Baci e sospetti: Harmony Collezione
Di Anne Mather
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Info su questo ebook
Il rischio è parte integrante del suo mestiere di investigatrice privata, ma questa volta Kate Ross sta osando troppo. D’accordo, per sorvegliare Alex Kellerman deve farsi ospitare in casa sua, ma la confidenza è pericolosa. Inoltre non ha ancora scoperto nulla.
Una mattina, lui apre la porta di casa e...
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Baci e sospetti - Anne Mather
successivo.
1
L'uomo seduto dall'altra parte della scrivania si schiarì la voce. «Questo genere di cose non le è nuovo, vero?» chiese, guardandola con uno sguardo dubbioso. Kate immaginò che la sua attenzione fosse stata attirata dalla palma sistemata in un angolo. Forse non dà all'ufficio un'aria molto professionale, rifletté tra sé, ma aggiunge vivacità a una stanza altrimenti piuttosto cupa.
«Per niente» rispose lei, riordinando i fogli davanti a sé, come se ciascuno rappresentasse un caso della massima importanza. In realtà, dopo la morte di suo padre, il lavoro era nettamente diminuito. Non tutti erano disposti a svelare i propri segreti a una donna che appariva molto più giovane dei suoi trentadue anni. E la targa sulla porta diceva William Ross, investigatore privato, il che li portava inevitabilmente a rimanere delusi quando si trovavano davanti lei. «Mi racconti dell'ultima volta che ha visto sua moglie, e io farò del mio meglio per ritrovarla.»
L'uomo esitò, non ancora convinto della sua capacità di gestire la situazione e Kate fece uno sforzo per non gridare. Santo cielo, che cosa ci vuole per ritrovare una moglie scomparsa?, pensò. Suo padre aveva sempre risolto casi come quello, di solito ritrovando la fuggitiva nel letto di un altro uomo.
«Lei si rende conto che questa faccenda deve essere trattata con la massima discrezione?» insistette l'altro, attirandosi un'occhiataccia da parte di Kate. Quello non era certo il più desiderabile dei clienti. Portava una giacca consunta, pantaloni stropicciati e scarpe da ginnastica sudice, il che faceva dubitare della sua possibilità di pagarla.
«Qualunque informazione mi darà resterà strettamente confidenziale» gli assicurò pur avvertendo una certa riluttanza ad assumere il caso. Ma non ho scelta, si ricordò, ben sapendo di non potersi permettere di rifiutare un lavoro.
«Le sue tariffe sono abbordabili?» domandò allora lui, quasi volesse rimandare il momento in cui le avrebbe fornito notizie sulla moglie.
«Purtroppo no.» Kate odiava la necessità di discutere di tariffe, era la parte del lavoro che le pesava di più. «Cento sterline al giorno, spese escluse. E sono costretta a chiederle un anticipo.»
«Un anticipo?» Gli occhi dell'uomo si spalancarono all'improvviso con espressione sorpresa.
«È prassi comune» ribatté lei, cercando di assumere un tono professionale. «Se non dovessi trovare sua moglie, lei potrebbe rifiutarsi di pagare. Inoltre ci sono le spese...» Si sforzò di sorridere. «Ma gliene fornirò un elenco dettagliato giorno per giorno.»
L'uomo valutò in silenzio quelle spiegazioni, la testa abbassata, e Kate cominciò a sentirsi a disagio. Se fosse stato per lei, non avrebbe esitato a respingere il caso.
Nonostante tutti gli anni impiegati per ottenere una laurea in giurisprudenza, però, quello era l'unico lavoro che aveva. Probabilmente se si fosse trasferita a Londra forse sarebbe riuscita a trovare un avvocato disposto ad assumerla. Ma in una cittadina come King's Montford c'erano già troppi laureati in attesa di inserirsi in un qualunque studio legale.
In quel momento l'uomo, dopo aver frugato nella tasca della giacca, ne tolse una busta incredibilmente gonfia. L'aprì e ne estrasse un rotolo di banconote che gettò sulla scrivania. «Può bastare come anticipo?» chiese. «Sono duemila sterline.»
Kate cercò di non mostrare la sua sorpresa. La maggior parte dei clienti erano disposti ad anticiparle al massimo un paio di giornate di lavoro. Che cosa potrei fare con duemila sterline?, rifletté tra sé quasi stordita. Pagare l'affitto, tanto per cominciare e poi prenotare la settimana bianca di Joanne.
