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Un anno nuovo a New York
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E-book155 pagine2 ore

Un anno nuovo a New York

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Info su questo ebook

New York rappresenta un'occasione di riscatto per Holly Motta, giovane artista con un difficile passato. L'appartamento dove dovrebbe abitare però è occupato da Ethan Benton, il ricco erede della società proprietaria dell'alloggio, e mandarlo via non sarà facile. Tuttavia, forse Holly potrebbe raggiungere un accordo con lui...
Fingersi la fidanzata di un milionario newyorkese non è facile per una ragazza della Florida come lei, ma la posta in gioco è molto alta. Per entrambi. Se il passato nasconde scelte sbagliate, il presente può facilmente indurre in errore, a meno che non si sia capaci di fidarsi degli altri: Holly e Ethan si sono trovati, ora dovranno capire se saranno capaci di fare i conti con ciò che è stato e con ciò che stanno vivendo.
LinguaItaliano
Data di uscita10 set 2021
ISBN9788830534124
Un anno nuovo a New York

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    Anteprima del libro

    Un anno nuovo a New York - Andrea Bolter

    1

    «Perché hai la faccia blu?»

    Holly si bloccò, sorpresa. Aveva aperto la porta di un appartamento che avrebbe dovuto essere vuoto, e invece le luci erano accese e c'era un uomo a torso nudo seduto sul divano. Un uomo bruno molto attraente e a torso nudo stava leggendo il giornale sul divano.

    «Perché hai la faccia blu?» ripeté lui. Aveva le spalle così larghe che sporgevano dai lati del giornale aperto.

    Perché hai la faccia blu? Holly comprendeva le singole parole di quella frase, ma non riusciva a coglierne il senso. In realtà non riusciva nemmeno ad accettare mentalmente che c'era un uomo nell'appartamento, figuriamoci capire che razza di domande le stava facendo.

    Controllò le chiavi che aveva in mano, pensando di aver sbagliato porta, e notò di avere le mani macchiate di blu. Blu cobalto, per l'esattezza, uno dei suoi colori preferiti.

    Ah. Adesso cominciava a capire.

    Pochi minuti prima, si era messa al riparo dalla pioggia nell'ingresso dell'edificio e aveva frugato nel borsone alla ricerca delle chiavi dell'appartamento. Nel borsone teneva anche diversi tubetti di colore, pennelli, disegni cui stava lavorando e svariati altri oggetti. Probabilmente il blu cobalto si era aperto. E probabilmente si era toccata il viso con le mani macchiate.

    «Cosa ci fai, qui?» chiese all'uomo a torso nudo.

    «Questo appartamento appartiene alla mia società.» Lo sconosciuto abbassò il giornale e lo ripiegò con nonchalance posandolo poi sul divano accanto a sé. Holly trattenne il fiato vedendo il torace snello e muscoloso che emergeva da un paio di pantaloni di pigiama.

    «E tu, invece, cosa ci fai qui?» chiese lui.

    Holly deglutì, prima di rispondere. Era parecchio che non vedeva un uomo mezzo nudo, ed era da tutta la vita che non vedeva un uomo così bello.

    «Alloggio qui» rispose. Era stato un viaggio piuttosto pesante, e l'ultima cosa che voleva era mettersi a discutere. Sbatté le palpebre e cercò di riordinare le idee. «Mi hanno detto che potevo utilizzare questo appartamento.»

    «Deve esserci stato un errore.»

    Un errore? Di cosa sta parlando quell'uomo?

    «Sono appena arrivata dalla Florida. Mio fratello Vince lavora nell'ufficio di Miami della Benton Worldwide Properties. Questo è uno degli appartamenti che la società mette a disposizione dei suoi visitatori qui a New York.»

    «Vero.»

    «Vince ha prenotato quest'appartamento per me. Me l'ha confermato la settimana scorsa e ha chiamato anche ieri il quartier generale della Benton a Boston» disse Holly. «Ho tutte le ragioni di stare qui.»

    «Sono Ethan Benton, vicepresidente della Benton Worldwide. Come noterai dal mio abbigliamento, in questo momento sto usando io questo appartamento.»

    «Be', io sono Holly Motta e contavo di dormire qui. Vedi?» disse lei, mostrando le chiavi. «L'ufficio di Boston me le ha lasciate all'aeroporto.»

