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La ripicca del milionario: Harmony Collezione
La ripicca del milionario: Harmony Collezione
La ripicca del milionario: Harmony Collezione
E-book166 pagine2 ore

La ripicca del milionario: Harmony Collezione

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Info su questo ebook

Anche se ha accettato di sposarlo, Josie Dalton sa che il proprio cuore non potrà mai appartenere al ricchissimo principe russo Kasimir Xendzov. Tuttavia, il suo corpo sembra pensarla diversamente...



Kasimir è abituato a ottenere tutto ciò che vuole perché sa che ogni cosa è in vendita, anche l'amore, e Josie non fa eccezione. Per saldare un antico conto, ha comprato anche lei e adesso la sua nuova moglie lo attende nella loro lussuosa camera da letto. Ma la purezza e la sensualità di Josie mettono alla prova l'unica cosa che Kasimir non credeva più di possedere: la capacità di amare.
LinguaItaliano
Data di uscita19 set 2017
ISBN9788858969946
La ripicca del milionario: Harmony Collezione
Autore

Jennie Lucas

Tra le autrici più amate e lette dal pubblico italiano.

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    Anteprima del libro

    La ripicca del milionario - Jennie Lucas

    successivo.

    1

    Due giorni dopo Natale, all'alba, Josie Dalton era ferma ai margini di una via deserta di Honolulu, lo sguardo fisso sul grattacielo all'altro lato della strada e, in particolare, sull'attico che si perdeva tra le nuvole.

    Trasse un profondo respiro. Non poteva farlo. Proprio non poteva. Sposarlo? Impossibile.

    Salvo che doveva.

    Non ho paura, si ripeté sistemando la cinghia dello zaino sulla spalla. Sposerei il diavolo in persona per salvare mia sorella.

    Per la verità non aveva mai creduto di dover arrivare a questo punto. Era convinta che sarebbe intervenuta la polizia e che avrebbe sistemato il tutto. Invece le avevano riso in faccia.

    «Sua sorella ha messo in gioco la verginità in una partita a poker?» aveva riso incredulo il primo poliziotto.

    «Mi faccia capire bene. L'ex fidanzato di sua sorella l'ha vinta?» aveva chiesto il secondo. «Ho dei delitti reali di cui occuparmi, signorina Dalton. Se ne vada prima che l'arresti per gioco clandestino.»

    Nell'aria fresca, Josie rabbrividì. Nessuno sarebbe andato in soccorso di Bree. C'era solo lei.

    Strizzò gli occhi. Bene. Si sarebbe assunta la responsabilità. In fondo era stata lei a mettere nei pasticci Bree. Se non avesse stupidamente accettato l'invito del suo capo al tavolo da gioco del poker, sua sorella non sarebbe stata costretta a intervenire per salvarla.

    Bree, maggiore di lei di sei anni, era stata una bambina prodigio nel gioco delle carte e da adolescente aveva proseguito su questa strada. Ma adesso, dopo dieci anni lontana da quella vita, lavorando onestamente come tuttofare, la sua abilità si era arrugginita. In che altro modo si spiegava come mai, invece di vincere, Bree avesse perso tutto con l'odiato ex al gioco della carta più alta?

    Vladimir aveva separato le sorelle, mandando Josie sulla terraferma con il suo jet privato.

    Lei aveva speso gli ultimi soldi per un biglietto di ritorno, nel disperato tentativo di salvare la sorella da quel disastro. Erano ormai passate parecchie ore da quella sfida catastrofica, e Josie era riuscita a non crollare solo sapendo che, se ogni altro tentativo fosse fallito, aveva un piano di riserva.

    Osservò di nuovo il grattacielo. Era stata lei a causare a sua sorella la perdita della libertà. E l'avrebbe salvata vendendosi in matrimonio all'acerrimo nemico di Vladimir Xendzov.

    Il fratello minore.

    Il nemico dei miei nemici è mio amico, continuava a ripetersi. E considerando come i fratelli Xendzov avessero cercato di distruggersi a vicenda negli ultimi anni, Kasimir Xendzov doveva essere il suo miglior amico.

    Sentì un nodo in gola.

    Sposerei il diavolo in persona...

    Le gambe le tremavano mentre attraversava la strada. Ma non c'era possibilità di ritorno.

    «Posso aiutarla?» chiese il portiere, osservando la coda di cavallo scomposta, la maglietta spiegazzata, le infradito a buon mercato.

    Josie si umettò le labbra secche.

    «Sono qui per sposarmi. Con uno degli inquilini.»

    Il portiere non celò l'incredulità. «Lei? Intende sposare una persona che abita qui

    Josie annuì. «Kasimir Xendzov.»

    «Vuol dire Sua Altezza? Il principe?» sputacchiò l'uomo gesticolando scompostamente. «Se ne vada prima che contatti la polizia!»

    «Senta, per favore lo chiami, va bene? Gli dica che Josie Dalton è qui e che ha cambiato idea. Adesso la mia risposta è sì.»

