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Una notte per noi
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E-book174 pagine2 ore

Una notte per noi

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Info su questo ebook

Un'irresistibile imprudenza. Sembrava essere soltanto quello...
Cesare Falconeri è il tipo d'uomo che ama avere tutto perfettamente sotto controllo, senza imprevisti o distrazioni, ed è per questo che Emma Hayes è diventata una parte essenziale della sua vita. Emma si è ormai trasformata da governante in vera e propria assistente personale, e dopo aver trascorso sette anni al suo fianco non può negare di esserne innamorata. Un'infuocata notte di passione la convince che il suo sogno d'amore possa finalmente realizzarsi, ma Cesare ha giurato di non innamorarsi mai più.
LinguaItaliano
Data di uscita10 feb 2021
ISBN9788830525313
Una notte per noi
Autore

Jennie Lucas

Tra le autrici più amate e lette dal pubblico italiano.

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    Anteprima del libro

    Una notte per noi - Jennie Lucas

    Copertina. «Una notte per noi» di Lucas Jennie

    Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:

    The Consequences of That Night

    Harlequin Mills & Boon Modern Romance

    © 2013 Jennie Lucas

    Traduzione di Laura Premarini

    Questa edizione è pubblicata per accordo con

    Harlequin Books S.A.

    Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

    persone della vita reale è puramente casuale.

    Harmony è un marchio registrato di proprietà

    HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved.

    © 2014 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

    eBook ISBN 978-88-3052-531-3

    Frontespizio. «Una notte per noi» di Lucas Jennie

    1

    Un bambino.

    Emma Hayes si posò una mano sul ventre leggermente rigonfio, mentre il bus a due piani s’inoltrava nel centro di Londra, in quel grigio pomeriggio piovoso.

    Un bambino.

    Per dieci settimane, aveva tentato di non pensarci. Perfino quella mattina, quando era andata dal suo medico, si era fatta forza per affrontare eventuali problemi. Invece aveva visto il bagliore di un rapido battito stabile sullo schermo. «Vede il battito cardiaco signora Hayes? Ciao, mammina!»

    «Sono davvero incinta?» aveva chiesto allora.

    Gli occhi del dottore avevano ammiccato attraverso le lenti. «Più di così non sarebbe possibile.»

    «E il bambino... sta bene?»

    «Sta andando tutto alla perfezione. Da manuale, direi.» L’uomo le aveva rivolto un sorriso. «Credo che ora possa dare la notizia a suo marito, signora Hayes.»

    Suo marito. Le parole risuonarono nella mente di Emma, mentre chiudeva gli occhi, appoggiandosi indietro al sedile dell’autobus numero nove. Suo marito... Quanto desiderava ci fosse stato! Qualcuno che l’aspettava in un piccolo, delizioso cottage e l’avrebbe abbracciata con un grido di gioia alla notizia del figlio in arrivo. Purtroppo, contrariamente a quello che aveva raccontato al suo medico, non c’era alcun marito, ma soltanto un capo. Un capo che, in una notte di passione sfrenata, aveva fatto l’amore con lei e poi era scomparso alla luce fredda dell’alba, lasciandola sola al suo risveglio nell’enorme letto. Quello stesso letto che Emma, durante gli ultimi sette anni, gli aveva rifatto tutti i giorni con lenzuola perfettamente stirate.

