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Un irrinunciabile ricatto: Harmony Collezione
Un irrinunciabile ricatto: Harmony Collezione
Un irrinunciabile ricatto: Harmony Collezione
E-book164 pagine2 ore

Un irrinunciabile ricatto: Harmony Collezione

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Info su questo ebook

Jet set & glamour 7
Un incredibile viaggio fra i lustrini e le paillettes dell'alta società, alla scoperta delle segrete arti della seduzione.

La famiglia Wallis ha perso da tempo l'antico splendore, ma questo importa poco alla giovane Karin. Lei vuole solo tornare in possesso di quello che ha di più caro al mondo. Purtroppo, però, non solo non riesce nel suo intento, ma viene addirittura colta con le mani nel sacco da Xante Mirialis. Inaspettatamente, invece che sollevare uno scandalo, Xante le fa una proposta sconvolgente. Ma irrinunciabile.
LinguaItaliano
Data di uscita10 ago 2018
ISBN9788858985571
Un irrinunciabile ricatto: Harmony Collezione
Autore

Carol Marinelli

Nata e cresciuta in Inghilterra, ha conosciuto il marito durante una vacanza in Australia.

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    Anteprima del libro

    Un irrinunciabile ricatto - Carol Marinelli

    Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:

    Blackmailed into the Greek Tycoon’s Bed

    Harlequin Mills & Boon Modern Romance

    © 2009 Harlequin Books S.A.

    Traduzione di Velia De Magistris

    Questa edizione è pubblicata per accordo con

    Harlequin Books S.A.

    Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

    persone della vita reale è puramente casuale.

    Harmony è un marchio registrato di proprietà

    HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved.

    © 2010 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

    eBook ISBN 978-88-5898-557-1

    1

    Fu il suo modo di fare - non proprio arrogante, piuttosto quello di una persona che dava tutto per scontato - ad attirare l’attenzione di Xante.

    Il cielo invernale di Londra era plumbeo, e uno scroscio di pioggia improvviso aveva sorpreso con la sua violenza turisti e passanti. Anche se era appena mezzogiorno, le auto che entravano nel cortile dell’albergo avevano i fari accesi, i tergicristalli che si muovevano furiosamente. Pochi coraggiosi sfidavano il temporale, alzando il bavero del cappotto mentre correvano per tornare alla loro sede di lavoro dopo l’intervallo per il pranzo, mentre i veri londinesi, quelli abituati al clima instabile e pronti a tutto, continuavano tranquilli le loro conversazioni al cellulare al riparo di ampi ombrelli. Solo alcuni si fermavano sotto il patio che fronteggiava il Twickenham Hotel, di proprietà di Xante Mirialis.

    Xante possedeva diversi alberghi di lusso - facevano parte del suo impressionante patrimonio - ma solo di rado compariva in uno dei foyer. Aveva alle sue dipendenze personale altamente qualificato al quale delegava ogni incombenza, dalla cura dei dettagli alla soluzione di improvvise crisi. Quel giorno, però, era diverso dagli altri. Xante aveva un debole per la struttura di Twickenham, motivato dalla posizione strategica dell’albergo, costruito nei pressi del grande stadio. Cosa insolita per un greco, era un appassionato tifoso di rugby, e in quel momento era in attesa dei giocatori della squadra britannica, ospiti d’onore al grande ricevimento organizzato per quella sera. La crema della società inglese avrebbe partecipato all’asta che si sarebbe tenuta dopo la cena - il cui ricavato era destinato in beneficenza - avendo così modo di procurarsi una bella pubblicità mascherata dalla volontà di contribuire a una buona causa.

    I giocatori viaggiavano singolarmente, e quindi Xante ne aveva già accolti alcuni, incluso il capitano. Era naturale che, in qualità di padrone di casa, volesse essere presente per dar loro il benvenuto, così come era naturale, anche se per motivi del tutto diversi, che avesse notato la bionda non appena aveva messo piede nel foyer. Alta ed elegante, avrebbe catturato l’attenzione di qualsiasi uomo, e Xante non faceva eccezione.

    Ma fu il gesto con cui lei si liberò del cappotto, con la presunzione che qualcuno fosse pronto a prenderlo, che gli fece capire che non solo era bella, ma anche ricca.

    Albert, il responsabile della conciergerie, non appena si rese conto che al giovane facchino era sfuggito l’arrivo di un’ospite di riguardo, si mosse alla svelta e afferrò al volo il paltò.

    Poi la donna, senza degnarlo di uno sguardo, attraversò l’atrio con una falcata decisa.

    Infine si fermò. Si guardò intorno come se fosse disorientata, e nei suoi occhi apparve una luce preoccupata. In fin dei conti non doveva essere una cliente, ipotizzò Xante.

