La sfida di Rosie: Harmony Collezione
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Diana Hamilton
Prolifica autrice inglese, adora la bellissima villa in stile Tudor in cui vive con il marito.
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Anteprima del libro
La sfida di Rosie - Diana Hamilton
successivo.
1
L'umore di Sebastian Garcia era più nero della pece mentre si avvicinava a Troone Manor; per la prima volta in tutta la sua vita tornare in quella casa non gli procurava alcun piacere.
I suoi occhi grigi si socchiusero su quell'antico e affascinante edificio e brillarono di furiosa determinazione. Avrebbe fatto qualsiasi cosa pur di impedire a Terrina di posare gli artigli sulle ricchezze di Marcus Troone!
Il vento di marzo si insinuava gelido tra i suoi lucenti capelli corvini, ricordandogli che il clima della Spagna, dove viveva con la sua famiglia, era ben diverso da quello di Hope Baggot, il piccolo villaggio abbarbicato sulle colline dello Shropshire.
Sebastian afferrò la ventiquattrore dal sedile posteriore della Mercedes, quindi si avviò rapido nel cortile di ghiaia che si apriva di fronte all'ingresso principale della casa.
Madge Partridge lo attendeva sulla soglia.
«È tutto a posto?» le chiese lui secco.
Il sorriso di benvenuto sul viso gioviale della governante si spense all'istante.
«Oh, perdonami» si scusò Sebastian, rendendosi conto che i suoi modi erano stati davvero scostanti.
Un semplice cenno, uno sguardo deciso erano sufficienti per far scattare i suoi dipendenti, se la situazione lo richiedeva. Ma la cara e vecchia Madge era una persona speciale e meritava un'attenzione particolare. Terrina Dysart era un problema suo, non di Madge!
«Non intendevo essere scortese.» Sebastian scrollò le spalle. «Sai... ho guidato tutta la notte e sono molto stanco, mi perdoni?»
«Certamente!» Madge lo accarezzò sulla guancia con la sua mano scarna e consumata dal lavoro. «Non potevi farti accompagnare qui da un autista del tuo ufficio di Londra, vero?» lo rimbrottò con affetto seguendolo nell'ampio atrio dove un fuoco accogliente scoppiettava nel grande camino di pietra. «La prima volta che ti sei fermato qui senza i tuoi genitori, dovevi avere circa sei anni, avevi deciso di scendere per la colazione passando dalla finestra della tua camera, lungo il glicine. Era più divertente che usare le scale! Da allora non sei cambiato, non è così?»
Il ricordo della sonora sgridata che aveva ricevuto da zia Lucia in quella lontana occasione fece precipitare il cuore di Sebastian nella tristezza più profonda. Marcus Troone e il padre di Sebastian, Rafael, erano soci in affari, oltre che cognati: Marcus aveva sposato la sorella minore di Rafael, Lucia.
Erano sempre stati un'unica grande famiglia e ogni estate Sebastian trascorreva un lungo periodo di vacanza a Troone Manor. Allora la vita era semplice e felice.
Ma tristi ombre avevano oscurato la loro esistenza. Con enorme dispiacere, la zia e Marcus non avevano avuto figli e quando Sebastian aveva circa otto anni era accaduto l'impensabile; la donna si era ammalata di sclerosi multipla, costretta alla fine su una sedia a rotelle, da accudire come un bambino.
Lucia era morta due anni prima e ora Marcus, solo e senza eredi, stava per sposare una vera arpia che mirava esclusivamente al suo denaro.
«Non sapevo a che ora saresti arrivato di preciso... e così sono in ritardo per il pranzo. Ci vorrà circa un'ora. Vuoi un caffè prima di andare a rinfrescarti?» gli offrì Madge.
Sebastian contenne a fatica tutta la rabbia che ribolliva in lui al pensiero di quella terribile donna; grugnì solo una risposta affermativa e seguì la governante nel suo regno: la cucina.
