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Un gioiello per la contessa
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E-book240 pagine4 ore

Un gioiello per la contessa

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Info su questo ebook

Inghilterra, 1819 - Segnato da un'infanzia povera di affetti, il Conte di Hartwick ama sfidare il ton dell'alta società londinese con il suo comportamento fuori dagli schemi. Ma questa volta tocca a lui rimanere sconcertato quando, rientrando da un incontro notturno segreto, incrocia Miss Sarah Forrester, sotto la pioggia, su un tetto! Presto lo sgomento cede il posto alla curiosità: cosa nasconde quella misteriosa e irresistibile fanciulla? Sarah è alla ricerca di un diamante scomparso e l'ultima cosa di cui ha bisogno è che l'irritante Hart, anche lui sulle tracce del gioiello, la distragga dalla sua missione. Rivali in questa sfida, ma inesorabilmente attratti l'uno dall'altra, Sarah e Hart sono consumati da una passione proibita. E presto Miss Forrester si ritrova a bramare un altro tesoro: divenire la Contessa di Hartwick.
LinguaItaliano
Data di uscita20 nov 2017
ISBN9788858974254
Un gioiello per la contessa

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    Anteprima del libro

    Un gioiello per la contessa - Laurie Benson

    successivo.

    1

    Londra, 1819

    Non era la prima volta che Phineas Attwood, Conte di Hartwick, si ritrovava di notte su un tetto di Londra mentre pioveva, ma in quell'occasione fu la prima volta in cui si rese conto di non essere solo.

    In quella serata fosca, Hart fece fatica a uscire dallo splendido letto a baldacchino di Theodosia. Avrebbe desiderato stare ancora con lei, ma non c'era più tempo. Suo marito sarebbe arrivato da un momento all'altro e Hart non era interessato a un incontro. Avrebbe potuto agire in modo sfacciato e uscire dall'ingresso principale, ma niente era paragonabile all'eccitazione di scovare nuove vie di fuga dalle alcove delle sue compagnie femminili, anche se era costretto a farlo durante un acquazzone.

    Proteggendosi gli occhi dalle gelide gocce che gli sferzavano il viso, raggiunse il bordo del tetto e, sprezzante del pericolo, si sporse di sotto: dava a strapiombo su Mount Street, quattro piani senza alcun appiglio o appoggio per i piedi, oltretutto in piena vista di qualunque carrozza si fosse avvicinata.

    Alla sua sinistra i tetti degli adiacenti tre edifici terminavano in un vicolo che portava a Reeves Mews. Quella gli sembrò l'opzione migliore. Magari l'ultimo edificio aveva qualche elemento architettonico utile alla sua discesa. Mentre esaminava la situazione, colse un movimento con la coda dell'occhio.

    Una figura esile e scura, a circa cinque piedi di distanza, camminava sul tetto della casa vicina. Evidentemente quella era l'ora in cui finivano tutti gli incontri segreti. Quel gentiluomo era stato abbastanza sveglio da indossare un mantello e un copricapo per ripararsi dalla pioggia.

    «Bel tempo per le anatre!» gridò Hart.

    A quel commento, il tipo si spaventò a tal punto che perse l'equilibrio e scivolò sulle tegole bagnate. Sarebbe stato un bel salto fin nel giardino di sotto. Hart afferrò per un braccio lo sconosciuto e pregò di non essere trascinato giù dal suo peso.

    «Vi tengo» gli assicurò. «Non vi lascio cadere.»

    Le braccia del tipo non erano molto in carne, il che indusse Hart a ritenere che si trattasse di un ragazzo. Non faticò molto a riportarlo sul tetto. Cadeva una pioggerella fine. Un ringraziamento sarebbe stato d'obbligo, ma quella figura infagottata accanto a lui restò muta come una pietra, probabilmente a causa dello spavento. Hart si tirò indietro i capelli e scrutò il suo compagno, desiderando poi che la pioggia gli avesse annebbiato la vista.

    «Maledizione, Miss Forrester, cosa ci fate quassù?»

