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Voci dal cuore: I Romanzi Storici
Voci dal cuore: I Romanzi Storici
Voci dal cuore: I Romanzi Storici
E-book278 pagine8 ore

Voci dal cuore: I Romanzi Storici

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Info su questo ebook

Inghilterra, 1817/1818 - Un destino crudele non dà tregua alla bellissima Lady Lillian Walford, e benché gli uomini la guardino con ammirazione, lei sa bene che nessuno la chiederà mai in moglie. Anthony Harbreas, Conte di Graydon, sembra però deciso a ignorare le rigide regole dell'alta società e a diventare il suo inseparabile accompagnatore. Costretto alle nozze con Lady Lillian dal potente fratello di lei, l'affascinante gentiluomo non tarda a rendersi conto della fortuna che gli è capitata, perché Lily si rivela una moglie dolcissima e incantevole. Ma gli intrighi che li hanno portati al matrimonio incombono su di loro come un'ombra inquietante, e Anthony sa di dover convincere Lily della sincerità del suo amore, o la loro felicità verrà compromessa per sempre.

LinguaItaliano
Data di uscita9 apr 2013
ISBN9788858910245
Voci dal cuore: I Romanzi Storici
Autore

Susan Spencer Paul

Autrice di dodici romanzi storici ambientati perlopiù nel Medioevo e all'epoca della Reggenza inglese, attualmente vive in California, nei sobborghi di Los Angeles.

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    Anteprima del libro

    Voci dal cuore - Susan Spencer Paul

    Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:

    Beguiled

    Harlequin Historical

    © 1998 Mary Liming

    Traduzione di Maria Grazia Bassissi

    Questa edizione è pubblicata per accordo con

    Harlequin Enterprises II B.V. / S.à.r.l Luxembourg.

    Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

    persone della vita reale è puramente casuale.

    © 1999 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

    eBook ISBN 978-88-5891-024-5

    www.eHarmony.it

    Questo ebook contiene materiale protetto da copyright e non può essere copiato, riprodotto, trasferito, distribuito, noleggiato, licenziato o trasmesso in pubblico, o utilizzato in alcun altro modo ad eccezione di quanto è stato specificamente autorizzato dall’editore, ai termini e alle condizioni alle quali è stato acquistato o da quanto esplicitamente previsto dalla legge applicabile. Qualsiasi distribuzione o fruizione non autorizzata di questo testo così come l’alterazione delle informazioni elettroniche sul regime dei diritti costituisce una violazione dei diritti dell’editore e dell’autore e sarà sanzionata civilmente e penalmente secondo quanto previsto dalla Legge 633/1941 e successive modifiche.

    Questo ebook non potrà in alcun modo essere oggetto di scambio, commercio, prestito, rivendita, acquisto rateale o altrimenti diffuso senza il preventivo consenso scritto dell’editore. In caso di consenso, tale ebook non potrà avere alcuna forma diversa da quella in cui l’opera è stata pubblicata e le condizioni incluse alla presente dovranno essere imposte anche al fruitore successivo.

    1

    Londra, 1817

    Correva voce, tra quelli che lo conoscevano, che il Conte di Cardemore fosse un diavolo che, fuggito dall’inferno, avesse assunto sembianze umane.

    La sua statura gigantesca era per certuni una prova delle sue origini non umane, altri sostenevano addirittura che le cicatrici che gli solcavano il volto fossero dovute alla dura lotta che aveva dovuto ingaggiare per sfuggire alle fiamme eterne.

    Anthony Harbreas, Conte di Graydon, non aveva mai dato credito a voci tanto ridicole. Fino a quella sera.

    L’invito che aveva ricevuto da Cardemore un’ora prima, se di invito si poteva parlare visto il tono minaccioso del messaggio, era la minore delle sorprese che lo attendevano.

    L’inquietante semioscurità nella quale era immersa Wilborn Place, la grandiosa dimora di Cardemore situata nella zona più elegante di Londra, lo aveva impressionato, così come le numerose carrozze, appartenenti a diversi tra i nobili più in vista del regno, in fila davanti al palazzo. Inoltre tutta la servitù di Cardemore sembrava capace di svanire silenziosamente nel buio. Quello era davvero un mistero!