    «Chiamarlo? Non faccio certo una cosa del genere.» Il portiere si pizzicò il naso. «Lei deve proprio essere una povera illusa se pensa di entrare...»

    Josie frugò nello zaino.

    «La presenza di Sua Altezza è segreta. È qui in vacanza...»

    «Vede?» supplicò lei disperata porgendo un biglietto da visita. «Me l'ha dato tre giorni fa, quando mi ha chiesto di sposarlo, a una tavola calda vicino a Waikiki.»

    «Una tavola calda» sbuffò il portiere. «Come se il principe frequentasse...» Notò lo stemma e le strappò il biglietto dalle mani. Attentamente lesse le parole scritte a mano: Per quando cambierai idea. «Ma lei non è il suo tipo» obiettò.

    «Lo so.» Josie sospirò. Sovrappeso, trasandata e priva di classe, era consapevole di non essere il tipo di nessun uomo. Fortunatamente Kasimir Xendzov voleva sposarla per motivi che non avevano niente a che fare con l'amore... o il sesso. «Allora lo chiama?»

    L'uomo parlò a bassa voce al telefono che aveva sulla scrivania. Pochi istanti dopo guardò Josie sempre più allibito.

    «La guardia del corpo dice che può salire.» Detto questo il portiere le indicò l'ascensore. «Trentanovesimo piano. E... congratulazioni, signorina.»

    «Grazie...» mormorò Josie, sistemando di nuovo lo zaino sulla spalla. Sentiva su di sé lo sguardo del portiere mentre attraversava l'elegante atrio, le infradito che riecheggiavano sul pavimento di marmo. Come in trance, salì in ascensore. Al trentanovesimo piano, quando si aprì la porta, con cautela uscì in un atrio.

    «Benvenuta, signorina Dalton.» Due robuste guardie del corpo si avvicinarono e una cominciò a frugarle nello zaino.

    «Che cosa cercate?» chiese loro Josie con una risata stentata. «Cosa pensate, che abbia una bomba a mano? Che me la porti dietro a una proposta di matrimonio?»

    Le guardie del corpo non ricambiarono il sorriso. «È pulita» disse una di loro restituendole lo zaino. «Prego, entri, signorina Dalton.»

    «Mmh... grazie.» Guardando la porta imponente, Josie si strinse lo zaino al petto. «È lì?»

    La guardia annuì. «Sua Altezza la sta aspettando.»

    Josie deglutì a fatica. «Bene. Cioè... Voglio dire...» Si voltò verso le guardie. «È una brava persona, vero? Un buon datore di lavoro? Ci si può fidare?»

    La guardia del corpo la fissò, l'espressione impassibile. «Prego, entri.»

    «Bene.» No, non aveva bisogno di rassicurazioni. Aveva seguito l'istinto. Aveva ascoltato il cuore.

    E questo significava che era realmente nei guai. C'era un motivo ben preciso per cui suo padre morendo le aveva lasciato un grande appezzamento di terreno in un fondo fiduciario, anche se ne sarebbe entrata in possesso a venticinque anni, cioè di lì a tre anni, oppure il giorno delle sue nozze. Sin da quando era piccola, Black Jack Dalton aveva capito che la figlia minore era generosa e ingenua e aveva bisogno di aiuto. Dire che aveva la massima fiducia nel prossimo non rendeva appieno l'idea.

    Ma è una buona qualità, le aveva detto Bree affranta pochi giorni prima. A volte vorrei essere anch'io un poco come te.

    Bree. Josie poteva solo immaginare come si sentisse sua sorella, prigioniera di quell'altro milionario, il fratello di Kasimir Xendzov. Chiuse gli occhi e trasse un profondo respiro.

    Per Bree, si disse spalancando la porta dell'attico.

    L'anticamera era deserta. Josie la attraversò incerta, ascoltando l'eco dei propri passi.

    «Così... hai cambiato idea.»

    Il sussurro virile proveniva dalle sue spalle. Josie s'irrigidì prima di voltarsi lentamente.

    L'aspetto dell'affascinante principe Kasimir Xendzov la colpì come un pugno allo stomaco. Se possibile era ancora più fantastico di come lo ricordava. Aveva spalle ampie e un corpo muscoloso. Gli occhi erano di un blu elettrico, la pelle abbronzata e i capelli neri. Il taglio perfetto dell'abito tradiva la ricchezza, e lo sguardo spietato e la mascella ben scolpita, il potere e la determinazione.

    Nonostante gli sforzi, per un attimo Josie rimase senza parole.

    Di solito lei non aveva problemi a comunicare con la gente, ma Kasimir la privava della favella. Nessun uomo tanto affascinante le aveva mai prestato la minima attenzione. Anzi, era certa che non esistesse un altro uomo al mondo con quella bellezza così virile da togliere il respiro. Fissandolo in viso, si sentì mancare il fiato.

