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Il playboy brasiliano: Harmony Collezione
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Il playboy brasiliano: Harmony Collezione
E-book157 pagine1 ora

Il playboy brasiliano: Harmony Collezione

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Info su questo ebook

Dalla Grecia agli Stati Uniti, dall'Italia all'Inghilterra, innamorarsi di un milionario non è poi così difficile. Ma riuscire a rapirne il cuore non è un'impresa da tutti.



Nel caldo afoso e sensuale di Rio e del suo variopinto carnevale, Eleanor Jensen cede al fascino di Diogo Serrador. Peccato che dopo quell'avventura da sogno, tornati a New York, lui la ignori non degnandola più nemmeno di uno sguardo. Ellie, però, non si dà per vinta, e decide di rivelargli ciò che ha tenuto per sé negli ultimi tre mesi. Anche se il passato di Diogo le ha raggelato il cuore, è lei, infatti, a trovarsi maggiormente in difficoltà: ormai si è innamorata di lui.
LinguaItaliano
Data di uscita10 gen 2018
ISBN9788858976739
Il playboy brasiliano: Harmony Collezione
Autore

Jennie Lucas

Tra le autrici più amate e lette dal pubblico italiano.

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    Anteprima del libro

    Il playboy brasiliano - Jennie Lucas

    Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:

    Virgin Mistress, Scandalous Love-Child

    Harlequin Mills & Boon Modern Romance

    © 2009 Jennie Lucas

    Traduzione di Anna Vassalli

    Questa edizione è pubblicata per accordo con

    Harlequin Books S.A.

    Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

    persone della vita reale è puramente casuale.

    Harmony è un marchio registrato di proprietà

    HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved.

    © 2011 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

    eBook ISBN 978-88-5897-673-9

    1

    Incinta.

    Mentre saliva le scale della metropolitana, Ellie Jensen era ancora in preda all’agitazione. Era indifferente agli improperi dei tassisti per strada, al suono insistente dei clacson, agli ambulanti che già sistemavano i banchi di hot dog a lato della carreggiata. Dopo un lungo e uggioso inverno, New York si era finalmente arresa al piacevole tepore di maggio.

    Eppure Ellie aveva il gelo nelle ossa. Da ore non aveva sensibilità nelle dita delle mani e dei piedi, da quando quel mattino aveva fatto il test di gravidanza e aveva visto le due lineette rosa.

    Incinta.

    Tra sei ore si sarebbe sposata, ed era incinta.

    Aspettava il bambino di un altro. Il bambino del suo capo.

    Si fermò di fronte al Serrador Building, reclinò il collo all’indietro per guardare il tredicesimo piano e fu colta dal panico.

    Diogo Serrador, il cupo, spietato multimilionario per il quale aveva lavorato l’ultimo anno, sarebbe diventato padre.

    Non posso metterti incinta, querida. Ricordava ancora la sua voce sensuale in quella notte bollente del Carnevale di Rio. Non preoccuparti, è impossibile.

    E lei gli aveva creduto!

    Come aveva potuto essere così stupida? Come aveva potuto farsi abbindolare e restare vittima del cliché più vecchio del mondo... l’ingenua ragazza di campagna che si trasferisce nella grande città e viene sedotta dal proprio capo arrogante, ricco ed estremamente sexy?

    Avrebbe dovuto lasciare l’impiego a Natale, quando se n’era andato Timothy. O, come minimo, dare le dimissioni settimane prima, come gli aveva promesso. Invece aveva continuato a rimandare, quasi che qualcosa le impedisse di lasciare la città che amava. La vita che amava. L’uomo che...

    Scacciò il pensiero.

    Era stata solo un’infatuazione. Una devastante, selvaggia infatuazione, poi una seduzione...

    Il cuore le doleva mentre alzava lo sguardo al cielo azzurro attraversato da teneri uccellini che cinguettavano. L’aria era limpida e tiepida. Il mondo si era risvegliato.

    La notizia della gravidanza non avrebbe fatto di Diogo un padre. Questo già lo sapeva.

    Il famoso playboy poteva scegliere tra donne stupende. Usciva con loro, le trattava come dee, poi le buttava via come l’immondizia della notte precedente. Se donne di quel genere non riuscivano a conservare il suo interesse, non c’era da stupirsi che avesse dimenticato lei, senza neppure un diploma, con abiti da due lire e un aspetto insignificante!