    Mentre seguivano il tetro maggiordomo attraverso un’immensa galleria quasi buia, Lord Daltry, che era con lui quando aveva ricevuto l’invito e aveva insistito per accompagnarlo, sussurrò: «Se avessi saputo che saremmo stati circondati dai fantasmi, avrei portato un prete».

    Ma il trauma peggiore in assoluto era stato la vista di Cardemore quando era finalmente entrato nello studio dove Graydon e Daltry lo aspettavano.

    Scarmigliato, con la barba lunga, vestito con abiti rozzi, l’uomo entrò nella stanza, guardò i suoi ospiti dall’alto della sua gigantesca statura e commentò senza preamboli: «Avete portato un amico perché vi tenesse la mano, Graydon? Non sopporto i damerini, ma almeno Daltry sa come tirare di boxe».

    «Non in confronto a voi, signore» replicò l’interessato con un piccolo inchino. «L’ultima volta che ho avuto l’onore di incontrarvi nella palestra di Jackson mi avete fatto saltare quasi tutti i denti. Ho dovuto mangiare budini per una settimana.»

    Con una risata, cosa rara per lui, Cardemore prese una bottiglia di brandy da un vassoio posato sull’enorme scrivania che occupava quasi tutta una parete.

    «Sedetevi. Ho poco tempo da dedicarvi prima di tornare ad affari più importanti.»

    «No, grazie, signore.» Graydon seguì con lo sguardo i movimenti di Cardemore mentre il conte sedeva dietro la scrivania. «Siamo attesi da Lord e Lady Hamilton. Ci siamo fermati qui solo perché la vostra missiva sottolineava l’urgenza di questo incontro.»

    Gli occhi scuri di Cardemore osservarono divertiti l’elegante abbigliamento dei suoi ospiti. «Urgenza. Avete detto bene, Graydon. Andrò dritto al punto: vi informo che ho rilevato tutti i vostri debiti e tutte le ipoteche che avete acceso, compresa quella su St. Cathyrs.» Fece una pausa per sorseggiare il liquore, lo sguardo fisso in quello di Graydon al di sopra del bicchiere. «Non vi siete reso conto del pericolo che avreste fatto correre alla vostra dimora di famiglia nel momento in cui l’avete usata per garantire un prestito di quella portata?»

    «È stata una decisione difficile, ma necessaria» replicò impassibile Graydon. «Il debito sarà ripagato alla fine del trimestre. Se ciò che dite è vero e l’ipoteca è adesso in mano vostra, siate certo che onorerò la scadenza. Fino all’ultimo penny.»

    Cardemore posò il bicchiere sulla scrivania. «Non accetterò denaro per i vostri debiti. Ciò che desidero è un pagamento di diversa natura.»

    «Avete forse rilevato i miei debiti per tenermi in pugno? Questo, signore, si chiama ricatto, e voi potreste finire rinchiuso a Newgate.»

    Il sorriso pigro di Cardemore si accentuò. «Se non volete vedere vostra madre e le vostre belle sorelle scacciate dalla dimora avita, ragazzo, vi suggerisco di sedere e di ascoltare attentamente la mia proposta.»

    «È meglio che facciamo come dice lui, Tony» osservò Daltry in tono pratico.

    Quando entrambi si furono accomodati, Cardemore disse: «Vi spiegherò in poche parole quello che voglio da voi. Il mese prossimo, mia sorella Lily e mia nipote Isabel verranno a Londra per debuttare in società. Voglio che vi prendiate cura di Lily per tutto il tempo che passerà a Londra e che facciate in modo che sia lei sia Isabel siano accettate dall’alta società». Un silenzio di tomba fece seguito a quelle parole. «Non avrei mai creduto di riuscire a vedere uno zerbinotto come voi restare senza parole, ma a quanto pare è venuto il momento. È per me una vera seccatura dover affidare mia sorella a un uomo del vostro stampo, ma vi consiglio di trattarla come si deve, o ne subirete le conseguenze» concluse il padrone di casa.

