Un ballo da sogno: Harmony Collezione
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Info su questo ebook
Quando Matteo Santini paga per una notte con Bella Gatti, soltanto per proteggerla dal pericoloso giro nel quale la ragazza si era fatta risucchiare, non si sarebbe mai aspettato di lasciarsi coinvolgere fino a quel punto. Così, di fronte al tradimento di lei il giorno successivo, Matteo se ne va promettendo a se stesso di non voltarsi mai più indietro.
Sono passati cinque anni, Bella si è lasciata alle spalle il passato, ma non il ricordo di quell'unica notte con Matteo, e quando se lo ritrova di fronte nell'albergo in cui lavora come cameriera comincia a sperare di poter rivivere quel sogno. E un ballo notturno riaccenderà la scintilla tra loro, esattamente come in una fiaba.
Carol Marinelli
Nata e cresciuta in Inghilterra, ha conosciuto il marito durante una vacanza in Australia.
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Anteprima del libro
Un ballo da sogno - Carol Marinelli
successivo.
Prologo
«Verrai con me?» chiese Matteo. «Ci vediamo con Luca all'aeroporto?»
Non riusciva a guardare Bella negli occhi, non solo perché lei aveva un livido sulla guancia, conseguenza di un suo schiaffo, ma soprattutto perché quella notte l'aveva lasciato con la sensazione di essere vulnerabile come mai avrebbe immaginato.
Eppure non gli dispiaceva.
Bella alzò gli occhi sull'uomo che possedeva il suo cuore da quando aveva sedici anni. Il primo giorno di lavoro, come cameriera all'Hotel Brezza Marina, aveva iniziato il turno con una comprensibile tensione, un po' intimidita nell'uniforme nuova, sentendo la mancanza delle compagne di scuola. Ma, per fortuna, la sua migliore amica, Sofia, quello stesso giorno, aveva cominciato anche lei a lavorare nel medesimo albergo.
Bella e Sofia stavano percorrendo il corridoio, quando avevano visto venire verso di loro alcuni uomini di Malvolio, incluso Matteo Santini e il fratellastro Dino.
Le giovani si erano scansate per farli passare, ma a Bella non era sfuggito affatto il formidabile aspetto di Matteo.
Sofia era fuori questione: era stata promessa a Luca, e presto si sarebbero fidanzati. Pur vivendo in Inghilterra, Luca era sempre il figlio di Malvolio, e quindi l'avevano ignorata.
I commenti salaci, invece, erano rivolti a Bella, perché tutti sapevano che era figlia di Maria Gatti, e conoscevano l'attività della donna.
Ormai Bella ci era abituata.
«Ehi!» aveva esclamato brusco Matteo, e per un attimo Bella aveva pensato che si rivolgesse a lei, invece si era rivolto al gruppetto, fratellastro incluso, con tono rabbioso. «Lasciala in pace.»
Quando Dino aveva sbuffato, Matteo aveva ribadito con decisione il concetto, sbattendo Dino contro la parete e, sempre tenendolo fermo, si era rivolto a Bella.
«Vai via...»
Era la prima volta che le rivolgeva la parola, ma già in precedenza si era conquistato un pezzetto del suo cuore... Se sua madre aveva del denaro per Malvolio, era Matteo che andava a riscuoterlo, e non Dino.
«Se non altro, Matteo si limita a prendere il denaro» le diceva sempre la madre.
Sì, poco per volta, nel corso degli anni, Matteo aveva raccolto pezzetti del cuore di Bella, e adesso ne era in pieno possesso.
La notte precedente lui l'aveva resa sua. Era stato il suo primo amante.
D'accordo, la notte era iniziata nel modo più devastante, ma erano circostanze prevedibili.
La cittadina costiera nell'ovest della Sicilia era oppressa e tiranneggiata da Malvolio.
Regnava la paura, e gli abitanti erano le pedine di quel gioco sporco.
Malvolio era proprietario dell'albergo e della maggior parte delle attività, ed era spietato. Nonostante il paesaggio idilliaco, in quel luogo regnavano il crimine e la corruzione, ed era pericoloso non sottostare alle imposizioni di Malvolio.
Eppure, insieme, loro avevano reso quella notte memorabile e ora, al mattino, Matteo le aveva chiesto di lasciare Borgo Celeste con lui.
«Farò del mio meglio per raggiungerti» assicurò Bella.