    Diogo Serrador un padre accettabile?

    L’eventualità più probabile era che le offrisse del denaro per abortire.

    «Oh...»

    Coprendosi la bocca con la mano lo maledisse a voce alta, tanto che i passanti le rivolsero un’occhiata indignata.

    Per quanto la gravidanza fosse inaspettata, e quindi uno shock, Ellie amava già il suo bambino con tutta se stessa. Quel bimbo era suo. La sua famiglia.

    Ma Diogo aveva il diritto di saperlo, no?

    Ellie digrignò i denti. Gli avrebbe buttato in faccia la sua menzogna!

    Aprì la porta dell’edificio e salì con l’ascensore al tredicesimo piano. La determinazione la sosteneva.

    «Sei in ritardo» la rimproverò Carmen Alvarez quando passò accanto alla sua scrivania. «I conteggi che mi hai dato ieri erano sbagliati. Cosa ti sta succedendo, ragazza mia?»

    In un attacco di nausea, Ellie sentì il pavimento ondeggiare sotto i piedi. Aveva già avuto i conati due volte in metropolitana. Era da qualche mese che non si sentiva bene e avrebbe dovuto riconoscere i segnali, ma li aveva attribuiti all’irregolarità del ciclo. Non poteva essere incinta. Diogo Serrador le aveva dato la sua parola! Non posso metterti incinta, querida.

    «Non ti senti bene?» le chiese la signora Alvarez socchiudendo gli occhi. «Ieri sera hai fatto tardi in qualche locale?»

    «In qualche locale?» Ellie simulò una risata. Quella mattina, quando non era riuscita ad alzare la cerniera della gonna, e aveva abbottonato a fatica la camicetta, si era recata in farmacia per acquistare il test di gravidanza dall’adolescente dal viso foruncoloso che stava al banco.

    «No, nessun locale.»

    «Allora si tratta di un uomo» sentenziò la donna più matura. «Ho già visto cose di questo genere. Aspetta qui.» Alzando un dito in segno di ammonimento, la segretaria rispose al telefono. «Ufficio del signor Serrador» disse con tono professionale.

    Una delle assistenti segretarie batté una mano sulla spalla di Ellie.

    «Hai visto la foto del signor Serrador sul giornale di stamattina?» l’apostrofò Jessica con il tono strascicato del sud. «Ieri sera ha accompagnato Allegra Woodville a un party di beneficenza. È una donna stupenda, non credi? D’altra parte appartiene a una classe elevata, proprio come lui. Buon sangue non mente, mi diceva sempre mia madre, e la classe...» Rivolse un’occhiata acida a Ellie, «Be’, la classe è innata.»

    Ellie digrignò i denti. Non avrebbe mai dovuto confessare l’infatuazione per Diogo... o la sofferenza patita dopo Rio.

    Jessica considerava il lavoro come un modo per passare il tempo in attesa di trovare un marito ricco, e da mesi aveva posato gli occhi su Diogo. Ellie aveva voluto metterla in guardia, confidandole la propria esperienza.

    Ma Jessica l’aveva presa male e aveva sparlato di lei con le colleghe che ora la disprezzavano, considerandola una poco di buono, una cacciatrice di dote senza scrupoli. Lei... una poco di buono! Proprio lei che non aveva mai baciato un uomo finché Diogo non l’aveva presa tra le braccia a Rio!

    Grazie a Dio aveva rinunciato una volta per tutte ai sogni. Aveva capito che la nonna aveva ragione. Non aveva il cuore arido a sufficienza per sopravvivere alla vita di città. E si era arresa. Si era impegnata.

    Tre settimane prima aveva accettato la proposta di Timothy.

    A Natale lui aveva lasciato il prestigioso incarico di responsabile dell’ufficio legale di Diogo Serrador, decidendo all’improvviso di svolgere la libera professione nella sua piccola città di provincia. Aveva fatto pressione su Ellie perché andasse con lui, ma lei aveva rifiutato.

    E adesso non avrebbe più rivisto New York... e Diogo. Si sarebbe sposata con un uomo serio e responsabile che l’amava. Un uomo del quale poteva fidarsi.

    Sempre ammesso che Timothy la volesse ancora, dopo aver saputo che aspettava il bambino di un altro.