    «L'ultima volta che ti ho vista mi hai detto che non mi avresti mai sposato.» Lui la percorse lentamente con lo sguardo, dalle infradito alla maglietta. «A nessun prezzo.»

    Josie arrossì. «Fo... forse sono stata un po' troppo precipitosa...» balbettò.

    «Mi hai buttato in faccia il tuo drink.»

    «È stato un incidente» protestò.

    Incredulo, lui aggrottò un sopracciglio. «Ti sei alzata e sei corsa via dalla tavola calda.»

    «Ero solo stupita!»

    Tre sere prima, la vigilia di Natale, Kasimir l'aveva avvicinata all'Hale Ka'nani Resort dove lei lavorava come addetta alle pulizie.

    «Mia sorella mi ha detto che non devo parlarle» era sbottata quando lui le aveva rivolto la parola e si era presentato. «E io obbedisco.»

    «Così ti perderai la migliore opportunità della tua vita» aveva replicato lui suadente. Le aveva chiesto di incontrarla a una tavola calda vicino a Waikiki Beach. Nonostante le fosse stato proibito, o forse proprio per questo, lei era rimasta intrigata dalla sua misteriosa proposta. E, in seguito, scioccata quando lui aveva parlato di matrimonio.

    «Sei scappata» riprese Kasimir avvicinandosi, «come se avessi davanti il diavolo in persona.»

    Lei deglutì.

    «Perché in effetti ero convinta che lei fosse il diavolo in persona...» sussurrò.

    Gli occhi blu si socchiusero per l'incredulità. «È questo il modo di dirmi che accetti di sposarmi?»

    Josie scosse il capo. «Non capisce» mormorò. «Lei...»

    Aveva la gola chiusa. Come poteva spiegare che anche se lui e suo fratello avevano rovinato la loro vita anni prima, quando lui le aveva chiesto di sposarlo era rimasta elettrizzata dai suoi occhi blu? Come poteva spiegargli che, benché sapesse che era solo per mettere le mani sull'appezzamento di terra che possedeva, aveva pensato ai troppi anni trascorsi desiderando che un uomo la notasse... ed era stata tentata di accettare così, sui due piedi, tradendo tutti gli ideali sull'amore e sul matrimonio?

    Come poteva spiegargli una tale, patetica stupidità? Non era possibile.

    «Perché hai cambiato idea?» le chiese a voce bassa. «Ti serve del denaro?»

    Sì, avevano bisogno di denaro per pagare i debiti contratti dal loro padre ormai defunto, con uomini che da dieci anni le perseguitavano, ma Josie scosse il capo.

    «Allora è il titolo di principessa che ti attira?»

    «No di sicuro.» Josie fece una smorfia. «Inoltre mia sorella mi ha detto che il suo titolo non ha alcun valore. Può anche essere il nipote di un principe russo, ma attualmente non è che lei possegga della terra...»

    Accidenti. Al suo sguardo gelido s'interruppe a metà della frase.

    «Un tempo possedevamo centinaia di migliaia di acri in Russia» replicò lui, «e una casa con terreno circostante in Alaska da circa un centinaio di anni, dopo che la mia bisnonna è fuggita dalla Siberia. È nostra di diritto.»

    «Spiacente, ma suo fratello l'ha venduta a mio padre.»

    Lui avanzò di un passo.

    «Contro il mio parere» precisò. «Senza che io lo sapessi.»

    Josie istintivamente arretrò, allontanandosi da quello sguardo di ghiaccio. Da milionario che si era fatto da sé, Kasimir Xendzov era reputato spietato e un playboy senza cuore, il cui maggiore interesse, più che frequentare donne bellissime e accumulare denaro, era distruggere il fratello maggiore che l'aveva truffato, estromettendolo dalla compagnia che gestivano insieme poco prima che si concludesse un affare da svariati milioni di dollari.

    «Hai paura di me?» le chiese all'improvviso.

    «No» mentì Josie. «Perché dovrei?»

    «Ci sono in giro... delle strane voci su di me. Che sono più che spietato. Che sono...» Alzò il capo, gli occhi blu che lampeggiavano, «... mezzo matto, animato solo dallo spirito di vendetta.»

    Lei si ritrovò con la bocca asciutta. «Non è vero.» Deglutì a fatica, poi aggiunse: «Mmh... è così?».

    Lui rise. «Se anche lo fossi, non lo ammetterei.» La guardò. «Così, ci hai ripensato. Ma ti è passato per la mente» aggiunse quasi con dolcezza, «che io potrei avere cambiato idea sull'idea di sposarti?»

    Con il fiato sospeso, Josie lo fissò. «Non... non è possibile!»

    Lui alzò le spalle. «Il tuo rifiuto di tre giorni fa era definitivo.»

    Fu sommersa da un'ondata di terrore. Aveva messo in gioco gli ultimi soldi per tornare, e senza l'aiuto di Kasimir sua sorella

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