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Non puoi dirmi di no: Harmony Collezione
Non puoi dirmi di no: Harmony Collezione
Non puoi dirmi di no: Harmony Collezione
E-book157 pagine2 ore

Non puoi dirmi di no: Harmony Collezione

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Info su questo ebook

Cesare Sabatino non ha mai preso in considerazione l'idea di sposarsi, ma se anche i suoi pensieri avessero dovuto imboccare quella direzione l'unica possibile risposta della fortunata prescelta non avrebbe potuto essere che un entusiastico Sì! Quando Lizzie Whitaker lo respinge senza pensarci due volte, quindi, Cesare rimane letteralmente di stucco.

Per entrare in possesso di un'isola un tempo appartenuta alla sua famiglia, Cesare non ha però scelta: deve sposare la giovane Lizzie. Non gli resta quindi che trovare gli argomenti giusti per vincere le sue resistenze...



Miniserie "Legami dorati" - Vol. 1/2
LinguaItaliano
Data di uscita20 set 2016
ISBN9788858954652
Non puoi dirmi di no: Harmony Collezione
Autore

Lynne Graham

Lynne Graham vive in una bellissima villa nelle campagne dell'Irlanda del Nord.Lynne ama occuparsi della casa e del giardino, soprattutto nel periodo che lei considera il più magico dell'anno, il Natale.

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    Anteprima del libro

    Non puoi dirmi di no - Lynne Graham

    successivo.

    1

    Cesare Sabatino aprì il fascicolo recapitato per raccomandata ed emise un mormorio di disapprovazione, i tratti del viso che tradivano l'incredulità.

    Allegate al plico c'erano due foto, una di un'adolescente bionda di nome Christine, e l'altra della sorella maggiore Elizabeth. Possibile che quella pazzia di famiglia avesse intaccato un'altra generazione? Frustrato, Cesare si passò le dita tra i capelli neri. Non aveva tempo per simili sciocchezze mentre lavorava. Cosa credeva di ottenere suo padre Goffredo?

    «Cosa c'è?» chiese Jonathan, amico e direttore dell'impero farmaceutico dei Sabatino.

    In risposta, Cesare gli spostò davanti il fascicolo. «Guarda, e ti renderai conto della follia che affligge genitori apparentemente sani di mente» brontolò.

    La fronte aggrottata, Jonathan scorse le pagine e studiò le foto. «La bionda non è male, ma un po' troppo giovane. L'altra, con quel cappellaccio di lana, sembra uno spaventapasseri. Che diavolo di rapporto c'è tra te e una famiglia di contadini dello Yorkshire?»

    «È una lunga storia» lo avvertì Cesare.

    Jonathan sistemò meglio la piega dei pantaloni dal taglio perfetto. «Interessante?»

    Lui fece una smorfia. «In parte. Nel diciannovesimo secolo, la mia famiglia possedeva una piccola isola nel Mar Egeo, chiamata Lionos. Molti degli antenati di mio padre sono sepolti là. Mia nonna, Athene, è nata e cresciuta sull'isola. Ma quando suo padre fece bancarotta, fu costretto a venderla a un certo Geraldo Luccini, un italiano.»

    Jonathan alzò le spalle. «Le fortune vanno e vengono.»

    «La situazione, tuttavia, è precipitata quando il fratello di Athene decise di riappropriarsi dell'isola sposando la figlia di Luccini, per poi abbandonarla sui gradini dell'altare.»

    Jonathan sorrise. «Gentile da parte sua...»

    «Il padre della sposa mancata si è talmente infuriato per l'offesa arrecata alla figlia e alla propria famiglia, che vincolò Lionos nel proprio testamento con clausole ferree.»

    «Vale a dire?»

    «L'isola non può essere venduta, e le due giovani delle foto ne sono le attuali proprietarie per parte di madre. La mia famiglia può rientrarne in possesso solo attraverso un matrimonio tra un discendente Zirondi e un Luccini, e dopo la nascita di un figlio.»

    «Ma non parlerai seriamente?» Jonathan era incredulo.

    «Mio padre, da giovane, era seriamente intenzionato a sposare la madre delle due ragazze delle foto, Francesca, e devo ammettere che era sinceramente innamorato di lei. Per fortuna, quando le propose il matrimonio, lei rifiutò per sposare il suo fattore.»

    «Perché per fortuna?» volle sapere Jonathan.

    «Francesca non rimase a lungo col fattore, o con nessun altro uomo che lo seguì. Goffredo l'ha scampata bella» considerò Cesare, il volto cupo, ben sapendo che suo padre non avrebbe sopportato a lungo una donna del genere.

    «Ma... perché tuo padre ti ha mandato questo incartamento?»

    «Sta cercando di attirare la mia attenzione sulla questione Progetto per rientrare in possesso di Lionos» spiegò Cesare asciutto, la piega della bocca che tradiva un certo sarcasmo.

