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Come sedurre un milionario: Harmony Collezione
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Come sedurre un milionario: Harmony Collezione
E-book167 pagine2 ore

Come sedurre un milionario: Harmony Collezione

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Info su questo ebook

Decisa a costruirsi una famiglia, Neha Fernandez non ha intenzione di fermarsi davanti a niente e nessuno. E ha già un piano: avvicinare il ricchissimo Leonardo Brunetti e chiedergli di diventare il padre di suo figlio! I termini dell'accordo sono chiari: l'ultima cosa di cui Neha ha bisogno, infatti, è un altro uomo che le dica come vivere la sua vita. Poi, però, Leonardo le mostra quanto sia piacevole assecondare i propri desideri...
LinguaItaliano
Data di uscita19 mar 2021
ISBN9788830526136
Come sedurre un milionario: Harmony Collezione

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    Anteprima del libro

    Come sedurre un milionario - Tara Pammi

    successivo.

    1

    «Tu credi davvero che abbia rinunciato al suo contorto piano di vendetta?» chiese Leonardo Brunetti, amministratore delegato della Brunetti Finances Inc., a suo fratello Massimo.

    Ormai da settimane erano sotto attacco da parte di un uomo che aveva causato seri danni sia alla BFI sia alla creatura di Massimo, la Brunetti Cyber Security.

    Alcuni importanti contratti erano andati misteriosamente in fumo all'ultimo momento. La corruzione del padre Silvio Brunetti che Leonardo aveva ripulito in anni di duro lavoro veniva rimbalzata senza sosta dai notiziari. E peggio ancora, Vincenzo Cavalli aveva ingaggiato una crew di hacker per colpire l'innovativo sistema di sicurezza che Massimo e sua moglie Natalie avevano progettato per una banca internazionale, cliente della BCS.

    Avrebbero perso quel contratto, se il genio di Natalie non lo avesse salvato all'ultimo minuto. Ora Vincenzo sembrava scomparso nel nulla, ma Leonardo e Massimo sapevano bene che la faccenda non era finita lì. L'obiettivo di quell'individuo era distruggere la famiglia Brunetti e tutto ciò che possedeva.

    «Che ne è stato della pista finanziaria che ci ha fornito Natalie?» proseguì Leonardo.

    «L'investigatore non ha trovato granché. Però quel conto è riconducibile a Mario Fenelli.»

    Quest'ultimo era uno dei membri più anziani del consiglio di amministrazione della BFI. Uno della vecchia guardia. Una reliquia dei tempi in cui a capo della società c'era il loro padre.

    Ed era l'avversario più accanito di Leonardo.

    Con l'aiuto di sua nonna Greta e di Massimo, aveva lavorato come un pazzo per rimediare alla catastrofe causata da Silvio, estromettendolo dal consiglio di amministrazione, composto da membri di spicco dell'alta società milanese. Vecchi soldi, vecchio potere, uomini che non volevano rinunciare a ciò che avevano a favore dell'etica che Leo aveva introdotto in azienda.

    Le azioni di Vincenzo avevano già avuto conseguenze nefaste, di vasta portata.

    I contratti che sfumavano, la vulnerabilità informatica della BFI e della BCS portata alla luce dagli attacchi hacker e le indiscrezioni trapelate all'interno del consiglio di amministrazione, avevano offerto a Mario l'occasione per creare confusione e allarme tra i clienti, insinuando il dubbio che Leonardo fosse corrotto quanto suo padre.

    Era solo grazie alla crescita esponenziale del fatturato che la BFI aveva conosciuto sotto la sua guida e al fatto che Greta, lui stesso, Massimo e Silvio possedevano la maggioranza delle azioni, che Leonardo non era stato costretto a dimettersi.

    Ora, seguendo quella scia di soldi, era evidente che Mario fosse stato comprato da Vincenzo.

    «Mario Fenelli è un bastardo» sibilò Massimo.

    «Deve pur avere qualche scheletro nell'armadio, che possiamo usare contro di lui» ragionò Leo. «E se riusciremo ad arrivare a Vincenzo tramite lui, forse potremo mettere fine a tutto questo.»

    «La signorina Fernandez è qui» annunciò la voce della segretaria dall'interfono.

    «Neha è qui per vederti?» si sorprese Massimo. Neha Fernandez, la più vecchia amica di Leo, era la figlia adottiva di Mario. «Non la stai coinvolgendo in questa storia con suo padre, vero?»

    Leo non si sentì insultato dall'accusa di Massimo. Se si fosse trasformato nell'uomo che Silvio aveva cercato di forgiare, con un costante lavaggio del cervello, non avrebbe esitato un solo istante a usare Neha.

    Lui e Massimo avevano fatto un patto: insieme avrebbero gestito la BFI all'insegna della chiarezza e dell'onestà. In sostanza, l'opposto di ciò che aveva fatto il loro padre.

