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Vinti dalla passione: Harmony Destiny
Vinti dalla passione: Harmony Destiny
Vinti dalla passione: Harmony Destiny
E-book143 pagine2 ore

Vinti dalla passione: Harmony Destiny

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Info su questo ebook

Siamo certi che nulla possa fermare un Marine?

Jeff Hunter, Marine di professione, non pensava certo che una breve relazione con la bella Kelly Rogan avrebbe portato a tali conseguenze. Di ritorno da una missione, infatti, Jeff scopre che lei ha partorito una bellissima bambina. La sua bambina. Bene, è pronto ad assumersi le sue responsabilità e a trasformarsi in un padre di famiglia modello. Ma non ha fatto i conti con Kelly.

Kelly Rogan non si sarebbe mai aspettata una proposta di matrimonio, così sui due piedi. E non ha alcuna intenzione di accettare di sposare Jeff Hunter per senso di responsabilità, né di cedere ai suoi tentativi di dimostrarle che prova dei veri sentimenti sia per lei sia per la bambina. Ma le intenzioni spesso non bastano.
LinguaItaliano
Data di uscita11 lug 2016
ISBN9788858951712
Vinti dalla passione: Harmony Destiny
Autore

Maureen Child

Maureen Child ha al suo attivo più di novanta tra romanzi e racconti d'amore. È un'autrice molto amata non solo dal pubblico ma anche dalla critica, infatti è stata nominata per ben cinque volte come migliore autrice per il prestigioso premio Rita.

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    Anteprima del libro

    Vinti dalla passione - Maureen Child

    successivo.

    1

    Nella notte senza luna, i proiettili si conficcavano nel terreno e colpivano i cespugli e gli alberi intorno a lui.

    Jeff Hunter sapeva che il nemico stava sparando alla cieca. Di sicuro, nascosto com'era, non potevano vederlo, ma questo non significava che qualcuno di loro non potesse essere fortunato.

    La testa bassa e l'arma ben stretta in mano, avanzava verso la spiaggia servendosi dei gomiti e delle ginocchia. Verso il canotto che lo stava aspettando. Dove il resto della sua squadra era di certo già a bordo. Lui era l'ultimo uomo. Come sempre.

    Quando una serie di esplosioni successive scosse la notte, sorrise compiaciuto senza fermarsi. Gomiti, ginocchia, gomiti, ginocchia. Attraverso la vegetazione. Sempre più vicino alla salvezza.

    Non guardò indietro. Non ne aveva bisogno. Conosceva il proprio lavoro e lo sapeva fare bene. Le cose stavano procedendo secondo i piani.

    Le fiamme illuminavano il buio, come a squarciare le tenebre. Tutto intorno, ombre improvvise guizzavano come nere anime di dannati.

    Missione compiuta, pensò, e si concentrò sul fatto che adesso doveva portare a casa la pelle.

    Riprendendo a strisciare in fretta sulla pancia, ignorò i fischi delle pallottole, il fragore dell'inferno alle sue spalle, le grida concitate dei nemici che lo stavano cercando.

    Non appena uscì dall'intrico della vegetazione, rotolò su se stesso, balzò in piedi e, piegandosi il più possibile in avanti, si lanciò verso il canotto che lo attendeva a pochi metri di distanza.

    Quella era la parte più pericolosa dell'operazione perché non era più protetto dal fogliame. Tra lui e la salvezza c'era solo una striscia di sabbia, e doveva superare il record del mondo di velocità.

    Quando alle sue spalle scoppiarono altre due cariche che rimbombarono nella notte, si buttò a terra. E solo quando, dopo aver corso nell'acqua che gli arrivava sino alle ginocchia, si buttò di testa nel canotto, i suoi compagni avviarono il motore.

    Mani robuste lo afferrarono e lo tirarono definitivamente a bordo. Lui giacque ansimante sul fondo per un lungo minuto, cercando di riprendere fiato.

    La salvezza. I suoi compagni. I suoi amici. Diavolo, la sua famiglia!

    «Cribbio, sei arrivato appena in tempo!» commentò Deke prima di dare gas al motore. Sterzò la manopola di novanta gradi e il canotto fece un'ampia curva che lasciò alle loro spalle una scia di schiuma.

    Jeff respirò a pieni polmoni. Com'era bello il suono di quel motore! Quando avevano raggiunto la spiaggia lui e i ragazzi avevano usato i remi, ma adesso potevano fare tutto il rumore che volevano!