    «Pensa realmente di riuscire a convincerti a prendere in considerazione il matrimonio con una di quelle due donne?» Jonathan scosse lentamente il capo, perché nessuna delle due aveva fascino, e Cesare si era guadagnato la reputazione di essere un ottimo estimatore del gentil sesso. «Ma è matto?»

    «È sempre ottimista.» Sospirò. «Anche se gli ho detto apertamente che non mi sposerò mai.»

    «Da marito felice, devo dirti che ti perdi molto.»

    Cesare frenò l'impulso di alzare gli occhi al cielo. D'accordo, sapeva che i matrimoni felici esistevano. Suo padre, tanto per fare un esempio, era stato fortunato, e pareva che anche Jonathan lo fosse. Ma lui non credeva nel vero amore e nel lieto fine, soprattutto perché la sua prima donna l'aveva lasciato per sposare un uomo estremamente ricco, che si definiva un giovanotto di settantacinque anni. Serafina aveva doverosamente proclamato il proprio incondizionato amore per gli uomini anziani, che aveva accompagnato fino alla tomba, e attualmente era una ricca vedova che aveva corteggiato Cesare nella speranza di riallacciare con lui.

    Questi ricordi lo urtavano. Non avrebbe mai più commesso l'errore di mettersi con una persona come Serafina. Era stato uno sbaglio giovanile, si disse. Ora era molto meno ingenuo riguardo al gentil sesso. Non avrebbe mai riversato la propria ricchezza su una donna interessata più al suo denaro che a qualsiasi altra cosa lui potesse offrire. Un sorriso soddisfatto gli ammorbidì la linea dura della bocca quando pensò all'attuale amante, una splendida modella francese che gli dava soddisfazione fuori e dentro il letto. Il tutto, senza il soffocante impegno di anelli o fastidiosi bambini aggrappati ai pantaloni. E gli stava bene così. D'accordo, era un amante generoso, ma a cosa serviva il denaro, e lui ora ne aveva parecchio, se non a godersi la vita?

    Ma, quando tornò a casa, Cesare si innervosì un poco per la visita inaspettata del padre.

    Quando lo raggiunse, Goffredo era sul terrazzo dell'attico e ammirava il panorama di Londra.

    «A cosa devo quest'onore?» gli chiese con un sorriso lievemente sarcastico.

    Il padre, sempre espansivo, lo abbracciò come se non lo vedesse da mesi invece che da qualche settimana. «Devo parlarti della nonna...»

    Il sorriso svanì immediatamente. «Qualcosa non va?»

    Goffredo fece una smorfia. «Athene deve affrontare un intervento per un bypass. Solo così potrà avere sollievo per l'angina.»

    Cesare si era irrigidito, la fronte aggrottata. «Ma ha settantacinque anni.»

    «La prognosi è buona» lo rassicurò il padre. «Sfortunatamente il problema sta nel modo di ragionare di mia madre, che la porta a rifiutare l'operazione. È convinta di aver vissuto già a sufficienza, e di questo ringrazia il cielo.»

    «Ma è semplicemente ridicolo. Se può servire, andrò subito da lei per cercare di farla ragionare» sbottò Cesare con impazienza.

    «Ha bisogno di qualcosa in cui sperare... qualche motivazione che la convinca che lo stress dell'intervento sia un giusto prezzo da pagare.»

    Cesare sospirò. «Mi auguro che tu non ti riferisca a Lionos. Non è altro che una fantasticheria.»

    Goffredo studiò il figlio, le labbra serrate. «Da quando non raccogli una sfida?»

    «Sono troppo maturo per combattere contro i mulini a vento» ribatté Cesare asciutto.

    «Ma avrai pur qualche idea... qualche, diciamo, alzata d'ingegno, no?» insistette il vecchio. «I tempi sono cambiati. Il mondo è andato avanti, e per quanto riguarda l'isola, hai delle possibilità che io non ho mai avuto.»

    Cesare sospirò, rimpiangendo di non essersi fermato più a lungo in ufficio, dove regnava la calma e l'autodisciplina, le pietre angolari del suo stile di vita. «E quali sarebbero queste possibilità?» chiese riluttante.

    «Sei molto ricco, mentre le attuali proprietarie dell'isola sono ridotte allo stremo.»

    «Ma il testamento è a prova di bomba.»

    «Il denaro può essere un ottimo persuasore» ragionò il padre. «Tu non vuoi una moglie e, probabilmente, neppure le due figlie di Francesca desiderano metter su famiglia così giovani. Perché non provi a giungere a qualche accordo di tipo commerciale con una di loro?»

    Cesare scosse il capo. «Mi stai chiedendo di cercare di fare invalidare il testamento?»

    «Il testamento è già stato ritenuto valido da uno dei migliori notai di Roma. Se sposerai una di quelle ragazze avrai il diritto di far visita all'isola e, cosa più importante, avrai la possibilità di condurre là la nonna» sottolineò Goffredo, aspettandosi che il figlio fosse impressionato da quella rivelazione.