    Ma Massimo aveva avuto una madre che aveva combattuto contro l'influenza corrosiva del padre su suo figlio, un bambino gracile e schivo. Una madre che si era sforzata di far capire a Massimo cos'era giusto e cos'era sbagliato. Una madre che aveva sopportato un marito alcolizzato e violento, solo per il bene di suo figlio. La salute cagionevole gli aveva attirato addosso il disprezzo di Silvio, tanto che crescendo Massimo aveva maturato un vero e proprio odio per il padre.

    Leo al contrario aveva adorato suo padre, perlomeno fino a quando non aveva capito di cosa fosse capace. Silvio aveva scientificamente avvelenato la sua mente, instillandogli un odio profondo contro la madre, che alla fine se n'era andata lasciandolo solo con lui.

    «No» gli rispose.

    Neha era l'unica donna con cui Leonardo intratteneva un'amicizia di lunga durata. L'unica donna che rispettava e ammirava. Era sempre stato attratto da lei, ma aveva evitato passi falsi, perché sapeva che Neha non era tipo da relazioni passeggere.

    La loro timida amicizia era nata quando Mario, nuovo membro del consiglio di amministrazione della BFI, aveva incontrato Silvio a Milano ed entrambi avevano portato i figli con sé.

    Mentre la madre e il patrigno di Neha avevano sbandierato la loro ricchezza e le loro conoscenze, lei, una ragazza tranquilla, acuta e carina, aveva catturato l'attenzione di Leonardo. Gestiva da sola il panificio che era stato del defunto padre e aveva mille idee per espandere la sua attività, con l'apertura di nuove filiali. Leo invece era furioso. Proprio quella settimana aveva scoperto che la BFI era in rovina e per la prima volta si era reso conto di quanto Silvio avesse abusato emotivamente di suo fratello Massimo. Aveva capito in un colpo solo che l'uomo che aveva adorato per tutta la vita non era altro che un bullo e un disonesto.

    Neha aveva raccolto il suo sfogo rabbioso sul padre e su come si sentisse male, a proposito di suo fratello. Gli aveva stretto timidamente la mano. «Ma tutto quello che devi fare è dire a Massimo che ti dispiace. Che... gli vuoi bene.» Ed era stato proprio quello che Leo si era ripromesso di fare, una volta tornato a casa, con Silvio.

    Nel frattempo si era distratto offrendo a Neha alcune idee su come espandere la sua attività.

    E nel corso dell'ascesa vertiginosa della sua fama, a partire da quando a sedici anni aveva vinto un concorso di cucina al lancio di una fantastica linea di prodotti da lei creati, che si era rivelata una miniera d'oro, Neha si era spesso rivolta a lui per un consiglio e Leo glielo aveva dato ben volentieri.

    Mario aveva notato lo straordinario talento della figliastra e lo aveva monetizzato, lanciandola come la ragazza prodigio dell'industria dolciaria. Aveva promosso la sua immagine a livello internazionale e aveva trasferito il suo talento in un franchising così ampio che la So Sweet Inc. era diventata un'azienda rinomata in tutto il mondo.

    «Allora perché è qui?» gli domandò Massimo, riportandolo al presente.

    «Ha chiesto di vedermi, al più presto.»

    Massimo inarcò le sopracciglia, perplesso. «Ma si tratta davvero di affari? Ho sempre percepito qualcosa tra voi due...»

    Leo rimase impassibile. Neha era off-limits e lo sarebbe sempre stata. «È patetico vederti fare il sensale solo perché sei innamorato cotto, Massimo.» Andò alla porta e l'aprì. «Ora, torna da Nat e lasciami ai miei affari.»

    Massimo, con un mezzo sorriso malizioso che gli incurvava le labbra, uscì dalla stanza e si avvicinò a Neha, che stava aspettando fuori dalla porta. La abbracciò con tutta la spontaneità e il calore di un uomo che non si sforzava di tenerla a distanza come faceva Leonardo da anni.

    Attraverso la porta aperta, Leo riusciva a scorgere il profilo di Neha. Il collo da cigno, i capelli neri legati in una treccia che metteva in risalto gli zigomi, l'elegante tubino bianco drappeggiato sul suo corpo sinuoso e il giallo vivace delle sue décolleté. Era la sua immagine ufficiale. Vestito bianco, décolleté gialle e un filo di perle al collo. E il rossetto rosso, che faceva somigliare la sua bocca a uno dei suoi deliziosi pasticcini alla ciliegia.

    Tutta quella creatività e quella passione, rinchiuse in una compostezza senza fronzoli; tutte quelle curve voluttuose nascoste dal sobrio abbigliamento da ragazza della porta accanto, per Leo erano un invito occulto a scavare sotto l'elegante immagine che Neha offriva al mondo. Un impulso iniziato alla vigilia della festa per il suo ventunesimo compleanno.

