Storie di mare e orizzonti
Di AA.VV.
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Info su questo ebook
Tutto il ricavato della vendita di questa antologia sarà devoluto a Casa AIL di Sassari, che ospita pazienti e parenti dei pazienti malati di leucemia.
«I venticinque racconti vengono dal mare, e sembrano uno stormo di uccelli migratori che abbiano percorso una lunghissima rotta immaginaria per approdare su una costa sicura. Hanno viaggiato per tantissimo tempo nella testa e nelle emozioni di chi li ha scritti. Sono tutte storie di mare, come diceva il bando, così le storie sono tutte intrise di salsedine, hanno piedi bagnati o sporchi di sabbia, e il vento in faccia che ti fa strizzare gli occhi.» | [dalla prefazione di Pier Bruno Cosso]
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Anteprima del libro
Storie di mare e orizzonti - AA.VV.
www.gliscrittoridellaportaaccanto.com
PREFAZIONE
Lo stormo di venticinque racconti dopo tanto vagare in mare aperto arriva finalmente su una spiaggia immacolata per riposarsi.
I venticinque racconti vengono dal mare, e sembrano uno stormo di uccelli migratori che abbiano percorso una lunghissima rotta immaginaria per approdare su una costa sicura. Hanno viaggiato per tantissimo tempo nella testa e nelle emozioni di chi li ha scritti. Forse alcuni hanno esitato a spiccare il volo e sono rimasti a lungo fermi lì, magari già pronti a lanciarsi, ma senza averne il coraggio. Oppure come giovani uccelli temerari si sono lanciati per istinto, anche se i muscoli per il volo non erano pronti. Ma che importa, quando si scrive bisogna lanciarsi e volare. Volare, con fatica, con qualche rischio, ma volare guardando il mare dall’alto perché da su è un altro mondo. È un mondo immaginario, ma vivo che fa sentire vivi, che ti fa sentire le emozioni.
Ecco che venticinque tra autrici e autori hanno volato sul mare. Hanno visto storie, hanno visto tormenti e gioie, tempeste e costoni rocciosi riparati e ce lo hanno raccontato.
Sono tutte storie di mare, come diceva il bando, così le storie sono tutte intrise di salsedine, hanno piedi bagnati o sporchi di sabbia, e il vento in faccia che ti fa strizzare gli occhi.
Il racconto che ha vinto, La Giannina
, ci fa volare dentro una soffusa malinconia. Riesce, pur nella brevità, a toccare tutte le emozioni. A farci sognare, sospirare e sperare qualcosa che già nella premessa, e nel mare, non si può sperare. Il mare può anche essere cattivo, e dà e prende. E comunque fa pensare, invita a pensare alla vita, a guardarsi dentro e trovare il proprio rapporto tra se stesso e l’infinito. Questo racconto fa anche soffrire, fa crescere, e porta al mare che è all’inizio della vita, e che è oltre. Perché lui è il mare possente, che non comanda, non dispone, non aiuta e non uccide, lui è!
Il primo racconto, vincitore del concorso, è già dentro di te e non lo vorresti lasciare.
Parliamo del primo racconto per dire che potremmo parlare di tutti i racconti. Potremmo quasi dire altrettanto di ognuno dei venticinque racconti. Perché ognuno ha la sua storia, ognuno fa vibrare le nostre corde interiori, ognuno ci racconta il suo volo sul mare. Quindi complimenti a tutti le autrici e gli autori che fra i tantissimi racconti arrivati sono stati selezionati per questa antologia.
Ma i complimenti li farei anche a Emma Fenu, che ha creduto fermamente in questo progetto con la forte motivazione di far esprimere tanti con la magia della parola scritta. Ha voluto dare, a tutti quelli disposti a mettersi in gioco, la possibilità di farsi avanti per esprimere qualcosa. La possibilità di frequentare idee, di familiarizzare con l’infinita libertà della parola.
Con Emma Fenu si deve ringraziare chi ha collaborato attivamente per questo fantastico concorso: l’associazione culturale Cultura al femminile
, di cui lei è fondatrice –al femminile
nel senso che persegue gli alti valori della parità di genere anche per contrastare la violenza sulle donne –, l’associazione di promozione sociale Gli scrittori della porta accanto
che hanno pubblicato questa antologia nella loro Collana editoriale, e Casa AIL di Sassari che ospita pazienti e parenti dei pazienti malati di leucemia che possono avere necessità.
Va quindi sottolineato con particolare enfasi che tutto il ricavato della vendita di questo libro andrà devoluto a Casa AIL di Sassari.
E proprio a Casa AIL è legato il nome di Pierpaolo Fadda, il compianto giornalista a cui è dedicato il Concorso.