    Per l’occasione, l’albergo era stato trasformato in una roccaforte. Gli addetti alla sicurezza erano ovunque, per tutelare la privacy degli invitati. I tifosi sarebbero rimasti all’esterno, e i giornalisti sarebbero stati cortesemente invitati a uscire. Ma quella donna, apparentemente senza un motivo per trovarsi lì, aveva eluso la sorveglianza ed era entrata nell’hotel come se fosse casa sua.

    Aveva raggiunto la sala che ospitava il bar, e osservava con interesse i cimeli sportivi esposti sulle mensole allineate lungo le pareti. Forse aspettava qualcuno. Nella mente di Xante le domande si accavallarono, il che significava che aveva bisogno di risposte, e alla svelta. Non rimandare mai era il principio cui si sempre era ispirato, e che aveva segnato il suo successo.

    «Quella signora...» Si avvicinò ad Albert e indicò la bionda con un cenno del capo. «Chi è?»

    Il capo concierge salutò la coppia alla quale aveva appena fornito alcune indicazioni, e si avvicinò al suo capo. «Karin Wallis» rispose a bassa voce.

    Un nome familiare, senza dubbio, pensò Xante, ma lui era troppo occupato per leggere i giornali di cronaca rosa, così faceva affidamento sui suoi dipendenti per ottenere informazioni, quando necessario. «È famosa?» chiese aggrottando la fronte.

    «Appartiene a una delle famiglie più in vista della nazione. I giornali ne parlano di continuo.»

    «E...?» lo incalzò Xante, perché il gossip proprio non rientrava nella sua sfera di interessi.

    «I genitori sono morti qualche anno fa. Il fratello è un dongiovanni, uno scapestrato molto affascinante. La sorella minore frequenta un collegio privato.»

    «E Karin?» insistette Xante in tono impaziente. «Cosa sai di lei?»

    «Ha circa venticinque anni, i giornalisti la definiscono la Regina di Ghiaccio.» Albert sorrise. «Ma affermano che il soprannome è dovuto esclusivamente alla sua passione per lo sci. In effetti, è appena tornata dalla Svizzera...» Lasciò la frase in sospeso, come a voler manifestare il suo disagio nell’affrontare argomenti così futili.

    «Va’ avanti.»

    «Francamente, signore, sprecherebbe soltanto il suo tempo, con lei. È stata fidanzata per qualche mese con un capitano dell’esercito, ma, dopo la fine della loro storia, nessuno è più riuscito a far breccia nel suo cuore.» La discrezione personificata, Albert tacque di colpo vedendo la coppia che si era appena congedata avvicinarsi di nuovo al banco. «Mi dia solo un minuto, signore» si scusò, perché i clienti avevano sempre la precedenza.

    Xante annuì e si avvicinò al direttore della reception, per ricordargli ancora una volta di chiamarlo subito se qualche altro giocatore fosse arrivato.

    La Regina di Ghiaccio!

    Quanto avrebbe desiderato avere il tempo per sfatare quel mito, pensò. Nessuna donna era inavvicinabile, e lui, bello e ricchissimo, era abituato a vedersele cadere tutte ai piedi.

    Cresciuto su un’isola greca da una madre vedova, i primi tempi della sua vita erano stati davvero duri. La morte di suo padre, avvenuta quando lui aveva solo nove anni, aveva gettato lui e sua madre nella povertà più totale, costringendolo a rovistare nella spazzatura alla ricerca di qualche avanzo da mangiare, e a frugare nelle reti dei pescatori con la speranza di rinvenire qualche piccolo pesce dimenticato.

    Non avrebbe più scordato l’agonia di quella giornata trascorsa sulla spiaggia, in attesa di notizie che non arrivavano mai, insieme a parenti e ad amici, mentre sua madre era rimasta in casa, pregando e sperando in un miracolo. Poi uno zio che era uscito a pesca con suo padre aveva riferito la tremenda notizia.

    Un prete si era occupato di avvertire sua madre.

    L’unico dettaglio che ora ricordava con chiarezza di quel periodo così confuso e doloroso era sua madre ammantata di nero. La donna, pur non avendo ancora trent’anni, era invecchiata di colpo di decenni.

    Da quel momento, ogni colore era stato cancellato dalla sua vita. Quel giorno maledetto, lui aveva perso non solo il padre, ma in qualche modo anche la madre. E quanto aveva desiderato sentire di nuovo la sua risata! Quanto avrebbe voluto vederla ancora indossare i leggeri abiti prendisole, le camiciole bianche senza maniche, con i capelli ondulati sciolti sulle spalle, e non nascosti dalle tetre sciarpe scure.

    Ma quei giorni erano finiti per sempre. Sua madre non si era più ripresa dal lutto.

