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Uno scapolo all'altare: Harmony Collezione
Uno scapolo all'altare: Harmony Collezione
Uno scapolo all'altare: Harmony Collezione
E-book162 pagine2 ore

Uno scapolo all'altare: Harmony Collezione

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Info su questo ebook

Una proposta che non avrebbe mai pensato di poter pronunciare...



La vita da scapolo calza alla perfezione a Orlando Cassano: tutto ciò in cui crede sono il duro lavoro e le distrazioni senza impegno. Questo fino a quando la sua avventura con Isobel Spicer non termina in maniera del tutto imprevista.

Orlando non ha intenzione di fuggire dalle proprie responsabilità, ma la bella e indipendente Isobel pretende da lui la sola cosa che lui non crede di poterle dare, e perché possa esserci un futuro davanti a loro Orlando dovrà affrontare il proprio passato.
LinguaItaliano
Data di uscita20 dic 2016
ISBN9788858959367
Uno scapolo all'altare: Harmony Collezione
Autore

Andie Brock

Andie Brock ha cominciato a dare sfogo alla sua fervida immaginazione fin da bambina, creando intorno a sé un mondo di magiche creature con le quali vivere emozionanti avventure, e continua a fare la stessa cosa anche oggi, con la sola differenza che fate e folletti hanno lasciato spazio a impetuose eroine e affascinanti eroi. Per fortuna, adesso non ha più soltanto quei divertenti amici immaginari, ma una ricca vita sociale, oltre a uno splendido marito, tre figli e un adorabile gatto.Andie vive a Bristol, e quando non è occupata a scrivere un romanzo con ogni probabilità sta già elaborando una nuova storia d'amore.

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    Anteprima del libro

    Uno scapolo all'altare - Andie Brock

    successivo.

    1

    Isobel fissò un'ultima volta le cifre sullo schermo. Le fasi iniziali del piano commerciale erano state portate a termine con successo, gli obiettivi raggiunti. Sì, era sicura che il consiglio della Cassano Holdings sarebbe stato soddisfatto di quei progressi. Più che soddisfatto, in realtà.

    Dopo aver chiuso il portatile, Isobel lo infilò nella valigetta. Era pronta. Guardò l'orologio. C'era solo un'ultima cosa che doveva fare prima di raggiungere il consiglio.

    Alzandosi in piedi sistemò la gonna del tailleur e percorse i pochi passi che la separavano dal divano. Il cuore batteva all'impazzata, la mano tremante mentre sfilava dalla borsa il sacchettino della farmacia.

    Senza concedersi altro tempo per pensare, Isobel si diresse in bagno.

    Non ci sarebbe più stato modo di tornare indietro.

    «Altri aspetti da analizzare?»

    Orlando appoggiò la schiena alla sedia, la penna d'oro in mano a catturare la luce mentre la roteava con le lunghe dita olivastre.

    Un mormorio confermò avessero finito, e i membri del consiglio iniziarono a riporre le proprie cose.

    «Isobel?» L'attenzione era ora completamente incentrata sulla giovane donna seduta al lato opposto dell'ampio tavolo di cristallo. «C'è qualcosa che vuoi aggiungere?»

    «No.» Scosse la testa. «Dovremmo aver visto proprio tutto.»

    Se solo fosse stato vero. Si sforzò di sorridere al gruppo di direttori, contabili e consulenti commerciali che costituivano il settore inglese della Cassano Holdings. Ma non ci sarebbe stato modo di incontrare direttamente gli occhi di Orlando Cassano, il cui sguardo penetrante le era rimasto inchiodato addosso da quando era entrata nella stanza, uno sguardo che adesso, a due ore di distanza, ancora le bruciava la pelle.

    «Bene. A questo punto credo che possiamo concludere.» Orlando le rivolse un sorriso capace di farle stringere lo stomaco.

    «Hai fatto un buon lavoro, Isobel. Sono sicuro che la nostra sarà una collaborazione gratificante.» Esitò, le sopracciglia tirate mentre osservava il rossore svanire dal viso di lei.

    «È stato un ottimo inizio, signorina Spicer.» Il direttore finanziario le rivolse un cenno di approvazione. «Siamo solo all'inizio ma, se andrà avanti così, credo che potremo rivedere il suo contratto prima del previsto.»

    «Buono a sapersi.» Isobel si sforzò di continuare a sorridere. Sei settimane prima, quando aveva firmato il contratto con la Cassano Holdings, quella sarebbe stata una notizia sensazionale. Ma adesso... adesso sembrava che il mondo si fosse inclinato per lasciarla appesa all'orlo del precipizio.

    Sei settimane prima era sembrata una vera scommessa sottoscrivere più del sessanta per cento delle proprie azioni a quell'immensa impresa, ma la Spicer Shoes si stava espandendo con estrema rapidità; c'era stato un disperato bisogno di denaro, e Isobel non era riuscita a trovare altra soluzione se non rivolgersi alla Cassano Holdings.