Pierpaolo Fadda era un grande giornalista, scrittore, poeta, quanto mai vulcanico che amava realizzare tutto quello che sembrava impossibile. L’abbiamo definito l’uomo dei sogni, perché lui ai sogni dava vita, e li faceva volare. Colpito da leucemia, da ricoverato ha intensificato la sua frenetica attività come un grande trascinatore. Era lui che aveva forza energia e cuore da dare agli altri, anche quando in teoria lui avrebbe avuto il diritto di non averne più. Ma lui questa parola non la conosceva e dal letto dell’ospedale ha continuato a dirigere la rivista che aveva fondato, e ha iniziato a scrivere anche poesie. Le scriveva la notte, a penna, perché gli sgorgavano di getto e perché, diceva, il contato tra parola e carta era molto più diretto. Io dico che le scriveva a penna perché le scriveva col cuore, e il cuore deve bagnare la carta col suo sudore, direttamente, senza tastiera e monitor.
Nelle finestre terapeutiche Pierpaolo alloggiava a Casa AIL, restava incantato come un bambino, tutto per lui era un incanto, ma Casa AIL lo stupiva per l’ospitalità e la bellezza che aveva dentro, come lui, e forse si somigliavano, accoglienti, sensibili, e pronti a sfidare il dolore e dargli del tu.
È quindi giustissimo ricordare questo grande giornalista con un concorso letterario che alla fine, al momento della premiazione, riunisce anche i cori sardi, l’altra sua passione. L’altro suo sogno impossibile che si realizza.
Grazie infine a tutti noi, tutta la giuria insieme, che in tutti questi mesi ha seguito con tanta passione questo bellissimo concorso.
Ma forse siamo noi che dobbiamo dire grazie a tutti i partecipanti per quello che ci hanno dato.
Pier Bruno Cosso
RACCONTI
La Giannina
, di Elvira Rossi
Ogni giorno Erminio tra i dirupi della costiera percorreva un sentiero sassoso per raggiungere una spiaggetta poco accessibile e protetta alle spalle da un roccione scosceso, che a tratti era coperto da arbusti ed erbe cristalline.
La sinuosità delle rocce disegnava una insenatura dove il mare si infiltrava con prepotenza e le onde prima crespe andavano poi a stendersi piatte sulla battigia. Il vento incurante delle barriere riusciva a incunearsi tra le rocce diffondendo nell’aria salmastra una malinconica sinfonia. Sulla parte alta dell’arenile, a ridosso di una duna sabbiosa, una vecchia barca sonnecchiava con i remi usurati stesi all’interno dello scafo.
Lo scafo era dipinto di azzurro, il colore preferito da Graziella che se n’era andata troppo presto nel dare alla luce quella bambina tanto desiderata.
Tanti anni addietro Erminio e Graziella lì si erano amati nell’armonia della risacca, lì avevano sognato di salire su un traghetto per raggiungere il Continente dove, come qualcuno giurava, sarebbe stato possibile fare fortuna. E invece di quel sogno di amore era rimasto solo un nome Giannina
scritto a pennellate nere sulla fiancata della imbarcazione.
Una sera d’inverno, mentre il mare in lontananza rumoreggiava spaventando le povere case dei pescatori, Graziella e Giannina in un unico abbraccio se n’erano andate come trascinate dal maestrale che faceva sbattere le imposte delle finestre.
Quel cordone ombelicale, appena tagliato dalla sola levatrice di quel piccolo borgo, fu presto riannodato in un’unica bara.
La vita di Graziella, che nel grembo custodiva Giannina, era stata spezzata come un albero maestro abbattuto da una invincibile tempesta. Da quel momento a infrangersi contro gli scogli non furono solo le onde ma la mente di Erminio, che più irato di un mare in burrasca precipitò in un silenzio impenetrabile come abissi oceanini.
Erminio iniziò a camminare con la schiena curva, il capo rivolto verso terra per schivare ogni sguardo e con il tempo sia i vecchi che i giovani pescatori, già poco avvezzi alla parola, si adattarono alla sua taciturnità.
In ogni stagione il vecchio marinaio verso sera raggiungeva quel lembo di spiaggia e andava a sedersi in quell’angolo solitario accanto alla Giannina
, un nome che di fatto non aveva mai potuto pronunciare.
Quello era l’unico momento in cui Erminio chiuso nei propri pensieri sollevava il capo e mentre il corpo restava immobile, gli occhi protetti dalle palpebre corrucciate esploravano l’immensa distesa alla ricerca incessante dell’orizzonte.
Quando distoglieva lo sguardo da quel confine tra cielo e terra era per rivolgerlo alla Giannina
, che non riusciva nascondere i rattoppi che la rendevano simile agli abiti sdruciti dell’uomo.
Erminio spesso poggiava una mano sullo scalmo quasi a chiedere conforto, altre volte con un gesto monotono passava la ruvida mano sul fasciame della barca come se avesse voluto accarezzarla.
Sembrava che parlasse con la sua Giannina
. Di cosa discorressero rimane un mistero.
Chi ha detto che le cose non hanno un’anima? E la Giannina
un’anima l’aveva e come se la possedeva! Di legno, segnata dalla fatica e dal dolore. E proprio da quei solchi che si schiudevano come labbra le proveniva la facoltà di raccontare.
Era un racconto sommesso che non ammetteva