Un modo lo trovo
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Sarà Futura stessa, spinta da chi le è vicino, ad abbandonare ogni reticenza e a parlare di sé, della malattia, delle preoccupazioni per suo figlio, del rapporto blindato con il padre di lui, medico e alleato nella battaglia.
A poco a poco la paura e lo sgomento iniziali lasciano spazio al coraggio e alla determinazione di guarire, all’ansia di lasciarsi alle spalle una parentesi intervallata da chemioterapia, interventi invasivi, radioterapia. Futura si confronta con se stessa, a caccia dell’innocua lusinga di una distrazione, di una routine salvifica. Realizza la metamorfosi dello spirito e del corpo, la propria fragilità e la necessità di adattarsi alla trasformazione in corso, di proteggersi da ingerenze indiscrete, di non elargire a chiunque la propria dimensione privata.
Vagando tra “ferite e cicatrici”, si confronta con emozioni contrastanti e dolorose che la accompagnano nel suo viaggio.
Grazie alla scrittura, Futura si toglie “la maschera di normalità” indossata di fronte agli altri, mostrando ciò che qualcuno, tuttavia, ha già letto tra le righe: la voglia di vivere, l’ansia di recuperare il tempo perduto, di lasciarsi ogni cosa alle spalle.
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Anteprima del libro
Un modo lo trovo - Paola Napoleone
Petrolio
I PARTE
LE AMICHE
Conosco Futura
Non mi piace fermarmi davanti alle apparenze, sono curiosa di capire e sapere cosa ci sia oltre il percepibile.
Il tempo mi ha insegnato che difficilmente ciò che mi attrae mi tradisce, nel bene e nel male.
«Ehi ma dove siete finiti?»
La voce squillante di Bianca interrompe la nostra colazione.
«Siamo in giro.»
Edoardo risponde per me, io adoro sorseggiare il mio cappuccino senza pensare a niente, concentrata solo su quel sapore unico dato dall’abbraccio del latte col caffè.
«Beh, ma che intenzione avete? Io e Teresa andiamo a casa di Futura, stasera da lei c’è una festa.»
Non ho proprio voglia di cambiare i nostri programmi: qualche giorno con Edoardo, finalmente soli, in previsione di un incarico che ci terrà lontani per un lungo periodo. Desideriamo goderci questo tempo e perderci nei colori della campagna Toscana.
«Bianca mi sta domandando cosa abbiamo deciso di fare» mi chiede Edoardo quasi imbarazzato. Non vuole costringermi a spostare il nostro itinerario. Intuisco però che gli farebbe piacere trascorrere una serata con alcuni amici.
Essendo un po’ indecisa, mi prende la tazza dalle mani e mi ci catapulta il telefono.
«Va bene, Bianca. Ci vediamo direttamente lì. Mi hai convinta, conoscerò questa Futura di cui mi hai parlato tanto.»
Vedo Edoardo sorridere.
«Ho impiegato più tempo a convincere te che Teresa, e ho detto tutto.»
Bianca ha già chiuso la comunicazione, la immagino contenta al volante della sua Cinquecento rossa che sfreccia verso la meta.
Mentre mi domando come abbia fatto a smontare la pigrizia di Teresa, pur conoscendo l'entusiasmo contagioso di Bianca, Edoardo mi riporta alla realtà: «Tesoro, ma ti sei fatta dare l’indirizzo?»
La richiamo immediatamente. Sento la voce di Teresa che, ridendo, mi spiega esattamente come raggiungere la casa dei genitori di Futura: «Inutile dirti che ho vinto la scommessa. Adesso Bianca guiderà piano, per farmi arrivare sana e salva».
Guardo Edoardo di sottecchi, concentrato ormai sulla strada che ci porterà da Futura.
In previsione della serata abbiamo modificato qualche tappa, non avremmo mai rinunciato ai nostri momenti. Sono appagata quando riesco a ritagliare dei giorni da passare con lui.
Sono poche le occasioni da trascorrere insieme. Così, con la sua complicità, vado alla ricerca di località capaci anche di fermare il tempo.
La maremma toscana in questo è sorprendente. Spettacolari paesaggi incontaminati catturano la vista, in direzione delle colline come verso il mare, in un affascinante carosello cromatico.