    Guardò Deke e sorrise. Poi, gridando al di sopra del rumore del motore, disse: «Okay, smettila di piagnucolare! Voi smidollati ve ne stavate al sicuro qui nel canotto, mentre io ero là fuori a salvare il mondo per il resto dell'umanità!».

    Deke rise.

    «Che il diavolo se lo porti! Noi ce ne stavamo seduti qui ad aspettarlo come dei bei bersagli che nemmeno un bambino avrebbe mancato, e lui ci insulta!» proruppe J.T.

    «Già!» fece Travis, gli occhi fissi alla spiaggia che si stava allontanando sempre più, il mitra puntato verso la terraferma per coprire la loro fuga in caso qualche nemico fosse scampato alle esplosioni. «Sembra che col passare degli anni il nostro eroe diventi sempre più presuntuoso. Forse dovremmo buttarlo a mare e farlo proseguire a nuoto.»

    Deke puntò in direzione della nave che li stava aspettando al riparo di un piccolo promontorio. «Se un pescecane dovesse morderlo morirebbe avvelenato» commentò.

    Jeff ridacchiò e chiuse gli occhi. In pochi minuti avrebbero raggiunto la nave, e fra cinque giorni sarebbero tornati a casa.

    La prima licenza dopo tanto tempo.

    La luna si affacciò tra le nuvole e in quel breve flash d'argento lui guardò le facce dei suoi compagni. Una pasta nera oscurava i loro lineamenti, e i loro occhi e i loro denti risaltavano nell'oscurità. Si fidava di ciascuno di quei ragazzi ciecamente. Al punto di affidare loro la propria vita come era successo poco prima. E molte altre volte. Così numerose che ormai non riusciva più a contarle.

    Il suo sguardo si posò sull'altro uomo presente sul canotto. La ragione per cui lui e il suo gruppo si trovavano lì. L'uomo che erano stati mandati a salvare. Un diplomatico che era rimasto troppo a lungo in quel paese ostile, e che un mese prima era stato preso in ostaggio. Non aveva dubbi sul fatto che, quando erano riusciti a liberarlo, avesse ormai smesso di sperare in un suo ritorno a casa. Almeno fino a quando lui non aveva aperto con un pugnale una fessura nel retro della tenda e gli aveva sussurrato: «Marine degli Stati Uniti».

    Diavolo! Quel tipo per poco non era scoppiato a piangere, e lui era sicuro che, se ne fosse stato in grado, lo avrebbe accolto con la banda. Adesso se ne stava seduto a prua dando loro le spalle, tutto teso in avanti come se quell'atteggiamento potesse farlo arrivare a casa prima. Anche lui non vedeva l'ora di tornare negli States. Erano passati diciotto mesi, da quando era partito. Diciotto mesi dall'ultima volta in cui aveva visto Kelly.

    Nel buio, con il solo rumore del motore e delle esplosioni ormai lontane che rompevano il silenzio della notte, Jeff si rilassò per la prima volta dopo dieci ore e lasciò correre liberi i propri pensieri.

    A quella notte lontana.

    All'ultima notte che aveva trascorso con la donna che da allora aveva riempito tutti i suoi sogni...

    Kelly spalancò le braccia, lui la attirò a sé, e godette della sua pelle nuda e calda contro il proprio corpo. Erano passate due settimane incredibili, da quando Jeff l'aveva salvata dall'oceano. Priva di conoscenza. Dopo che un surf l'aveva colpita alla testa.

    Una volta sulla riva, le aveva fatto la respirazione bocca a bocca e, da quel momento, praticamente le loro labbra non si erano più lasciate. Non aveva mai provato niente di simile in tutta la sua vita, prima. Quelle emozioni, quei sentimenti. Quell'incredibile desiderio, quel bisogno.

    E, adesso, quella era l'ultima notte che avrebbero passato insieme. L'indomani mattina lui si sarebbe imbarcato di nuovo per chissà dove e lei non sapeva quando sarebbe tornato.

    Lo strinse forte, più forte, cercando di dimenticare che tra poco si sarebbero dovuti dire addio. «Queste due settimane sono passate così in fretta... Troppo in fretta» gli sussurrò sulla pelle, le dita che gli accarezzavano il petto affrettandogli il respiro.

    «Sì» convenne Jeff dopo qualche attimo.

    Lei sollevò leggermente la testa per guardarlo negli occhi. «A che ora devi partire?»

    Nella morbida luce delle candele, i suoi lunghi capelli ramati avevano dei riflessi di fiamma. Ed erano così lucidi, folti, morbidi... «Presto» rispose Jeff. «Devo essere alla base alle sei.»