    Con uno sforzo, Graydon ritrovò la voce.

    «Quello che proponete, signore, è semplicemente ridicolo.»

    «Non la penserete così quando vi ritroverete a scrivere lettere alla famiglia e agli amici dalla prigione dei debitori.»

    «Perché proprio io?» insistette Graydon. «Non posso fare da scorta a una giovane donna che non ho neppure mai incontrato.»

    Cardemore scrollò le spalle massicce. «Perché no? Come tutti quelli della vostra razza, avete imparato fin dalla culla le buone maniere. Con un po’ di impegno siete in grado di fare qualsiasi cosa. E non pensate che non sappia quello che dico. Anch’io provengo da una famiglia antica.» Si appoggiò comodamente allo schienale della poltrona. «I Walford sono di stirpe antichissima. Esistiamo da così tanto tempo che ormai dovremmo avere acqua, e non sangue, nelle vene. Non per niente alcuni di noi sono quasi pazzi. Altri hanno ben poco di umano. Io ho abbandonato la mia famiglia all’età di quattordici anni e non sarei tornato indietro se mio fratello non avesse avuto il cattivo gusto di morire senza lasciare un erede maschio, e se Lily non avesse avuto bisogno di me. Ho amato poche persone nella mia vita, Graydon» spiegò Cardemore a bassa voce. «Lily è per me la più preziosa. In tutti questi anni l’ho tenuta al sicuro, in campagna, il più possibile lontana dagli avvoltoi dell’alta società, ma adesso comincio a pensare di aver commesso un errore. Mia sorella ha ventun anni ed è molto ingenua. Venire a Londra è per lei la realizzazione di un sogno e io non voglio che resti delusa. Avete compreso bene?» La sua espressione si fece minacciosa, in contrasto con la voce calma. «Lily avrà tutto quello che ha sognato, esattamente come l’ha sognato. Voi vi impegnerete a fondo in questo, o perderete tutto ciò che avete di più caro.»

    Graydon scosse il capo. «Ci sono decine di uomini più adatti di me.»

    «Non è del tutto vero» replicò Cardemore, estraendo da un cassetto un foglio che esaminò con attenzione. «Secondo i miei informatori siete un eccellente sportivo, un campione di eleganza, molto ammirato per il vostro crescente potere in Parlamento. Le madri delle fanciulle in età da marito vi considerano un ottimo partito e, secondo la mia amante...» Sollevò un istante gli occhi dal foglio per fissare il suo interlocutore. «A sentire lei qualsiasi fanciulla darebbe l’anima in cambio di un vostro sorriso. Naturalmente non voglio che facciate innamorare Lily, e comunque lei ha troppo la testa sulle spalle per perdersi in questo genere di sciocchezze.»

    Porse il foglio a Graydon che lo scorse attentamente, prima di passarlo a Lord Daltry commentando: «Tutto esatto. Ci sono perfino il nome e l’indirizzo della mia amante. Vi chiederei come avete avuto tutte queste informazioni, ma temo che la risposta non mi piacerebbe».

    Un ghigno incurvò le labbra di Cardemore. «No, infatti.»

    Daltry gettò il foglio sulla scrivania. «Povero me. C’è perfino il mio nome tra quelli dei tuoi migliori amici. Non sapevo che potessi essere una compagnia così pericolosa, Tony.»

    «Manca però un’informazione importante» obiettò Graydon. «Ho trascorso buona parte della scorsa Stagione corteggiando Miss Frances Hamilton e tutti sanno che tra noi c’è un impegno, anche se non ho ancora chiesto ufficialmente la sua mano. Non posso fare quello che mi chiedete senza sollevare una nube di pettegolezzi. Rischierei perfino di perdere Miss Hamilton, anche se le spiegassi la situazione.»