«Abbiamo solo quest'occasione» la avvertì Matteo. «Se resti, nessuno deve sapere che ti ho proposto di partire con me. Se lo sapessero...» Matteo esitò, perché si trattava di parole proibite. «Se Malvolio subodora che ho interesse per te, passerai dei brutti guai.»
«Ti ho detto che farò il possibile.»
Bella lo osservò mentre si annodava la cravatta. Matteo era sempre molto elegante, si faceva confezionare gli abiti a Milano e le scarpe erano fatte a mano. Quella notte lei aveva scoperto il motivo per cui lui aveva un aspetto così distinto.
Quella notte le aveva confidato cose per le quali sarebbero potuti essere uccisi.
Matteo indossò la giacca. L'abito era grigio scuro, e la camicia di cotone non era spiegazzata, perché si era preso cura di appoggiare gli abiti sullo schienale di una sedia nel corso dello spogliarello lento e sensuale.
«Mi piace la stoffa...» Bella fece scorrere le dita sulla sua giacca. Era un'abile sarta e aveva occhio per i modelli, non che potesse mettere in pratica questa abilità. «Avrei potuto cucirlo io» considerò.
«Uno dei migliori sarti di Milano mi raggiunge qui una volta all'anno» la informò Matteo, ma poi decise di non proseguire perché le dita di Bella, dopo aver esaminato la giacca, si erano spostate per esplorare la parte sotto la cintura, e il desiderio per lei si era riacceso. «Probabilmente ne saresti capace.»
«Torna a letto» lo invitò Bella.
«No, non c'è tempo.»
Lei lo osservò mentre si passava la mano sui capelli col gel per sistemarli. Presto quegli occhi sarebbero stati celati da occhiali scuri. L'aveva conosciuto bene solo nelle ultime poche ore, notando lo splendore di quegli occhi grigi mentre facevano l'amore.
Gli abiti eleganti, i modi educati, erano solo un'immagine che Matteo aveva creato di sé per sopravvivere.
Quella mattina le aveva chiesto di unirsi a lui e all'amico del cuore, Luca, per vivere una nuova vita a Londra.
Bella sapeva che Luca avrebbe chiesto a Sofia di andare con loro.
L'amica, però, le aveva confidato che tra lei e Luca era finita, e che sarebbe andata a Roma quella sera stessa. Aveva supplicato Bella di accompagnarla, ma lei aveva rifiutato perché non poteva lasciare la madre malata.
Maria, pur avendo solo trentaquattro anni, era debole e malata, anche se faceva del proprio meglio per nasconderlo.
Matteo le aveva persino proposto di portare la madre con sé.
Le aveva promesso che si sarebbe preso cura di entrambe.
Bella sedeva sul letto sfatto, nuda, e sorrideva, mentre il cuore le si spezzava.
«L'aereo decolla alle nove...» spiegò Matteo, sedendosi sul letto e prendendole una ciocca tra le dita. «Ti prego, vieni.» Ora fissava gli occhi vivaci di Bella. Erano chiari, innocenti, e sapeva che se fosse rimasta a Borgo Celeste, ben presto si sarebbero offuscati.
«Se non vieni via questa mattina, Malvolio ti costringerà a lavorare al bar questa sera stessa, e io non sarò lì a...»
Salvarti.
Non pronunciò la parola a voce alta, ma questa aleggiava nell'aria tra loro.
«Se resti» proseguì Matteo, «questa sera lavorerai, e non voglio mettermi con una prostituta, non voglio che ci sia nessun altro.»
«È un modo di vedere ambiguo, Matteo...» precisò lei, considerato come erano arrivati a quel punto.
«No.» Matteo scosse il capo. «È quello che sento, Bella. Voglio una nuova vita. Sono stanco di questo sistema. Domani Malvolio vorrà che minacci le persone che hanno parlato contro di lui all'udienza...»
Bella rabbrividì.
Malvolio, Luca e il padre di Sofia, Paolo, erano stati reclusi per sei mesi in attesa del processo... Erano venute alla luce diverse malefatte di Malvolio. Gli abitanti della cittadina avevano ritenuto che ormai, per loro, il periodo del terrore si fosse concluso e che il boss avrebbe scontato la giusta pena.
Invece, per lui, la Corte aveva stabilito un non luogo a procedere, così si era riappropriato del potere.
