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La geisha americana: Harmony Destiny
La geisha americana: Harmony Destiny
La geisha americana: Harmony Destiny
E-book154 pagine2 ore

La geisha americana: Harmony Destiny

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Info su questo ebook

Una volta divenuti ricchi e potenti dovranno scegliere tra amore e vendetta. L'unico desiderio di Raiden Kuroshiro, dopo essere sfuggito agli artigli dell'Organizzazione che lo ha usato come mercenario per anni, è di riprendersi la propria identità e il posto che gli spetta nella società giapponese. Ma a impedirglielo è stata mandata la provocante Scarlett Delacroix, alle cui grazie è quasi impossibile resistere. Infatti, Raiden, suo malgrado, cede alla tentazione. La passione divampa tra loro spazzando via ogni altro desiderio o accordo. E quando, poco dopo, Scarlett rimane inaspettatamente incinta, la situazione si complica perché per lei e suo figlio non c'è posto nel futuro di Raiden, a meno che lui non rinunci a tutto ciò che ha sempre voluto.
LinguaItaliano
Data di uscita21 mar 2016
ISBN9788858946251
La geisha americana: Harmony Destiny
Autore

Olivia Gates

Tra le autrici più amate e lette dal pubblico italiano.

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    Anteprima del libro

    La geisha americana - Olivia Gates

    successivo.

    1

    Raiden Kuroshiro osservò la donna al proprio fianco. Il suo nome era Megumi. Benedizione, in giapponese. Pelle candida e levigata, luminosi capelli neri e labbra rosse, era la versione vivente di Biancaneve. Il corpo snello e minuto era avvolto in un prezioso abito blu che le donava l'aspetto di una principessa delle fiabe. C'era qualcosa di regale nel suo portamento mentre riceveva le congratulazioni per il loro fidanzamento. Le nozze sarebbero state celebrate due mesi più tardi.

    Non provava niente per lei, così come Megumi non nutriva alcun sentimento nei suoi confronti. Proprio come sarebbe dovuto essere. Le ragioni per cui si sposavano non esigevano nemmeno che si tollerassero. Il loro era unicamente un matrimonio di convenienza.

    Megumi sollevò lo sguardo con un sorriso delicato e falso che lui ricambiò. Dal carattere soave, sarebbe andata d'accordo anche con il diavolo in persona. E Raiden era noto per essere malvagio. Si era guadagnato quella nomea negli anni in cui era stato un mercenario e, più tardi, quando si era fatto strada per diventare un ricco imprenditore.

    «Posso raggiungere mia madre se lo desideri.»

    Udì a malapena la voce di Megumi oltre il gagaku, la tradizionale musica di corte, e il vociare delle cinquecento persone presenti nel salone. Era la prima volta che si trovava alla presenza di tutti i membri dell'alta società giapponese. Il suo obiettivo non era solo di entrare a farne parte, ma di governarla.

    Megumi lo sapeva bene e, proprio per questo, si era offerta di allontanarsi, affinché potesse sfruttare al meglio l'occasione.

    Per quanto fosse tentato, scosse la testa. Era sotto osservazione da parte di quella élite e sapeva che avrebbero ritenuto riprovevole che si allontanasse dalla fidanzata durante la loro prima apparizione insieme.

    Almeno non avrebbe dovuto recitare la parte dello sposo innamorato come ci si sarebbe attesi nelle società occidentali. Era un sollievo che, in Giappone, ai fidanzati fosse necessario dimostrare solo reciproca cortesia. E con Megumi era naturale essere galanti.

    Non che non gli piacesse. La questione era che a lui non piaceva nessuno. Eccezion fatta per i fratelli della Black Castle che erano parte integrante del suo essere. Per quanto riguardava il resto del mondo, possedeva alleati, subordinati e nemici. Megumi si trovava tra le prime due categorie. Era stato chiaro sul ruolo che avrebbe ricoperto e lei sembrava averlo accettato. Anche perché lui sarebbe stato il marito più ricco, più potente che potesse desiderare. E, anche se non fosse stato così, lo avrebbe sposato ugualmente. Suo padre pretendeva che Raiden facesse parte della famiglia a ogni costo.

    Quella era la ragione principale per cui la sposava. Megumi rappresentava l'unica via per ciò che sognava da tutta la vita e per cui stava lavorando da dieci anni.

    Rivendicare il suo diritto di nascita.

    Tuttavia, sebbene ogni cosa sembrasse proseguire secondo i suoi piani, un particolare lo tormentava. L'altro motivo per cui intendeva sposare Megumi era avere eredi di puro sangue giapponese. Con quell'intento avrebbe dovuto... darsi da fare, in realtà temeva di non esserne in grado. Non senza ricadere in ciò che aveva riportato in vita la sua libido paralizzata. Fantasticare su di lei.