    «Mi spiace per l'inconveniente. Anch'io sono arrivato stasera. Domani mattina scoprirò chi è il responsabile di questo madornale errore e lo farò decapitare.»

    Era serio, ma l'angolo sinistro della sua bocca carnosa si sollevò leggermente.

    Ethan Benton e il suo torso nudo erano su un divano di pelle nera. Davanti al divano c'era un tavolino da caffè di vetro e, oltre a esso, due poltrone di pelle. L'arredamento era minimalista: alla parete c'erano due grandi foto in bianco e nero, una che raffigurava una orchidea in un vaso e l'altra un acero.

    Era tutto molto neutro e noioso. Era un tipico appartamento aziendale, pensò Holly, che in realtà non ne aveva mai visto uno. Elegante, ma privo di carattere.

    Non era il tipo di luogo dove ci si aspetta di trovare un uomo attraente e mezzo nudo. Non il tipo di luogo in cui un ricciolo bruno gli ricadrebbe sulla fronte come se fosse normale. Come se non fosse la cosa più affascinante che una donna stanca e zuppa di pioggia potesse vedere al suo arrivo da Fort Pierce, Florida.

    «Mi scuso ancora per l'inconveniente» disse l'uomo con il ricciolo che ricadeva sulla fronte. «Purtroppo devi andartene. Ti chiamo un taxi.»

    «Ehi, aspetta.» Strappandosi dalla contemplazione del ricciolo di Ethan, Holly si diresse a grandi passi verso una delle poltrone di fronte al divano. Tenendo ben sollevate le mani macchiate di blu, si sedette. «Non era previsto che tu fossi qui. Forse sei tu quello che deve andarsene.»

    L'angolo delle labbra di lui si inarcò di nuovo in un modo che lei non sapeva se trovare affascinante o irritante.

    «Nemmeno per sogno. Non ho alcuna intenzione di sloggiare dall'appartamento della mia società.»

    Holly non riusciva a crederci. Quella mattina aveva preso un pullman da Fort Pierce a West Palm Beach. Poi il suo volo per Newark, New Jersey, aveva avuto un ritardo. Quando era finalmente atterrato, aveva preso un altro pullman fino a Manhattan. A quel punto era già buio e pioveva forte, e non era riuscita a trovare subito un taxi che la portasse a quell'indirizzo della Upper East Side.

    E ora doveva andarsene di lì? «E cosa dovrei fare?»

    «Be', potresti cercare un hotel.»

    Gli alberghi a New York erano costosi, ed erano mesi che Holly risparmiava per potersi finanziare quel viaggio. «Non posso permettermelo.»

    Ethan la fissò con espressione pensosa. Mentre la studiava, Holly notò che tamburellava distrattamente con le dita sui pettorali.

    «Non conosci nessuno a New York che potrebbe ospitarti?» le chiese.

    «No. Non conosco nessuno. Sono venuta per...» Holly si interruppe. Quell'uomo era un estraneo, e forse era meglio non raccontargli troppo. Senz'altro, non era il caso di parlargli del suo ex marito, Ricky il Verme, o di quella squilibrata di sua madre.

    Forse si era messa davvero tutto alle spalle e adesso il mondo era ai suoi piedi. O forse la aspettavano ancora tempi difficili. Non aveva idea, ma era disposta a scoprirlo.

    Uno scroscio di pioggia sferzò i vetri delle finestre, e proprio in quel momento, una imbarazzante lacrima le sgorgò dall'angolo dell'occhio. Quando alzò la mano istintivamente per asciugarla, notò che anche il dorso delle sue mani era macchiato di blu cobalto.

    «Stai piangendo?» chiese Ethan, come se la cosa lo sorprendesse moltissimo.

    «No» mentì lei. «È stata una giornata dura.»

    «Perché non vai in bagno a darti una rinfrescata?» offrì lui, indicando il corridoio alle sue spalle. «È la porta a destra.»

    «Grazie.» Holly si alzò senza toccare niente e si diresse verso il corridoio. «Comunque non intendo andarmene.»

    Dietro il divano c'era un piccolo tavolo da pranzo di vetro e acciaio, con quattro sedie di pelle arancione, che fornivano un piacevole tocco di colore. Dietro di esse si apriva una minuscola cucina.