«Va... va bene» quasi balbettò, trattenendosi dall'afferrare il denaro. Suo padre le aveva insegnato che prima di prendere un impegno era necessario sapere con esattezza che cosa comportava il lavoro.
«Perfetto.» L'uomo, che fino a quel momento aveva tenuto una gamba accavallata, la lasciò cadere pesantemente sul pavimento e si spinse in avanti sulla sedia. «Immagino che vorrà sapere il nome di mia moglie e quando è stata l'ultima volta che l'ho vista.»
«Mi sarebbe di grande aiuto» commentò Kate divertita, ma subito si rese conto che l'uomo non era in grado di apprezzare il suo umorismo. Non doveva tradire il sollievo che quell'inaspettata pioggia di denaro le provocava. E non è ancora detto che io accetti il lavoro, ricordò. Prima devo assicurarmi che non ci sia niente di illegale.
«D'accordo.» L'uomo annuì. «Si chiama Alicia, Alicia Sawyer.»
«Alicia Sawyer» ripeté Kate mentre trascriveva il nome sulla pagina bianca di un blocchetto.
«Non ho sue notizie da un paio di mesi» aggiunse l'uomo con un'espressione che Kate giudicò piuttosto curiosa. Possibile che avesse aspettato due mesi prima di denunciare la sua scomparsa? A meno che prima si fosse rivolto alla polizia... «E qual è il suo nome di battesimo, signor Sawyer?» tentò.
L'uomo aggrottò la fronte. «È necessario?»
«Sì, se non le dispiace.»
Lui aspettò un attimo prima di rispondere. «Henry. Mi chiamo Henry» ripeté tirando su con il naso. «Possiamo andare avanti?»
Kate trascrisse il nome accanto a quello della moglie e poi sollevò lo sguardo. «Certo» convenne affabile. «Potrebbe cominciare descrivendomela. Non ha una sua fotografia?»
«Una fotografia? Sì.» Di nuovo si frugò nelle tasche, estraendone un'istantanea. «Può andare questa?» domandò alzando le spalle con evidente irritazione.
Kate studiò la donna bionda con un fisico da modella. La fotografia, però, era leggermente sfuocata, così i dettagli erano confusi. «Quanti anni ha sua moglie?» chiese, sorpresa dall'avvenenza della donna, soprattutto se paragonata alla sciatteria del marito.
L'uomo esitò prima di lasciarsi sfuggire un profondo sospiro. «Trentanove» dichiarò. «Sì, trentanove» ripeté come temendo di non essere creduto.
Kate annuì e trascrisse l'età sul blocchetto.
«Immagino che lei abbia già denunciato la scomparsa alla polizia.»
Il tipo si guardò le mani, a disagio. «Certamente» confermò. «Ma vuole sapere che cosa mi hanno risposto?» Sollevò lo sguardo verso di lei. «Se ne sono lavati le mani.»
Kate lo fissò attenta. «Mi sembra impossibile.»
«Oh, hanno seguito la solita trafila» borbottò lui brusco. «Ma non avevo prove e così hanno lasciato perdere. Allora ho capito che avrei dovuto occuparmene io stesso.»
Kate lo studiava confusa. «Vuole dirmi che lei ha denunciato la scomparsa di sua moglie alla polizia e loro non hanno fatto niente per ritrovarla?»
Il signor Sawyer si strinse nelle spalle. «In un certo senso, sì.» Poi, accorgendosi della sua incredulità, affermò con più forza: «Proprio così».
«Ma...»
«Vede... quando è scomparsa noi non vivevamo insieme» aggiunse in fretta e Kate ebbe la spiacevole sensazione di perder tempo.
«Sua moglie non viveva con lei?»
«No.» L'uomo la guardò di traverso. «Mi ha lasciato sei mesi fa... Le donne! Non mi ha scritto neppure un biglietto!»
Kate prese altri appunti prima di voltare pagina, per evitare che l'uomo leggesse quanto aveva scritto. «Se sua moglie l'ha lasciata sei mesi fa, allora i suoi spostamenti non la riguardano più. Se preferisce non farle sapere dove si trova...»