    Si era scoperta orgogliosa delle proprie abilità di negoziazione: assicurarsi il diritto di riacquistare il venti per cento delle azioni e riguadagnare la quota di maggioranza una volta che il margine di profitto fosse stato raggiunto. In realtà, era stato più semplice di quanto avesse immaginato.

    Ma lo era stato anche finire a letto con l'incredibile Orlando Cassano.

    Adesso, fissando attraverso il vetro del tavolo i propri stivaletti di camoscio rosso, Isobel comprese quale errore fosse stato.

    «Bene, allora. Grazie a tutti.»

    Finalmente i membri del consiglio lasciarono la sala, stringendo la mano di Isobel e congratulandosi con lei, di certo già concentrati sul pranzo a venire. E poi, all'improvviso, si ritrovarono soli.

    Il cuore della ragazza, a quel punto, iniziò a battere all'impazzata.

    Orlando, alto e taciturno, era in piedi con la schiena appoggiata alla vetrata dalla quale si ammirava il cielo di Londra. Appariva cupo e minaccioso, incredibilmente affascinante, il taglio elegante dell'abito ad accentuare la sua considerevole altezza e l'ampiezza delle spalle, la camicia bianca contro la pelle abbronzata.

    Isobel sentì la gola inaridirsi, la pelle tendersi sotto una sua immaginaria carezza.

    Era quell'Orlando Cassano, un formidabile uomo d'affari, la persona fredda e pericolosa che aveva incontrato per la prima volta sull'isola di Jacamar.

    Lo stesso uomo che si era preparata a incontrare quando, a bordo di un lussuoso jet privato, lo aveva raggiunto sulla sua isola privata nei Caraibi per illustrargli nei minimi dettagli il proprio piano di investimento.

    Era stata un fascio di nervi, a quel tempo, ma anche entusiasta e piena di idee. Il progetto era stato affinato alla perfezione, esattamente come il discorso. Orlando Cassano era una persona ostinata, lo sapevano tutti. La leggenda narrava che sotto l'aspetto cordiale si celasse un cuore d'acciaio. Ma, essendosi guadagnata quell'unica opportunità di incontrarlo, Isobel aveva giurato che non avrebbe sbagliato in nessun modo.

    E poi lo aveva incontrato... e tutti i preconcetti si erano dissolti in un battito di ciglia. Perché l'uomo conosciuto a Jacamar non era lo stesso che si era aspettata. Era incredibilmente attraente, sì, ma anche rilassato, affascinante e divertente. Per non parlare di quanto fosse sexy.

    Lo aveva notato immediatamente... come avrebbe potuto non farlo? Seduta sul piccolo motoscafo gremito di gente aveva guardato quell'alta e imponente figura avvicinarsi sempre di più. Indossava un costume sbiadito e una maglietta senza maniche, i capelli arruffati dal vento, i piedi nudi sul legno sbiancato dal sole. E tuttavia, pur vantando l'aspetto del perdigiorno da spiaggia, Isobel aveva capito immediatamente chi fosse. La sicurezza nello sguardo, l'innata grazia con cui aveva allungato la cima, lo scintillio negli occhi quando aveva incrociato quelli di lei, tutto suggeriva fosse proprio quello l'uomo che avrebbe dovuto incontrare: il milionario Orlando Cassano.

    La ragazza aveva aspettato che gli altri passeggeri sbarcassero, ascoltato i loro calorosi saluti mentre Orlando li aiutava a scendere. E poi, finalmente, era stato il suo turno. Si era ritrovata a barcollare per rimanere in equilibrio... e lui le aveva offerto la mano, e il calore di quella stretta le aveva letteralmente incendiato la pelle per continuare a bruciare da allora...

    «Allora, signorina Spicer» Incrociando le braccia al petto, Orlando tornò a parlare. «Perché ho l'impressione che tu mi stia evitando?»

    «Non ti sto evitando affatto.» Lei sollevò il mento. «Sono semplicemente stata occupata, ecco tutto. Pensavo fosse quello che volevi.»

    «Occupata va benissimo. Troppo occupata per rispondere alle mie email un po' meno.» Allontanandosi dalla finestra Orlando chiuse la porta che li separava dall'ufficio, quindi tornò a pochi passi da lei. «Per non parlare dell'invito a cena che hai ignorato.» La voce era estremamente calma.

    Isobel trasalì. Adesso era troppo vicino, e lei schiacciata contro un muro di muscoli tesi e di formidabile altezza. Si sentiva in difficoltà.

    Era vero che aveva ignorato le email della settimana precedente. Be', ignorato non era la definizione giusta; le aveva fissate a lungo, tentando di formulare una risposta adeguata. E ogni volta aveva desistito. Comunque sospettava che, una volta confessato quanto doveva, Orlando avrebbe del tutto perso l'appetito.

    Eppure sembrava che il fatto di non aver accettato quell'invito a cena lo avesse ferito nell'orgoglio.

    «Non ho risposto alle email perché non credevo ce ne fosse motivo.»

    Lui strinse gli occhi mentre le si avvicinava ulteriormente. «Continua.»