Edoardo con il suo lavoro viaggia spesso, anche sentirci può essere un problema. Mentre guida, provo curiosità per un invito di cui mi domando il senso: «Ti dispiace aver cambiato i nostri programmi?»
«Siamo insieme, in posti meravigliosi... tu che dici, cosa si può voler di più?»
Arrivati alla villa di Futura, il sole sta già tramontando. In giardino ciascuno assapora i colori del cielo, mutevole nel passaggio dal giorno alla notte. La campagna verde e rigogliosa è irresistibile con i suoi brillanti colori e le sue frizzanti brezze.
È una bellissima serata estiva tra persone che si conoscono, una cena per intimi che sprigiona complicità e buonumore.
Siamo accolti con calore. Non ci si incontra da un po’, i saluti sono abbracci affettuosi.
La casa è circondata da un grande giardino con dei castagni nel pieno del loro vigore, intorno piante lussureggianti con fiori colorati e profumati, qua e là piccoli alberi da frutto.
Sullo sfondo un campo da bocce, oggi fuori moda, fa immaginare momenti di allegria e leggerezza; a distanza un vecchio tavolo da pingpong. Attira la mia attenzione, un altro angolo, con un’altalena un po' consunta.
È difficile vederne ancora nei giardini delle case.
Da sempre, mi affascina l'idea di trovarmi sospesa in aria, con quel senso di vertigine inebriante che suscita.
L'altalena agli occhi degli adulti è un gioco che fa tuffare per un attimo nel passato. Chissà, forse è qui per questo, per non dimenticare di essere stati bambini e tornare a esserlo, anche soltanto per un istante.
All'interno, gusto e semplicità. Un camino, con dei ciocchi anneriti e scavati, scalda il cuore soltanto a guardarlo. Riecheggiano fredde serate trascorse nel tepore. Quei ceppi, inizialmente legna scoppiettante, nel loro ardore bruciano anche il tempo.
Particolari in stili diversi si mescolano con accattivante armonia.
Una capiente libreria antica alloggia romanzi, saggi, testi politici, opere di ogni genere.
Continuamente consultati, i libri sono vivi, non restano immobili: molti sono infilati al loro posto, parecchi altri poggiati per essere recuperati, sfogliati, pronti a soddisfare una curiosità, a far luce su un dubbio.
I quadri adornano le pareti con cura. Fra questi un’inconfondibile Novella Parigini, con una delle sue gatte dalle sembianze femminili.
Mi salta agli occhi il valore di ogni oggetto, premessa di una particolare attenzione nella scelta, come nella collocazione capace di esaltarne il pregio. Ne vengo catturata.
Tra i ritratti appesi e sparsi, mi colpisce la foto di una bellissima donna allungata sul divano di un soggiorno. Raccoglie la sua folta capigliatura, nel suo sorriso risplendono grazia e simpatia.
Mi sento bene, sono con Edoardo, le mie amiche e la mia inguaribile curiosità verso gli umani, per citare Teresa, la mia amica felina.
Una tovaglia avorio, di elegante manifattura, spicca nella verdeggiante cornice lambita dai caldi colori del tramonto, vestendo un pregevole tavolo d’antiquariato, su cui adagia un buffet generoso e stuzzicante.
La musica di sottofondo accompagna il resto, melodie famose inducono a cantare e ballare.
Mi vince la sensazione di trovarmi in una casa aperta, ospitale, accogliente e protettiva.
Un gruppo di ragazzi chiacchiera allegramente, impreziosendo il contesto.
Sembrano a loro agio, ma sono perplessa. Mi domando chi siano, Bianca non ha parlato di una ricorrenza.
Eccole, le mie splendide amiche.
Bianca e Teresa si fanno largo fra gli ospiti, dirigendosi verso di noi.
«Avete trovato subito la strada, vero? Dai, andiamo a cercare Futura, non vedo l’ora di farvi incontrare.»
«Sì, ma prima sapete dirmi cosa ci fa quel gruppo di ragazzi tra noi?»