    Invece Cesare soffocò un sospiro impaziente. «E a cosa servirebbe? Non certo a riavere la proprietà.»

    «Anche solo una visita, dopo tutti questi anni, sarebbe una grande gioia per la nonna» precisò Goffredo con tono di rimprovero.

    «Ho sempre saputo che andare sull'isola era contro le clausole del testamento.»

    «No, se prima c'è stato un matrimonio. Questa è la distinzione messa in luce dall'avvocato. Naturalmente, se uno di noi si recasse lì senza avere ottemperato a questa condizione, le figlie di Francesca perderebbero l'eredità, e l'isola passerebbe al Governo.»

    «Il che sarebbe un guadagno solo per il Governo» riconobbe con tono amaro Cesare. «Pensi davvero che una visita lampo significhi tanto per la nonna?»

    «La possibilità di ritrovare le tombe dei suoi genitori? Di vedere un'ultima volta la casa in cui è nata e in cui ha vissuto nei primi tempi con mio padre? Ha dei bellissimi ricordi di Lionos.»

    «Ma credi che una breve visita le darebbe soddisfazione? Ho sempre pensato che sperasse di concludere là la sua vita, e questo è fuori questione, perché deve nascere un figlio per rispettare le clausole del testamento, in modo da garantirci il diritto di mettere di nuovo radici sull'isola.»

    «Ci sono buone possibilità che questa clausola possa essere annullata, come irragionevole, da un tribunale. Leggi sui diritti umani hanno già modificato dei diritti scolpiti nella pietra» concluse con entusiasmo Goffredo.

    «Ne dubito» borbottò Cesare. «Ci vorrebbero diversi anni e una gran quantità di denaro per ottenere, forse, qualche risultato. Inoltre, quale donna sarebbe disposta a sposarmi e a mettere al mondo un figlio per permettere che erediti un'isola disabitata e sottosviluppata? Neppure se mi offrissi di acquistarla da lei, una volta sposati.»

    Adesso fu Goffredo a lasciarsi sfuggire un gemito. «Dovresti ben sapere quanto tu sia apprezzato dalle donne, figlio mio. Sei sempre piaciuto loro fin da ragazzino!»

    Cesare gli rivolse un sorriso divertito. «Non pensi che sia immorale mettere al mondo un figlio unicamente con questo proposito?»

    «Come ho premesso» proclamò Goffredo con dignità, «non ti chiedo di spingerti tanto oltre.»

    «Ma non posso vantare alcun diritto sull'isola senza spingermi tanto oltre» considerò lui asciutto. «E se, non potendo acquistare l'isola, mi arrogo solo il diritto di permettere alla nonna di visitare un'ultima volta quel dannato pezzo di terra, che senso ha avvicinare una perfetta estranea e cercare di ingannarla?»

    «È la tua ultima parola sull'argomento?» chiese rigido il padre quando il silenzio si dilungò.

    «Sono una persona pratica» mormorò secco Cesare. «Se ci fosse qualche possibilità di rientrare in possesso dell'isola, vedrei un motivo per agire in questo modo.»

    L'uomo si avviò alla porta, voltandosi a fissare il figlio con le labbra serrate. «Potresti almeno avvicinare le figlie di Francesca, e vedere insieme se esiste qualche via d'uscita. Dovresti almeno tentare...»

    Quando il padre se ne fu andato risentito, Cesare cominciò a imprecare. Goffredo era così sognatore e impulsivo. Spesso aveva idee brillanti, ma non riusciva mai a metterle in atto. Lui, al contrario, non permetteva mai che i sentimenti o le emozioni offuscassero il suo giudizio, e raramente si entusiasmava per qualcosa.

    Eppure Cesare cominciò a sudare pensando alla nonna che non voleva sottoporsi all'intervento per mancanza d'interesse nella vita. Probabilmente Athene era ormai annoiata, e riteneva che la sua esistenza non avesse più niente da offrirle. Inoltre, doveva essere un poco spaventata dall'operazione. Era una donna forte e coraggiosa, al punto che spesso la gente non riconosceva che avesse le sue paure e le sue debolezze come chiunque altro.

    La madre di Cesare era morta dandolo alla luce, e la madre greca di Goffredo, Athene, era accorsa in aiuto del figlio rimasto vedovo. Mentre suo padre lottava per mettere in piedi la sua prima impresa, e assicurare una certa agiatezza ai propri cari, Athene si era assunta il compito di allevare il nipotino. Ben presto, ancora prima che frequentasse la scuola, si era resa conto dei prodigiosi doni intellettuali del bimbo, e gli aveva offerto ogni possibilità di svilupparli nel migliore dei modi. Cesare doveva molto alla nonna, che era l'unica donna al mondo che amasse sinceramente. Ma, del resto, non era mai stato emotivo, soggetto ai sentimenti, non sentiva il bisogno di manifestazioni d'affetto. Era controllato in ogni settore della propria vita, eppure la nonna aveva

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