Tango per una notte: Harmony Collezione
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Info su questo ebook
Per tutta la vita Grace Blake è stato un perfetto esempio di educazione e gentilezza, ma dopo un solo giorno di lavoro con Cesar Navarro tutte le sue buone maniere - per non parlare del suo buonsenso - si sono volatilizzate.
Cesar ha sempre considerato off-limits tutti i membri del suo staff, a prescindere da quanto sexy potessero essere. Ma la bella Grace solletica il suo esperto palato in un modo che non gli era mai capitato di sperimentare, scoprendosi voglioso di scegliere da quel succulento menu un nuovo gusto. Il gusto del proibito...
Carole Mortimer
Carole Mortimer was born in England, the youngest of three children. She began writing in 1978, and has now written over one hundred and seventy books for Harlequin Mills and Boon®. Carole has six sons, Matthew, Joshua, Timothy, Michael, David and Peter. She says, ‘I’m happily married to Peter senior; we’re best friends as well as lovers, which is probably the best recipe for a successful relationship. We live in a lovely part of England.’
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Anteprima del libro
Tango per una notte - Carole Mortimer
Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:
A Taste of the Forbidden
Harlequin Mills & Boon Modern Romance
© 2013 Carole Mortimer
Traduzione di Alessandra De Angelis
Questa edizione è pubblicata per accordo con
Harlequin Books S.A..
Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o
persone della vita reale è puramente casuale.
Harmony è un marchio registrato di proprietà
Harlequin Mondadori S.p.A. All Rights Reserved.
© 2014 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano
eBook ISBN 978-88-5891-968-2
www.eHarmony.it
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1
«Sei davvero sicura che te la caverai da sola?»
«Grace, per l’amor di Dio, smettila di preoccuparti, sali in macchina e parti!» Sua sorella Beth le lanciò un’occhiata affettuosa ma carica di impazienza. «Ho ventitré anni, e sono assolutamente in grado di vivere da sola. E poi non dimenticare che quei soldi ci fanno proprio comodo...»
Sì, era vero, ammise Grace fra sé e sé. Si rendeva perfettamente conto che negli ultimi mesi, a causa della malattia della madre, si erano accumulate parecchie bollette che avrebbero dovuto pagare in qualche modo. Per assistere la madre mentre Beth completava gli studi per conseguire un Master all’università di Oxford, Grace era stata costretta a lasciare il lavoro, nonostante avesse una posizione invidiabile come chef pasticciere in un prestigioso albergo londinese.
Ora Beth era tornata a vivere a casa e aveva trovato un impiego in una casa editrice a Londra, ma il suo stipendio non sarebbe stato sufficiente per mantenere entrambe e saldare i debiti, perciò Grace stava per partire per lo Hampshire, dove avrebbe lavorato un mese in prova con la prospettiva di essere assunta a tempo indeterminato come cuoca e governante presso la dimora di un ricchissimo imprenditore argentino, Cesar Navarro.
«Chissà com’è il tuo futuro datore di lavoro...» disse sua sorella.
Grace fece una smorfia. «Dubito che lo vedrò di persona tanto presto.»
Beth aggrottò la fronte, perplessa. «Che vuoi dire?»
Guardandole vicine, era facile sospettare che le due sorelle non avessero lo stesso sangue. Beth, la minore, era alta e bionda, e aveva gli occhi scuri, mentre Grace era bruna, piccola e con gli occhi verde azzurri.
Grace era stata adottata quando aveva solo sei settimane ed era rimasta figlia unica finché, quando aveva otto anni, i genitori adottivi avevano portato a casa con loro la piccola Beth, di cinque anni, dicendole che sarebbe stata la sua sorellina. Tra le due bimbe si era stabilito subito un legame di profondo affetto, che era rimasto inalterato anche quando erano cresciute, e aveva permesso loro di sopportare la tragedia avvenuta quattro anni prima, quando il padre era morto in un incidente d’auto e la madre era rimasta paralizzata, costretta su una sedia a rotelle. L’immobilità forzata aveva causato delle complicazioni polmonari che alla fine avevano provocato la sua morte, due mesi addietro.
