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Una moglie per l'emiro: Harmony Collezione
Una moglie per l'emiro: Harmony Collezione
Una moglie per l'emiro: Harmony Collezione
E-book160 pagine2 ore

Una moglie per l'emiro: Harmony Collezione

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Info su questo ebook

In viaggio per Qajaran, dove dovrà ricoprire il ruolo di emiro, Rashid al Kharim decide di dimenticare i doveri e le responsabilità che lo attendono tra le braccia di un'affascinante straniera. Quando il sole sorgerà, allora Rashid sarà pronto a permettere che la sua vita cambi per sempre...

Tora Burgess, tata qualificata, è ansiosa di incontrare il suo nuovo capo, ma è scioccata nell'apprendere che si tratta proprio dell'uomo con cui ha appena trascorso una notte di fuoco. Sulle prime Rashid sembra distante, poi però le fa una proposta che la legherebbe per sempre a lui. Tora sa che dovrebbe rifiutare, ma le sue labbra, incendiate dai baci di Rashid, riescono a dire solo sì.
LinguaItaliano
Data di uscita20 nov 2018
ISBN9788858990728
Una moglie per l'emiro: Harmony Collezione
Autore

Trish Morey

Tra le autrici più amate e lette dal pubblico italiano.

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    Anteprima del libro

    Una moglie per l'emiro - Trish Morey

    successivo.

    1

    Rashid al Kharim era stanco di camminare avanti e indietro. Aveva bisogno di qualcos'altro più efficace. Aveva bisogno di perdersi, per riuscire a dimenticare la pena di tutte le rivelazioni che aveva dovuto affrontare quel giorno. Per riuscire a scordare un padre che non era morto trent'anni prima, come lui aveva sempre creduto, ma solo da poche settimane. E per non pensare alla piccola, sua sorella, che a quanto pareva adesso era una sua responsabilità.

    Con la testa piena di rabbia e tormento, lasciò la suite del suo hotel sbattendo la porta e si diresse a passo svelto verso l'ascensore. Sapeva perfettamente di che cosa aveva bisogno in quel momento.

    Di una donna.

    2

    Dio, odiava i locali squallidi. Da fuori quel night bar le era parso come una fuga per la sua rabbia e la disperazione, ma l'interno era scuro e rumoroso, e c'erano fin troppi uomini davvero esageratamente vecchi per un luogo dove l'età media delle donne sembrava essere attorno ai diciannove anni. Tora alzava l'età media femminile con la sua presenza, mentre di sicuro abbassava quella dell'altezza dei tacchi di qualche buon centimetro, ma nonostante questo si ritrovò addosso gli occhi dei maschi, tutti piuttosto attempati.

    D'altra parte il locale era a solo pochi passi di distanza dall'ufficio di suo cugino, con il quale l'ora di rimostranze, per non parlare delle lacrime, non aveva ottenuto alcun risultato, e lei aveva bisogno di bere qualcosa di forte e di sbollire un po' la rabbia.

    Uno dei tipi dall'altra parte del bar le ammiccò, e lei alzò gli occhi al soffitto mentre si tirava giù la gonna prima di chiedere un altro drink.

    Odiava quel night bar.

    Ma in quel momento odiava anche di più suo cugino e consigliere finanziario.

    Il suo dannato cugino traditore e consigliere finanziario, si corresse mentre aspettava il drink, chiedendosi quanto ci sarebbe voluto prima che l'alcol cominciasse a fare effetto, attenuando un po' la sua ira.

    Aveva bisogno di dimenticare la piega delle labbra del cugino, quando lei si era rifiutata di farsi abbindolare ancora dalle sue scuse e aveva preteso che le dicesse esattamente quando sarebbe entrata in possesso del denaro che le spettava per la proprietà dei suoi genitori.

    Doveva proprio dimenticare il suo sguardo di compatimento quando finalmente aveva smesso di tergiversare e le aveva detto che non c'era più nemmeno un centesimo, e che il documento che gli aveva firmato pensando che fosse l'ultima formalità prima di ricevere il pagamento era stato in realtà un accordo per consentirgli di incassare la sua parte e di gestirla, cosa che aveva fatto, investendola, solo che l'investimento si era rivelato sbagliato e quindi al momento non rimaneva più nulla. Nulla dei duecentocinquantamila dollari su cui aveva fatto affidamento. Non era rimasto nulla del denaro che aveva promesso di prestare a Sally e Steve.

    «Avresti dovuto leggere le condizioni scritte in piccolo» le aveva persino detto Matthew, quasi soddisfatto di sé, e lei, che non aveva mai avuto tendenze violente, aveva provato il desiderio di colpirlo.