    Cardemore assunse un’espressione feroce. «Non farete parola con nessuno del nostro accordo. Questo vale per entrambi.» Il suo sguardo cupo si posò brevemente su Lord Daltry, che lo ricambiò con un sorriso amabile. «Mi dispiacerebbe molto se Lily ne venisse a conoscenza. Non mi importa di quello che direte a Miss Hamilton e di come lei reagirà. Voglio soltanto che Lily si goda la sua prima Stagione a Londra e che le vengano risparmiate le solite cattiverie dell’alta società. Se vorrà partecipare a delle feste, voi vi accerterete che venga invitata. Se vorrà ballare, farete in modo che balli. Quando lascerà Londra per tornare a Cardemore Hall, voglio che lo faccia col sorriso sulle labbra.»

    «Se amate così tanto vostra sorella, mi domando perché non la scortate voi stesso» obiettò Graydon.

    Cardemore si alzò in piedi e posò entrambe le mani sulla scrivania. «Che domanda sciocca! Non capite che se fossi io ad accompagnarla, Lily verrebbe trattata con rispetto solo perché la gente mi teme, ma dietro le sue spalle le matrone scatenerebbero le loro lingue affilate? Se il gentiluomo più ricercato di tutta Londra mostrerà un sincero interesse nei confronti di Lady Lillian Walford, invece, la crema della società l’accoglierà a braccia aperte.» Guardò i suoi ospiti con l’aria soddisfatta di una pantera che rimira due prede senza scampo. «Lily e Isabel arriveranno tra tre settimane insieme a Lady Margaret, mia cognata. La loro prima serata ufficiale sarà da Almack, il club più esclusivo della città. Vi suggerirei di presentarvi a Lily già in quella occasione, Graydon, perché dopo un mese esatto daremo qui la festa del loro debutto e mi aspetto che voi apriate le danze con mia sorella.» Poi, rivolto a Lord Daltry, soggiunse: «Se Graydon vi è caro, fate tutto quello che è in vostro potere per aiutarlo. Altrimenti vi troverete a dover offrirgli conforto quando si troverà in prigione. E vi assicuro che in quel caso avreste molto tempo per mettere alla prova la sincerità della vostra amicizia».

    2

    Lord Daltry era preoccupato. «Sei certo che sia lei? Essendo sorella di Cardemore non mi aspettavo certo una bellezza, ma non pensavo neppure che fosse così poco femminile. Non riesci proprio a esimerti da questo compito ingrato?»

    Le mani strette dietro la schiena, Graydon osservava la giovane alta dai capelli scuri che si trovava dall’altra parte della sala da ballo di Almack. «Ogni mio tentativo di estinguere i debiti è stato troncato sul nascere. Cardemore deve avere a sua disposizione un esercito di tagliagole. Il mio sarto era così sconvolto quando ho cercato di pagarlo personalmente che stava per venirgli un colpo. Ed è accaduta la stessa cosa con tutti i creditori con i quali ho parlato.»

    Daltry occhieggiò la giovane donna con aria dubbiosa.

    «Hai visto che spalle? Dio mio. Scommetto che riuscirebbe a caricarsi sulla schiena tutti gli uomini presenti in questa sala.»

    Il suo amico fece una risatina. «Non è poi tanto male, Matthew. Non è certo bella quanto Miss Hamilton, ma è graziosa. Credo che non avrò problemi a scortarla in giro per la città.»

    «Graziosa? Credevo che il tuo concetto di bellezza femminile fosse ben diverso.»

    «Non mi dispiacciono affatto le donne alte e lei sembra perfino più alta di Miss Hamilton. Guarda che sorriso smagliante. Il vecchio Hanby è incantato. Credo di non averlo mai visto ridere prima. Chissà che cosa gli starà dicendo?»

    «Qualcosa del genere: Ridi o ti faccio un occhio nero, piccoletto» suggerì Daltry, cupo. «Per la miseria, guarda là Curtis che le porta da bere. Ci sono più maschi addosso a quella ragazzotta che mosche su un cavallo. Di che cosa si preoccupava Cardemore? Credo che dovresti tornare da lui e dirgli che la sua sorellina se la cava benissimo da sola. Che cosa c’è?» chiese poi, sentendo la mano di Graydon stringergli il braccio.

    L’altro fece un cenno col capo. «Laggiù. Seduta dietro la sorella di Cardemore. La vedi?»