«Stando a quello che mi ha riferito l’assistente inglese con cui ho sostenuto il colloquio e che mi ha assunta dopo aver eseguito dei severi controlli di sicurezza sul mio conto, ogni mattina dovrò preparare la colazione che un certo Raphael, che lo segue come un’ombra, gli servirà in sala da pranzo alle sette in punto. Dopo questo, avrò accesso alla casa solo dopo che il signor Navarro sarà uscito e mi occuperò delle pulizie in attesa del suo ritorno alla sera, tenendomi accuratamente alla larga dal suo studio che è assolutamente off limits!» le spiegò Grace. «Alla sera, poi, dovrò preparare la cena per le otto, a meno che Raphael non mi informi di un cambio di programma, e dovrò uscire dalla casa invariabilmente entro le nove.»
«Forse perché il signor Navarro non vuole che tu assista alle sue feste sfrenate» azzardò Beth.
Grace arricciò il naso. «Non credo proprio» rispose scuotendo la testa. «Probabilmente il mio arrogante datore di lavoro è così snob che non vuole imbattersi neppure casualmente nei domestici, e neanche sentire le loro voci. Secondo me, ci considera tutti la sua servitù, come nell’Ottocento!»
Beth fece una risatina. «Mi sembra alquanto esagerato nelle sue esigenze di riservatezza» commentò.
«Un multimilionario è abituato ad avere esattamente ciò che vuole, come e quando vuole» sentenziò Grace. Inoltre non poteva certamente fare la schizzinosa. Pur avendo eccellenti referenze, per settimane Grace aveva cercato invano un altro impiego come chef pasticciere a Londra. Nessuno aveva voluto dare fiducia a qualcuno che non lavorava da quasi otto mesi. Per disperazione, Grace si era infine iscritta a un’agenzia di collocamento e la prima offerta decente ricevuta era quella: un mese di prova presso la proprietà del signor Navarro nello Hampshire, con un ottimo stipendio. Come rifiutare?
«Però guarda i lati positivi» osservò Beth, sorridendo. «È compreso l’alloggio, e avrai un villino tutto per te all’interno della tenuta. Molto meglio di una squallida stanza nell’ala della servitù...» concluse, ironica.
«Secondo me, l’offerta di un alloggio indipendente non è stata fatta per generosità, ma solo per assicurare l’assoluta privacy di Cesar Navarro!» replicò Grace, scrollando le spalle.
«Che importa? Uno di questi fine settimana verrò a tenerti compagnia per un paio di giorni» la consolò Beth.
«Non vedo l’ora! Sento che ne avrò proprio bisogno» sbuffò Grace, prima di salutare la sorella con un ultimo abbraccio. «In attesa della tua visita, mi raccomando, chiamami al cellulare per qualsiasi cosa di cui tu possa aver bisogno.»
«Considerata la situazione, ho l’impressione che sarai tu ad aver bisogno di chiamare me... e anche spesso!» Beth rise.
Mentre si dirigeva in macchina verso lo Hampshire, seguendo le indicazioni che le aveva dato Kevin Maddox al telefono, Grace ripensò alle richieste assurde del suo datore di lavoro. Ovviamente conosceva di fama Cesar Navarro; chi non aveva mai sentito nominare il plurimilionario argentino? Pur non avendo superato da molto i trent’anni, il ricchissimo imprenditore possedeva dimore lussuose nelle più importanti città del mondo e un impero che si estendeva in vari paesi, e che spaziava negli ambiti più disparati, dalla tecnologia ai media, dalle linee aeree agli alberghi, dall’enologia alla ristorazione... Cesar Navarro aveva le mani in pasta in così tante attività che Grace dubitava che avesse del tempo libero.
Dopo il primo colloquio per l’assunzione, Grace aveva dovuto aspettare un paio di giorni prima di essere richiamata per un secondo incontro, certamente per avere il tempo di eseguire i controlli di sicurezza di cui le aveva parlato l’assistente. Ne aveva approfittato per fare delle ricerche online sull’imperscrutabile e riservato Cesar Navarro.
Era veramente una figura ammantata di mistero. Su di lui circolavano scarse e succinte informazioni. Aveva trentatré anni ed era il maggiore dei due figli di una ricchissima coppia ora separata. Di madre americana e padre argentino, era cresciuto nel paese del padre, poi aveva frequentato l’università di Harvard e a soli ventitré anni aveva cominciato a costruire il suo impero, ora di proporzioni tali che Navarro viaggiava in continuazione in elicottero o con il suo jet privato, e aveva case lussuose ai quattro angoli del mondo.