    Era irritante dover ricorrere a tale accorgimento per dimostrarsi all'altezza della situazione. Malgrado ciò, era un uomo brutalmente pragmatico. Si sarebbe avvalso di qualunque espediente pur di raggiungere il proprio scopo. Si augurò solo di riuscirci al primo tentativo. Con un'attenta valutazione dei tempi, avrebbe messo incinta Megumi.

    Un altro sollievo per Raiden era che, dopo il concepimento, le mogli giapponesi dei matrimoni combinati erano solite ritirarsi nelle loro stanze a occuparsi del loro bambino. Da ciò che aveva appreso della società di cui stava per fare parte, il ruolo del marito si riduceva a quello di semplice donatore di sperma e sovvenzionatore. La moglie era per lo più relegata ad attività sociali pubbliche e l'intimità veniva cercata solo quando era necessario un altro figlio.

    Guardò Megumi mentre sorrideva alle persone che si congratulavano e si domandò il motivo della propria avversione all'idea di fare sesso con lei. Chiunque, davanti a tanta bellezza, l'avrebbe preso per pazzo. Se poi avesse saputo che lui avrebbe dovuto evocare il ricordo di un'altra donna per portare a termine la propria missione, avrebbe pensato che fosse patetico. Se, inoltre, avesse considerato che quella donna era una truffatrice, l'avrebbe fatto rinchiudere. Eppure, nemmeno scoprire la verità su di lei aveva diminuito la sua attrazione. Il che era folle.

    Nessuno, tuttavia, avrebbe mai saputo nulla di lei e dei suoi altri oscuri segreti. E ne aveva accumulati di indicibili durante i vent'anni in cui era stato schiavo dell'Organizzazione. Era indispensabile che il personaggio che aveva costruito dopo la propria fuga, dieci anni prima, rimanesse irreprensibile. Non avrebbe permesso a niente e a nessuno di minacciare le probabilità di recuperare l'eredità che gli spettava.

    A tal fine, avrebbe seguito le regole della società fino a che non fossero divenute un'abitudine, così come lo erano per Megumi e la sua famiglia. Famiglia che non immaginava che lui ne facesse già parte. E non lo avrebbero mai scoperto. Sarebbe divenuto un Hashimoto attraverso il matrimonio con...

    All'improvviso, una violenta scarica elettrica si diffuse per tutto il suo corpo. Non un allarme di pericolo – era avvezzo a riconoscere le minacce – ma di consapevolezza. Si concentrò per eliminare tutto tranne la fonte di disturbo.

    D'un tratto, Megumi lo afferrò per un braccio. Strano. Non lo toccava mai. Volse lo sguardo e non avvertì alcuna reazione, però la sensazione precedente andò intensificandosi. Gli ci volle tutto il proprio autocontrollo per non cercare l'origine di tale turbamento.

    «Matsuyama-san si sta avvicinando.»

    Così, era quello il motivo per cui si era aggrappata a lui con urgenza. Il loro ospite, colui che aveva organizzato quella magnifica festa nel proprio palazzo, si stava dirigendo verso di loro. Hiro Matsuyama era il suo acerrimo rivale negli affari in Giappone.

    Per quanto gli sembrasse strano essere onorato da un avversario, quello era un rituale nipponico previsto. La tradizione e il decoro erano considerati più di ogni altro aspetto negli affari, così come nella società. Ma lui non era stato allevato come un giapponese e aveva bisogno di tempo per assimilare quelle regole.

    A dire il vero, non era stato allevato in alcun modo. Dall'età di quattro anni, era stato forgiato per diventare un'arma letale. Lasciava che gli avversari percepissero quell'aspetto di sé per controllarli e per far intendere con chi avessero a che fare. E se Hiro aveva già mostrato l'entità della propria minaccia, Raiden aveva annientato mostri peggiori. Quell'uomo era innocuo, altrimenti i suoi sensi sarebbero già stati all'erta.

    Volgendosi verso Megumi, notò il suo sguardo fisso e il tremito del labbro inferiore. Di nuovo, il segnale di disturbo crebbe d'intensità finché non si trovò di fronte Hiro, accompagnato da una donna. E scoprì, così, la fonte del proprio turbamento.

    Lei era la sola donna non giapponese presente. Tutti gli uomini d'affari, orientali e non, avevano mogli nipponiche. Era l'unico modo per entrare a far parte di quella società esclusiva, il percorso per ottenere solide alleanze commerciali con Giappone.

    Tutti gli ospiti le puntarono gli occhi addosso.

    I giapponesi hanno parametri molto rigidi riguardo alla bellezza femminile. Tuttavia, erano affascinati dai lineamenti e dai colori delle donne occidentali, benché temessero avvicinarle perché se ne sentivano intimiditi. E quella donna possedeva tutte le qualità per scatenare le fantasie degli uomini in sala.