L'intera stanza odorava di tempera fresca. Sebastian rabbrividì. Non era tanto l'odore della tintura, ma ciò che essa implicava. Se Terrina avesse messo le mani sulla proprietà, quell'atmosfera rassicurante, calda e accogliente nella sua semplicità, sarebbe stata rimpiazzata da un disordine elegante, decorato all'eccesso fino a diventare fastidioso, oltre che inutilmente costoso.
I suoi sentimenti nei confronti di quella donna non erano dettati dall'invidia per la ritrovata felicità di Marcus, no! Dio solo sapeva che, per oltre vent'anni, il ruolo di consorte dello zio si era ridotto a quello di un premuroso infermiere. Ma l'idea del suo matrimonio con quella subdola e avida strega gli spezzava inevitabilmente il cuore.
«Il signor Marcus sta meglio ora?» si informò Madge, indicando a Sebastian la vecchia poltrona a lato della cucina. «Non è stata una sorpresa quando ho saputo che si era sentito male prima di Natale. Dopo la morte della signora Troone, poveretta, si è gettato a capofitto nel lavoro!»
«Ora sta molto meglio.» Sebastian sorseggiò il suo caffè: forte, nero e amaro, proprio come piaceva a lui. «Qualche settimana di mare vicino a Jerez e le cure di mia madre... e si sta rimettendo in forma.» Dopo la morte di suo padre, si occupava lui dei suoi affari, ed era diventato socio di Marcus.
«Deve stare senz'altro meglio, se si è fidanzato...»
Dalla voce della donna traspariva una certa perplessità, un'apprensione sottintesa; Sebastian decise di fare finta di nulla. Madge era sempre stata fedele e leale verso Marcus e la sua famiglia, ma ora non c'era niente che potesse fare. E confidarle i suoi dubbi e le sue preoccupazioni sarebbe stato poco premuroso, e soprattutto inutile.
«Gli imbianchini hanno finito?» chiese, cambiando argomento di proposito.
«Ieri.» La governante si sedette al tavolo di pino lustro. «Il signor Marcus aveva parlato solo di una rinfrescata. La futura signora Troone avrà già in mente come rimodernare la casa.»
«E le domestiche?»
«Mah!» esclamò la donna, insoddisfatta. «All'annuncio sul giornale hanno risposto solo in due. Sharon Hodges è del paese, devi averla già incrociata qui attorno. Una ragazza alta e robusta, con una bocca grande. Conoscendo la famiglia, ho insistito perché si stabilisse qui per sei settimane intere; in questo modo posso controllare che inizi puntuale il lavoro. L'altra viene da Wolverhampton. Una ragazza minuta, basterebbe un alito di vento per spazzarla via! L'ho avvertita del lavoro pesante da fare, ma non saprei dirti se la cosa l'abbia preoccupata o meno. Non è una persona di molte parole... ho intuito che ha perso la madre qualche mese fa. Si chiama Rosie Lambert, ha vent'anni, anzi... credo che dopodomani sia il suo compleanno. È una ragazza tranquilla e timida, arrossisce non appena la guardi e piega il capo come se avesse qualcosa di cui vergognarsi.» Madge Partridge esalò un lungo sospiro. «Sono arrivate qui entrambe ieri e hanno iniziato la pulizia delle stanze. Francamente, credo che nessuna delle due sia adatta per questo lavoro.»
«Non preoccuparti, lascia fare a me.» Sebastian le rivolse un caldo e confidente sorriso.
Madge aveva già abbastanza da fare per suo conto e lui, per il momento, avrebbe seguito le istruzioni di Marcus, fino a quando non avesse escogitato come rivelargli la verità sulla donna che stava per sposare procurandogli il minor male possibile.
«La casa è stata trascurata per anni» gli aveva confidato lo zio. «È troppo grande! Madge non può fare tutto da sola e anche l'aiuto quotidiano di una domestica non è abbastanza. È stata colpa mia. Avrei dovuto assumere un'impresa di pulizie, ma Lucia, Dio la benedica, era talmente gelosa delle proprie cose che non sopportava l'idea di gente estranea in giro per la casa! Assumi temporaneamente delle domestiche che la ripuliscano da cima a fondo prima del nostro arrivo; Terrina ci tiene tanto a organizzare lì la festa di fidanzamento! Dopo il matrimonio si occuperà lei dei domestici.» Il sorriso di Marcus era così raggiante da conferirgli un'aria da perfetto imbecille, completamente soggiogato da quella donna. «La prima persona che assumerà sarà senz'altro una tata!» aveva aggiunto compiaciuto.