    Lord Daltry guardò nella direzione indicatagli e rimase a bocca aperta. Non appena si fu ripreso dallo stupore, annunciò: «È mia. Tu devi già occuparti di Lady Lillian e tenere tranquilla e contenta Miss Hamilton».

    «È bellissima» sussurrò Graydon, affascinato. «Non ho mai visto dei capelli di un colore simile. Così biondi che sembrano d’argento. È come se un angelo dipinto avesse preso vita. Chi sarà?»

    «Non ha importanza, vecchio mio» gli assicurò l’amico, lisciando l’elegante giacca nera da sera. «Va’ a prenderti cura di Lady Lillian, io mi occuperò di quell’angelo. Credi che abbia già ricevuto il permesso di danzare il valzer?» Si guardò intorno. «Dov’è qualcuno che possa presentarci?»

    «Ecco là Lady Jersey» rispose Graydon, rivolgendo un sorriso affascinante alla dama in questione.

    «Finalmente, Lord Graydon» disse Lady Jersey avvicinandosi ai due uomini. Poi, con voce molto più bassa, soggiunse: «Vi aspettavo da un’eternità. Ho assicurato a Lord Cardemore che ci saremmo prese cura di sua sorella ma, per quanto abbia provato, nessuno dei gentiluomini che le ho presentato l’ha invitata a ballare. Non so davvero che cosa si aspetti Cardemore, se non un miracolo. Naturalmente, se voi danzerete con lei, gli altri vi imiteranno. Venite, vi presento alla Contessa di Cardemore. Anche voi, Daltry».

    Dopo essersi scambiati un’occhiata, i due uomini seguirono docilmente Lady Jersey.

    Si avvicinarono a una donna alta, molto elegante, che stava conversando con un gruppo di signore della sua età. Graydon non mancò di notare i folti capelli color mogano e i grandi occhi verdi. Era affascinante.

    Lady Jersey attirò gentilmente la Contessa di Cardemore fuori del gruppo. «Voglio presentarvi questi due gentiluomini. Anthony Harbreas, Conte di Graydon, e Matthew Rowling, Visconte Daltry. Signori, Lady Margaret Walford, Contessa di Cardemore.»

    Dopo uno scambio di convenevoli, Lady Jersey disse a Lady Margaret: «Lord Graydon ha espresso il desiderio di danzare con vostra cognata. Se siete d’accordo, vado a presentarglielo e le darò il permesso di danzare il prossimo valzer».

    Lo sguardo intenso di Lady Margaret si posò su Graydon, che si scoprì a dire: «Ve ne sarei grato, signora». Un paio di volte nel corso di quel mese aveva pensato di vendicarsi sulla sorella di Cardemore ma ora, fissando gli occhi verdi di Lady Margaret, quel pensiero lo abbandonò. Non aveva senso prendersela con delle donne innocenti.

    Senza distogliere lo sguardo, Lady Margaret annuì. «Avete il mio permesso, ma naturalmente dovrete chiedere a Lily se vuole danzare.»

    E così Graydon si ritrovò a seguire le due donne, con Daltry alle calcagna. Non appena li vide avvicinarsi, la giovane alta che avevano osservato da lontano lasciò gli uomini che la circondavano per andare loro incontro con un sorriso abbagliante. Era abbronzata, con la pelle liscia e spruzzata di efelidi e occhi scintillanti come zaffiri purissimi. I capelli erano castani con bei riflessi ramati.

    «Mamma!» esclamò, afferrando la mano di Lady Margaret. «Che cosa meravigliosa! Lord Hanby ha portato a Londra alcuni tra i suoi migliori cavalli per la caccia alla volpe. Ci ha invitate a cavalcare con lui una di queste mattine.»

    «È molto gentile da parte sua, mia cara» commentò Lady Margaret poi, prima che la figlia potesse aggiungere qualcosa, annunciò: «Ti presento il Conte di Graydon e il Visconte Daltry. Questa è mia figlia, Isabel».