In rete c’erano diverse foto di quando era ragazzo. Anche da giovanissimo, era già affascinante. Dotato di una bellezza aristocratica, con il viso spigoloso, penetranti occhi scuri, zigomi alti e labbra ben disegnate, mascelle squadrate e mento volitivo. Tutte le fotografie avevano una caratteristica in comune: Navarro non sorrideva mai, ma proprio mai.
In ogni ritratto aveva un’espressione cupa e severa.
Di Cesar Navarro da adulto c’erano solo due fotografie; in una era in posa, sicuramente per qualche ritratto ufficiale, l’altra era stata scattata da una certa distanza mentre scendeva dall’aereo privato per salire sull’elicottero che lo attendeva. In entrambe le foto era sempre estremamente aitante, ma, se possibile, ancora più torvo che da ragazzo.
Accanto a lui era stato immortalato un uomo di pochi centimetri più basso, anch’esso bruno. Navarro indossava un abito scuro che metteva in evidenza il fisico atletico e le spalle ampie e muscolose. I capelli erano leggermente troppo lunghi e scompigliati dall’elica in movimento; i suoi lineamenti aristocratici erano resi ancora più aspri dagli occhi intensi e dal cipiglio cupo.
Considerata la sua incredibile ricchezza, per non parlare del suo fascino indiscutibile, c’era da chiedersi perché non fosse anche un inguaribile playboy. Un uomo come lui avrebbe dovuto comparire su tutte le cronache mondane, ed essere fotografato con una bella donna diversa ogni sera, invece di vivere praticamente da eremita, ossessionato dall’esigenza di salvaguardare la sua privacy.
A meno che...
Grace pensò che forse poteva esserci un’altra ragione per cui Cesar Navarro non fosse una presenza costante sulle riviste di gossip e non gli venissero attribuiti innumerevoli flirt. E se il motivo per cui teneva tanto alla riservatezza della sua vita privata fosse il fatto che l’uomo bruno al suo fianco non fosse solo un assistente, ma un compagno?
Sarebbe stato un vero peccato se uno scapolo tanto ambito quanto affascinante, capace di far battere il cuore a qualsiasi donna, in realtà non fosse attratto dal sesso femminile!
Grace fece una risatina per quelle congetture maliziose, ma il sorriso le si spense subito sulle labbra quando si trovò finalmente davanti all’ingresso della tenuta in cui avrebbe lavorato e vissuto per almeno un mese.
La proprietà era circondata da un alto muro di cinta e chiusa da un’imponente cancellata in ferro battuto, guardata a vista da due guardie in nero dall’aria minacciosa e diffidente, con i capelli corti dal taglio militaresco e gli occhiali da sole a specchio nonostante il cielo fosse coperto.
Quando lei si fermò all’ingresso e abbassò il finestrino, uno dei due si avvicinò e si chinò a scrutarla.
«Grace Blake?»
«Sì...» rispose lei in tono incerto. Avrebbe dovuto immaginare che le guardie alla porta fossero state avvertite del suo arrivo, dato l’alto livello di sicurezza che circondava il signor Navarro. Tuttavia non poteva fare a meno di essere preoccupata, perché si chiedeva per quale motivo fosse necessario per lui essere tanto inavvicinabile. Oltretutto, durante la telefonata di Kevin Maddox, le era parso di capire che il suo datore di lavoro sarebbe arrivato l’indomani.
L’uomo corpulento le fece un cenno di assenso dopo aver guardato attentamente all’interno dell’auto attraverso il finestrino. «Dovrei dare un’occhiata al portabagagli» la informò.
«Al portabagagli?» ripeté Grace, sbalordita.
«Se non le dispiace.» La guardia si scostò per permetterle di scendere dalla vettura e aprire il bagagliaio. Le fece addirittura aprire la valigia e ne controllò il contenuto, poi disse qualcosa sottovoce al walkie talkie e, pochi secondi dopo, l’enorme cancello cominciò ad aprirsi lentamente.
«Svolti subito a destra nel vialetto che la porterà al suo alloggio» l’avvertì prima di tornare a prendere posto accanto all’ingresso.
Grace tornò alla guida dell’auto e avanzò fino a fermarsi accanto a lui. «Mi era stato detto che il signor Navarro non sarebbe stato qui prima di domani» osservò, perplessa, pensando che tanta sicurezza fosse dovuta al fatto che l’uomo aveva anticipato il suo arrivo.
«Infatti» replicò l’altro, secco.
«Oh. Fate tutti questi controlli anche in