    La figlia del ministro americano si drizzò a sedere. Il mantello che indossava si aprì quanto bastava a rivelare il colletto slacciato di una camicia nera da gentiluomo e le curve del seno. Hart rammentò di averla vista con indosso quegli abiti all'incirca un anno prima alla festa in maschera dai Finchley, dove lei aveva avuto l'audacia di vestirsi da vetturino, che era poi lo stesso abbigliamento scelto per quella notte. Distese le gambe tornite e strette nei calzoni neri e corti davanti a sé. Erano gambe seducenti, proprio come lui le ricordava.

    «Non ditemi che state andando via da una festa in maschera» l'apostrofò lui distogliendo l'attenzione dalle sue gambe.

    Lei inarcò una delle sue fini sopracciglia scure. «Vi chiederei da dove venite, ma posso ben immaginarlo. È dunque questa l'ora in cui i vostri incontri clandestini hanno termine?»

    Una donna nubile avrebbe dovuto essere all'oscuro di certe faccende, ragionò Hart. Le poche volte in cui si era trovato in sua compagnia aveva notato che a Miss Sarah Forrester piaceva spiazzare la gente con il proprio candore. Non le avrebbe dato corda.

    «Vengo da una visita a un socio in affari» mentì. «E voi cosa ci fate quassù? Katrina è forse al corrente del fatto che vi aggirate di notte sui tetti di Londra?» le chiese per riguadagnare il vantaggio. Katrina era la Duchessa di Lyonsdale, una cara amica di Miss Forrester.

    «No.» Lei distolse lo sguardo un po' troppo alla svelta. Quindi la moglie del suo amico sapeva esattamente che stesse combinando quella ragazza. Chissà se lo aveva raccontato anche a suo marito Julian.

    «Come pensavate di scendere da quassù?» ritorse lei interrompendo le sue elucubrazioni.

    «Questo è il bello di doversene andare di soppiatto: si è obbligati a considerare le diverse opzioni.»

    Il rumore degli zoccoli di un cavallo e delle ruote di una carrozza proveniente dalla strada attirò la loro attenzione ed entrambi strisciarono verso il bordo del tetto. Una carrozza laccata di nero si fermò proprio sotto la casa di Theodosia e un lacchè le andò incontro con un grande ombrello nero in mano. Hart era uscito dal suo letto appena in tempo e sorrise alla propria fortuna.

    «Sarebbe stato imbarazzante se foste rimasto più a lungo con Lady Helmford» osservò lei.

    Lui aveva momentaneamente scordato la scocciatrice che gli stava accanto. Le si avvicinò e un profumo di lillà pervase l'aria umida. Lei lo fissava con gli occhi castani divertiti e incuriositi.

    «Siete mai stato colto il flagrante?» gli chiese.

    Hart rise all'assurdità di quella domanda. «No.»

    «Mai?»

    «Neppure una volta.» Lui gonfiò il petto a quella dichiarazione e poi si rese conto di ciò che le aveva appena rivelato. Maledizione!

    Lei si tirò indietro e si tolse il cappello. La pioggia aveva smesso di cadere e lei spazzolò via le goccioline dalla tesa. «Non avevo idea che Lady Helmford fosse un vostro socio in affari.»

    Hart non apprezzò il modo in cui lei gli aveva ritorto contro la propria abitudine di vantarsi. Se pensava di aver avuto la meglio, tuttavia, non gli sfuggì il fatto che lei avesse evitato la sua domanda. «E cosa porta voi quassù sul tetto? Non me l'avete ancora detto.»

    Lei distolse lo sguardo. «Sono interessata all'architettura.»

    «Architettura?»

    «Sì, vengo quassù per studiare gli edifici.»

    «Ma voi non vivete qui.»

    «Certo che no. Quale sarebbe il vantaggio di studiare gli edifici vicini a casa mia, già visti da tempo?»

    «Davvero non riuscite a fare di meglio?»

    Sarah non aveva alcuna intenzione di farsi scoprire da un tipo come il Conte di Hartwick. Nessun damerino licenzioso avrebbe avuto la meglio su di lei. Non era una di quelle donne prive di cervello che gli si gettavano ai piedi grazie al fascino che emanava. E ogni volta che si trovava vicino a lui, sentiva forte l'impulso di ribadirglielo.

    «Le case dall'altro lato della strada sono un perfetto esempio dell'opera di Mr. Kent» proseguì. «Non potrei stare su questo tetto durante le ore diurne, qualcuno potrebbe vedermi.» Non aveva idea di che aspetto avesse un'opera di Mr. Kent, ma sapeva che era un architetto tenuto in grande considerazione.