    Torreggiava su tutti, ostentando la propria altezza con vertiginosi tacchi a spillo, eccetto Raiden. Si distingueva, in più, per altri particolari. Tra tutte quelle persone con capelli scuri attorno a lei, spiccava come un'amazzone dai capelli fiammeggianti, la carnagione abbronzata, il corpo sinuoso e l'atteggiamento sfrontato che trasudava sicurezza e sensualità.

    E mentre tutte le altre donne indossavano abiti dai colori vivaci, lei era l'unica totalmente in nero.

    Era una voluttuosa femme fatale, l'esatto opposto di ciò che è considerato desiderabile in una donna asiatica, l'antitesi della minuta e delicata Megumi, dalla pelle di porcellana.

    Lui, tuttavia, non condivideva quelle fantasie. A dire il vero, non ne aveva affatto. L'assoluta disciplina con cui era cresciuto fin dalla tenera età gli aveva insegnato ad affinare le proprie abilità con precisione disumana. Durante gli anni in cui era stato con l'Organizzazione, non aveva approfittato della compagnia femminile che gli veniva procurata per placare gli appetiti animali. Anche dopo la fuga, aveva continuato a essere esigente. L'unica volta in cui aveva abbassato la guardia era stato con lei.

    E quella donna pareva provocare la stessa pulsione persino quando non lo stava guardando. La mente focalizzata su di lei, Raiden si volse verso Hiro che s'inchinava davanti a Megumi.

    «Posso presentarle la signorina Scarlett Delacroix, Megumi-san?»

    Mentre le due signore chinavano la testa, lui scrutò il profilo della donna e distolse gli occhi appena in tempo per incontrare lo sguardo di Hiro che cinse con intensità il braccio attorno alla vita di Scarlett.

    Che gioco stava facendo il suo rivale? Stava proclamando il proprio possesso, temendo una mossa, nonostante la presenza della sua fidanzata? Astuto. Più di quanto avrebbe immaginato.

    La sua reazione fu impeccabile: non la degnò nemmeno di un'occhiata. Purtroppo l'effetto di Scarlett non aveva niente a che fare con i suoi attributi fisici. Era qualcosa di più profondo, qualcosa che i suoi sensi invocavano, straziandolo. Era patetico, tuttavia nessun'altra donna gli aveva mai acceso sensazioni simili.

    «Scarlett, ti presento Raiden Kuroshiro.»

    La riluttante presentazione di Hiro lo riportò alla realtà. Lei gli tese la mano e, non appena gliela strinse, si scatenò una scintilla.

    Scarlett si ritrasse di scatto e increspò le labbra in una deliziosa smorfia di spavento. «Non avrei dovuto indossare un abito sintetico» spiegò, mortificata. «Ora è necessario che scarichi a terra.»

    La voce calda e roca, troppo bassa per essere udita nel frastuono di sottofondo, vibrò nelle sue viscere, facendogli digrignare i denti.

    Hiro la incollò con maggior veemenza al proprio fianco. «È la manifestazione della sua elettrizzante personalità.»

    Raiden si trattenne a stento dallo sbuffare, ma iniziò a essere infastidito dall'atteggiamento possessivo di Hiro. Non era da lui sentirsi in conflitto con un altro uomo a causa di una donna.

    Poi lei si girò, incrociando i loro sguardi, e un fulmine lo colpì dritto al cuore, minacciando di piegarlo sulle ginocchia. Quegli occhi. Quelle iridi intense blu zaffiro... Assurdo trovare similitudini tra due donne tanto diverse, ma quello era lo stesso colore degli occhi di lei.

    «Credo di dovermi congratulare» mormorò Scarlett, spostando l'attenzione su Megumi.

    Sembrò voler eludere il suo scrutinio, come se fosse timida. Eppure, era conscia del proprio potere sugli uomini. Era palese che in quel corpo voluttuoso non ci fosse una sola cellula di insicurezza. Perché, allora, evitava il suo sguardo?

    «Scarlett è stata trattenuta da un impegno precedente» spiegò Hiro con atteggiamento adorante. «Però, ha voluto comunque onorarmi della sua presenza alla festa.»

    «Come avrei potuto mancare, quando organizzi i party più grandiosi del mondo?» Rivolse poi un sorriso caloroso a Megumi. «A dire il vero, speravo proprio che, partecipando a questa festa, potessi ottenere un invito al mio primo matrimonio dell'alta società giapponese.»

    «Se sarò invitato...» Hiro lanciò un'occhiata fulminea a Megumi, prima di riportare l'attenzione su Scarlett, «lo sarai certamente

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