    Il sangue è più spesso dell'acqua, avevano affermato i suoi genitori quando avevano scelto Matthew, invece del consulente finanziario che lei aveva proposto e di cui si fidava. Tora non aveva potuto fare altro che accettare la loro scelta, anche se il cugino si era sempre comportato male con lei, e non lo avrebbe mai scelto come consulente finanziario. E per una dannata buona ragione, come si era poi visto.

    Il suo drink arrivò e a quel punto lei strinse le dita intorno al bicchiere mentre lo studiava intenta. Adesso doveva trovare il modo di dire a Sally che non avrebbe avuto i fondi promessi dopo che le aveva assicurato che sarebbero stati presto disponibili, come le aveva fatto credere Matt fino a quel giorno. Si sentiva male solo a pensarci. Loro contavano su di lei. Avrebbe dovuto trovare un altro modo, doveva tornare in banca e riprovare con più impegno per ottenere un prestito.

    Alzò il bicchiere e lo svuotò in un solo sorso, come se desiderasse stordirsi il più in fretta possibile.

    «Ehi, dolcezza, sembri averne proprio un gran bisogno. Ne vuoi un altro?»

    Aprì gli occhi che aveva serrato per scoprire uno degli attempati avventori che si era fatto strada lungo il bancone, un tipo con la pancia prominente e una sottile coda di cavallo, che le si piazzò accanto passando un braccio possessivo intorno al suo sgabello. I suoi amici sembravano godersi lo spettacolo, e forse era vero che lei aveva bisogno di un altro drink, ma non con quel tipo accanto. Di colpo l'idea di prendere un taxi e andarsene a casa a finire la bottiglia di vino bianco che aveva in frigorifero le sembrò la cosa migliore da fare, così si sporse per prendere la sua borsa.

    Il bar era troppo rumoroso e buio.

    Rashid rimpianse quasi subito l'impulso che lo aveva portato in quel locale al piano interrato del suo hotel. Perché le domande che gli giravano in testa erano ancora lì, e gli pareva che nessuna di quelle ragazzine più truccate che vestite che affollavano la pista da ballo potesse fornirgli il sollievo di cui aveva bisogno. Strinse i denti e serrò le mani a pugno. Stava perdendo il suo tempo. Si girò per andarsene, quando scorse la donna seduta da sola al bancone. Socchiuse gli occhi. Sembrava attraente, e di sicuro fuori posto con la sua camicetta a mezze maniche e la gonna al ginocchio tra tutta quella carne in mostra, e i capelli raccolti all'indietro. Un bicchiere di latte in un wine bar non sarebbe stato più inadeguato. Ma almeno sembrava che avesse superato la pubertà, era una donna. La vide svuotare il suo bicchiere, non avvilita, piuttosto arrabbiata invece. Ce l'aveva con il mondo come ce l'aveva lui? Perfetto, l'ultima cosa di cui aveva bisogno era di una persona con le stelline negli occhi. Forse loro due potevano avercela con il mondo insieme.

    Stava per dirigersi verso di lei quando vide l'uomo che la raggiungeva e passava un braccio intorno al suo sgabello. Trattenne a stento un grugnito e si girò. Poteva essere arrabbiato, ma non aveva intenzione di fare a pugni per una donna.

    «Non sono in cerca di compagnia» disse Tora al suo pretendente. Certo, magari qualcuno disposto ad ascoltare la triste vicenda del cugino traditore, offrendole una spalla su cui piangere e rassicurazioni che tutto sarebbe andato bene avrebbe potuto essere terapeutico, ma non era venuta lì per quello e non intendeva accettare nessuna offerta, soprattutto se la spalla su cui piangere era una come quella.

    «Proprio quando stavamo andando così bene» commentò l'uomo, spostandosi in modo da impedirle di alzarsi.

    «Non me n'ero accorta» rispose lei acida. «E adesso le dispiacerebbe togliersi di mezzo?»

    «Andiamo...» la blandì lui passandole un braccio intorno alla schiena e alitandole in faccia effluvi di birra. «Perché tanta fretta?»

    Fu quando girò il viso per evitare il suo fiato che lo vide. Si muoveva come un'ombra nel buio, e solo il riflesso delle luci colorate rivelò i suoi capelli scuri e lo scintillio dei suoi occhi.

    Era alto e sicuro, e sembrava scandagliare la sala alla ricerca di qualcuno o qualcosa.