    La signora Alvarez posò il ricevitore e affrontò subito Ellie. «Non m’importa come trascorri il tuo tempo libero, ma il tuo lavoro è inaccettabile. Questa è la tua ultima opportunità...»

    La voce profonda e autoritaria di Diogo la interruppe, risuonando attraverso l’interfono sull’elegante scrivania in legno.

    «Signora Alvarez, venga immediatamente.»

    Al suono di quella voce Ellie fu colta dal panico e il cuore accelerò al massimo i battiti.

    «Subito, signore» rispose la segretaria, poi premette il tasto dell’interfono. Lo sguardo critico si posò sul viso pallido e sudato di Ellie e sull’abito informe. «Devi fare subito una stima in dollari della Changchun Steel.» Quando Ellie non si mosse, riprese brusca. «Muoviti, ragazza.»

    «No» mormorò Ellie.

    La donna la fissò sbalordita.

    «Cos’hai detto?»

    Tremante ma decisa, Ellie sostenne il suo sguardo. «Devo vederlo.»

    La signora Alvarez era incredula. «Non è assolutamente possibile!»

    «La lasci pure andare» mormorò sottovoce Jessica. «Quando la vedrà con quell’abito da due soldi, la licenzierà in tronco.»

    Ignorando il commento offensivo, Ellie si avviò verso la porta dell’ufficio.

    «Fermati!» Farfugliando indignata, la segretaria si mise davanti a Ellie. «Questa è la goccia che fa traboccare il vaso. Comunque tu la pensi, qui non sei nessuno. Ho toccato con mano la tua incompetenza. La tua insolenza! Prendi le tue cose. Sei licenziata!»

    Con una mossa imprevista, Ellie la spinse da parte ed entrò nell’ufficio del suo capo multimilionario.

    Per Diogo Serrador quella era una settimana infernale.

    Dopo un anno di lavoro incessante e un impegno di milioni di dollari, l’acquisizione della Trock Nickel Ltd. non era andata a buon fine.

    Perché aveva perso l’alleato nel loro consiglio d’amministrazione.

    Perché era mancato a un appuntamento importante.

    Perché l’aiuto segretaria aveva scritto la data sbagliata.

    E questo era solo uno dei più recenti errori di Ellie Jensen. Nelle ultime settimane il suo rendimento era sceso a livelli inaccettabili. Arrivava in ritardo. Usciva in anticipo. Indugiava troppo a pranzo e si rifugiava a lungo in bagno.

    A piangere, probabilmente.

    Imprecando tra sé, Diogo si alzò per avvicinarsi alla finestra che dava sui grattacieli di Manhattan e Battery Park. Per un attimo appoggiò la fronte al vetro fresco, lasciando scorrere lo sguardo sul porto di New York fino alla Statua della Libertà, la cui sagoma si stagliava in lontananza contro il cielo azzurro pallido del mattino. Nonostante l’inesperienza e le modalità di assunzione – l’aveva assunta su consiglio del responsabile del suo ufficio legale, senza neppure vederla – la signorina Jensen si era dimostrata promettente, tanto che, quando la signora Alvarez si era ammalata, si era fatto accompagnare da lei a Rio per un’importante trattativa. Ellie Jensen era sulla buona strada per fare carriera.

    Disgraziatamente aveva commesso l’errore di portarsela a letto.

    Diogo digrignò i denti. Biskreta, non avrebbe mai dovuto portarla a Rio. Avrebbe dovuto licenziarla a Natale, insieme con il suo infido ex avvocato.

    S’irrigidì al ricordo del bagliore che aveva scorto sul volto pallido e spietato di Timothy Wright quando l’aveva affrontato, dopo aver scoperto cos’aveva commesso. «Dovrebbe ringraziarmi, signor Serrador» aveva replicato astutamente il legale, «le ho fatto risparmiare milioni di dollari.»

    Ringraziarlo? Quell’individuo meritava di bruciare in eterno nelle fiamme dell’inferno.

    E avrebbe dovuto licenziare anche Ellie. Perché fidarsi di un’amica di Wright? Ma la coscienza non gliel’aveva permesso. Non gli era parso leale.

    E forse, ammise a malincuore, gli piaceva vedersela intorno in ufficio. A differenza di molte altre aiuto segretarie, era sempre allegra e gentile. Non indugiava in pettegolezzi. Aveva dato un tocco di allegria all’ufficio.

    Finché non aveva fatto l’amore con

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