    Compiuti i quattordici anni, però, Xante era riuscito a trovare un diversivo. Era diventato un kamaki. Così in Grecia venivano chiamati i ragazzi che frequentavano le turiste straniere... Un sorriso mesto gli distese le labbra, al ricordo. Molto alto per la sua età, e decisamente bello, si era reso conto degli sguardi ammirati che gli riservavano le turiste che affollavano l’isola. Scorazzando sul suo scooter lungo le strade che conducevano alle montagne, con una bella ragazza straniera sul sedile posteriore, pronta a ridere alle sue battute, aveva così ritrovato la libertà, sottraendosi ai soffocanti confini della sua casa.

    Era stato scoperto, ovviamente. Il preside della scuola aveva segnalato a sua madre le sue continue assenze, e lei aveva incaricato uno zio di cercarlo. Scovato in una situazione a dir poco compromettente, era stato riportato a casa, punito con severità, e accusato di aver gettato il disonore sul nome della famiglia.

    Per qualche tempo Xante era tornato a scuola, il suo rendimento era migliorato, ma le scorribande sulle montagne avevano continuato a esercitare un irresistibile richiamo su di lui.

    Ancora adesso ricordava la soddisfazione che aveva provato iniziando ai piaceri della carne giovani vergini, o aiutando annoiate casalinghe trascurate dai mariti a perdersi nell’oblio del sesso.

    La Regina di Ghiaccio! No, non esisteva una donna simile.

    Sfortunatamente era troppo occupato per raccogliere la sfida, si disse Xante, entrando nel bar. Un cameriere solerte gli servì una tazza di caffè, ma l’arrivo della donna attrasse di nuovo la sua attenzione.

    Karin Wallis era nervosa, decise. Per lui era facile interpretare gli stati d’animo delle donne, era cresciuto affinando quella sua capacità. Così, anche se i più non lo avrebbero notato, lui sapeva che lei era nervosa. Si muoveva con circospezione, lanciando occhiate di soppiatto, ma il suo atteggiamento era così composto che nessuno avrebbe potuto rendersene conto. Guardandola avrebbero visto solo una donna molto affascinante che incedeva a testa alta.

    Molti si girarono al suo passaggio.

    Famosi sportivi, che avrebbero potuto avere - e avevano - al loro fianco le donne più belle, la guardarono proprio come aveva fatto lui. Non c’era nulla di malizioso in quegli sguardi, si limitavano a riflettere ammirazione. Anche le signore la seguirono con gli occhi. C’era qualcosa in lei che non poteva essere ignorato.

    Un’eleganza naturale.

    I lineamenti perfetti del viso, l’incarnato color porcellana, i movimenti aggraziati con cui si accomodò su una poltrona, la caviglie sottili... nessun dettaglio sfuggì a Xante. Non era un’ospite dell’albergo, ormai ne era certo. Non si trovava lì per un appuntamento di lavoro, non aveva neanche un computer portatile, e non controllava l’orologio come se stesse aspettando qualcuno. Sollevò il menu, e con voce chiara e modulata chiese a un cameriere di portarle un tè e un sandwich.

    Così intendeva mangiare da sola, ragionò Xante. Il suo cellulare squillò. Era una telefonata importante, impossibile da rifiutare, quindi rispose e cominciò a parlare in greco. Focalizzato sugli affari, dimenticò la bionda fin quando lei non si alzò. Svelto, concluse la telefonata, non prima di aver promesso che si sarebbe occupato personalmente del problema.

    Ora la donna stava vagando nella sala, osservando gli oggetti disposti sulle mensole. Aveva perso peso di recente, ipotizzò Xante. Indossava un tailleur nero, ma la gonna le scendeva sui fianchi appena un po’ più del dovuto, e la giacca era troppo ampia per le sue spalle. Tuttavia, ogni curva era al suo posto. In effetti, il suo fondoschiena era tondo e perfetto, e quando sbottonò la giacca apparve un maglione di cashmere che aderiva al seno alto e pieno. Ma non c’era stata volontà di provocazione in quel gesto, il suo infatti era un atteggiamento del tutto pudico, qualcosa che stuzzicava la sua fantasia perché - e Xante lo sapeva per esperienza - non c’era niente di più piacevole e remunerativo dell’infrangere le barriere della diffidenza.

    Sì, l’aggettivo pudica descriveva perfettamente Karin Wallis. Il viso era appena truccato, i lucenti capelli biondi erano raccolti in un discreto chignon alla base della nuca. Il pullover aveva una scollatura molto castigata, la gonna copriva le ginocchia, e le scarpe dal tacco basso non facevano niente per evidenziare le splendide gambe. Ma era magnifica.

    Così Xante prese un quotidiano e finse di leggere per cinque minuti buoni, prima di stabilire che era accettabile alzarsi.

    Impegnato o meno, decise mentre attraversava la sala, aveva sempre tempo per una bella donna.

    Karin non sapeva davvero perché si

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