    So che potrebbe occuparsene la cameriera, ma preferisco che ci pensi lei personalmente. Nessuno lo fa come lei, signorina Hayes. Oh accidenti! Questa volta se n’era occupata fin troppo personalmente. Sospirando, Emma aveva guardato fuori dal finestrino, mentre il bus rosso a due piani proseguiva per la sua strada lungo Kensington Road. Si asciugò risoluta gli occhi. Stupide lacrime! Non avrebbe dovuto piangere, era felice per quel bambino, addirittura eccitata. Era convinta che non sarebbe mai potuta rimanere incinta, lo considerava, quindi, un miracolo! Tuttavia, un nodo le serrò la gola e sospirò. Cesare Falconeri non sarebbe mai stato né un vero padre per il loro piccolo, né un marito per lei. Non importava quanto lei potesse desiderarlo, perché Falconeri, milionario fattosi da sé e noto playboy italiano, aveva solo due passioni nella vita. La prima era espandere il proprio impero alberghiero in tutto il mondo, lavorando indefessamente per accrescere potere e patrimonio. La seconda era sedurre belle donne; lo faceva per sport, proprio come altri uomini giocavano a golf o a calcio. Il suo irresistibile datore di lavoro annientava i fragili cuori di ereditiere e supermodelle con un fascino seducente e indifferente. Non gli importava nulla di nessuna di loro. Emma lo sapeva bene perché, in qualità di governante, toccava a lei procurare regali e consegnarli il mattino seguente alla protagonista di turno delle sue avventure galanti. Di solito erano orologi Cartier, comprati in blocco e distribuiti poi alle malcapitate. Mentre l’autobus proseguiva, Emma vide dei pedoni con gli ombrelli che lottavano contro pioggia e vento. Era il primo di novembre e solo ieri il calore dell’estate indiana aveva accarezzato la città come una languida amante, illudendola che sarebbe stato per sempre. Ma oggi, di colpo, erano arrivate pioggia e nevischio e Londra sembrava malinconica e stregata. O forse era solo il suo stato d’animo.

    A ventun anni, ben sette anni fa, Emma era arrivata a New York e, prima di divenire la governante di Cesare, aveva lavorato come cameriera in uno dei suoi hotel. Si era subito innamorata di lui, ma era stata bene attenta a nasconderlo, non mostrando mai alcun sentimento.

    Lei non mi annoia mai con storie personali, signorina Hayes. Non so quasi niente di lei. Cesare aveva sorriso. La ringrazio per questo.

    Poi tre mesi prima, era tornata dal funerale della matrigna in Texas e lui l’aveva sorpresa nella cucina buia, sola e con una bottiglia di tequila ancora chiusa, mentre copiose lacrime le rigavano le guance diafane. Per un attimo, si era limitato a fissarla e poi di colpo l’aveva attirata tra le sue braccia. Forse l’intenzione era stata solo di offrirle conforto, ma in quella notte, Cesare si era preso la verginità che Emma aveva sempre preservato pensando a lui, anche se sapeva di non avere alcuna speranza.

    Cesare l’aveva portata nel suo letto e aveva fatto esplodere il suo mondo triste e grigio in una miriade di colori incandescenti. E oggi, ecco una nuova magia, altrettanto scioccante e inattesa: lei era incinta di suo figlio. Emma tracciò con la punta del dito la forma di un cuore contro un angolo appannato del finestrino dell’autobus. Se solo la sua natura di inguaribile playboy fosse potuta cambiare! Se solo ci fosse stata una speranza che anche Cesare, un giorno, avrebbe provato il desiderio di divenire padre e di ricambiare il suo amore...

    L’autobus a due piani si fermò con un sobbalzo e, sospirando, Emma bruscamente cancellò il cuore dal vetro. Cesare e l’amore? Era ridicolo! Lui non riusciva nemmeno a rimanere per colazione, figuriamoci impegnarsi con una famiglia! Da quando si era svegliata sola nel suo letto quella gelida mattina, Emma aveva puntualmente continuato a mantenere ordinata e perfetta la residenza di Kensington, nella speranza che lui tornasse. Aveva poi scoperto da una delle segretarie che Cesare era a Londra da due giorni, ma invece di tornare a casa, era rimasto nella suite che possedeva al lussuoso Hotel London Falconeri vicino a Trafalgar Square. Il messaggio era chiaro: voleva essere sicuro che Emma capisse di non significare nulla, al pari dello stuolo di modelle e stelline che abitualmente si succedevano nel suo letto. Tuttavia, la grossa differenza era che nessuna di loro era mai rimasta incinta, perché era solo con lei che Cesare non si era preoccupato di prendere precauzioni. Pur essendo diffidente di natura, l’aveva presa in parola quando Emma gli aveva sussurrato che una gravidanza sarebbe stata impossibile e le aveva creduto. Le sue mani si serrarono e lei trasalì. Stava fantasticando su Cesare che, miracolosamente, si trasformava in un padre premuroso; ma la verità era che, quando avrebbe scoperto che il risultato della loro unica notte insieme era una gravidanza, avrebbe subito pensato che gli aveva mentito e che si era fatta mettere incinta apposta per incastrarlo e l’avrebbe odiata.