«So dove si trovava» la interruppe lui come una furia, facendole provare un brivido di apprensione. Era sola in ufficio, se ne era andata persino Susie, e lei si era trattenuta fino a tardi solo perché Sawyer aveva affermato di non poter arrivare prima delle sei.
«Se lei sa...» cominciò fiacca, ricordando che il vecchio revolver di suo padre si trovava ancora nel cassetto della scrivania. Se quell'uomo avesse tentato di aggredirla avrebbe potuto minacciarlo con l'arma. Probabilmente era scarica, ma lui non poteva saperlo.
«Prima che scomparisse sapevo perfettamente dove viveva» ribadì Sawyer con impazienza. «Ma come le ho già spiegato, recentemente nessuno l'ha più vista e io voglio sapere dov'è finita, è chiaro adesso?»
«D'accordo» sospirò Kate, chiedendosi come affrontare la domanda successiva. «Vuole dirmi allora perché sua moglie l'ha lasciata?»
«Secondo lei? Quel bastardo l'ha sedotta e l'ha convinta a lasciarmi» esplose l'altro, la mascella contratta. «Quell'uomo mi ha rubato la moglie, signora Ross. E adesso che è scomparsa non vuole dirmi dov'è andata.»
Kate preferì non correggerlo. Il suo cognome non era affatto Ross, ma a volte era più semplice lasciare che gli altri lo credessero. Le garantiva un certo anonimato, permettendole di usare il proprio cognome quando non voleva far sapere di che cosa si occupava realmente.
Corrugò la fronte. Finalmente la situazione le appariva chiara. Alicia Sawyer era fuggita con un uomo che suo marito conosceva, forse un amico. Ma se le cose erano davvero andate così, non c'era ragione per assumere quel caso.
«Lei conosce l'altro uomo?» si arrischiò a chiedere.
«Certo che lo conosco!» ringhiò quello, scoprendo i denti ingialliti dalla nicotina. «Si chiama Kellerman, Alex Kellerman. Ne ha mai sentito parlare? È il proprietario delle scuderie sulla strada per Bath.»
Kate si rese conto che stava per spalancare la bocca dallo stupore e si trattenne. Meglio che il suo cliente non si accorgesse di quanto quella rivelazione l'avesse sconvolta. Non riesco a crederci! Che cosa può avere a che fare un uomo come Kellerman con la moglie di Henry Sawyer?
Dopo tutto Alicia Sawyer era una bella donna, e il fatto che Alex Kellerman avesse dei problemi non lo rendeva immune al fascino femminile. La vita è piena di sorprese e anche lei aveva avuto la sua parte...
«Sì, conosco il signor Kellerman» replicò incerta. «Voglio dire che ne ho sentito parlare.» Picchiettò la penna sul blocchetto. «E come si sono conosciuti, sua moglie e il signor Kellerman?»
L'uomo le rivolse un'occhiata sprezzante. «Lavorava per lui, ecco come!»
«Davvero?» Kate inarcò le sopracciglia castane, ma questa volta si impedì di lasciarsi intimidire da quel tono aggressivo. «Bene.» Prese altri appunti. «Questo spiega molte cose. E che lavoro faceva?»
Il signor Sawyer la scrutò, l'espressione esacerbata. «Vuole dire che lavoro le aveva offerto lui?» Kate annuì e lui si grattò il naso con dita sporche. «Non so di preciso, un lavoro d'ufficio. Almeno così mi ha detto lei.»
«Bene.» Kate continuava ad annotare ogni nuova informazione. «E ha lavorato molto tempo per lui?»
Il tono del'uomo era gonfio di amarezza. «Abbastanza da persuaderla a lasciarmi. Eravamo felici, finché Alicia non è andata a lavorare a Jamaica Hill.»
«E dove è andata quando l'ha lasciata?»
«A Jamaica Hill, naturalmente. È andata a vivere con Kellerman, circa sei mesi fa» borbottò.
«Ah!» Kate strinse le labbra. «Lei crede che avessero una relazione?»
«Io non credo, lo so.» L'uomo sogghignò. «Mi ha lasciato, no? Per quale altro motivo l'avrebbe fatto?»
Kate avrebbe voluto rispondere che dal suo punto di vista i motivi potevano essere parecchi, ma si limitò ai fatti. «Però adesso non