    «William Kent?» Hartwick scosse la testa e le goccioline di pioggia gli scivolarono sui tratti cesellati del volto.

    Nella speranza di distrarlo, Sarah si passò una mano sui calzoni inzuppati.

    Come previsto, lo sguardo di lui si posò sulle sue cosce e vi rimase incollato. «E così avete scelto una notte fosca e piovosa per i vostri studi?»

    «Ho colto un'opportunità che mi si è presentata. Non pioveva quando sono arrivata.»

    «Capisco. E come siete riuscita a eludere i vostri genitori?»

    Aveva bisogno di distrarlo ulteriormente e passarsi lentamente una mano su una coscia risultò essere un metodo efficace. Tuttavia, troppo presto Hartwick scosse la testa e si scostò un ricciolo scuro dai penetranti occhi azzurri.

    «I vostri genitori, Miss Forrester» insistette. «Come siete riuscita a raggirarli?»

    Cielo! Era come un cane che avesse addentato un osso. «Non capisco la vostra preoccupazione.»

    «Vero. Il vostro benessere non mi riguarda. Stavo solo cercando di intavolare una conversazione tra due straordinari vagabondi notturni.»

    «Non mi incanterete.»

    «Non era mia intenzione. Stavamo solo discorrendo.»

    «State cercando di adularmi.»

    «E come? Tesoro, se avessi intenzioni di lusingarvi, vi direi quanto siete seducente in quei calzoni attillati.»

    «Grazie per il complimento, ma continuo a non avere intenzione di raccontarvi altro.»

    «Mi avete frainteso. Non ho detto che siete seducente. Ho solo chiarito cosa avrei detto se avessi avuto intenzione di adularvi.»

    Che uomo insopportabile! Se solo avesse potuto assestargli un deciso spintone. Sarah si alzò, strofinandosi le mani. «Be', ora devo proprio andare.»

    Lui balzò in piedi. «Cosa stavate facendo quassù?»

    «Ve l'ho detto, ammiravo l'architettura.»

    «E io sono il prossimo in lizza per il trono.» Hart ridusse gli occhi a due fessure e incrociò le braccia. «Provenite da un incontro con un uomo?»

    Aveva formulato la domanda con l'orrore dipinto in viso, ma se ciò fosse bastato a impedirgli di continuare a fare domande, Sarah avrebbe ceduto a quella piccola bugia, decise. «Forse.»

    Il ton si nutriva dei pettegolezzi alimentati dalle scappatelle di Hart e lei dubitava che proprio lui avrebbe riferito quella piccola indiscrezione, anzi, probabilmente non l'avrebbe trovata neppure degna di attenzione.

    «Forse?» ripeté lui. «Che genere di uomo lascia una donna a cercarsi una via di fuga dopo un incontro? Qualsiasi uomo degno di tale nome farebbe visita a una signora, non il contrario!»

    «Vivo con i miei genitori» ribatté lei roteando gli occhi. «E voi sembrate più sbigottito dal modo in cui me ne sono andata che dall'incontro stesso.»

    «Sono l'ultimo che possa giudicare la morale di qualcuno.» Come se considerasse le case sulle quali si trovavano, Hart indicò con un dito l'edificio di fianco. «Miss Forrester, Lord Baxter è abbastanza vecchio da poter essere vostro padre.» Rabbrividì. «Avrei detto che aveste buongusto.»

    Lei gli passò accanto schizzando acqua dalle pozzanghere e si diresse verso una casa in fondo. Hartwick le andò dietro e l'afferrò per un braccio. «Dove credete di andare?»

    «Via. Sono rimasta quassù abbastanza a lungo.»

    Lui corrugò la fronte. «Come pensate che scenderemo?»

    «Noi non scenderemo. Avete dichiarato di avere una serie di soluzioni. Io troverò una maniera da sola.»

    «Forse non gradite la mia compagnia?»

    «Non particolarmente.»

    Lui le regalò un sorriso malizioso. «Suvvia, so che mentite.»

    «Le donne sono anche in grado di resistervi, sapete, Hartwick?»

    Lui rise. «Non molte.»