Bianca risponde ridendo, quasi a scusarsi: «Hai ragione, ero talmente presa dalla voglia di avervi qui, che non ti ho detto il motivo della cena. Borromeo, il figlio di Futura, ha superato il test di accesso all’Università, sarà uno studente in medicina. Una prova complicata per tutti gli studenti, lei è felicissima e vuole condividere con i suoi amici più vicini questo momento».
«Ah, ha un figlio? E qual è tra il gruppo?»
«Il ragazzo alto sulla destra.»
È proprio un bel ragazzo. Mi piace l'atmosfera che si respira: complicità tra due generazioni.
Cerco di coinvolgere le mie due amiche entusiaste nelle mie riflessioni quando, di fronte a me, appare una donna.
Futura mi viene incontro ricevendomi con un sorriso semplice e trasparente. Un secondo di sospensione, un viaggio nel tempo. Mi torna alla mente la donna della foto, il suo sorriso irresistibile.
È bruna, occhi marroni, una folta capigliatura le incornicia il viso, un morbido e delizioso abito la avvolge, ne sottolinea la femminilità, esaltando il decolté nel colore ambrato della pelle abbronzata.
«Benvenuti, finalmente vi incontro.»
Mi sorprende una strana sensazione cui non do troppo peso.
«Sono contenta che Bianca e Teresa vi abbiano coinvolto, spero di fare due chiacchiere.»
«Anche a me fa piacere, eravamo un po’ imbarazzati per l’intrusione, ma tu conosci bene quelle due tipe.»
Mi riferisco a Bianca e Teresa, già disperse fra la gente in cerca di un po’ di spumante: «Ti ringrazio dell’ospitalità, è un momento importante per tuo figlio, Bianca mi ha detto del risultato che ha ottenuto… Borromeo, vero?»
«Sì, sono molto felice. Il suo è un percorso complesso, ma noi sappiamo che la passione rende praticabili anche le strade più impervie.»
«Eh già, dall’alto dei nostri anni abbiamo capito molte cose, beh, almeno dovremmo… non sempre è così. Sai, la tua casa è molto bella, anche se più che casa la definirei un territorio, ecco, non so spiegarti il perché.»
Edoardo, sulle tracce di Bianca e Teresa, nel frattempo si allontana, pure lui alla ricerca di un buon calice di bollicine.
Futura riflette su ciò che ho appena detto: «Come hai capito che sono territoriale? Mi piace come definizione. Non ero riuscita a trovarla, ma tu l’hai beccata subito».
Il tono tra noi assume una venatura amichevole.
«Nessuno ti ha detto niente di me? – simulo una confidenza, sottovoce – Ho uno studio, sono una psicologa»
«Anche tu? E a te, che lo sono anche io?»
«Ma no! Come mai nessuno mi ha informata?»
«Forse perché sono un’ex psicologa.»
«Una ex? Scusami, fammi capire. Si diventa ex moglie, ex marito, ex amica, ex soci, come si diventa ex psicologi?»
«Si smette di esserlo e basta.»
Sono spiazzata, mi ripeto che non devo essere inopportuna, ma la curiosità prende il sopravvento: «Si smette di esercitare non di essere, ti pare?»
«Forse hai ragione, ma ci sono dei momenti in cui non distingui tra fare ed essere, decidi senza soffermarti, è più facile e meno penoso, così ho dirottato la mia attenzione altrove. Gestisco un negozio! Qualcuno sostiene che nel commercio siano tutti un po’ psicologi, ma non sono molto d’accordo.»
Edoardo si avvicina con due calici. Me ne allunga uno accompagnandolo con un bacio sulle labbra, interrompendo il flusso della mia curiosità.
Rimango in silenzio.
«Cin-cin al nostro incontro.»
Futura si muove nel suo ambiente; nonostante la pacatezza, percepisco in lei dell'altro che non trapela a occhi poco attenti.
Mi è impossibile distogliere l'attenzione dal suo volto. Dietro i sorrisi, le movenze del suo essere seducente e fuorviante, leggo le lacrime.
La festa procede anche senza di me, mentre osservo un po' tutti. Nell'aria allegria, affetto, attenzioni. A me sembra un muro di protezione! Niente di razionale, ma avverto una leggera dissonanza.
Sembra che tutti arginino qualcosa di