    Isobel deglutì il nodo alla gola. «Penso che quanto accaduto a Jacamar... quanto abbiamo fatto... intendo dire...» Balbettò sotto la sardonica innocenza del suo sguardo. «Credo che d'ora in avanti dovremmo mantenere una relazione strettamente professionale.»

    «Tu lo farai, quindi?» Un altro passo e il già limitato spazio fra loro svanì completamente.

    Isobel sentì le ginocchia tremare.

    «Be', sì, certo.»

    «E perché, signorina Spicer?» Le appoggiò le mani sulle spalle, calde e ferme, inchiodandola al pavimento. Non ci sarebbe stato modo di sfuggire a quel sensuale maremoto che era Orlando Cassano, né ci sarebbe stato modo di negare il palpitare del desiderio che pulsava fra loro o il rombo del sangue in risposta.

    Isobel rimase immobile, le braccia lungo i fianchi, determinata a combattere l'intensa sensazione che le scuoteva il corpo. Sarebbe stato così facile sollevare le braccia, allacciargliele dietro al collo e abbandonarsi alla bramosia che provava per lui. Ma l'unica conseguenza sarebbe stato il disastro. Anzi, lo era già stato. No, si sarebbe presa un attimo per ricomporsi, e poi si sarebbe mossa. Avrebbe fatto ciò che doveva fare.

    Orlando, però, aveva altre idee su come trascorrere quell'attimo e, prima che lei potesse intuirlo, le aveva spostato le mani dietro la nuca, le dita affondate nella morbidezza dei suoi capelli per catturarle le labbra.

    Abbassò la testa e improvvisamente prese a baciarla, incrementando la pressione e usando l'ardente ed erotico movimento della lingua per aprirla a lui. Fu un bacio intriso di possesso e profondo desiderio sessuale. Un bacio che non lasciò dubbi riguardo a dove avrebbe portato se solo le circostanze lo avessero permesso.

    Isobel chiuse gli occhi contro la sua forza, il corpo improvvisamente arreso al suo potere.

    Orlando cambiò posizione, muovendo la gamba perché lei potesse sentirne l'eccitazione. «Mi sei mancata, Isobel.» Le lasciò le labbra giusto per gemere quelle parole, poi tornò a catturarle per baciarla con maggior ardore. E poi, traendo un profondo respiro, continuò: «Spero sia stato lo stesso per te».

    «No.»

    Quell'attimo fu sufficiente perché Isobel tornasse in sé. Allungando le braccia contro il suo petto lo respinse con forza. E il lampo di sorpresa che gli lesse negli occhi la trafisse quanto una spada. «Dobbiamo smetterla subito.»

    Con un passo indietro, e poi un altro, la ragazza si sforzò di combattere l'ondeggiare del petto, di fermare il fiume di bramosia che si stava insinuando in ogni parte del suo corpo. «Intendo dire, è finita...» La voce si abbassò nello sforzo di strappare quelle riluttanti parole alla gola, di rifiutare l'unico uomo che avesse mai davvero desiderato. «Non possiamo continuare così.»

    Orlando allentò la cravatta diventata improvvisamente insopportabile e sfilò la giacca per scaraventarla sullo schienale di una sedia. Sembrava che nulla andasse nel verso giusto. Aveva smaniato all'idea di rivedere Isobel, quel giorno; stare con lei sarebbe stato l'unico momento di spensieratezza prima di volare in Italia e concludere finalmente la questione con suo padre. Ma, a giudicare dall'espressione sul viso di lei, era chiaro che così non sarebbe andata. Avrebbe comunque dovuto recarsi in Italia quella sera stessa, dimenticare tutto e tornare a New York quanto prima.

    E tuttavia era una sgradevole prospettiva. Se fosse stato per lui, non avrebbe mai più messo piede a Trevente. L'antica cittadina, situata tra le acque turchesi del Mar Adriatico e i Monti Sibillini dalle cime innevate, aveva tutte le caratteristiche della bellezza da cartolina ma nessun fascino per Orlando. Lo stesso valeva per il castello che sovrastava la città, per la tenuta e il dannato titolo che andava di pari passo con essa: marchese di Trevente. Be', a lui non importava nulla, anche se si trattava della sua eredità.

    Parte dell'eredità. Orlando provò una rinnovata ondata di rabbia. Alla morte del miserabile farabutto che era stato suo padre, la tenuta che per generazioni era appartenuta alla famiglia Cassano si era ritrovata in ginocchio, le vigne trascurate, i poderi abbandonati e le molte proprietà in rovina. E, tra di loro, anche il maestoso e imponente castello.

    Quello era il retaggio di suo padre, un retaggio di cui non vedeva l'ora di liberarsi. Per farlo, però, avrebbe dovuto recarsi a Trevente di persona, e questo lo aveva riempito di rabbia. Tuttavia non c'era altro modo per liberarsi legalmente di quell'eredità. Soltanto dopo avrebbe potuto metterla in vendita e voltare finalmente le spalle al passato. Per sempre.

    Adesso Orlando fissò la

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