    Allora non dirglielo, gli sussurrò una vocina. Vattene. Accetta quel lavoro a Parigi, Cesare non dovrà mai saperlo.

    Tuttavia, Emma non poteva tenere segreta la propria gravidanza. Anche se le probabilità che lui volesse far parte della vita del loro bambino erano una su un milione, non meritava forse quella possibilità? Un forte scoppio di risa la fece sussultare e guardare fuori dal finestrino. Balzò in piedi. «Aspetti, per favore!» gridò all’autista, che attese cortesemente, mentre lei correva giù dall’autobus, quasi incespicando. Fuori, sul marciapiede, urtata dai passanti, alzò lo sguardo sull’elegante, imponente facciata in pietra grigia dell’Hotel Falconeri. Posandosi in testa la borsetta per ripararsi dalla pioggia, Emma corse dentro la splendida hall. Fece un cenno alla guardia di sicurezza, si scrollò via la pioggia dall’impermeabile color cammello ed entrò nell’ascensore diretta al decimo piano. Tremando, s’inoltrò nel corridoio verso la suite che Cesare usava occasionalmente come ufficio e pied-à-terre, quando la sera faceva tardi. Il piano non era privato, ma condiviso dagli ospiti che potevano permettersi camere a un migliaio di sterline a notte. Tremando, bussò. Sentì un rumore dall’altra parte e poi la porta si spalancò di colpo. Emma alzò lo sguardo trattenendo il respiro. «Cesare...»

    Ma non era il suo capo quello che apparve sulla soglia, bensì una bellissima giovane donna, con indosso soltanto una succinta lingerie. «Sì?» chiese la ragazza seccata, appoggiandosi allo stipite con fare arrogante.

    Il cuore di Emma sembrò coprirsi di ghiaccio, mentre la riconosceva. Olga Lukin, la famosa modella che usciva con Cesare l’anno prima. Il suo corpo vacillò, mentre cercava di chiederle con tono normale: «Il signor Falconeri è qui?».

    «Lei chi è?»

    «La sua... la sua governante.»

    «Oh!» Le spalle della supermodella si rilassarono. «È nella doccia.»

    «La doccia» ripeté Emma intontita.

    «Sì» rispose Olga Lukin con esagerata lentezza. «Vuole che gli riferisca un messaggio?»

    «Uhm...»

    «È inutile che stia ad aspettare.» La bionda lanciò un’occhiata al letto disfatto alle proprie spalle. «Appena avrà finito, usciremo.» Poi, sporgendosi in avanti, le confidò: «E dopo avremo un altro round».

    Emma guardò Olga e i suoi zigomi cesellati. Era davvero bellissima, il tipo di donna che sarebbe apparsa perfetta al braccio di qualunque supermilionario. Mentre lei... Improvvisamente si sentì una nullità. Tozza e squallida, nemmeno particolarmente carina, con fianchi larghi tipici di chi amava rimpinzarsi di biscotti all’ora del tè e con indosso un vecchio impermeabile beige, un abito di maglia sformato e scarpe basse e comode. I suoi lunghi capelli neri, di solito raccolti in uno chignon intrecciato, erano anni che non vedevano un parrucchiere. L’umiliazione le fece ardere il viso. Come poteva avere immaginato, anche solo per un istante, che Cesare avrebbe mai preso in considerazione di sposare una come lei e di crescere un bambino in un piccolo, romantico cottage? Quella notte doveva essere stato con lei solo per pietà, niente altro!

