle sue dita sulle proprie nocche, e fu costretta a cedere.

    Sul palmo aperto di Jalia brillava un magnifico solitario e lui lo prese in mano. Il diamante degli al Khalid. Un gioiello unico che valeva centinaia di volte l’anello con i tre opali che portava lei all’anulare sinistro. Il valore e la bellezza di quel diamante avevano deliziato Noor, ma lei non ne era stata impressionata per nulla. Perché sapeva cosa si portava dietro un anello come quello: un uomo come Bari al Khalid... o come Latif Abd al Razzaq Shahin.

    «Mi dica dove è andata sua cugina.»

    «Cosa le fa essere così sicuro che lo sappia? Nelle sue stanze, probabilmente! Dove vuole che sia andata?»

    Il velo le stava scendendo di nuovo sul viso, e lei si sistemò nervosamente le mollette che lo sostenevano. Che abitudine stupida era quella per cui la sposa doveva essere scelta fra un gruppo di damigelle velate per mettere alla prova la perspicacia dello sposo! Tutti sapevano che veniva informato di quello che avrebbe indossato la sua futura moglie. Noor aveva fatto infuriare la famiglia insistendo che voleva vestirsi di bianco, il colore più occidentale per una sposa, e Bari avrebbe dovuto essere cieco, o del tutto idiota, per sbagliarsi.

    Comunque era stato deciso che sarebbe stato seguito l’antico rituale. Era stata una delle ragioni per cui Jalia era grata ai suoi genitori di aver lasciato il Bagestan anni prima che lei nascesse, e non era affatto contenta che avessero deciso di tornare a viverci.

    Anche perché ci viveva Latif Abd al Razzaq.

    Lui la stava guardando scettico. Jalia sapeva che non avrebbe mai creduto che, contraria com’era a quel matrimonio così affrettato, lei non avesse avuto niente a che fare con quella fuga.

    Ma perché se ne preoccupava? Quello che pensava quell’uomo non le importava per niente!

    Con un’aria ancora più altera, si tolse definitivamente dalla testa il velo meravigliosamente ricamato.

    «Ha il suo anello di fidanzamento!» affermò lui in tono accusatorio.

    «Sì» ammise lei gelida.

    «Dove lo ha preso?»

    «Cosa le dà il diritto di farmi questa domanda, Eccellenza? E con quel tono?»

    «Che tono di voce vuole che usi, principessa?» ribatté lui a voce bassa, minaccioso.

    Jalia provò un brivido, ma vinse il disagio che l’aveva sorpresa. «Preferirei proprio che non si rivolgesse a me per niente!»

    Fu contenta di vedere che lo aveva spiazzato, e che lui non si preoccupava di nascondere la sua disapprovazione. Un uomo come quello poteva essere solo un nemico, lo sapeva bene, ed era meglio che l’antipatia reciproca fosse evidente. Guardandolo adesso, con la sua giacca verde scuro che enfatizzava il verde giada dei suoi occhi, e il fodero del pugnale da cerimonia ricoperto di gemme che gli pendeva al fianco, sentì quell’ostilità come una corrente incontrollata fra loro. Non sapeva perché la detestasse tanto, ma sapeva perché a lei era antipatico: rappresentava tutto ciò che Jalia odiava in un uomo. Dispotico, arrogante, sicuro di sé, super macho... e orgoglioso di esserlo in modo evidente.

    «Noor le ha parlato prima di andarsene?»

    Jalia sospirò, esasperata. «Cosa crede di guadagnare con questo atteggiamento?»

    «Le ha accennato qualche indizio? Ha detto che sarebbe tornata al palazzo?»

    «Vuole smetterla di supporre che io sia coinvolta? Qualunque cosa mia cugina stia facendo, e chiunque la stia aiutando, io non c’entro affatto! Non le è venuto in mente che quello che è successo potrebbe non essere ciò che sembra? Per quanto ne sappiamo io o lei, potrebbe essere stata attirata fuori di qui e...»

    «Non se ne sarebbe andata di sua volontà?»

    «Non lo so! Vuole ficcarsi in quella sua testa dura che non ho idea del motivo per cui Noor se ne sia andata... se se n’è andata?»

    «Se

    «Lei sta facendo di tutto per mettermi in una posizione sgradevole!»

    Latif la fissò per alcuni attimi in silenzio, poi le disse: «Venga. Dobbiamo parlare con gli altri». Girò sui tacchi, si avviò lungo la balconata, e superò l’arcata che portava al cortile principale della casa.

    Jalia strinse i denti e lo seguì. Solo perché doveva parlare coi genitori di Noor. In più, ricordò a se stessa, c’era l’anello di fidanzamento della cugina, ed era sicura che, se avesse declinato l’ordine di Latif, lui avrebbe avuto dei sospetti anche sui motivi per cui lei era in possesso

    Ti è piaciuta l'anteprima?
    Pagina 1 di 1