    Nell'arco di una notte, l'adolescente timida e carina si era trasformata in una splendida donna sensuale. La voglia di abbattere quella facciata, per raggiungere la donna nascosta dietro, era nata quel giorno ed era sempre rimasta lì, latente. Proprio come in quel momento. Leo era un uomo che perseguiva i suoi obiettivi con grande determinazione, ma Neha era l'unica cosa che aveva voluto negare a se stesso.

    Il loro rapporto, per quanto fosse rimasto entro dei confini non detti che entrambi avevano posto, era importante per lui. Contro tutte le probabilità per un uomo che aveva problemi a fidarsi del sesso opposto, Neha era diventata l'unica, vera amica che aveva.

    Non avrebbe mai potuto rischiare di perderla.

    Massimo le chiese quanto tempo sarebbe rimasta a Milano perché voleva presentarle Natalie e Neha si voltò verso Leo, lanciandogli una strana occhiata.

    Ogni briciola dell'attenzione di Leonardo venne catturata da un qualcosa d'inspiegabile, che le balenò negli occhi. Si accigliò, continuando a guardarla.

    Neha tornò a voltarsi verso Massimo e senza avergli dato una risposta precisa gli sorrise prima di salutarlo.

    La curiosità di Leo si accentuò mentre la osservava, incorniciata dall'arco della sua porta.

    La luce del sole pomeridiano che filtrava dalla vetrata dietro di lui l'avvolgeva in un alone dorato, tracciando i contorni sinuosi del suo corpo con una deliziosa accuratezza. L'aveva vista in un milione di varianti dello stesso schema di colori e dello stesso trucco. Eppure il vestito bianco che terminava un paio di centimetri sopra le ginocchia, il corpetto a collo alto che le fasciava il seno generoso, il girovita stretto... ogni cosa di lei che gli era familiare ora sembrava improvvisamente diversa.

    Era ipnotizzato a tal punto che gli ci volle qualche istante per notare l'esitazione nel suo sguardo, le spalle rigide, la tensione che emanava.

    «Neha...» mormorò, «... hai intenzione di restare lì per tutto il resto della giornata?»

    Lei entrò nel suo ufficio senza rispondere e si chiuse la porta alle spalle, evitando di guardarlo negli occhi. Svanito l'eco delle battute di Massimo, era caduto un silenzio imbarazzante.

    Neha si avvicinò al mobile bar e si versò un bicchiere d'acqua, soffermandosi a guardare il traffico dalla vetrata.

    Erano sempre stati gentili l'uno con l'altra nel corso degli anni, vicini senza essere invadenti. Leo c'era stato quando lei, alla vigilia delle nozze, aveva annullato il suo matrimonio, otto anni prima. Calmo, tranquillo, eppure intimamente devastato. Non le aveva mai chiesto il perché ma l'aveva aiutata quando si era rivolta a lui, per arginare l'assalto dei media che, come locuste, tenevano gli obiettivi fissi su di lei, in attesa che il dramma scuotesse la sua dolce ed elegante immagine pubblica.

    Non le aveva mai fatto capire che era l'unica donna che desiderava da anni, mentre di solito le sue relazioni duravano sì e no una manciata di mesi. E maturando, Neha era diventata ancora più bella.

    «Grazie per avermi ricevuto così presto. So quanto sei impegnato» esordì lei, voltandosi verso di lui.

    «Cos'è questo tono formale?» le chiese. «Va tutto bene?»

    «Sì, va tutto bene» rispose, alzando su di lui uno sguardo non proprio sorridente. Studiava il suo viso con un'intensità che rasentava quasi la disperazione, come se volesse vedere attraverso la sua anima. Era inquietante, eppure non... era spiacevole. «Scusa, è solo che... non so da dove cominciare.»

    «Prenditi il tuo tempo, allora.»

    Neha appoggiò il bicchiere vuoto e la sua pochette bianca sul tavolino da caffè. Si strofinò le mani sui fianchi, attirando lo sguardo di Leonardo e un'imprevista scarica elettrica sfrigolò nell'aria intorno a loro, isolandoli dal resto del mondo. Lo sguardo di Neha cadde sulla bocca di Leonardo, prima che si affrettasse a rialzarlo. Fu come se avesse posato le labbra sulle sue. Era durato una frazione di secondo, ma era stato sufficiente.

    Abbastanza perché lui capisse che l'attrazione che aveva negato per anni non era unilaterale. Abbastanza perché i suoi muscoli si contraessero in uno spasmo di desiderio. Abbastanza perché il suo lato razionale facesse scattare tutti gli allarmi.

    «Io sono venuta a chiederti qualcosa, Leonardo. Qualcosa di molto importante» aggiunse Neha tutto d'un fiato. «È una cosa grossa...»

    «Bene» disse lui, facendo un passo verso di lei che arretrò.

    «No, anzi, è una cosa... enorme. Non ridere di me, ti prego! No, aspetta... non mi interessa se ridi di me. Basta che non scarti subito l'idea, okay? Per favore, Leo.» Sembrava davvero disperata.

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