    Graydon fece un inchino perfetto, nonostante la testa gli girasse come se fosse stata presa in un vortice. Mentre si chinava sulla mano piuttosto grande di Lady Isabel, il suo sguardo cadde sulla giovane seduta dietro di lei. E così quella era la sorella di Cardemore. La bellissima Lady Lillian Walford. E lui era il fortunato che, nei tre mesi successivi, avrebbe avuto l’onore di scortare quell’angelo in giro per Londra.

    Oh, no, pensò Lily con un gemito silenzioso. Tutti ma non lui, per favore, zia Margaret.

    Cominciava a desiderare di non essere mai venuta a Londra. Come aveva potuto credere che si sarebbe trovata bene tra gente che non si sarebbe mai sognata di entrare in relazione con una persona come lei? Aveva sognato Londra, le feste, gli abiti eleganti e le danze con gentiluomini affascinanti come quelli che, nell’ultima ora, avevano finito invariabilmente per scusarsi e allontanarsi con tutta la fretta consentita dall’etichetta. Eppure Aaron, suo fratello, aveva cercato di avvisarla, e anche zia Margaret. Data la differenza di età con quest’ultima, Lily l’aveva sempre considerata sua zia piuttosto che sua cognata, e Isabel, quasi sua coetanea, era per lei la cugina carissima.

    Ora lui le stava sorridendo. L’uomo più bello presente quella sera da Almack, l’uomo che tutti gli sguardi femminili fissavano con aperta ammirazione. Stavolta, Lily ne era certa, non sarebbe riuscita a nascondere la sua umiliazione. Con gli altri, bene o male, ce l’aveva fatta, ma quando avesse visto il disgusto sul viso di lui, non sarebbe riuscita a nascondere la sua infelicità.

    Stringendo convulsamente le mani, si alzò in piedi quando zia Margaret lo fece avvicinare. Lo aveva notato nel momento stesso in cui era entrato nel salone. A dire il vero, tutti i presenti si erano girati a guardare l’uomo alto ed elegante vestito di blu scuro, un colore che si accordava alla perfezione con l’azzurro cupo dei suoi occhi e con i folti capelli biondi.

    Quando zia Margaret cominciò a parlare, Lily era così in ansia che stentò a capire le sue parole. Forse sarebbe svenuta e, tutto sommato, sarebbe stato meglio. «Posso presentarvi mia cognata, Lady Lillian Walford? Lily, il Conte di Graydon.»

    Lui le sorrise con tanta palese ammirazione che Lily sentì gli alluci curvarsi dentro le scarpine da ballo. Se già non fosse stata incapace di parlare, quel sorriso le avrebbe comunque tolto la voce. La sua mano si sollevò come se fosse stata dotata di volontà propria e subito sentì il calore delle dita di lui che stringevano appena le sue.

    «Sono onorato di fare la vostra conoscenza» disse il Conte di Graydon, la voce carezzevole al pari dello sguardo dei magnifici occhi azzurri.

    Quando era bambina, Lily aveva trascorso ore e ore in ginocchio, pregando perché accadesse un miracolo, ma mai aveva desiderato come in quel momento di poter parlare come tutti gli altri.

    Lui continuò a sorridere senza lasciarle la mano, in attesa di una risposta, e Lily si rese conto che lo stava fissando in silenzio. Gli rivolse allora un piccolo cenno del capo e si girò speranzosa verso zia Margaret, la quale si limitò a dire: «Lord Graydon vorrebbe danzare con te. Hai il permesso di danzare il valzer».

    Gli occhi di Lily si allargarono per la sorpresa e in quell’istante si udirono le prime note del ballo successivo. Un valzer.

    Lord Graydon parve felice come se avesse ricevuto un dono dal cielo. «Sarei onorato se mi voleste concedere questo ballo, Lady Lillian.»

    Non poteva. No davvero. Avrebbe preferito mille volte essere umiliata in quello stesso momento che portarsi dietro per il resto dei suoi giorni il ricordo di un ballo tra le braccia di lui. Lily scosse il capo, cercando di liberare la mano che lui stringeva ancora e guardando al contempo zia Margaret con aria supplichevole.

    La Contessa di Cardemore si limitò a rivolgerle un

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