    Suo fratello le aveva detto che l'appartamento aveva una sola camera da letto. Era esattamente ciò di cui Holly aveva bisogno, per i primi tempi. Poi avrebbe capito se si sarebbe fermata a New York o se il suo destino l'avrebbe portata altrove.

    Entrò nel bagno rivestito di marmo e chiuse la porta con il piede, cercando di convincersi che la stava chiudendo in faccia anche alla sua malsana attrazione per Ethan Benton... Anche se le ci volle un po' per smettere di chiedersi che sensazione avrebbe provato a sfiorare una di quelle spalle muscolose.

    Oh, no! Quando si vide nello specchio sopra il lavandino, si accorse che la situazione era molto peggio di quanto avesse immaginato. Aveva strisce orizzontali di blu cobalto su tutto il viso, che la facevano sembrare un guerriero maori, e i suoi capelli corvini erano attaccati alla fronte dalla pioggia e dal sudore. Sembrava uno spaventapasseri! Cosa poteva pensare quell'uomo di lei?

    Per evitare di sporcare, aprì il rubinetto con il gomito e mise entrambe le mani sotto l'acqua corrente finché questa divenne di un azzurro più chiaro. A quel punto utilizzò il sapone per togliere il resto del colore.

    Alla fine, le mani tornarono pulite, tranne qualche piccolo residuo di blu sulle cuticole, come al solito. Si asciugò le mani con una salvietta che trovò accanto al lavandino e si tolse la giacca di pelle nera prima di cominciare a lavarsi il viso. Aveva comprato quel giubbotto il giorno prima, per affrontare il freddo di New York, e le piaceva moltissimo.

    Ricky non l'avrebbe pensata allo stesso modo. Avrebbe detto che era troppo vistosa. Ma adesso Holly era l'unica ad avere il diritto di decidere come vestirsi e cosa fare, alla faccia di cosa ne pensava chiunque altro.

    Dopo aver lavato bene il viso, usò l'asciugamano per tamponarsi i capelli e infine li sciolse dall'elastico che li teneva legati in una coda di cavallo. Si era fatta crescere i capelli fin oltre le spalle, per la prima volta in vita sua. Adesso con il suo nuovo taglio di capelli, il suo nuovo giubbotto e una nuova città da esplorare, si sentiva pronta per una vita completamente nuova.

    Si sistemò la maglietta e i jeans, e si chiese cosa avrebbe pensato Ethan vedendola adesso. Il che era assurdo, dato che non lo conosceva nemmeno!

    Però! Holly Motta non era niente male, una volta pulita. Distratto dalle macchie blu sul suo viso, Ethan non aveva notato l'azzurro trasparente dei suoi occhi, che contrastava piacevolmente con il nero dei capelli.

    Quando tornò dal bagno, gli sembrò che una ventata di energia animasse il salotto. Ethan non sapeva a cosa fosse dovuto, ma non aveva mai sperimentato niente di simile. «Va meglio?» fu tutto ciò che riuscì a dire.

    Fu contento di aver infilato una maglietta, anche se aveva ancora i piedi nudi.

    «Sì, grazie.» Lei gli passò davanti e si diresse verso le sue valigie, che erano ancora vicino alla porta d'ingresso.

    Ethan prese il suo tablet e lo accese. Era meglio trovare subito una sistemazione per Holly. In fondo non sapeva chi fosse: il mondo era pieno di truffatori, e non era il caso di credere sulla parola a una sconosciuta, anche se sembrava sincera e innocente. Doveva pensare a tutelare l'impresa di famiglia, di cui presto sarebbe stato alla guida.

    Appena fosse riuscito a convincere sua zia Louise ad andare in pensione.

    Come se un attacco di cuore non fosse bastato, adesso la sua carissima zia cominciava a perdere l'equilibrio e la mobilità a causa di una rara patologia neurologica che faceva venir meno la sensibilità degli arti. Quel sabato ci sarebbe stata la serata di gala annuale per gli azionisti della Benton Worldwide. Ethan sperava che zia Louise non avesse ancora sul viso i lividi dovuti alla caduta che aveva fatto la settimana prima.

    Ethan doveva tutto a zia Louise e a zio Melvin, che era morto cinque anni prima. Solo grazie a loro non era diventato uno dei tanti bambini abbandonati e privi di sostegno.

    Sua zia aveva espresso un'ultima richiesta prima di dare le dimissioni dall'impresa che lei, lo zio

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