    «Ebbene, io sì» dichiarò lei con decisione. «Adesso lasciatemi il braccio. Ci sono delle persone che mi aspettano.»

    «Va bene, andate pure per la vostra strada, io andrò per la mia.» Hart si profuse in un lento ed esagerato inchino. Era divertente stare con lei.

    Lei si avviò verso uno degli abbaini scuri e con cautela si sporse lungo la sottile striscia di tegole. Si fermò in equilibrio precario sul bordo e sentì che le tremavano le mani. Un movimento falso e sarebbe precipitata di sotto, sfracellandosi.

    «Cosa aspettate?» le domandò Hart.

    Sarah trasalì e lui l'afferrò, premendole una guancia contro il freddo e umido vetro dell'abbaino. Il cuore le schizzò fuori dal petto. «Smettetela!»

    La lasciò. «Se in futuro progettate di avventurarvi furtivamente, dovrete porre maggiore attenzione a ciò che vi circonda.»

    «Vi ho detto di andare per la vostra strada.»

    «Lo stavo facendo, poi vi ho visto esitare all'abbaino e ho deciso che avevate bisogno del mio aiuto.»

    «Posso farcela da sola.» Sarah iniziò a sollevare la finestra, che non si muoveva. Lui cercò di intervenire e lei gli colpì la mano. «Ho detto che posso farcela da sola!»

    Lui alzò le mani in segno di resa.

    Qualche gocciolina scese giù dalla tesa del cappello. Il cuore le martellava talmente nelle orecchie che non udì lo scricchiolio della finestra che finalmente si sollevava. Sarah chiuse gli occhi e sospirò di sollievo.

    «Prima di entrare dovreste accertarvi che non vi sia nessuno all'interno, a meno che non preferiate che io faccia uso del mio fascino per ammaliare qualsiasi cameriera possiamo incontrare.»

    Avrebbe mai smesso di parlare, quell'uomo? «Tenete il vostro fascino per voi. La casa è vuota» ribatté lei mentre si introduceva nella stanza buia. Lasciò spazio affinché Hartwick la seguisse all'interno.

    «Come sapete che la casa è disabitata?» volle sapere lui, richiudendo la finestra.

    «Ho svolto qualche indagine.» Non c'era bisogno che Hartwick sapesse che era stata Katrina a dirglielo, dopo averne discusso con Lady Everill, la quale trovava alquanto irritante ritrovarsi nel vicinato quella casa disabitata che, per Sarah, si era rivelata una vera manna dal cielo. Adesso, se solo fosse riuscita a uscire da quella situazione senza che il Conte di Hartwick scoprisse il motivo per cui si trovava su un tetto di Mount Street in abiti maschili...

    Mentre si avventuravano nel corridoio, la luce della luna proveniente dalle finestre illuminava il pavimento polveroso. Hartwick la seguiva in silenzio, finché lei non aprì la porta che conduceva alle scale della servitù.

    «Come sapete che quella porta conduce alle scale?» sussurrò lui.

    «La struttura delle case di questa strada è simile alla mia e non c'è alcun bisogno di bisbigliare. Siamo soli.»

    «Trovo preferibile usare cautela, per precauzione» le sussurrò all'orecchio. Il tono profondo della sua voce le inviò un brivido. «Potrebbe esserci qualcuno.»

    Sarah si fermò. «Lo dite solo per spaventarmi.»

    «Se fosse questo il mio intento, vi informerei della presenza dei topi, che è probabile facciano scorrerie per la casa, o dei ragni, o di qualche altra creatura che potrebbe cadere dai buchi del soffitto.»

    «Cosa?» strillò lei alzando la testa. Si calmò, una volta accertato che il soffitto era intatto.

    Lui le andò a sbattere contro. «Perché non lasciate che vada avanti io?»

    «Perché?»

    «Nell'eventualità che ci sia qualcun altro, in casa. Ritengo di essere più equipaggiato di voi ad affrontarlo.»

    «Potrei sorprendervi.»

    «Miss Forrester, stasera mi sto rendendo conto che siete una giovane piena di sorprese, ma in quanto gentiluomo, devo insistere.»

    La tenue luce proveniente dalle finestre sudice li aiutò a orientarsi sulle scale a chiocciola. Sbirciando dalla ringhiera di legno, Sarah guardò nella penombra. «Va bene» sussurrò, «vi lascio andare per primo.»