«Voglio andarmene perché non voglio più sottostare ai suoi ordini» ribadì Matteo. «Se uccidi una volta, sarai sempre un killer. Non è ciò che voglio essere. Voglio una vita onesta e voglio costruirmela da solo. Avrò già abbastanza difficoltà a dare spiegazioni sul mio passato, e non voglio che il tuo mi crei problemi.»
Parole dure, forse, ma Matteo era onesto.
Le stava offrendo una via d'uscita e non era certo che lei l'afferrasse, quindi indugiò a chiarire che questa era la sua unica possibilità.
«Puttana una volta, sarai sempre...»
«Ho afferrato il concetto» annuì Bella.
«Bene» proseguì lui, «e tanto per essere chiaro, non ho due morali... non ho mai pagato per il sesso. Questa notte non si è trattato di denaro.» Lo disse mentre svuotava il portafoglio. Estrasse tutte le banconote che aveva e le posò sul letto. «Ti do del denaro per andartene, non per questa notte. Se tua madre si rifiuta di venire, puoi darle questo denaro per aiutarla.»
Bella non riusciva ancora a credere a quanto le stesse offrendo. Aveva diciotto anni, e Matteo Santini era da molto nei suoi sogni. Ora sedeva sul letto dove avevano fatto l'amore e le offriva una nuova vita.
Era sciocco sognare di poter davvero avere una nuova vita con lui? Che ciò che avevano scoperto in quella camera sopravvivesse nel mondo esterno?
No, non era sciocco. E ora, mentre l'orologio segnava le sei, la vita le pareva incredibilmente semplice mentre lui la prendeva tra le braccia, e il futuro appariva deliziosamente chiaro.
«Mi prenderò cura di te» riprese Matteo, e il bacio fu una promessa.
Avvolta dal tessuto del suo abito, dal profumo del suo dopobarba, fu persa.
Fu un bacio lento e appassionato, che confermava i sentimenti che provavano perché, se avessero avuto il tempo, Matteo si sarebbe spogliato di nuovo per tornare in quel letto che aveva offerto loro il paradiso.
Invece la trasse a sé. Il corpo di Bella era caldo, rilassato e compiacente, e quando finì di baciarla le sorrise pur non sciogliendo l'abbraccio. «Non permetterti di tornare a dormire, quando me ne sarò andato.»
«No.» Bella gli sorrise. «Ma non andare via subito. C'è ancora tempo.»
Era nervosa all'idea che Matteo se ne andasse, e preoccupata che, una volta varcata la soglia, cambiasse idea.
«Devo andare» ribadì lui.
«Cosa dirà Luca?» chiese Bella. «Cercherà sicuramente di dissuaderti dal portarci con te.»
«Non dirò niente a Luca, finché non sarai al mio fianco, Bella. È una mia scelta, non ha niente a che fare con lui. Se è contrario, bene, noi due andremo a Roma. L'importante è che me ne vada da qui...» La fissò negli occhi. «Se tua madre non vuole venire, almeno le avrai dato una possibilità. Ma tu devi andartene da questo posto, immediatamente.»
La risposta di Bella fu un bacio. Lo amava disperatamente, e mentre suggellavano il patto con le labbra, lui la premette contro il cuscino.
Matteo non ne aveva mai a sufficienza di lei.
Assorbì i suoi sospiri mentre la mano si muoveva tra le sue gambe, divaricandole.
«Te lo devo per questa mattina» sussurrò Matteo, perché lei aveva operato una magia con la bocca. Quindi continuò a baciarla con passione mentre le dita scivolavano in lei.
Era calda e pronta, e le dita, invece di essere un balsamo, la eccitarono al punto da soffrirne. Una sofferenza deliziosa, perché ormai sapeva come sarebbe finita. Adesso capiva che la pressione che lui suscitava in lei l'avrebbe precipitata in un vuoto che pareva velluto.
Matteo adorava il suo agitarsi, come le sue mani gli cercassero il membro mentre le dita erano sempre più decise, fin quasi a essere violente.
«Ti voglio ancora» supplicò Bella mentre lui le tormentava il sesso, divaricandole ancora di più le gambe.
«Non c'è tempo...» Matteo lottava per ritrovare il respiro. Aveva avuto l'intenzione di lasciarla eccitata al massimo, in modo che lo seguisse.
Ma non aveva immaginato di essere lui stesso così vicino all'orgasmo.
Abbassò