    Kelly guardò al di là della sua spalla l'orologio digitale sul comodino. «È solo mezzanotte. Abbiamo ancora alcune ore.»

    «Non sono abbastanza» commentò lui. Se avesse avuto a disposizione cinquant'anni, non sarebbero bastati nemmeno quelli. C'era qualcosa, in quella donna, che gli faceva desiderare di dimenticare tutto quello che esisteva al mondo al di là della camera e di loro due nel letto: non desiderava che di restarsene chiuso con lei lì dentro.

    Dato che non era possibile, determinato a godere di ogni minuto che gli restava senza perdere tempo in utopie inutili, le prese il viso tra le mani e le accarezzò le guance con la punta dei pollici. Poi si sollevò su un gomito, si stese sopra di lei, guardò i suoi occhi verde scuro e le chiese: «Ti mancherò?».

    Lei sorrise con un angolo della bocca. «Mi mancherai» rispose in un sussurro, mentre con la mano gli accarezzava dolcemente la schiena, risvegliandogli dentro il desiderio appena sopito. «Forse dovresti ricordarmi cosa sto per rimpiangere» aggiunse poi con malizia.

    «Nessun problema» mormorò lui, facendole scivolare le mani sui seni.

    Prese a titillarle entrambi i capezzoli tra i pollici e gli indici e, quando Kelly si inarcò, sorrise.

    «Mmm, sì... Adesso incomincio a ricordare...» bisbigliò lei con un'espressione beata.

    Lui aspettò immobile che riaprisse gli occhi e lo guardasse, e le disse: «Tornerò, Kelly. Non so quando, ma tornerò».

    «Lo prometti?»

    Jeff le prese una mano e ne baciò il palmo. «Sì, mia piccola, te lo prometto.»

    La baciò, assaporando la sua bocca. Sì, anche lui avrebbe ricordato. Tutto. Il suo profumo, il suo odore, il suo sapore. Voleva imprimerseli nella mente in modo definitivo, così bene da poterli ricordare sempre, ovunque fosse, qualunque cosa stesse facendo, per rivivere quel momento.

    Lei sospirò, e lui colse con le labbra il breve sospiro che si era lasciata sfuggire per inalarlo profondamente, come una parte di lei da trattenere dentro di sé.

    Poi le loro lingue si intrecciarono facendo crescere in loro un fuoco sempre più divorante. Le mani di Jeff si mossero lungo le sue curve, definendole nella memoria. Sentì una mano di lei accarezzargli la schiena lentamente fino a raggiungere le sue natiche per attirarlo maggiormente contro di sé, e strinse i denti per non perdere il controllo.

    Poco dopo il suo corpo incominciò a muoversi sotto di lui sempre più eloquentemente, Kelly scostò le gambe...

    Jeff entrò in lei, che gli circondò la vita con le cosce e lo abbracciò, stringendolo il più possibile a sé.

    Iniziarono a muoversi all'unisono, il corpo dell'uno che aderiva a quello dell'altro, rendendo incerti i confini. Poi il ritmo si fece più veloce, sempre più veloce, finché non raggiunsero entrambi il culmine del piacere, ne furono travolti, e insieme gemettero, gridarono, tremarono.

    Aveva trovato qualcosa lui, lì, con quella donna. Qualcosa di inaspettato. Qualcosa di cui non sapeva bene cosa fare, che sapeva di non voler perdere, ma che tra poco avrebbe dovuto lasciare.

    E seppe che separarsi da lei sarebbe stata la cosa più difficile che avrebbe mai fatto.

    E lo era stata.

    Quelli erano stati diciotto mesi infernali, ma adesso lui stava per tornare. Avrebbe mantenuto la sua promessa e sarebbe tornato. Sperava solo che lei lo stesse aspettando. Sarebbe stata una bella beffa, se per tutti quei mesi non avesse fatto che pensare a Kelly, e Kelly non gli avesse dedicato un solo pensiero!

    Il canotto urtò con un sobbalzo contro la fiancata della nave, riportandolo al presente. Una scala di corda calò dall'alto e, mentre J.T. e Travis aiutavano il diplomatico a salire a bordo, Deke lo guardò e gli chiese: «Stavi pensando di nuovo a quella donna, capo?».

    Jeff ricambiò lo sguardo, per niente stupito dalla domanda dell'amico. Durante le lunghe notti inattive che avevano preceduto la loro azione gli aveva parlato spesso di

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