    Scesero fino in fondo e, una volta giunti al piano terra, Sarah lo trattenne. «Ci sarà una porta che conduce al giardino sul retro» bisbigliò. «Da lì sarà semplice uscire dal cancello che dà sul vicolo.»

    «Sono d'accordo. Restate indietro mentre apro la porta.» Hart si accucciò ed estrasse un coltello dagli stivali. La luce tenue illuminò la lama d'argento.

    Lei fece un passo indietro. «A cosa vi serve?»

    «Non si sa mai chi si può incontrare, in una notte come questa» rispose lui con un sorriso divertito.

    Le si inumidirono i palmi delle mani mentre lui lentamente girava la maniglia e sbirciava nel corridoio. Sarah si tolse i guanti e si sgranchì le dita, nel caso avesse dovuto attaccare qualcuno.

    Lui le fece cenno di seguirlo mentre teneva gli occhi fissi al corridoio buio. Sarah non avrebbe mai ammesso quanto era felice per la sua presenza rassicurante. Era stata agitata tutto il giorno al pensiero di doversi introdurre in quelle case senza essere scoperta. Non aveva alcuna esperienza, in merito.

    Giunsero alla porta che dava sul giardino e lui poggiò una mano sulla maniglia. «Siete pronta?»

    Sarah annuì e trattenne il fiato. Il pensiero che qualcuno potesse vederli le fece drizzare i capelli sulla nuca. Si passò una mano sulle spalle per spazzarsi via la pioggia.

    Quando si ritrovarono nel giardino abbandonato, l'aria umida si presentò come un sollievo rispetto al sentore di muffa dell'interno. Finalmente era finita.

    «Avete bisogno di assistenza per tornare a casa?» le domandò Hart, cercando di leggere nel suo viso con quella che sembrava genuina preoccupazione.

    «No, vi ringrazio, non ne ho alcun bisogno» rifiutò Sarah. «Immaginavo che la casa fosse vuota» aggiunse, «tuttavia non si è mai abbastanza prudenti.»

    «Rammentatelo, se continuerete a frequentare Lord Baxter» le consigliò con un sorriso cordiale.

    Le occorse un momento per rammentare la precedente supposizione di lui circa il motivo per il quale si trovava in cima al tetto. «Sì, be', vi ringrazio.»

    Si trovavano uno di fronte all'altra alla luce della luna e lei avvertì l'impellente impulso di accorciare la distanza tra loro. I suoi occhi azzurri, incorniciati dalle ciglia nere, la trapassarono. Per un lungo istante Sarah ricambiò il suo sguardo. Aveva davvero degli occhi notevoli.

    Gli passò accanto, ma Hart la tirò indietro per una mano. Si avvicinò e incollò lo sguardo sulle sue labbra. Iniziò a piovere di nuovo, ma lei non se ne accorse.

    «Dovreste andare» mormorò piano.

    Sarah annuì, ma trovava difficile allontanarsi.

    Le labbra di Hart lentamente si incurvarono in un sorriso impertinente. «Non mi avete ringraziato per avervi salvato la vita.»

    Lei si liberò della sua presa e fece un passo indietro. «Non cercate un bacio da me. Il bacio che avete ricevuto da un'altra donna stanotte vi avrà soddisfatto di sicuro.»

    Hart incrociò le braccia. «Cosa vi fa credere che sia stato un bacio solo?»

    A volte quell'uomo le rendeva semplice resistere all'attrazione che provava nei suoi confronti.

    Sarah si voltò e si avviò attraverso la sterpaglia al cancelletto di ferro battuto. «I dettagli della vostra vita amorosa non mi interessano, milord!» ribatté da sopra la spalla, lieta di allontanarsi da quel conte arrogante.

    Quando salì sulla carrozza che stava in attesa qualche strada più in là, incrociò l'espressione di vivo interesse dipinta sul viso della sua cara amica e intima confidente Katrina, Duchessa di Lyonsdale.

    «Ebbene, l'hai trovato?» Katrina si spostò sul sedile di velluto verde dentro la carrozza ben arredata per fare posto a Sarah.

    Sarah scosse la testa mentre si toglieva mantello e copricapo. Il pericolo che

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