    «Posso offrirti un altro drink?» le domandò l'uomo che le era accanto, strascicando le parole. «Su, dai, voglio solo esserti amico.»

    Se fosse stato sobrio e avesse avuto l'aspetto di quel tipo che si muoveva nell'ombra, magari avrebbe potuto essere interessata. «Sto aspettando una persona» mentì, girandosi un poco per spingerlo via mentre scendeva dallo sgabello. Per un attimo si sentì malferma sulle gambe. Forse quei drink non erano stati una totale perdita di tempo, alla fine.

    «E ti ha dato buca, eh?» insistette l'uomo. «Per fortuna ci sono qui io a consolarti.»

    «No, l'ho appena visto entrare.» E si allontanò.

    Frustrato, Rashid scandagliò il locale un'ultima volta prima di girarsi per andarsene, quando qualcuno gli si aggrappò al braccio.

    «Finalmente!» gridò la donna sopra la musica. «Sei in ritardo.»

    Stava per liberarsi e dirle che si sbagliava, quando lei gli passò un braccio intorno al collo e gli si fece più vicina. «Stai al gioco...» gli sussurrò all'orecchio.

    Era la donna che aveva visto al bancone, e questa fu la prima sorpresa. E il fatto che da signorina secchiona si fosse trasformata in una audace seduttrice fu la seconda. Ma la sorpresa migliore fu l'ultima, cioè il bacio che gli diede. Dopo un attimo lei provò a indietreggiare, ma le sue labbra erano morbide e il respiro caldo, sapeva di frutta e alcol, estate e cedro, calore e lussuria, e lui non le permise di allontanarsi. Le passò una mano lungo la schiena, toccando e accarezzando, e lei emise un gemito.

    Sì, era di questo che aveva bisogno. Era proprio ciò che era venuto a cercare. Forse non era stata una idea poi così cattiva, entrare in quel bar.

    «An... andiamo» annaspò lei lanciando uno sguardo verso il bancone. Rashid vide l'uomo che l'aveva avvicinata che tornava verso gli amici, che gli battevano sulla spalla ridendo, e si domandò cosa fosse accaduto. Non che gli importasse, pensò passando un braccio intorno alle spalle della donna mentre si facevano strada verso l'uscita, visto che alla fine aveva ottenuto proprio quello che voleva.

    Il cuore di Tora batteva forte, e pensò che l'alcol doveva averle fatto più effetto di quanto avesse creduto. Come aveva potuto aggrapparsi a un perfetto estraneo, e baciarlo pure? Ma lei sapeva bene che non si trattava solo dei drink. La rabbia aveva giocato la sua parte, quella verso suo cugino e verso quell'uomo orribile che aveva pensato che lei volesse trascorrere anche un solo momento in sua compagnia.

    Si era aspettata che quello sconosciuto stesse al gioco, limitandosi a un bacetto sulle labbra, ma non aveva certo previsto che ci provasse tanto gusto nel contatto, e tantomeno aveva previsto la propria reazione. Era... interessante.

    Sperò che l'aria fredda della sera le schiarisse un po' la mente e le mandasse un po' di ossigeno al cervello. Doveva trovare un taxi che la portasse a casa prima di fare qualche altra sciocchezza. Perché quella notte sembrava adatta alle sciocchezze e non era sicura di potersi fidare di se stessa.

    Ma non appena la porta del bar si chiuse dietro di loro, lui la tirò con sé in un angolo scuro e ricominciò a baciarla, e lei capì che non erano la rabbia o l'alcol a farla sentire in quel modo, era lui al cento per cento.

    Una follia, pensò mentre le labbra dell'uomo la reclamavano. Avrebbe dovuto mettere fine a quella pazzia, non era il tipo che faceva cose simili. Potevano essere in un angolo oscuro, ma erano comunque in un luogo pubblico. E se Matt l'avesse vista mentre tornava a casa?

    A quel pensiero la rabbia la invase di nuovo. Al diavolo Matt, perché mai avrebbe dovuto curarsi di quello che pensava? Che vedesse pure! Anzi, si strinse ancor più allo sconosciuto. Un attimo dopo smise di preoccuparsi di qualsiasi cosa, eccezion fatta per la bocca rovente che le baciava la gola e di nuovo le labbra, mentre le mani la tenevano così stretta a lui che sentiva tutto il corpo trasformato in una gigantesca zona erogena.

    «Resta con me questa notte...» le sussurrò lui all'orecchio, il respiro che le solleticava la pelle infiammandola, e lei quasi desiderò che non le avesse chiesto niente ma l'avesse portata di forza nella sua caverna, senza lasciarle la

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