    «Ebbene?»

    «No.» Emma scosse la testa, trattenendo le lacrime. «Nessun messaggio.»

    «Meglio così, allora» replicò la bionda. Stava per chiudere la porta, quando si udì un tonfo e Cesare uscì dal bagno. Emma sentì il cuore fermarsi nel petto, quando lo rivide per la prima volta, dopo che l’aveva lasciata nel suo letto. Era quasi nudo, indossava un asciugamano bianco, legato basso attorno ai fianchi e ne teneva un altro gettato sulle spalle possenti. Il suo petto abbronzato e muscoloso sembrava di seta, i capelli neri erano ancora umidi. Si fermò accigliato nel vedere Olga.

    «Cosa diavolo stai...»

    Poi vide Emma sulla soglia e si irrigidì. Il suo bel viso scuro divenne serio. «Signorina Hayes...»

    Signorina Hayes? Era tornato a chiamarla così, dopo che durante quei cinque anni avevano preso a darsi del tu? Signorina Hayes?! Dopo tanto tempo che gli nascondeva ogni emozione, qualcosa nel suo cuore cedette. Emma guardò da lui a Olga, poi al letto disfatto.

    «È questo il tuo modo di rimettermi al mio posto?» Scosse la testa. «Cosa c’è di sbagliato in te, Cesare?»

    I suoi occhi scuri si spalancarono per lo shock.

    Poi, barcollando all’indietro, inorridita per quello che aveva detto e con il cuore spezzato per ciò che lui non era stato capace di risponderle, Emma si voltò e fuggì.

    «Signorina Hayes» lo sentì gridare, e poi: «Emma!».

    Lei non si fermò, sentiva la gola pulsarle per il dolore. Corse a più non posso per raggiungere la sicurezza dell’ascensore, dove infine sarebbe stata libera di scoppiare a piangere in pace. Avrebbe iniziato subito a progettare un’immediata partenza per Parigi; laggiù non avrebbe mai più dovuto rivederlo, o ricordare i propri stupidi sogni. Un padre per il suo bambino, una casa accogliente, una famiglia felice, un uomo che l’avrebbe amata, protetta e le sarebbe stato fedele... Una lacrima cadde per ogni suo sogno infranto. Emma si asciugò furiosamente gli occhi. Come aveva potuto cacciarsi in una simile situazione, proprio con Cesare, fra tutti? Perché non era stata più attenta? Perché? Udì una bassa, dura imprecazione alle spalle e il tonfo sordo dei suoi piedi nudi. Prima che raggiungesse l’ascensore, lui le afferrò un braccio, facendola voltare lì, nel corridoio.

    «Cosa vuole signorina Hayes?» le chiese.

    «Signorina Hayes?» esclamò lei, tentando di liberarsi. «Mi prendi in giro? Ci siamo visti nudi!»

    Lui la lasciò, scioccato dal tono tagliente. «Questo non spiega perché sei qui» replicò. «Non sei mai venuta prima.»

    No, e certo non lo avrebbe fatto mai più! «Mi dispiace avere interrotto il tuo appuntamento.»

    «Non è un... io non ho idea di cosa ci facesse Olga in camera mia. Dev’essersi procurata una chiave e si è intrufolata.»

    Calde lacrime le bruciavano gli occhi. «Bene.»

    «Abbiamo rotto mesi fa.»

    «Ora sembra siate tornati insieme.»

    «Non per quanto mi riguarda.»

    «Ci credo» ansimò lei. «Perché so che tu una volta fatto sesso chiudi qualunque relazione, non è vero?»

    «Non abbiamo fatto sesso. Ho forse l’abitudine di mentire?»

    «No» sussurrò. Cesare in effetti era sempre brutalmente sincero. Nessun impegno, nessuna promessa, nessun futuro. Eppure, in qualche

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