Come tutte le donne interessate solo al denaro - Sebastian aveva sufficiente esperienza al riguardo per riconoscere il genere quando ne incontrava una - Terrina Dysart aveva rapidamente scoperto il tallone di Achille della sua preda. Consapevole dell'unico desiderio del futuro marito di avere un figlio, lo aveva disgustosamente abbindolato con la ripetuta promessa di una grande famiglia.
«Tranquillizzati, Madge. Mi fermerò qui per assicurarmi che tutto proceda per il meglio» ribadì Sebastian scuro in volto, prima di dirigersi verso la sua stanza, quella che da sempre occupava durante le sue visite in quella casa.
Rosie Lambert era inginocchiata sul pavimento, intenta a eliminare una macchia ostinata di vernice. Una ciocca ribelle dei lunghi capelli biondo pallido le cadde sugli occhi. La allontanò con la mano rivestita di un sudicio guanto di gomma, tracciando così una scia di acqua sporca sul viso. Calde lacrime scivolarono lungo le sue guance e si mescolarono all'acqua delle pulizie mentre un singhiozzo le rompeva il petto.
Desiderava di non essere mai andata a Troone Manor, di non aver mai trovato la lettera che svelava l'identità di suo padre e, soprattutto, di non aver dato retta a Jean, la sua datrice di lavoro.
Rosie lavorava nel minimarket di Jean e Jeff Edwards dalla morte della madre; con sincera gratitudine, aveva anche accettato la loro proposta di trasferirsi nel locale libero sopra il negozio. Qualsiasi cosa pur di fuggire dall'appartamento nel quartiere popolare dove lei e la mamma avevano vissuto per diciannove anni!
«Non vorrai lavorare come commessa per tutta la tua vita, non una ragazza brillante come te» aveva affermato Jean. «Dovresti riprendere l'università a cui hai rinunciato quando la tua povera mamma si è ammalata e terminare gli studi.»
Rosie non aveva la minima idea di quello che avrebbe fatto della sua vita. Era arrabbiata, triste e confusa per quello che la madre le aveva rivelato qualche giorno prima di morire. Quando aveva scoperto quella lettera, poi!
Era sola, senza nessuno che badasse a lei. Poiché la madre non le aveva mai permesso di fare amicizia con gli altri ragazzi del quartiere, Rosie era cresciuta senza un amico al mondo, eccetto Jean e suo marito Jeff, le uniche persone al corrente del suo segreto.
Due mesi dopo il triste evento, un tranquillo lunedì mattina, Jean le aveva mostrato il giornale locale che aveva scovato dalla cognata a Bridgnorth durante una visita, il giorno precedente.
«Lo stavo sfogliando e ho visto questo. È il destino, Rosie, ne sono sicura. Leggilo!»
E lì, nella pagina Cerco Lavoro, l'annuncio: Cercasi domestiche per occupazione temporanea di sei settimane a partire dall'inizio di marzo. Retribuzione ottima e condizioni favorevoli. Contattare Troone Manor, Hope Baggot. Seguiva un numero telefonico.
Il cuore di Rosie aveva incominciato a battere come un martello pneumatico.
«Telefona, Rosie! Immediatamente» le aveva suggerito l'amica quando lei aveva smesso di tremare per lo shock. «Non è il lavoro che ti serve, ma, perlomeno, avrai l'opportunità di dare un'occhiata al paese dove sono vissuti i tuoi nonni e dove tua madre è nata e cresciuta. Potresti anche incontrare tuo padre. Non ci sono dubbi: Marcus Troone... È lui quel maledetto egoista che ha messo nei guai la tua povera mamma. Hai il diritto di pretendere da lui tutto ciò che ti spetta; anche se lo detesti, ti è debitore, ricordalo! Pensaci!»
Rosie si aspettava di avere un colloquio con Marcus Troone in persona. Ancora non sapeva come